CRISI MUTUI USA E DEBOLEZZA DELLA FINANZA

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  1. keynes
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    la crisi dei mutui Usa può essere compresa tenendo conto di 3 semplici passaggi.
    1) la bolla speculativa della New economy e la politica di bassi tassi di interesse praticata dalla Banca Centrale Usa a partire dal 2001. Quando molti titoli tecnologici crollarono a seguito dello scoppio della bolla legata ad Internet l'economia Usa ( e di conseguenza l'economia mondiale) andò incontro ad una fase di recessione che sarebbe stata poi accentuata dalla paura conseguente all'11 settembre. La Fed come contromisura abbassò i tassi di interesse a livelli bassissimi ( 1%) allo scopo di stimolare gli investimenti. Ma gli investimenti erano stati già fatti dalle famiglie proprio in conseguenza del boom Internet degli anni 90. Per cui i nuovi investimenti consistettero in famiglie che rifinanziavano i propri debiti con mutui a tassi di interesse più bassi e nell'apertura al credito a persone che presentavano un elevato rischio di insolvibilità, tramite i c.d mutui subprime. A ciò si aggiungevano sistemi di finanziamento che riducevano gli importi degli anticipi da versare o con tassi di interesse variabili, particolarmente bassi per le prime rate in mdo da attirare nuovi clienti con un alta probabilità però di non riuscire a far fronte ai propri debiti,, quando con il passare del tempo le condizioni del mutuo si fossero rivelate meno vantaggiose.
    2) Trasformare i mutui in titoli. Il vantaggio di questi mutui spazzatura stà nelle provvigioni che l'ente emittente si becca. I rischi invece possono essere facilmente trasferiti ad altri tramite gli strumenti della finanza globale: la banca impelagata nei mutui emette titoli che vengono immessi nel mercato ed impacchettati assieme ad altri titoli obbligazionari di tipo tradizionale in mdo da diluirne il rischio.
    3) I titoli entrano a far parte di fondi. L'operazione di camuffamento del rischio si completa quando un gestore di fondo senza scrupoli acquista quei titoli ad alta redditività immediata ma ad altissimo rischio e li inserisce nel pacchetto da offrire al cliente. Favorito dal fatto che le agenzie di rating come S&P e Mooody's hanno dato a quei fondi una valutazione altissima (AAA) e grazie all'alta remunerazione ( che può raggiungere fino al 20% dei guadagni del fondo) il gestore può ottenere in breve tempo grossi introiti e , poiché non partecipa delle perdite, scaricare tutto il rischio allo sprovveduto investitore finale.
    La gravità del fenomeno non è data tanto dalla sua ampiezza che è stata ingigantita e che probabilmente arriverà solo a sfiorare l'Italia, quanto dalla fragilità mostrata dal sistema finanziario. La situazione è stata presa sotto gamba sia dai policy maker e dalla FED che ha anzi incoraggiato negli Usa l'acquisto di questi prodotti, sia dalle agenzie di rating che involontariamente si sono rese complici delle speculazioni. Contro il ripetersi di situazioni analoghe occorre provvedere a sanzionare pesantemente gli operatori poco trasparenti verso il cliente. Ma gli anticorpi vanno prodotti soprattutto partendo dal basso, diffondendo negli investitori una maggiore consapevolezza dei funzionamenti delle strutture finanziarie. Non si può contunuare a acredere in coloro che propongono guadagni miracolosi dal nulla. In questo senso concordo con quanto proposto da Zingales sulla Repubblica: lo studio dell'economia e della finanza devono trovare molto più spazio nelle scuole perchè i loro concetti base saranno utili a tutti nella vita
     
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  2. keynes
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    MUTUI USA, CRISI DELLE BORSE ED ECONOMIA MONDIALE

    La migliore supposizione è che cii sia una perdita di 100 miliardi di $ di valore di per i mutui sbprime, da mutuatarii poco degni di credito, principalmente negli Stati Uniti.

