USA: LE PRIMARIE PER LA CASA BIANCA 2008

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Lorindel
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    La notte magica di Hillary ferma Obama

    Ora le primarie democratiche continueranno almeno fino al 22 aprile quando si voterà in Pennsylvania

    WASHINGTON (USA) - Hillary Clinton ha vinto le primarie democratiche dell’Ohio e del Rhode Island, e anche del Texas dopo un lungo testa a testa con Barack Obama, perdenso solo le primarie del Vermont. Invece di eliminarla, come previsto da numerosi media americani, il secondo supermartedi elettorale dopo quello di febbraio ha rilanciato la sua candidatura alla Casa bianca. La ex first lady, che ha festeggiato a confetti e champagne come nel giorno delle nozze, rimane indietro al rivale nel cruciale conteggio dei delegati, e la rimonta potrebbe essere impossibile. Ma è decisa a continuare, puntando sui sedici rimanenti caucus e primarie, di cui il primo avrà luogo sabato venturo nel Wyoming, e il più importante il 22 aprile in Pennsylvania, un altro stato chiave.

    NOTTE MAGICA - Con la notte magica di Hillary, che ha posto fine alla catena di dodici vittorie consecutive di Barack Obama, la corsa democratica si è riaperta. Si è chiusa invece la corsa repubblicana. Prevalendo in tutti i quattro stati, il senatore John McCain ha superato il numero dei delegati richiesto per la nomina, 1191. Mike Hickabee, il suo avversario, si è ritirato, promettendogli il suo appoggio. McCain, un eroe della guerra del Vietnam, dove fu imprigionato e torturato per cinque anni, sarà oggi investito ufficialmente della candidatura dal presidente George W. Bush, in una cerimonia nel Giardino delle rose della Casa bianca. Senza accusare il colpo ricevuto da Hillary, Obama si è congratulato per primo con lui: «Attendo con ansia il nostro confronto i mesi prossimi». Splendente in un tailleur rosso, esultante e fiduciosa, Hillary Clinton ha parlato ai suoi seguaci nell’Ohio quando il risultato del Texas non era ancora noto, sottolineando che «nella storia recente nessuno è mai stato eletto presidente senza avere vinto in questo stato. L’America vota come vota l’Ohio - ha proseguito - l’America risorge e così risorge la mia campagna elettorale». La ex first lady ha criticato Obama: «E’ tempo di soluzioni non promesse, di una guida esperta che sappia esercitare il comando fino dal primo giorno». E dopo avere adombrato il ritiro dall’Iraq, il successo in Afganistan, la ripresa economica, il recupero del welfare state «demolito da Bush», lo ha invitato a nuovi dibattiti. Come lui ha complimentato McCain: “Un candidato forte, ma lo sconfiggerò”.

    OBAMA - Il senatore nero le ha risposto dal Texas glissando sul responso delle urne e definendosi sempre number one. «Hillary Clinton e John McCain - ha detto - sanno che il nostro è un movimento inarrestabile, che stiamo scrivendo un capitolo nuovo della storia americana, che portiamo il cambiamento». Obama ha accomunato i due rivali, fautori delle politiche di ieri ha asserito: «Solo noi possiamo unificare il Paese». Ma nel suo intervento, come sempre ispirato e trascinante, il senatore non ha delineato i punti principali del proprio programma, una critica che i media cominciano a rivolgergli. Dopo la sconfitta nell’Ohio, uno stato operaio e in crisi, il messaggio di speranza di Obama potrebbe non bastare più. Non a caso, Hillary ha rivendicato che «il momento», la spinta, è ora a sua favore. L’erede nero dei Kennedy si è dichiarato certo che nel Wyoming e Mississipi martedì prossimo riprenderà la sua marcia inarrestabile. Ma l’incidente di percorso dell’Ohio ha sollevato dubbi sulla sua capacità di battere Hillary negli stati chiave, industriali, dove la macchina del Partito, ancora in mano all’ex presidente Clinton, ha maggiore controllo dell’elettorato democratico. Obama, che fa perno soprattutto sui giovani, ha perso a New York, nel New Jersey e in California, e se non s’imporrà entro la fine aprile, dipenderà dai superdelegati, i leader che alla convention di fine agosto a Denver daranno il voto decisivo. Al contrario, in Ohio la ex first lady ha dimostrato di poter contare ancora sui maschi bianchi, le donne e gli anziani, che formano la maggioranza.

