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CALVINO: OPERE E PREDESTINAZIONE
Nel 1536 soggiorna a Zurigo Giovanni Calvino, uno studente parigino di filosofia e diritto che lascia la Francia in seguito alle persecuzioni dei riformati operate da Francesco I.
Nella Christianae religionis institutio, pubblicata a Basilea nel 1536 e tradotta in francese nel 1541 Calvino espone la sua visione religiosa e di come la Chiesa deve organizzarsi. In lui la teoria della predestinazione risulta particolarmente accentuata rispetto a Lutero. Attraverso Cristo e lo Spirito Santo - afferma Calvino - Dio elargisce la grazia agli uomini secondo il suo insondabile volere, destinando alcuni alla vita eterna e gli altri alla eterna dannazione. Gli eletti continuano ad essere peccatori ma per la grazia ricevuta da Dio acquisiscono la coscienza del peccato e della penitenza necessaria nella quale devono impegnarsi per tutta la vita. Le opere sono considerate come frutto e prova della predestinazione alla salvezza ,segno dell'appartenenza ai prescelti di Dio.
Il successo ottenuto con un onesto lavoro diviene quindi prova di predestinazione. La società diviene quindi particolarmente dinamica e giustifica anche attività tradizionalmente condannate dalla Chiesa, come il prestito a interesse o l’attività bancaria.
Questo legame religion-successo-denaro operato da Calvino fa comprendere la straordinaria diffusione che le sue idee avranno presso i ceti imprenditoriali. Da ciò si comprende anche il legame individuato da Max Weber tra etica protestante e spirito del capitalismo..