Il regime a Cuba dopo Fidel avrà un futuro?

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  1. Piccolo elefantino rosa HC
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    Dal tuo link:

    La scuola cubana è obbligatoria dai 6 ai16 anni di età ed è completamente gratuita, inclusa l'università. Lo stato fornisce gratuitamente agli studenti il materiale scolastico, il servizio mensa e anche l'alloggio per frequentare l'università. Molti studenti provenienti dai paesi latinoamericani e del terzo mondo frequentano senza sostenere alcuna spesa le università cubane. Il 97,3% della popolazione adulta è alfabetizzata. Durante gli anni sessanta il governo cubano si impegnò in una massiccia operazione di alfabetizzazione popolare: furono aperte nuove scuole e nuovi centri di studio soprattutto nelle aree rurali, furono introdotte biblioteche nelle zone rurali e le scuole private e parrocchiali vennero nazionalizzate.

    Nel paese hanno sedi molte università, la più importante è l'Università dell'Avana fondata nel 1728; nella capitale hanno sede anche le più importanti istituzioni culturali cubane, come la biblioteca nazionale dove sono presenti oltre 2 milioni di volumi; il Museo nazionale e il Museo coloniale, tutte queste strutture sono gestite dallo stato. L'istruzione si divide in tre cicli: la scuola primaria (dai 4/5 anni ai 10 anni); la scuola secondaria (dagli 11 ai 14 anni) e la scuola pre-universitari, dai 14 ai 18 anni. Nella scuola primaria vengono insegnate le prime materie, con un solo insegnante. Nella scuola secondaria i ragazzi studiano nel pomeriggio, mentre la mattina svolgono lavori nei campi (a seconda dell'alunno). Nella scuola pre-universitaria l'obiettivo degli insegnanti è quello di far capire agli alunni cosa scegliere per il proprio futuro, Questo tipo di scuola si trova in campagna, dotate di biblioteche e salette studio. Ogni anno vengono consegnate gratis le divise scolastiche e il materiale per lo studio (es. i quaderni).


    Il sistema sanitario nazionale è completamente gratuito con dispensa di medicinali a carico dello stato. Fu adottato durante la rivoluzione da Ernesto Guevara, allora ministro dell'industria.


    Le elezioni per l'Assemblea Nazionale del Potere Popolare si svolgono in due fasi: in un primo momento i candidati vengono scelti in una sorta di elezioni primarie e l'accettazione della candidatura è subordinata al vaglio del comitato elettorale. Successivamente i candidati sono sottoposti al vaglio del corpo elettorale provinciale e devono conquistare la metà più uno dei consensi per essere eletti[6]. Hanno diritto di voto i cittadini cubani incensurati e maggiorenni (l'età prevista per il raggiungimento della maggiore età a Cuba è 16 anni). Gli elettori di una circoscrizione hanno la facoltà di revocare in qualsiasi momento il mandato al Deputato o al Delegato. Il voto è segreto[7] e lo spoglio è pubblico. Malgrado ciò molte associazioni denunciano che il conteggio dei voti non venga verificato da osservatori indipendenti o esterni.

    Nessun partito politico è autorizzato a nominare candidati o fare campagna elettorale. La Costituzione riconosce il diritto di parola di ognuno



    Caspita il tuo link mi da ragione :)
     
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  2. Lorindel
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    Caspita , abbiamo un metro d'interpretazione radicalmente diverso .

    " Le elezioni per l'Assemblea Nazionale del Potere Popolare si svolgono in due fasi: in un primo momento i candidati vengono scelti in una sorta di elezioni primarie e l'accettazione della candidatura è subordinata al vaglio del comitato elettorale . Successivamente i candidati sono sottoposti al vaglio del corpo elettorale provinciale e devono conquistare la metà più uno dei consensi per essere eletti . Hanno diritto di voto i cittadini cubani incensurati e maggiorenni (l'età prevista per il raggiungimento della maggiore età a Cuba è 16 anni). Gli elettori di una circoscrizione hanno la facoltà di revocare in qualsiasi momento il mandato al Deputato o al Delegato. Il voto è segreto e lo spoglio è pubblico. Malgrado ciò molte associazioni denunciano che il conteggio dei voti non venga verificato da osservatori indipendenti o esterni .

    Nessun partito politico è autorizzato a nominare candidati o fare campagna elettorale. La Costituzione riconosce il diritto di parola di ognuno . "

    Dunque . La prima frase dovrebbe già far ben capire quale grande dimostrazione di regime finto-democratico voglia creare il consenso comunista .
    La seconda segnalazione è stupenda perchè è un paradosso scritto : non è possibile fare campagna elettorale , ma la Costituzione riconosce il diritto di parola di ognuno . Nel senso che ognuno può dire " Mi fa male la pancia , posso andare in bagno ? " senza essere perseguito attraverso le vie legali ?
     
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  3. Piccolo elefantino rosa HC
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    Scusa senza offesa?
    Ma dice:
    Nessun partito politico è autorizzato a nominare candidati o fare campagna elettorale. La Costituzione riconosce il diritto di parola di ognuno.


