Il test bipartisan di Alitalia

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  1. lupog
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    Puntualmente evocata ecco la soluzione proposta dal Cavaliere per Alitalia: un prestito ponte del governo a favore di una codata guidata da Airone con la compartecipazione delle banche.

    Mi sembra la tipica trovata da campagna elettorale. Anzitutto il Cavaliere parla di prestito ponte del governo , ovverossia si tratta dell'ennesimo esborso di denaro pubblico a favore del carrozzone Alitalia. e già per questo la proposta di Silvio dovrebbe considerarsi irricevibile ( per usare un suo termine a lui familiare); poi c'è la cordata misteriosamente comparsa proprio in piena campagna elettorale e che presumibilemente si dileguerà con la stessa rapidità il 14 aprile ( Casini per me ha visto giusto!): d'altronde misteriosi sono anche gli attori che vi prenderanno parte ( Banca Intesa si è già tirata indietro) e di conseguenza nulla è dato sapere circa il piano industriale e la loro disponibilità finanziaria. Infine meraviglia delle meraviglie ( in confronto alla quale l'attesa resurrezione del Salvatore al terzo giorno è roba da dilettanti) la compartecipazione delle banche alla cordata: e l'effetto miracolositico degli istituiti bancari nella gestione delle imprese nostrane è testimoniato dalle vicende Telecom, Cirio, Parmalat , Autostrade e chi più ne ha più ne metta.

    La vedo grigia: credo che dovremi continuare a finanziare Alitalia per ancora un bel pò di tempo.
     
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  2. alexandrom
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    CITAZIONE (lupog @ 21/3/2008, 12:51)
    Puntualmente evocata ecco la soluzione proposta dal Cavaliere per Alitalia: un prestito ponte del governo a favore di una codata guidata da Airone con la compartecipazione delle banche.
    Mi sembra la tipica trovata da campagna elettorale.

    Quoto. Stamattina prima di uscire di casa , ho sentito le sue dichiarazioni...mi ha fatto innervorsire ....ma ha preso gli italiani per deficienti con l'anello al naso ?
    La gara è aperta PUBBLICAMENTE da 1 anno e 1/2 ....

    CITAZIONE (lupog @ 21/3/2008, 12:51)
    La vedo grigia: credo che dovremi continuare a finanziare Alitalia per ancora un bel pò di tempo.

    Quoto.
    Ha già chiesto un prestito-ponte allo stato .... per tagliare la spesa .... e per far vedere che ci vuole meno stato in Italia(quando riguarda il prossimo)


    E intanto NON ho sentito nessuno parlare di programmi e di riforma ... si parla di aborto , di Alitalia , di sogni e ideali da una parte e di la colpa è dei rossi dall'altra ....

    Povera povera Italia :(

     
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  3. alexandrom
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    CITAZIONE (CorriereDellaSera @ 22/3/2008, 12:51)
    Alitalia, la parabola dei nostri mali
    La vicenda è il perfetto esempio del peggio dell'odierna Italia: ci racconta perché ci siamo ridotti così

    Alitalia è una parabola perfetta del peggio dell'odierna Italia: ci racconta perché ci siamo ridotti così. Nel suo microcosmo ritroviamo i nostri mali: imprevidenza, pressappochismo, frazionismo, scaricabarile, incoerenza, opportunismo. Ci fa vedere come, se i nostri vizi schiacciano le virtù, l'individuale astuzia genera follia collettiva. Imprevidenza anzitutto.

    Da lustri Alitalia addossa a piè di lista le sue perdite al contribuente italiano: 15 miliardi in 15 anni, senza che nessuno affronti il drago. Il Cavaliere, che scende in campo a parole alla dodicesima ora, ben si guardò dall'esporsi mentre governava. Quando alfine Prodi e Padoa-Schioppa hanno il coraggio di farlo, la «coalizione degli imprevidenti» si scatena: manager, sindacati, politici, tutti per una volta concordi titillano i nostri vizi contro chi affronta l'idra. Non è il governo imbelle, ma questa coalizione che «ci consegna nudi alla trattativa», come dice uno dei suoi capi, Bonanni della Cisl. Chi sempre elude i problemi ha quel che merita, perché si riduce in uno stato che scoraggia tutti i compratori seri; lungi dal farsi la guerra, essi lasciano il campo solo a uno di loro, il quale può ora chiedere quel che vuole. L'alternativa non è certo l'esangue AirOne, o la strumentale cordata berlusconiana (a proposito, non è uno stunt, un trucco già visto in un film precedente?).

