Dittatura in Thailandia

un caso un po' speciale

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  1. Comneno
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    Sono sicuro che molti, leggendo scritto "dittatura in Thailandia" si stupiranno. Siamo infatti soliti associare il concetto di dittatura a quello di "chiusura". Dunque dittatoriali sono quei paesi dove i turisti non entrano, perché "filtrati" dalle autorità (come in Corea del Nord) o dove sono in pericolo a causa di leggi severe che rendono "a rischio" il comportamento standard dell'occidentale medio (come in alcuni paesi musulmani).
    La Thailandia sembra esattamente l'opposto: è un paese che sul turismo ha costruito la sua modernizzazione, ne ha fatto una vera industria consacrando le sue più belle zone balneari al relax del turista, specialmente quello nordamericano/nordeuropeo, danaroso ed alla ricerca di mari caldi e suggestioni esotiche. Siamo abituati a dare per scontato che, un paese moderno, dove si può girare liberamente, comprare liberamente (anche fare cose turpi ed illegali in occidente, purtroppo) sia un paese libero.
    Eppure la Thailandia è attualmente governata da una giunta militare, assai simile a quella che da molti anni regge la vicina Birmania. La differenza è che la Birmania è conosciuta in occidente come dittatura (era stata anche inserita in una delle varie versioni del "Asse del male" ai tempi del presidente Bush e di Condoleeza Rice) e lo storico leader dell'opposizione, Aung San Suu Ky è considerata una eroina. Chi non conosce la storia di quella donna minuta eppure così forte e paziente da mettere in crisi un regime (beh, proprio in crisi no, ma diciamo che ci prova)?
    Sulla Thailandia c'è silenzio e la vita del paese reale scorre parallela con quella dei turisti stranieri, che conducono le loro vacanze come se nulla fosse, non vedono, non sentono. Uno "straniamento" che si era visto anche nel 2004, l'anno del grande tsunami. Non so se lo ricordate, ma nei primi giorni dei soccorsi, mentre si cercavano disperatamente i superstiti nel fango, c'erano turisti occidentali che avevano ripreso la loro "vacanza" come se nulla fosse accaduto. Qualcuno, intervistato da giornalisti increduli, diceva E' la mia vacanza, l'ho pagata... tanto vale godermela.

