Tambroni: i retroscena

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  1. segretario_90
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    Ho visto che siete dei bravi utenti servizievoli, se qualcuno vi vhiede un favore, allora provo a chiedervi se qulacuno sa rispondere a questa domanda, anzi a questa serie di domande

    Riguarda un tornante cruciale della storia dell'Italia repubblicana, precisamente la crisi di governo del 1960 e il governo Tambroni.

    Ho letto da qualche parte che il Presidente della Repubblica Gronchi nominò Presidente del Consiglio il suo fedelissimo avvocato Fernando Tambroni di Ascoli Piceno per far sì che i socialisti lo appoggiassero, ma l'obiettivo era di ottenere anche l'appoggio della destra, per preparare il centrosinistra rassicurando i conservatori, un po' quello che sarebbe accaduto dopo la caduta di Tambroni con il governo Fanfani delle "convergenze parallele".

    Mi chiedo e vi chiedo: è una interpretazione veridica? Perché poi i socialisti votarono contro il governo? Gronchi era sempre in sintonia con Tambroni, o questi agì poi autonomamente rispetto ai voleri del Presidente? E i monarchici, di cui non ho mai trovato traccia nelle diverse ricostruzioni della vicenda che ho letto, che atteggiamento tennero? Votarono a favore o contro il governo? Ed è storicamente corretto dire che Gronchi nominò Tambroni senza consultare il Parlamento?

     
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  2. lupog
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    ciao segretario :benvenuto: , vediamo se riusciamo a fare un pò d'ordine.
    Per avere le idee più chiare sulla vicenda Tambroni bisogna tenere a mente che il quadro politico parlamentare era estremamente instabile.
    Anzitutto le elezioni politiche del 58 portarono a risultati contrastanti. Da un lato il PSI ebbe un consistente guadagno del 2%: segno che l'elettorato approvava la politica Nenniana di dialogo con la DC in vista del centrosinistra. D'altro canto anche la Dc ebbe un grosso guadagno elettorale ma la provenienza ideologica era di segno opposto:infatti prese quasi tutti i voti dei partiti di estrema destra (MSI e monarchici) che invece avevano dovuto far fronte ad una contestuale emorragia di voti. Ne derivava un rafforzamento delle correnti di destra della Dc contrarie al centro-sinistra. lo spostamento a destra dell'asse parlamentare è confermato dalla lieve crescita anche dei liberali di Malagodi.
    l'inizio di legislatura cerca di riproporre il centrismo. Poi MSI e monarchici votano la fiducia al monocolore Segni : lo scopo è quello di forzare la situazione ed indurre un deciso spostamento verso destra. Ma la destre estreme ottengono l'effetto contrario perchè la sinistra DC ed i parti laici (PRI e PSDI) abbandonano definitivamente la linea centrista. Il colpo di grazia al governo Segni lo dà però Malagodi che accusando la DC di spingere a sinistra annuncia il ritiro dell'appoggio esterno ( siamo all'inizio del 1960; febbraio????). Segni si dimette senza passare per il parlamento ( il presidente del Senato Merzagora va su tutte le furie per la crisi extraparlamentare, minaccia le dimissioni che poi ritira). Entra in gioco a questo punto il
    presidente della repubblica Gronchi: dà un incarico esplorativo a Leone per verificare se esistano i presupposti del governo di centrosinistra. Leone rinuncia e a ruota Segni e Piccioni fanno lo stesso. Siamo in una situazione di stallo: a questo punto Gronchi con un iniziativa personale (senza consultare cioè i gruppi parlamentari) dà l'incarico al fedelissimo Tambroni. si è discusso se questo comportamento fosse corretto da un punto di vista costituzionale: personalmente (ma è una mia opinione personale) io appoggio la tesi dei costituzionalisti che ritengono che Gronchi pur forzando la situazione si sia tenuto nell'alveo dei poteri che la Costituzione gli attribuiva. D'altronde aveva ampiamente verificato che il centrosinistra non era ancora fattibile e poteva quindi provare una soluzione diversa. Non si può inoltre dire che il parlamento sia stato esautorato dalla sua funzione perché Tambroni ottiene la fiducia della camera con i voti dei missini e dei monarchici. Si ripete la situazione di Segni. I voti dell'estrema destra allarmano la DC che chiede le dimissioni di Tambroni che obbedisce. l'incarico viene dato a Fanfani che prova a forzare la situazione ma in senso opposto: vuole cioè includere i socialisti nel governo. necessario un piccolo excursus sulla situazione all'interno della DC in cui vi è una grande divisione sulle strategie. Fanfani e Moro sono per l'apertura a sinistra, scelbiani, Andreotti (dietro cui si muove la potentissima Azione Cattolica ) e la Coldiretti sono contro. La storia di questi anni è ovviamente intrecciata con le lotte intestine all'interno della balena bianca. L'influenza della chiesa sulla DC è ovviamente rilevante : Segni si era dimesso anche in virtù delle pressioni vaticane esplicitate da un articolo sul periodico gesuita Civiltà cattolica in cui si dichiarava l'ostilità all'alleanza tra DC e nenniani. Fanfani denuncia le stesse pressioni e anche lui rinuncia all'incarico. A questo punto Gronchi ridà l'incarico a Tambroni che riottiene la fiducia da missini e monarchici. Tambroni si lega ai missini, promettendo una serie di vantaggi tra cui ad es sovvenzioni al Secolo d'Italia ma soprattuto quella che sarà la pietra dello scandalo: autorizza il MSI a tenere il congresso del partito a Genova, città medaglia d'oro della Resistenza. La sinistra lo considera un affronto: si susseguono comizi e manifestazioni di piazza che non si frenano neanche quando la questura propone al MSI , che accetta, lo spostamento del congresso da Genova a Nervi. In violenti scontri con la polizia ci sono dei morti a Reggio Emilia, Palermo e Catania e feriti in altre zone d'Italia. I fatti del luglio 1860 determinano le dimissioni di Tambroni. Anche all'interno della DC la situazione inizialmente favorevole alla destra comincia a girare dall'atra parte . Fanfani ottiene l'incarico e forma un governo centrista (un monocolore democristiano con il sostegno di PSDI, PRI e PLI), ma con l'astensione di PSI e monarchici: è il governo delle c.d “convergenze parallele”, termine che che indica appunto il contributo convergente sul governo ma autonome e da sponde opposte di monarchici e e socialisti. Lo spostamento a sinistra della DC avverrà negli anni successivi: nel 1962 Fanfani ottiene l'appoggio estero del PSI e nel 1963 Moro forma un governo quadripartito con il Psi e Nenni vicepresidente del Consiglio ( i liberali staranno invece fuori). Ma questa è un altra storia.