    Pressappochismo e scaricabarile poi: si confondono due problemi distinti, Alitalia e Malpensa, e chi ha creato il secondo ne scarica ad Alitalia la colpa, alimentando il polverone. Malpensa soffre dei collegamenti ferroviari scadenti e del proliferare di aeroporti padani: per questo i clienti preferiscono partire da Linate o da Torino. Il problema lo han creato gli enti locali, che ora pretendono che altri suppliscano ai loro errori. La Sea, controllata dal comune di Milano vorrebbe che la boccheggiante Alitalia, in procinto di essere salvata dal solo Cavaliere serio in campo, mantenesse su Malpensa un assetto operativo che oggi costa a lei (quindi a noi tutti pro quota) 250 milioni all'anno: se non lo fa, dice il suo presidente Bonomi, paghi 1200 milioni! Chiedere che Alitalia si dia oggi carico dei buchi che gli enti locali han creato a Malpensa - continuando a godere dei profitti di Linate - più che ricattatorio, è masochistico (equivale a chiedere il fallimento di Alitalia) e incoerente. Che lo faccia proprio quel padano Bonomi che dalla sua poltrona romana di presidente Alitalia condivise questa scelta fallimentare, è surreale, roba da Magritte. Il che ci porta infine a frazionismo, incoerenza, opportunismo. Siccome chi si piega all'unica proposta seria in campo è il mio rivale politico, io mi oppongo, per trarne un dividendo politico. Se Alitalia andrà in procedura, potrò sempre prendermela con chi sta cercando di recidere il bubbone lungamente trascurato. Mors tua, vita mea, non fa una piega! Che poi chi tanto gorgheggia sul liberismo voglia una soluzione politica fuori dalle regole di mercato, cominciando dalla richiesta di soldi a Pantalone, è solo uno dei tanti esempi di incoerenza cui siamo ormai assuefatti, come ad un veleno che ci mina nel fisico.

    Davanti a questo, solo un ingenuo può darsi cura del danno a chi compra e vende sul mercato azioni di una società quotata. Colpisce che nessun grande imprenditore osi dire parole di verità, ma il coraggio chi non ce l'ha non se lo può dare: sotto elezioni meglio non rischiare. Il governo si è inutilmente rivolto, nel 2007, proprio agli imprenditori italiani, cui però nessuno, per questo, può rimproverare alcunché: troppo grande è il rischio che si assumerebbero, senza specifiche competenze di settore. Se un'alternativa seria esistesse, avremmo dovuto vederla molto tempo fa; ancora oggi, se davvero stessimo vendendo Alitalia per un piatto di lenticchie, qualcuno offrirebbe una lenticchia in più (Padoa-Schioppa), per avere il gioiello, senza pretendere altri soldi pubblici: infatti, polveroni a parte, non succederà. Per sicurezza, allacciate le cinture, la parabola continua. Forza, Italia.

    Salvatore Bragantini

    CITAZIONE (IlSole24ore @ 22/3/2008, 12:51)
    Così la Lega ha spinto la società in campagna elettorale
    21 marzo 2008

    Era facile prevedere che il tema dell'Alitalia, anzi di Alitalia e Malpensa, sarebbe diventato moneta corrente nella campagna elettorale. Ma è anche vero che ci si è arrivati con riluttanza, proprio per la scabrosità dell'argomento. Senza il minimo dubbio Veltroni e il centrosinistra avrebbero preferito lasciarlo a Prodi e PadoaSchioppa, evitando di farsi trascinare in una polemica scomoda.

    Ma in fondo anche Berlusconi avrebbe gradito starne fuori. In ultima analisi, se Alitalia è finita nel baratro che conosciamo, la responsabilità è anche del governo di centrodestra che ha guidato il Paese fra il 2001e il 2006. Si poteva fare molto di più per la compagnia aerea, quando le risorse finanziarie non erano ancora ridotte al lumicino come sono oggi. E le stesse difficoltà di sviluppo di Malpensa potevano essere affrontate in una prospettiva diversa.

    Comprensibile quindi il lungo silenzio di Berlusconi di fronte all'ipotesi Air France (in un primo tempo gradita a Fini). Ma infine l'ex premier ha cambiato registro e si capisce perché. Non poteva sottrarsi alla pressione della Lega e di tutto quel mondo nordista di Forza Italia a cui nei giorni scorsi hanno dato voce Roberto Formigoni e Letizia Moratti. Interventi decisi, persino drastici: volti a mettere al centro il destino di Malpensa, persino prima della questione Alitalia. Ma da cui si capiva che oggi esiste un nesso fra il futuro della compagnia aerea, come viene delineato dall'accordo con Air France, e il domani dell'aeroporto lombardo.