    Quindi perché solo venerdì si sono persi gia oltre 200 miliardi di dollari nelle borse?
    anzitutto ci sono le banche fra coloro che hanno perso per i mutui subprime (o ci sono persone a cui loro hanno fatto prestiti), e le banche sono collocate sulle borse. quindi effetto subprime si moltiplica alla caduta dei titoli delle banche coinvolte nei subprime
    Quindi le banche possono valere meno di quanto noi pensavamo l'anno scorso.
    a creare incertezza nei mercati si aggiunge al problema che noi non sappiamo quali banche hanno leperdite legate ai subprime e anche le banche stesse non possono essere sicure di quanto ammonti la loro perdita.
    Ma il secondo ed il più importante problema per le azioni non sono causate da banche, ma da hedge-funds
    Essi hanno preso in prestito soldi per investire
    Ma ai loro prestiti i prestatori pongono come condizione che il debito degli hedge non deve salire al di sopra di una certa proporzione del fondo totale.

    Sarebbe come la nostra banca ci dice che la nostra ipoteca non può spingersi oltre un tot precentuale del valore della nostra casa
    Ora cosa accadrebbe se il valore della nostra casa crollasse?
    dovremmo trovare un po' di soldi cash per ripagare parte dell'ipoteca e asscurarci ancora che non superi la percentuale prevista rispetto al nuovo valore più basso della casa.
    Hedge funds si sono trovati in questa situazione imbarazzante: essi hanno subito perdite che hanno provocano il bisogno di rimborsare soldi per prevenire inadempienze deelle condizioni con cui hanno assunto i loro prestiti
    Un modo che gli hedge hanno per trovare contanti è vendere azioni.
    Ciò non significa che gli hedge fund siano insolventi - essi hanno bisogno di soldi, ed il modo più facile di trovarli è vendere azioni, ma ciò spinge verso il basso i prezzi.
    Ciò potrebbe aver prodotto nel mercato un circolo vizioso fatto di prezzi che precipitano, richiesta di contanti e prezzi che ulteriormente cadono.
    Se questa fosse l'unica spiegazione della crisi dei titoli, probabilmente si potrebbe pensare che è un buon momento per comprarli.
    ma ci sono altre ragioni che sono alla base della crisi dei titoli azionari
    La terza ragione è che nei paesi anglosassoni ogni tipo di banche sono state colpite dal fallimento del mercato dei subprime : banche che hanno difficoltà a vendere i loro mutui cartolarizzati in titoli, e tra i mutuatari aziende che stanno usando il debito per finanziare acquisizioni. queste hanno aiutato sostenere le borsa, e se ora vanno in fumo avranno effetti sugli indici dei mercati stessi
    Quarta ragione: lo stringere delle condizioni di credito nel mercato edilizio degli Stati Uniti, e non solo, può avere effetti economici che deprimono gli utili aziendali.
    Il mondo rimane molto dipendente dalla spesa per consumi degli Stati Uniti.
    Se questa diminuisce, mentre il mercato edilizio e le borse scendono, le aziende sono nei guai, in tutto il mondo.
    Ciò spiega perché i titoli delle società di estrazione sono state fra quelle che hanno i maggiori ribassi - se l'economia mondiale rallenta, noi non avremo bisogno di molti dei materiali che si estraggono dal terreno.

    in sintesi questo dovrebbe spiegare perchè sia pure di dimensioni non particolarmente grandi ( solo il 4,9% dei proprietari immobiliari statunitensi ha un mutuo subprime a tasso variabile ) e per lo più limitata agli Usa, la crisi dei mutui stà producendo effetti in tutto il mondo.

    Edited by keynes - 19/8/2007, 01:06
     
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  3. lupog
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    credo sia utile a proposito delle agenzie di rating vedere cosa ne scrive epistemes.....

    http://epistemes.org/2007/08/17/good-morni...oodys/#more-371

    CITAZIONE
    Chris Mahoney, vicepresidente di Moody’s ha dichiarato, nel corso di una conferenza telefonica, di temere un default di fondi hedge di portata comparabile a quello che nel 1998 colpì Long Term Capital Management, “il fondo dei Nobel”, costringendo le banche centrali, sotto il coordinamento della Fed, ad intervenire con una serie di tagli ai tassi d’interesse. L’incapacità del mercato a prezzare gli asset rischiosi si tradurrebbe in una disordinata liquidazione delle posizioni, sotto la pressione delle richieste di rimborso da parte dei clienti, ed innescando l’evaporazione della liquidità di mercato, reso improvvisamente cieco nel quantificare la reale entità delle perdite subite dagli intermediari.