    Credo di aver risposto ai quesiti che mi hai posto: i giochi di potere all'interno della DC, i veti incrociati rivolti ai socialisti e ai missini, il ruolo dei monarchici, i rapporti tra Gronchi e parlamento sulla nomina di Tambroni. Tranne una: Tambroni agì in sintonia con Gronchi o autonomamente? Beh questo è difficile dirlo in base alle mie conoscenze,né mi pare ci siano fonti che possano dissolvere completamente questo dubbio. Si potrebbe rivoltare la domanda ponendola dal punto di vista di Gronchi. Il presidente nominò Tambroni, considerandolo una soluzione interlocutoria in attesa che si chiarissero i rapporti all'interno della Dc e tra questa ed il PSI , oppure riteneva una prospettiva di centrodestra una reale alternativa magari volta alla creazione di una sorta di gollismo all'italiana? Ci sarebbe una terza una ipotesi molto più semplice : che Gronchi abbia semplicemente utilizzato le funzioni che spettano al presidente della Repubblica e che gli impongono di provare a dare l'incarico a chi possa avere il sostegno di una maggioranza parlamentare. Tambroni inizialmente questi numeri li aveva ed era costituzionalmente doveroso verificare fino a che punto potesse andare. Tuttavia è impossibile dare una risposta definitiva in assenza di documenti chiarificatori. Tanto più che non mi sfuggono i lati oscuri della vicenda: i poliziotti che spararono sulla folla nelle manifestazioni del luglio 1960 persero la testa per via dei disordini o qualcuno ordinò di sparare? e poi l'emergere sinistro della figura del generale De Lorenzo, che diffonde un dossier su un tentato golpe ai danni del presidente Gronchi. Elementi che possono far pensare che la vicenda Tambroni ed i fatti del luglio 60 possano essere stati il primo esempio di quel metodo di governo conosciuto come strategia della tensione, funzionale cioè a forzare l'evoluzione del gioco politico ed istituzionale con metodi che nulla hanno a che fare con lo stato di diritto.

    Ah dimenticavo alcune delle mie fonti di riferimento così magari ti documenti meglio da solo.
    P. Craveri, le radici di una democrazia speciale , in Storia d'Italia UTET vol 6
    S.Colarizi ,Storia dei Partiti nell'Italia Repubblicana, Laterza
    N. Kogan, L'Italia del dopoguerra. Storia politica dal 1945 al 1966, Laterza

    troverai una ricchissima bibliografia con acceso anche a fonti dirette
    :segreto: :ciao:

    Edited by lupog - 26/5/2007, 12:39
     
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  3. segretario_90
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    Grazie mille
     
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  4. segretario_90
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    Ragazzi sulla vicenda Tambroni ho trovato degli articoli nell'archivio del Corriere della sera on line, spero vi interessino (va da sè che li ho già letti ;))