    MCCAIN - A differenza degli avversari democratici, nel breve discorso di accettazione della nomina a candidato repubblicano alla Presidenza, McCain ha esposto il suo programma elettorale. Terrò le truppe in Iraq, ha annunciato, finché non potranno essere ritirate con onore. Chiederò agli alleati un maggiore impegno in Afganistan. Favorirò la globalizzazione, ridurrò le tasse e promuoverò fonti alternative di energia. Un programma conservatore che ha subito spinto i democratici ad ammonire gli elettori che eleggere McCain sarebbe come affidare un terzo mandato a Bush. Ma il senatore, che nei sondaggi è dato per vincente contro Hillary ma perdente contro Obama, ha noti trascorsi di ribelle, e forse ha soltanto cercato di evitare di criticare il presidente. Da domani, potrebbe essere un altro giorno.

    FONTE : Corriere della Sera.it

    Ecco che nuovamente le porte delle primarie democratiche sono riaperte , con un'inaspettata rimonta della Clinton . Il prossimo voto in Pennsylvania sarà decisivo , e sarà la chiave di volta di questa difficilissima scelta in casa del partito del mulo . A quanto pare invece in casa repubblicana le scelte sono state dunque fatte : sarà McCain il successore di Bush alla corsa della Casa Bianca . Non sò , questo "ribelle" quando parla di energie alternative mi stupisce positivamente , altre volte ad esempio con il tenere le truppe in Iraq "finchè non potranno essere ritirate con onore" mi sà troppo di politica datata made in U.S.A. . Questo voto e queste elezioni saranno decisive per il Paese , e non solo . Potranno cambiare moltissimi equilibri , e le scelte dei prossimo governi mondiali cambierà in negativo o in positivo il destino dell'intera umanità . Speriamo che andranno in positivo , di certo .
     
    Top
    .
  2. lupog
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    MCCAIN OTTIENE LA NOMINATION TRA I REPUBBLICANI

    Tra i democratici dopo la vittoria di Hillary in Ohio, Rhode Island ( e propbabilemente anche in Texas) sarà decisiva la convention dove gli unpleged ( i non vincolati a uno dei candidati) e i superdelegati potrebbero far pendere le sorti dello scontro dalla parte di Hillary che per ora è in svantaggio ( circa 1365 delegati) nei confronti di Obama ( 1450 delgati). tra i repubblicani Mc Cain ottiene la nomination con largo anticipo ( 1226 delegati, ne bastavano 1191) e potersi concentrare già sulla campagna per la Casa Bianca costituisce un indubbio vantaggio parchè consentirà di studiare con anticipo le mosse dei suoi due potenziali avversari impegnati a scannarsi tra loro sicuramente fino alla convention di agosto
     
    Top
    .
  3. lupog
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    IL PROTEZIONISMO DI OBAMA



    DI Willem Buiter e Anne Sibert


    CITAZIONE
    La campagna del senatore Barack Obama è ricca di slogan e di mood music, ma poche sono le di proposte politiche concrete. Eppure il 2 agosto 2007 Obama, insieme ai senatori Dick Durbin, Sherrod Brown e al deputato Jan Schakowsky, ha presentato il Patriot Employer Act, tuttora non approvato dal parlamento. Il 3 febbraio 2008 Obama era a Janesville, in Wisconsin, per un discorso in cui ha decantato quel progetto. Janesville era il posto ideale per lanciare la proposta di legge protezionista: lo stabilimento della General Motor di Janesville è il maggior datore di lavoro della città. L’opportunismo politico dell'intervento ha senza dubbio contribuito a fornirgli il sostegno del 20 febbraio da parte della Teamster Union. (1)
    Certo, la senatrice Hillary Clinton non è stata da meno nei suoi tentativi di accalappiarsi i fondi e la macchina da voti dei lavoratori organizzati. Il miglior risultato della presidenza di Bill Clinton è stato il supporto importante e senza riserve a un ordine economico internazionale liberale. Hillary Clinton, nella veste di candidata alla nomination democratica, si propone di distruggere il principale lascito del marito agli Stati Uniti e al mondo intero. Come asserisce, non senza ammirazione, Sherrod Brown, co-sponsor di Obama, “Hillary si allontana dalla vecchia strada percorsa da Bill Clinton”. Ma ora come ora è improbabile che Hillary Clinton ottenga la nomination; meglio quindi focalizzare la nostra attenzione su Barack Obama.

