Tambroni: i retroscena

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  1. segretario_90
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    Il nome di Tambroni venne tirato in ballo anche in occasione della crisi del governo Prodi, sui possibili scenari (si parlava, ricorderete, di un piossibile governo di transizione per le riforme). Sergio Romano, in un editoriale dal titolo Non perdere altro tempo pubblicato sul Corriere della Sera del 28 gennaio, riteneva difficile che il Presidente della Repubblica potesse riuscire a "indirizzare la crisi verso la formazione di un governo «tecnico»". Ed ecco il riferimento storico a Tambroni:

    "Potrebbe il capo dello Stato chiedere a un uomo di sua scelta di presentarsi alle Camere con un «governo del presidente»? Forse, ma correrebbe il rischio di creare una situazione simile, per qualche aspetto, a quella provocata da Giovanni Gronchi nel 1960 quando volle la formazione di un ministero presieduto da Fernando Tambroni"

    Questo paragone fece indignare lo storico Giambattista Scirè, che replicò a Romano in una lettera aperta pubblicata sul Riformista il giorno dopo, 29 gennaio:

    Caro direttore,

    c'è da rimanere allibiti dalla disinvoltura con la quale alcuni autorevoli opinionisti utilizzano la storia per suffragare le proprie idee. Strumentalizzare discorsi e interviste di giorni, settimane, mesi scorsi, è stato sempre uno sport praticatissimo, oserei dire di moda (tenuto conto della memoria corta degli italiani), non solo da parte dei politici, ma anche di molti giornalisti. Ma piegare avvenimenti storici, trascorsi ormai da quasi mezzo secolo, sui quali peraltro esistono fior di studi e analisi storiografiche, credo lasci parecchio perplessi anche gli osservatori più pacati. Mi riferisco infatti alla tesi esposta sul “Corriere” da Sergio Romano, secondo cui Napolitano, per evitare elezioni anticipate, correrebbe il rischio di creare una situazione simile a quella provocata da Gronchi nel 1960 “quando volle la formazione di un ministero presieduto da Tambroni”. Aggiunge, peraltro, Romano che “i governi di transizione, destinati a calmare le acque e a preparare tempi migliori, hanno un senso soltanto quando possono contare in Parlamento su una comoda maggioranza, possibilmente trasversale”. Si tratta di un parallelo a dir poco forzato. Ed il motivo è presto detto. Il governo Tambroni fu messo in piedi grazie all'appoggio di un'ala estrema, nella fattispecie i missini (a maggioranza risicata: 300 sì contro 293 no, determinanti i 24 voti del Msi); un governo di transizione o tecnico, nell'attuale situazione politica, potrebbe nascere solo con la benedizione dei moderati, e non solo di sinistra. Inoltre, la soluzione maggioritaria, nel 1960 e dopo la caduta di Segni, non era certo (come pare suggerire Romano) quella delle elezioni anticipate, evidentemente scartate da tutte le forze politiche, ma eventualmente la nascita di un governo di centro-sinistra (come avrebbero voluto non solo Nenni, Saragat, con l'avallo dei comunisti, i repubblicani ma perfino Moro e una parte della stessa Dc). Non a caso, dopo gli scontri di Genova ed i fatti arcinoti, nacque un nuovo governo Fanfani, altro che elezioni al buio! Certe affermazioni andrebbero, dunque, evitate, perché oltre a falsificare gli eventi storici, rischiano di avere un effetto ben più pericoloso: fornire presunte pezze di appoggio a chi, sconsideratamente e irresponsabilmente, cavalca l'onda dello scontro frontale e istiga i cittadini alla ribellione contro lo Stato (in particolare alla Lega).


     
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6 replies since 25/5/2007, 14:54   1825 views
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