    Malpensa è una parola-chiave che spiega il disagio o almeno i dubbi del Nord, di chi lavora e produce. Era impossibile che in campagna elettorale Berlusconi non registrasse tutto questo e rinunciasse a un'iniziativa a effetto. Il mutismo sarebbe apparso incomprensibile. E così il leader del Popolo delle Libertà ha scoperchiato la pentola. Lo ha fatto in un modo che è apparso un po' estemporaneo: quella citazione dei suoi figli, quel riferirsi a una «cordata italiana» che fino a sera non si è palesata... Non tutto è convincente nel passo berlusconiano, specie dopo la messa a punto di Banca Intesa.

    Ma la sostanza politica c'è tutta.Berlusconi ha visto l'intreccio Alitalia-Air FranceMalpensa e ha detto esattamente quello che il suo elettorato si attendeva. E ora si può affermare che la campagna elettorale è giunta al punto di svolta. Se l'ex presidente del Consiglio darà seguito alle sue affermazioni eoffrirà in tempi brevi la prova che esiste davvero un interesse di imprenditori italiani (o anche non italiani) alternativi ai francesi e portatori di un miglior piano indu-striale, il cammino del centrodestra verso il 13 aprile sarà compiuto. Se, viceversa, l'iniziativa dovesse rivelarsi inconsistente, o comunque fuori tempo massimo o solo propagandistica, può darsi che Berlusconi non ne risenta più di tanto sul piano elettorale, ma certo la sua credibilità ne sarebbe scalfita.

    Come dire che, in un modo o nell'altro, il nodo di Alitalia e Malpensa è destinato a tenere desta l'attenzione generale in una campagna svogliata e povera di temi. Allo stesso modo scandirà l'avvio della legislatura, specie nell'ipotesi che Berlusconi non abbia parlato a vuoto. Perché è logico presumere che in quel caso si tratterà di creare il terreno adatto per un'operazione industriale e finanziaria di notevole impegno. In cui saranno in gioco rilevanti interessi. E si può immaginare fin d'ora che servirà un consenso ampio, anche in Parlamento. Quello che si definisce un consenso trasversale.

    Stefano Folli

     
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  4. bradipo1
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    alexandrom, ti ringrazio di aver postato l'articolo di Bragantini che mi ha chiarito le idee.
     
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    Riguardo alla boutade della cordata di Silvio che, come avete fatto notare, è ridicola, aggiungo una cosa: vedo il cavaliere un po' in ribasso, qualche tempo fa al grido di "ghe pensi mi" avrebbe acquistato la compagnia e l' avrebbe salvata rivendendo i buoni del tesoro :).
     
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  6. lupog
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    Air France abbandona il tavolo delle trattive su Alitalia. la soluzione all'italiana ( intrecci politico economici con tutele coroporative) che mi provoca l'iitero solo a pensarla si avvicina..... :giveup:



    CITAZIONE
    L'incontro tra i sindacati e il gruppo Air France-Klm non ha avuto l'esito sperato: il colosso aereo franco-olandese ha infatti respinto la controproposta presentata dalle organizzazioni sindacali. La delegazione francese ha rifiutato la piattaforma indicata dalle otto sigle sindacali (la Uil aveva invece deciso di sfilarsi) e ha lasciato il tavolo della trattativa. E nello spazio di poche decine di minuti è arrivata la notizia delle dimissioni del presidente e amministratore delegato di Alitalia, Maurizio Prato. Il consiglio di amministrazione della compagnia è già stato convocato per le 13 di giovedì. Poi la parola passerà anche al consiglio dei ministri per le valutazioni del caso. «Speriamo che il governo si faccia sentire - è il commento del leader della Cisl, Raffaele Bonanni - e riporti al tavolo Spinetta e il sindacato per continuare la trattativa».

    Il numero uno di Air France, Jean Cyril Spinetta (Ansa)
    «PROPOSTA INACCETTABILE» - «Questa proposta non è accettabile, perché non rientra nel mio mandato», ha detto il numero uno di Air France-Klm, Jean Cyril Spinetta, secondo quanto riferito da chi era presente all'incontro. Spinetta ha aggiunto di essere «contrario a livello personale» e che «le controproposte dei sindacati avrebbero bisogno di mesi per essere valutate, un tempo di cui Alitalia, viste le sue condizioni, non dispone». E quindi: «finisce qui», ha concluso alzandosi dal tavolo e andando via assieme al suo staff. «Prendo atto con rammarico della rottura dei negoziati che non dipende da noi - ha dichiarato poi il numero uno del gruppo franco-olandese -. È un progetto nel quale credevo profondamente e nel quale continuo a credere perché avrebbe permesso all'Alitalia di ritrovare rapidamente la strada per una crescita redditizia».