    IL PATRIOT EMPLOYER ACT

    Se vincesse Obama e si applicasse integralmente il Patriot Employer Act, ci sarebbero seri problemi. La legge prevede un credito d’imposta pari all’1 per cento dell’imponibile dei datori di lavoro che rispettano alcune condizioni:

    ●Primo: i datori di lavoro non devono diminuire la quota di lavoratori a tempo pieno negli Stati Uniti, in favore di altri lavoratori a tempo pieno al di fuori degli Stati Uniti; devono inoltre mantenere la sedi della società in territorio americano, qualora la sede siano sempre state lì.

    ●Secondo: devono pagare una retribuzione oraria minima sufficiente a mantenere una famiglia di tre persone al di sopra della soglia di povertà, vale a dire almeno 7,80 dollari l’ora.

    ●Terzo: devono prevedere un piano pensionistico a benefici definiti o a contributi definiti , pari ad almeno il 5 per cento del contributo di ogni lavoratore.

    ●Quarto: devono pagare almeno il 60 per cento dell’assicurazione malattia di ogni lavoratore.

    ●Quinto: devono pagare la differenza tra il regolare salario di un lavoratore e quello di un militare, continuando a pagare l’assicurazione malattia per tutti gli impiegati che fanno parte della National Guard e della Reserve, chiamati in sevizio attivo.

    ●Sesto: devono mantenere un atteggiamento di neutralità rispetto all'iscrizione ai sindacati.

    Solo l’ultima delle sei condizioni non comporterebbe serie conseguenze: in una società libera, ogni lavoratore deve poter essere libero di iscriversi - o meno - a un sindacato e di scegliere quello che preferisce