    Questo articolo del sito "Linkiesta", non nuovo ma recente, riassume la situazione nel paese www.linkiesta.it/thailandia-dittatura intervistando una attivista per i diritti umani.
    Se leggete l'unico commento all'articolo, potrete vedere che si menziona una famiglia, i Sinawatra, in modo polemico.
    Ecco, volendo approfondire, potremmo scoprire che la Thailandia è un caso molto speciale perché i contrasti politici che si sono visti lì sono molto simili a quelli che abbiamo visto e vediamo ancora oggi in Italia, ma con una differenza fondamentale: in Italia certi contrasti, che pure hanno debordato nella sfera giudiziaria, non hanno mai coinvolto le forze armate, che mai, mai si sognerebbero di interferire con la politica. Ciò non è scontato, ed è una grande conquista di libertà della nostra Repubblica.
    I problemi della Thailandia iniziano nel 2001, quando Thaksin Sinawatra vince le elezioni. E' un ricco magnate, ma è un "homo novus" rispetto alla ristretta cerchia che ha storicamente governato il paese (militari ed imprenditori strettamente legati alla corona - in Thailandia la famiglia reale ha un peso politico molto forte). Inizia a fare delle politiche a favore dei poveri, specialmente i contadini delle regioni rurali. Ora, volendo io essere neutrale in questo racconto, dico che queste politiche, fiscali e sanitarie, le possiamo definire "progressiste" o "populiste" a seconda delle nostre preferenze. In Thailandia la differenza di percezione è così forte che si formano due movimenti "militanti" uno contro Sinawatra, le "Camicie Gialle" e uno pro, le "Camicie Rosse".
    Nel giro di poco tempo, Sinawatra viene investito dalle inchieste giudiziarie per quelle che potremmo definire "le solite cose": conflitto d'interessi, abuso di potere ecc...
    Alla fine, siccome la Thailandia non è l'Italia, mentre è all'estero di verifica un colpo di stato: lui si rifugia a Dubai, da dove continua a proclamarsi perseguitato politico. Anche in questo caso, per neutralità, menziono che secondo i detrattori Sinawatra è "latitante".
    La storia continua perché il partito di Sinawatra continua ad esistere, anche se inchieste giudiziarie di vario tipo continuano a perseguirne i membri ed una nuova vittoria elettorale viene smentita dalla Corte Costituzionale, la quale scioglie anche il partito come "illegale".
    Alla fine di tutto questo trambusto, accompagnato anche da manifestazioni popolari delle opposte fazioni, governa per un po' il Partito Democratico, che è il partito "storico", "istituzionale" del paese (diversamente da quello che potrebbe sembrare, è un partito di centro-destra).
    La seconda fase della crisi Thailandese coincide con il debutto come leader politico di Yingluck Sinawatra, sorella del leader estromesso dal potere. La donna fonda un nuovo partito, elabora un nuovo programma, e vince le elezioni con una maggioranza molto ampia. Eppure anche lei, dopo alcuni anni di governo, viene "impallinata": i militari, in seguito ad una condanna per abuso di potere circa la nomina di un funzionario, la arrestano ed impongono la legge marziale. E siamo ai giorni nostri. Attualmente, la Thailandia è governata da una giunta di 5 generali (uno dello Stato Maggiore della Difesa ed uno ciascuno per le 3 Forze Armate e la Polizia) che cumulano su di loro tutti gli incarichi ministeriali. Non è nota la posizione degli USA su questa vicenda ma probabilmente, considerando che la Thailandia è alleato degli USA di lunghissima data (ed il nucleo dell'alleanza sono proprio le forze armate thailandesi, tra quelle che all'epoca parteciparono anche alla guerra in Vietnam) i media americani mantengono sulla Thailandia un "benevolo silenzio".
    Chiaramente, io non posso sapere, con le fonti che abbiamo in Italia se i Sinawatra siano dei coraggiosi riformatori avversati da una dispotica elite, oppure se siano un clan politico-affaristico-mafioso, che viene combattuto in modo ruvido ma fondamentalmente giusto. Ma al di là di questo, la mia sensazione personale è che la Thailandia, cresciuta tumultuosamente ed in modo squilibrato, abbia bisogno di coinvolgere le regioni agricole periferiche nello sviluppo, e di diffondere il benessere in ampi strati della popolazione che sono finora rimasti ai margini, rispetto all'arricchimento smisurato di pochi fortunati. Se non ci saranno più gli Sinawatra, ci penserà qualcun altro ad interessarsi di questi problemi. Inoltre, temo che il potere delle forze armate, spropositato, vada in buona parte demolito. La Thailandia si è dotata persino di una portaerei, che viene usata dalla famiglia reale come Yacht (del resto, non c'è nessuno contro cui la Thailandia possa dover combattere una guerra navale).
     
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    Fantastico Comneno, un contributo eccellente.
    Ho un amico che da anni fa "vacanze particolari" all'insegna del surf e di...altro in Thailandia e ammetto che non ho mai riflettuto sul Paese asiatico sotto una luce politica, limitandomi agli aspetti più nazional-popolari. Mi hai aperto gli occhi.
     
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    Francamente ignoravo completamente la situazione politica della Thailandia. Ti ringrazio Comneno per il post :)
     
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  4. Comneno
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    Grazie a voi. E' sempre piacevole vedere che qualcuno legge ed apprezza.
    Il nostro mondo dell'informazione per ovvie ragioni di distanza geografica e culturale tende ad ignorare abbastanza ciò che accade in una regione come l'Indocina.
    Dal punto di vista socio-politico l'Indocina assomiglia all'America Latina, quindi volendo interessarsene ci sarebbe molto di cui parlare. Grandi risorse naturali e ingiustizie sociali, minoranze con grandi peculiarità antropologiche e fenomenali cartelli criminali...
    Attualmente solo la Cambogia è una democrazia, dopo anni di gestione ONU (seguito all'abisso dei Khmer Rossi). Gli altri stati sono tutti dittature:
    - Birmania e Thailandia, governate dai militari;
    - Vietnam e Laos, guidate da partiti comunisti (anche se, come in Cina, del comunismo è rimasto solo l'autoritarismo).
     
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    Certo è un tema immenso, ad est di Istanbull la situazione è quella descritta da te, tranne l'India.
    Anche la Turchia, poco tempo fa in predicato d'Europa, era più affidabile ed "occidentale" ai tempi di Ataturk e poi dei governi militari che intervenivano per "ristabilire la Democrazia" almeno nominalmente, anche ora non sono sicuro si possa definire la Turchia un vero paese democratico filooccidentale.
    Comunque, date le attuali condizioni internazionali ed i focolai conflittuali presenti credo nessuno abbia interesse a cambiare le cose, creare altra instabilità con rischi imprevedibili come gli anni recenti ci hanno insegnato, mi pare un rischio inaccettabile, almeno fino a che non si ritorni ad una situazione minimamente stabile.
     
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4 replies since 3/4/2015, 11:09   339 views
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