    GIORNATA DIFFICILE - La giornata si era aperta sotto un certo ottimismo, per quanto cauto: era stata ribadita la disponibilità del gruppo franco-olandese a un'apertura su un'accelerazione del rinnovo della flotta, con un impatto positivo sugli esuberi previsti per piloti e assistenti di volo. Spiragli anche nella trattativa sui cargo e Atitech (i cui lavoratori, a Napoli, avevano comunque inscenato una protesta bloccando la pista di Capodichino). Il ministro dell'Economia, Tommaso Padoa-Schioppa, era invece tornato a ribadire che «non esistono alternative» ad un'intesa con la compagnia transalpina: il rischio per Alitalia sarebbe il fallimento.

    Maurizio Prato (Ansa)
    LE RICHIESTE DEI SINDACATI - Le otto sigle sindacali che si erano sedute al tavolo con Air France avevano avanzato una controproposta unitaria chiedendo, tra l'altro, che non vengano chiuse le attività cargo, che venga dismesso un numero minore di aerei, e che la società finanziaria del Tesoro, la Fintecna, partecipi all'aumento di capitale previsto con una quota di minoranza e conferisca l'intera quota che possiede in Az servizi alla «Nuova Alitalia». «Consapevoli della necessità di un più ingente aumento di capitale rispetto a quanto previsto da Air France-Klm - si legge in un documento dei sindacati - ed in considerazione della sua posizione più volte espressa di non voler eccedere l'ammontare di un miliardo di euro la proposta sindacale trova reale consistenza attraverso la partecipazione all'aumento di capitale da parte di Fintecna con una quota di minoranza».

    «SERVE UN ESORCISTA» - Amaro il commento del presidente di Alitalia, Maurizio Prato: , poco prima dell'annuncio delle sue dimissioni: «Questa azienda ha una maledizione, soltanto un esorcista può salvarla». Il numero uno della compagnia aveva lasciato intendere ai sindacati la possibilità di un suo abbandono: «Ora va data una scossa, va presa una decisione forte. Ho fallito e devo dare un segnale personale». «Non si può trascinare la situazione stancamente per qualche giorno - avrebbe poi aggiunto Prato - nè il governo nè il Paese si renderebbero conto di quanto le interferenze continue del sistema hanno avvelenato la situazione di un'azienda quotata in Borsa». Intanto già si parla della creazione di una unità di crisi «per evitare il dramma», di cui facciano parte il management, i sindacati e i lavoratori «per gestire la situazione e garantire l'operatività aziendale»

    LE REAZIONI - Forte la delusione tra i vertici sindacali, con il leader cigiellino Guglielmo Epifani che parla di «sconfitta per il Paese» e quello della Uil, Luigi Angeletti, che rivendica alla sua sigla l'aver visto giusto nella scelta di sfilarsi dalla trattativa: «Avevamo proposto il rinvio per evitare il bivio tra bere e rompere. Non ci hanno seguito. È avvenuto purtroppo quello che temevamo». Soddisfatto invece il leghista Roberto Maroni, che anche nel corso della videochat con i lettori di Corriere.it aveva rivelato che il suo partito «fa il tifo per il fallimento della trattativa con Air France», considerata una tegola sul futuro dell'aeroporto di Malpensa, che ha parlato di «ottima notizia» e che per quanto riguarda il futuro della compagnia di bandiera prospetta un ricorso alla Legge Marzano per un salvataggio sul modello di quelli attuati per Parmalat e Volareweb.


    02 aprile 2008

    fonte: corriere
     
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  7. alexandrom
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    :giveup: :giveup: :giveup:
     
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    Ma sì, continuiamo così, contrinuiamo a farci del male...
     
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  9. guicar0
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    Non siamo riusciti a darla via alitalia eh? :D
     
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  10. biglo
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    La sfiga di Alitalia è che non è una banca... :lol:
     
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  11. lupog
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    Come nelle migliori commedie all'italiana i principali responsabili dell'abbandono della trattativa da parte di AirFrance, ovverosia Berlusconi e i sindacati si rimpallano allegramente le responsabilità: Il Cavaliere passata la sbornia elettorale ci tiene a fare sapere che la colpa ricade sui sindacati e che si preannunciano vaste riduzioni di personale . A loro volta i sindacati che durante le trattative con i francesi hanno opposto il veto a qualsiasi possibilità di esubero rispediscono al mittente le accuse salvo tacere sul fatto che le prospettive occupative potrebbero perfino divenire peggiori che con AirFrance. E intanto si annuncia un singolare prestito ponte per procura: ossia il governo Prodi annuncia che stanzierà 300 milioni per la compagnia di bandiera perché questa è la volontà del Cavaliere. si ride per non piangere.....