    SEDI E RETRIBUZIONE MINIMA

    La prima restrizione è una distorsione. Le aziende devono poter decidere liberamente dove collocare le loro sedi nazionali ed estere, senza alcuna costrizione e senza essere soggette a incentivi fiscali. È anche inapplicabile. Le filiali estere di imprese Usa, i cui lavoratori sono ora considerati dipendenti della casa-madre, si trasformerebbero in aziende consociate, i cui lavoratori non sarebbero più dipendenti della casa-madre. Gruppi industriali, la cui direzione generale è sempre stata negli Stati Uniti, sarebbero venduti a compagnie di comodo o chiusi, per essere immediatamente riaperti, sotto altro nome e altra identità, con direzione generale all’estero. E siano poi gli avvocati del dipartimento del Commercio a cercare di decriptare il Dna societario e scoprire l’origine delle nuove corporation. Purtroppo, le leggi stupide e inapplicabili non sono innocue: provocano dispregio e mancanza di rispetto per le leggi e le istituzioni.
    Anche se la seconda condizione è meno dannosa di quanto potrebbe essere un aumento generalizzato della paga minima, a livello federale (attualmente di 5,85 dollari), Obama dovrebbe capire che la naturale risposta delle aziende all’obbligo di paghe più elevate sarebbe quella di assumere meno; anche godendo di un credito di imposta pari all’1 per cento dell’imponibile, non tutti i datori di lavoro degli Stati Uniti potrebbero permettersi di pagare i contributi previsti e allo stesso tempo realizzare quel tanto di profitto da poter restare in attività. È molto probabile che i lavoratori non specializzati, quelli che verrebbero sicuramente assunti con una paga di, mettiamo, 6,50 dollari l’ora e che invece non troverebbero lavoro se la paga fosse di 7,80 dollari, finirebbero per vedere questa nuova legge come un’ennesima iniziativa democratica, magari piena di buone intenzioni, ma che senza volerlo avvantaggia coloro che non sono troppo poveri, a scapito di quelli che lo sono veramente.
    Quanto ai contributi destinati ai piani pensionistici dei lavoratori, menzionati nel terzo punto, fanno parte del costo del lavoro come gli stipendi e quindi vale il discorso appena fatto. Per giunta, i provvedimenti previsti produrrebbero ben pochi miglioramenti. Qualsiasi soluzione realistica non deve far dipendere investimenti e management dei piani pensionistici dal datore di lavoro. L’eliminazione dei fondi pensione aziendali sarebbe una ben piccola perdita. Le aziende non hanno un’aspettativa di vita così lunga o una base di lavoratori così ampia da poter gestire un proprio fondo pensione; il soggetto ideale per occuparsene è l'amministrazione statale, attraverso la Social Security. C’è inoltre da considerare che poiché non è necessario finanziare costantemente i programmi a benefici definiti, parte di tali costi può essere differita. Ciò ha fatto sì che alcune passività dei fondi pensione pensionistici venissero “dimenticate”, nascoste o non considerate come debiti: basta vedere i piani pensionistici dell’industria automobilistica o delle acciaierie americane.
    Allo stesso modo, anche i contributi per l’assistenza sanitaria dei lavoratori sono un costo per il datore di lavoro. E comunque, qualsiasi incentivo, già in atto o previsto, che faccia dipendere l’assicurazione malattia dalla condizione di lavoratore e non dall’essere semplicemente in vita, è scorretto e ingiusto. Scoraggia la mobilità del lavoro e toglie reddito al lavoratore autonomo, al disoccupato e a colui che non lavora .
    Il punto 5 è uno stupendo esempio di quella politica, che finisce col colpire coloro che vorrebbe proteggere. Finirebbe, infatti, con l’incentivare le aziende a non assumere nuovi lavoratori impiegati nella National Guard o della Reserve e a licenziare quelli che già lavorano per loro. Se la società ritiene auspicabile che il servizio nella National Guard o nella Reserve non comporti perdite di salario e di benefit per l’addetto e per la sua famiglia, allora è bene che sia la società a pagarlo, attraverso la fiscalità generale.

    PATRIOTTISMO E PROTEZIONISMO

    Il Patriot Employer Act è concepito per aiutare il lavoro organizzato. Barack Obama parla poco di coloro che vuole colpire. Il costo sarà sopportato da chi non ha ragione di temere di perdere il lavoro o di vedere le propria paga in dollari perdere valore a causa della concorrenza straniera. Questa persone – infermieri, insegnanti, disoccupati, coloro che vivono con i sussidi sociali – hanno perso potere d’acquisto, quando le restrizioni al commerco hanno fatto aumentare i prezzi dei beni di consumo e hanno diminuito il valore reale dei loro salari e dei loro benefit.
    Il Patriot Employer Act cerca di trasferire ricchezza dai veri oppressi del mondo a un limitato numero di lavoratori privilegiati: soprattutto quelli delle industrie manifatturiere, un tempo fortissime, che hanno perso la capacità di competere in un mercato globalizzato.
    È un’ipocrisia tremenda deplorare sì le condizioni spaventose di lavoro e di impiego dei paesi in via di sviluppo e dei mercati emergenti, ivi compreso il dramma del lavoro infantile e dello sfruttamento minorile, ma contemporaneamente ostacolare la messa in opera di meccanismi, destinati a porre rimedio a tali deplorevoli situazioni: investimenti esteri diretti, terziarizzazione, off-shoring e qualsiasi altro tipo di libero commercio.
    Il progetto di. Barack Obama è reazionario, populista, xenofobo e semplicemente stupido. Obama deve smettere di cercare facile consenso e deve dimostrare al mondo che speranza e ragione non sono inconciliabili e non si escludono a vicenda. Gli Stati Uniti non hanno bisogno di maggiore protezionismo, ma devono aumentare la loro competitività investendo molto in istruzione e infrastrutture.
    Molte infrastrutture americane sono vecchie e inadeguate, perché neglette per decenni; rappresentano un ostacolo alla capacità degli Stati Uniti di rispondere e adattarsi ai cambiamenti. L’aumento degli investimenti non dovrebbe dipendere dal crollo di uno dei principali ponti di una grande città. La qualità dell’istruzione primaria e secondaria degli Stati Uniti è precipitata sotto il livello della maggior parte degli altri stati industrializzati e rischia addirittura di essere surclassata nelle graduatorie da molti paesi emergenti. Le più famose università americane sono ancora le migliori del mondo. Ma si tratta di isole di eccellenza in un mare di mediocrità. Cina, India, Vietnam, Brasile, Thailandia, Bangladesh e Indonesia sono una realtà. Gli Stati Uniti devono adattarsi a tali cambiamenti e investire, o rischiano l’estinzione.