    Stefano Folli, E Tambroni disobbedi' al "ghostwriter" Gronchi, 12 giugno 1999

    Dario Fertilio, Tambroni: quella brutta estate calda, 30 maggio 1993

    Idem, Tambroni, processo all' estate più calda, 5 luglio 2000

    Riccardo Chiaberge, Il fantasma di Tambroni. Quel governo del 1960, un esperimento che brucia ancora, 15 aprile 1994
     
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  5. segretario_90
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    Il nome di Tambroni venne tirato in ballo anche in occasione della crisi del governo Prodi, sui possibili scenari (si parlava, ricorderete, di un piossibile governo di transizione per le riforme). Sergio Romano, in un editoriale dal titolo Non perdere altro tempo pubblicato sul Corriere della Sera del 28 gennaio, riteneva difficile che il Presidente della Repubblica potesse riuscire a "indirizzare la crisi verso la formazione di un governo «tecnico»". Ed ecco il riferimento storico a Tambroni:

    "Potrebbe il capo dello Stato chiedere a un uomo di sua scelta di presentarsi alle Camere con un «governo del presidente»? Forse, ma correrebbe il rischio di creare una situazione simile, per qualche aspetto, a quella provocata da Giovanni Gronchi nel 1960 quando volle la formazione di un ministero presieduto da Fernando Tambroni"

    Questo paragone fece indignare lo storico Giambattista Scirè, che replicò a Romano in una lettera aperta pubblicata sul Riformista il giorno dopo, 29 gennaio:

    Caro direttore,

    c'è da rimanere allibiti dalla disinvoltura con la quale alcuni autorevoli opinionisti utilizzano la storia per suffragare le proprie idee. Strumentalizzare discorsi e interviste di giorni, settimane, mesi scorsi, è stato sempre uno sport praticatissimo, oserei dire di moda (tenuto conto della memoria corta degli italiani), non solo da parte dei politici, ma anche di molti giornalisti. Ma piegare avvenimenti storici, trascorsi ormai da quasi mezzo secolo, sui quali peraltro esistono fior di studi e analisi storiografiche, credo lasci parecchio perplessi anche gli osservatori più pacati. Mi riferisco infatti alla tesi esposta sul “Corriere” da Sergio Romano, secondo cui Napolitano, per evitare elezioni anticipate, correrebbe il rischio di creare una situazione simile a quella provocata da Gronchi nel 1960 “quando volle la formazione di un ministero presieduto da Tambroni”. Aggiunge, peraltro, Romano che “i governi di transizione, destinati a calmare le acque e a preparare tempi migliori, hanno un senso soltanto quando possono contare in Parlamento su una comoda maggioranza, possibilmente trasversale”. Si tratta di un parallelo a dir poco forzato. Ed il motivo è presto detto. Il governo Tambroni fu messo in piedi grazie all'appoggio di un'ala estrema, nella fattispecie i missini (a maggioranza risicata: 300 sì contro 293 no, determinanti i 24 voti del Msi); un governo di transizione o tecnico, nell'attuale situazione politica, potrebbe nascere solo con la benedizione dei moderati, e non solo di sinistra. Inoltre, la soluzione maggioritaria, nel 1960 e dopo la caduta di Segni, non era certo (come pare suggerire Romano) quella delle elezioni anticipate, evidentemente scartate da tutte le forze politiche, ma eventualmente la nascita di un governo di centro-sinistra (come avrebbero voluto non solo Nenni, Saragat, con l'avallo dei comunisti, i repubblicani ma perfino Moro e una parte della stessa Dc). Non a caso, dopo gli scontri di Genova ed i fatti arcinoti, nacque un nuovo governo Fanfani, altro che elezioni al buio! Certe affermazioni andrebbero, dunque, evitate, perché oltre a falsificare gli eventi storici, rischiano di avere un effetto ben più pericoloso: fornire presunte pezze di appoggio a chi, sconsideratamente e irresponsabilmente, cavalca l'onda dello scontro frontale e istiga i cittadini alla ribellione contro lo Stato (in particolare alla Lega).


     
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  6. lupog
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    su questo episodio le interpretazioni degli storici continuano a rimanere divergenti evidentemente, anche perchè in assenza di documentazioni risolutive si cercano di forzare le conclusioni.....

    Edited by lupog - 27/8/2008, 15:53
     
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  7. segretario_90
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    Concordo, anche se alcuni studi su questo fatto eisitono, ma credo ci vogliano i documenti dei sevixi segreti e della CIA (chissà se c'è qualcosa al riguardo in Gli americani in Italia di Roberto Faenza e Marco Fini)
     
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6 replies since 25/5/2007, 14:54   1824 views
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