    E’ lo scenario che stiamo vivendo in questi giorni, in effetti. Peccato che Moody’s (e le altre due grandi agenzie di rating, Standard&Poors e Fitch) sia la stessa agenzia che, fino a luglio, non aveva ritenuto di dover procedere a tagli di rating (cioè di merito di credito) anche di fronte al fatto compiuto, quando cioè alcuni titoli aventi come sottostante gli ormai famigerati mutui subprime quotavano intorno ai 50 centesimi per ogni dollaro di valore nominale originario.

    Oggi siamo al paradosso di un’agenzia di rating che esprime timori “qualitativi” ed astratti (più simili alle chiacchiere da salotto, ad essere sinceri) circa la solvibilità di quegli stessi hedge fund che, in larga misura, stanno soffrendo anche a causa dell’affidamento posto su rating dimostratisi privi di valore. Le azioni di Moody’s, da inizio anno, hanno perso circa il 35 per cento del proprio valore, a causa delle turbolenze sul credito e dal crescente danno reputazionale, ed hanno subito un ulteriore colpo dall’iniziativa del Commissario Ue ai Servizi Finanziari, Charlie McCreevy, di aprire un’inchiesta su ruolo e funzionalità delle agenzie di rating in termini di valutazione del management, gestione dei conflitti di interesse e risorse utilizzate dalle agenzie medesime per formulare le proprie valutazioni di affidabilità creditizia.

    Iniziativa colta al volo dal presidente Francese Sarkozy, che ha scritto al Cancelliere Merkel per porre il tema del ruolo e dell’affidabilità delle agenzie di rating tra i principali temi in agenda ai prossimi vertici internazionali. Difficile non pensare che il “direttorio” franco-tedesco tenterà di mettere a segno un nuovo colpo, magari sponsorizzando la creazione di un ente pubblico europeo di valutazione del rating, finanziato dalla Ue. Una risposta sbagliata ad un problema reale.

    Mettere sotto inchiesta comunitaria alcune aziende private che hanno venduto i propri servizi, in regime di libera contrattazione, ad acquirenti rappresentati da altre aziende è un non-senso. Se le valutazioni delle agenzie si sono dimostrate sbagliate dovrebbe essere il mercato, e non Bruxelles, a sanzionare. A meno di non trovarsi di fronte ad un insuperabile caso di “fallimento del mercato” (causato dalla asimmetria informativa tra debitori ed agenzie di rating, più che dal conflitto d’interessi di queste ultime), invocato per permettere a Sarkozy e ad altri governi europei di “farsi in casa” l’agenzia di rating, che esprimerebbe valutazioni non solo e non tanto sul merito di credito dei privati, quanto dei governi.

    Il conflitto di interessi alla base del fallimento del mercato, scacciato dalla porta, rientrerebbe dalla finestra, e sarebbe di dimensioni e problematicità ben maggiore, sanzionando il fallimento anche della “guida” pubblica nel processo di valutazione del merito di credito. Non abbiamo risposte: crediamo che la crisi attuale rappresenti un momento di discontinuità nella storia del rating e dei soggetti che lo certificano, e osserviamo con interesse il percorso evolutivo di questa crisi “istituzionale”. Nel frattempo, tuttavia, mentre noi siamo socraticamente privi di risposte, il governo italiano resta desolatamente afasico e privo di domande, anche di fronte all’attivismo del presidente francese. Qualcuno ne dubitava?

     
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  4. @Dant-
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    Io ho trovato molto semplici ed esaurienti le spiegazioni sulla crisi economica presenti sul sito:

    http://www.quattrogatti.info/

    in particolare le slides dei documenti: "La Crisi del Sistema".

     
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  5. lupog
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    CITAZIONE (@Dant- @ 6/8/2009, 09:55)
    Io ho trovato molto semplici ed esaurienti le spiegazioni sulla crisi economica presenti sul sito:

    http://www.quattrogatti.info/

    in particolare le slides dei documenti: "La Crisi del Sistema".

    è vero: è spiegato in modo chiaro, esaustivo e senza cadere nel banale :)
    grazie del prezioso contributo :ok:

    Edited by lupog - 6/8/2009, 12:16
     
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4 replies since 13/8/2007, 13:50   544 views
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