    FONTE: CORRIERE

    Edited by lupog - 23/4/2008, 13:46
     
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  12. alexandrom
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    CITAZIONE (lupog @ 23/4/2008, 13:37)
    E intanto si annuncia un singolare prestito ponte per procura: ossia il governo Prodi annuncia che stanzierà 300 milioni per la compagnia di bandiera perché questa è la volontà del Cavaliere. si ride per non piangere.....

    Ovviamente pagato da noi .....
     
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  13. oea
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    CITAZIONE (alexandrom @ 23/4/2008, 13:41)
    CITAZIONE (lupog @ 23/4/2008, 13:37)
    E intanto si annuncia un singolare prestito ponte per procura: ossia il governo Prodi annuncia che stanzierà 300 milioni per la compagnia di bandiera perché questa è la volontà del Cavaliere. si ride per non piangere.....

    Ovviamente pagato da noi .....

    sì, dopo le decisioni del consigli dei ministri di napoli, è ufficiale: pagato da noi.
    5 euro a italiano, neonati ed evasori compresi.

    http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4...ulesView=Libero
     
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  14. lupog
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    RYANAIR E IL LIBERALISMO IN SALSA PADANA


    In Italia succede che un azienda come Alitalia venga mantenuta in piedi da anni grazie agli aiuti di Stato. E che un partito come la Lega Nord che ha puntato tutte le sue fortune politiche sulla lotta agli sprechi di Roma ladrona faccia le barricate per la difesa di Alitalia anche con gli aiuti di Stato e in nome degli interessi localistici di Milano. Infatti salvando Alitalia la Lega sperà così di dirottarne il traffico internazionale verso Malpensa in modo da farne l' hub dell'azienda nonostante ci siano parecchie ragioni che inducano a preferire Roma come avevano fatto rilevare Tito Boeri e Andrea Boitani su La.voce.info . Di fronte a questa situazione di evidente influenza della politica sul libero mercato un'azienda sana come Ryanair che da anni offre i suoi servizi di trasporto aereo a prezzi più che competitivi rende comprensibilmente pubblico il suo malcontento per questa situazione di distorsione della concorrenza a favore della compagnia di bandiera pubblicando nel suo sito un banner in cui viene mostrato il leader leghista Bossi con il dito medio alzato e in cui viene scritta una grande verità di cui tutti sono a conoscenza: che i soldi delle tasse degli italiani non servono a fornire servizi ai cittadini ma a garantire la sopravvivenza di Alitalia e che la Lega in questa operazione assistenzialista ha avuto un ruolo decisivo. Ed ecco che per tutta risposta il liberale ex ministro leghista Castelli ( ora sottosegretario alle infrastrutture) minaccia di fare verifiche presso Ryanair e di toglierle la licenza di operatore. Ecco come vien concepito il liberalismo dagli onorevoli padani: ricattare e minacciare di ritorsioni le aziende che non zerbinano a sufficenza il governo. Il fatto che il servizio di Ryaniar possa essere o meno gradito ai consumatori è evidentemente del tutto secondario rispetto alle esigenze politiche del Carroccio.
     
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  15. onestobender
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    Eh beh ma non è forse questo il nocciolo della politica leghista?
    Non sono loro che si vantano di raccogliere i frutti caduti dall'albero scosso da Grillo?
    Non sono loro che hanno fatto un pianto greco per il taglio delle rotte in partenza da Maplensa da parte di Alitalia (quando alla fine non è cambiato praticamente niente, perchè come ho detto in precedenza proprio in questo topic, Malpensa è un hub "dopato")?
    Non sono loro che se la prendono con gli stranieri ma ogni tanto, ricordandosi delle proprie origini, attaccano i meridionali che erano soliti insultare fino a ieri (questo è un bello schiaffo a tanti elettori di centro destra)?
    E infine, non sono loro a disprezzare tanto "Roma ladrona" dalla quale però ricevono regolarmente un lauto stipendio e privilegi degni della corte di Re Luigi XIV?
     
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92 replies since 17/3/2008, 08:40   1288 views
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