    1) Il sindacato dei camionisti

    FONTE: LA VOCE.INFO

    Edited by lupog - 22/4/2008, 14:06
     
    Top
    .
  4. lupog
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Barack Obama stravince in North Carolina (58 delegati a 42), mentre l’Indiana va ad Hillary Clinton per un pugno di voti (37 delegati a 33): più netta la vittoria della Clinton nel piccolo stato del West Virginia dominato dalle questione razziale ( la Clinton ha preso 28 delegati.

    Ora Obama ha 1891 delegati contro i 1719 della Clinton
     
    Top
    .
  5. lupog
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    OBAMA VINCE IN OREGON E AVANZA VERSO LA NOMINATION

    In Oregon, il senatore afroamericano dell'Illinois ha ottenuto il 58% contro il 42% della senatrice di New York (dati quasi definitivi), mentre in Kentucky Obama si è fermato al 30% e la Clinton ha vinto con il 65% (dati definitivi). Adesso Obama, secondo il conteggio della Cnn, può contare su 1.953 delegati contro i 1.770 della ex first lady.

    ''Siamo tornati in Iowa con una maggioranza di delegati eletti dal popolo americano, siamo a portata di mano per la nomination democratica per la presidenza degli Stati Uniti", ha detto Obama ieri sera durante un comizio in Iowa, Stato da cui è partita la sua corsa e nel quale è voluto tornare ad attendere i risultati.

    Intanto Hillary non si arrende. ''Stiamo vincendo il voto popolare e sono più determinata che mai a far sì che ogni voto sia votato e ogni scheda contata'', ha detto la senatrice di New York. L'ex first lady dunque è decisa a battersi ancora in vista degli ultimi appuntamenti fissati per il primo giugno a Puerto Rico e il 3 in Montana e South Dakota.

    Altra tappa importante sarà poi quella del 31 maggio, quando il Comitato nazionale democratico dovrà pronunciarsi sul pasticcio della Florida e il Michigan, i due stati che hanno sfidato il partito Democratico convocando le primarie in anticipo sul calendario concordato. La Clinton ha vinto in questi due Stati, ma Obama non ha partecipato dato che il partito non riconosceva il voto e non tiene conto dei delegati che vi sono stati eletti.

    Inoltre, non bisogna dimenticare che la conquista della maggioranza dei delegati non significa per Obama il controllo della maggioranza della convention che incoronerà il candidato democratico alla presidenza americana. Per superare la soglia necessaria dei 2.025 delegati, servirà infatti l'appoggio di un ampio numero di 'superdelegati', i maggiorenti del partito che non vengono scelti alle primarie.

    E se poi la battaglia dovesse rivelarsi impossibile, un rafforzamento della sua posizione potrebbe porre le basi sia per una eventuale candidatura della Clinton alla vicepresidenza in un ticket assieme a Obama, sia per ritentare la conquista della nomination nel 2012 o addirittura nel 2016.

    Sul fronte Obama intanto, il successo in Oregon sembra averlo avvicinato sempre di più alla Casa Bianca. Secondo un sondaggio condotto da Reuters/Zogby, il senatore dell'Illinois infatti avrebbe un vantaggio di 8 punti sul candidato repubblicano John McCain.

    fonte: adn kronos
     
    Top
    .
  6.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Amministratore
    Posts
    15,446
    Reputation
    +1,456
    Location
    Verona

    Status
    Offline
    Io ho sempre pensato che Obama fosse la scelta giusta per i democratici U.S.A., spero che con questa vittoria in Pregon il discorso si avvii finalmente alla conclusione e che i democratici si concentrino sulla sfida a McCain.
     
    Top
    .
  7. Boxrings2A
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    A questo punto però Hillary dovrebbe mollare e concentrarsi ad aiutare Obama nella campagna elettorale!
     
    Top
    .
  8. lupog
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    OBAMA OTTIENE LA NOMINATION DEMOCRATICA

    Ormai manca solo il riconocimento da parte di Hillary Clinton, ma secondo i conteggi necessariamente ufficiosi di tutti i principali network e siti specialistici americani Obama ha superato la soglia dei 2026 delegati suffiicenti per avere la nomination per la Casa Bianca al prossimo Congresso del Partito Democratico. I risultati del Montana e del South Dakota e l'ulteriore pressione del senatore dell'Illinois sui superdelegati gli avrebbero consentito di raggiungere una quota oscillante tra i 2145 e 2157 delegati.

    LA MAPPA DEI SUPERDELEGATI SECONDO IL NEW YORK TIMES

    IL DISCORSO VITTORIA DI OBAMA

    A questo punto occorrerà vedere se la Clinton deciderà di ritirarsi dalla corsa e allearsi con Obama ottenendo come contropartita la candidatura alla vicepresidenza

    Dunque Obama sarà il primo nero nella storia a giocarsi la presidenza nell'Election Day di novembre . stando anche all'ultimo sondaggio Gallup di pochi giorni fà continuava a essere in vantaggio di consensi su McCain

    http://www.gallup.com/poll/107443/Gallup-D...-McCain-44.aspx
     
    Top
    .
  9.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Amministratore
    Posts
    15,446
    Reputation
    +1,456
    Location
    Verona

    Status
    Offline
    Spero vivamente di sbagliarmi ma credo che alla fine McCain vincerà, anche e soprattutto per le divisioni tra i democratici.
     
    Top
    .
  10. Cornelio Scipione.
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    io spero che vinca Obama, e credo anche che la sua vittoria non sia affatto fuori portata.
     
    Top
    .
  11. Boxrings2A
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE
    Spero vivamente di sbagliarmi ma credo che alla fine McCain vincerà, anche e soprattutto per le divisioni tra i democratici.

    Anche io penso finirà così.
    Comunque più passa il tempo più penso che la Clinton invece di fare il bene del suo Paese miri al potere personale. Si sarebbero fatte scintille con Hillary e Obama schierati insieme per la causa democratica.
     
    Top
    .
  12. oea
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    io invece penso che obama possa farcela.
    perché non è solo nero, il che lo ostacola.
    è anche giovane, brillante, coraggioso, entusiasta e ha idee nuove.
    il che potrebbe favorirlo più di quanto non si pensi. solo qualche mese fa, quando iniziava raccogliendo fondi su internet, nessuno avrebbe creduto che potesse battere hillary.
     
    Top
    .
  13. Boxrings2A
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Lo spero...
    Però ricordiamoci che chi voterà non sarà solo il popolo delle primarie (gente informata e attratta dalla politica) ma anche i normali e comuni manovrabili cittadini.
    Come in Italia purtroppo...
     
    Top
    .
  14.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Member
    Posts
    40,609
    Reputation
    0
    Location
    Genova

    Status
    Anonymous
    CITAZIONE (Cornelio Scipione. @ 5/6/2008, 12:24)
    io spero che vinca Obama, e credo anche che la sua vittoria non sia affatto fuori portata.

    Mai come quest'anno la campagna si giocherà sui quattrini, e le primarie democratiche sono state un salasso spaventoso: a parità di risorse Obama se la può giocare. Oltre a questo la vicenda con la Clinton è tutta da gestire: presenza ingombrante e, oltre a questo, l'accoppiata nero/donna è effettivamente in alcune regioni del paese un ticket inspendibile.
    Tre o quattro mesi fa un sondaggio affermava che Obama vincerebbe contro McCain 48 a 41, mentre Hillary e McCain sarebbero stati alla pari, 46 a 46. La differenza, spiegava Mark Schulman, l'analista che ha condotto il sondaggio, e' che "gli indipendenti vanno con McCain quando lo scontro e' con Hillary, ma lo abbandonano davanti alla calamita Obama".

    Ma il dato di vero interesse è il dissanguamento dei democratici e non solo per il denaro, ma per il prolungarsi di una vicenda che ha stancato i loro stessi elettori. Ne parlavo con mia moglie, e le dicevo della sottovalutazione cronica che si fa in Italia della mentalità di un paese per il quale le settimane sono unità di tempo più che sufficiente a dirimere anche le questioni più importanti, e dove la scansione per quarters dell’azienda e della vita delle persone è la regola (di 20 anni che ho passato con le loro corporates quello è l’incubo rimasto). Quello che voglio dire è che Obama (disposto a ricredermi) si è speso una parte del suo profilo pubblico in queste primarie, mentre di Mc Cain, accreditato come candidato repubblicano con quattro mesi di anticipo rispetto al rivale, ne hanno parlato molto meno.

    Comunque la cosa più importante è una soltanto: l’augurio che vinca Obama è per me semplicemente una questione di simboli, non per la convinzione che possa realmente cambiare chissà che cosa.
    Mettiamola così: nel 1975 l’1% dei cittadini con il reddito più alto catturava l’8% del reddito nazionale, nel 2005 è passato al 22%. Gli stipendi dei CEO (i boss delle multinazionali) sono passate dall’essere 40 volte uno stipendio medio (1980) a 364 volte (2005). Un bambino su sei negli Stati Uniti è povero, il tasso di povertà è del 12%, mentre tra i bambini raggiunge il 17%. In realtà i poveri veri sono molti di più, visto che la soglia per essere considerati poveri è stata drammaticamente abbassata per nascondere il disastro. Buona parte dei poveri sono sottoalimentati, questo nel paese con il maggior tasso di obesità al mondo.

    Quarantasette milioni di americani non hanno l’assicurazione medica, le infrastrutture non vengono riparate, oltre due milioni di americani sono in prigione, con costi crescenti e nessun effetto sulle statistiche criminali. La differenza tra i redditi dei neri e dei bianchi potrà essere colmata, alla velocità attuale con la quale i redditi dei neri avanzano, in circa 600 anni. Il più potente dispositivo militare della storia assorbe la metà delle spese militari del pianeta. Solo per le guerre in Iraq ed Afghanistan si è già speso molto di più di quanto non si spese per la guerra del Vietnam, durata molto più a lungo.

    In soldoni, credo che gli USA non siano una “democrazia” nel senso compiuto del termine, ma come una “poliarchia”, un sistema in cui la decisione delle lobbies è periodicamente sottoposta alla ratifica popolare, ma con bassi scostamenti tra le azioni politiche successive. C’è sicuramente molta verità nella conclusione del John Dewey, il principale filosofo sociale americano del XX secolo, il quale sosteneva fin quando non c’è il controllo democratico delle fondamentali istituzioni economiche, la politica sarà “l’ombra proiettata dalla grande finanza sulla società”.

    Puro buon senso, direbbe Kit Carson. Ecco perchè mi vien da dire che il nostro interesse non è per una speranza politica reale, ma per dei simboli. Che sono ben più coinvolgenti delle razionalità.

    Edited by WebMichi - 7/6/2008, 20:16
     
    Top
    .
  15. lupog
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Hillary Clinton ha annunciato a Washington di sospendere la corsa alla casa Bianca, per sostenere la candidatura di Barack Obama. Hillary ha dichiarato 'il pieno appoggio e sostegno' alla corsa di Obama alla presidenza, promettendo di fare 'ogni sforzo' per farlo eleggere. La scelta di 'sospendere' la campagna, piuttosto che chiuderla, consente alla Clinton di continuare a raccogliere fondi (la sua campagna ha debiti per 20-30 mln dollari) e a tenere il controllo su molti delegati.
     
    Top
    .
43 replies since 5/2/2008, 12:43   640 views
  Share  
.