    Come già detto il partito non deve interferire nelle elezioni,sono i candidati scelti che si fanno la propaganda e nn i partiti
     
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  4. Lorindel
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    Praticamente macchina perfetta del consenso .
    Le elezioni (in pratica il Presidente in carica , senza dire fandonie) scelgono il candidato , che dirà ciò che l'unico partito esistente impone , che farà tutto come da copione .
    Viva la libertà ! :wallbash:
     
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  5. Piccolo elefantino rosa HC
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    CITAZIONE (Lorindel @ 6/5/2008, 21:52)
    Praticamente macchina perfetta del consenso .
    Le elezioni (in pratica il Presidente in carica , senza dire fandonie) scelgono il candidato , che dirà ciò che l'unico partito esistente impone , che farà tutto come da copione .
    Viva la libertà ! :wallbash:

    :lol: :lol: :lol:
     
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  6. lupog
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    aggiungo a quanto detto da Lorindel che il partito comunista ha tutto il potere di influenzare la campagna elettorale

    da una parte si proibisce la propaganda elettorale ai partiti ma a Cuba tutti i media ( TV radio e giornali) sono controllati dal governo ( controllato dal PCC) (art 53 costituzione). e chi detiene il potere gode di un vantaggio enorme perchè può indottrinare quotidianamente la popolazione. secondo reporters sans frontieres Cuba è agli ultimi posti nella classifica sulla libertà d'informazione ( 165° su 169 paesi censiti)

    http://www.rsf.org/article.php3?id_article=24011

    La costituzione cubana difende il diritto di parola ma in realtà ALL'ART 62 stabilisce che tale libertà non può usata essere contro" i fini dello Stato socialista o contro la volontà del popolo cubano di costruire il socialismo e il comunismo. Chi trasgredisce questo principio è passibile di pena."

    poichè i fini di uno stato li determinano le politiche chi contesta le politiche dello Stato è già contro la costituzione non chè passibile di pena. Inoltre la costituzione determina già che lo scopo del popolo è quello di costituire il socialismo o il comunismo. Dunque per la costituzione la volontà comunista del popolo è già predeterminato e ad essa non si può opporre il diritto di parola. Come possa farsi eleggere un non comunista visto che la costituzione gli vieta di esprimere idee in tal senso è un mistero.

    quindi oltre al fatto che confermo che l'assemblea si riunisce in due periodi di sessione ordinaria all'anno ( art. 78), le sessioni straordinarie o sono convocate dal governo ( che in mancanza supplisce con i decreti legge) o da un terzo dei deputati. Ma ripeto come fà in tali condizioni un terzo dei deputati a essere espressione di un 'opposizione al regime comunista dato che tale opposizione non può essere nemmeno espressa con la parola?

    questa mancanza di libertà è confermata da una ONG come Human Rights Watch

    "le leggi che criminalizzano la propaganda del nemico, la diffusione di notizie "non autorizzate", e l'insulto ai somboli patriottici sono usate per restringere la libertà di parola sotto la sembianza di proteggere la sicurezza statale"

    quindi chi è contro l'ideologia ufficiale può essere accusato o come diffusore di una propaganda nemica o come uno che insulta lo stato. per nopn parlare che solo le notizie autorizzate possono essere diffuse.

    inoltre a cuba il governo imprigiona o ordina la sorveglianza di individui che non hanno commesso atti ilegali poichè ci sono provvedimenti che penalizzano la pericolosità. A cuba esiste dunque una presunzione di pericolosità che consente al potere grande discrezionalità nel determinare quali cittadini pur non colpevoli di alcun reato debbano essere considerati percolosi e dunque limitati nella loro libertà

    in carcere per reati politici ci sono secondo HRW 316 oppositori politici.

    http://hrw.org/englishwr2k7/docs/2007/01/11/cuba14886.htm

    secondo gli art 121 e 128 della costituzione cubana tribunali e pubblici ministeri sono soggetti al Consiglio di Stato ( cioè all'esecutivo)

    Edited by lupog - 7/5/2008, 00:53
     
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  7. lupog
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    RAUL CASTRO INTENDE ABOLIRE IL SISTEMA DELL'UGUAGLIANZA SALARIALE

    Cuba continua sulla strada delle riforme e delle aperture, nella nuova stagione aperta da Raul Castro. Il leader intende abolire il sistema di uguaglianza salariale istituito da Fidel Castro. Il viceministro dei Trasporti e della Sicurezza sociale, Carlos Mateu, ne ha parlato in una intervista al quotidiano comunista Granma, precisando che ai lavoratori e ai manager potranno d'ora in poi essere dati bonus e incentivi in base alla loro produttività.

    Il sistema introdotto nel 1959 da Fidel Castro non è più «conveniente», ha spiegato Mateu. E la sua abolizione rappresenta una piccola rivoluzione, che permetterà l'emergere a Cuba di una classe media in grado di accumulare liberamente delle ricchezze. Numerose imprese hanno già abolito i tetti salariali per i lavoratori più produttivi - facendo proprio uno slogan del tipo «lavorare di più, guadagnare di più» -, e altre imprese dovranno fare lo stesso nel mese di agosto, ha avvertito Mateu.

    Questa riforma si va dunque ad aggiungere alle altre introdotte da Raul Castro negli ultimi quattro mesi. Il fratello di Fidel, da quando è diventato ufficialmente presidente, ha introdotto delle riforme per migliorare le condizioni di vita dei cubani, i quali possono ora comprarsi cellulari, dvd, computer e altri oggetti elettronici, oppure andare a dormire in un hotel riservato ai turisti. Raul ha anche aperto i terreni pubblici non coltivati allo sfruttamento privato, al fine di aumentare la produzione alimentare.

    http://www.unita.it/view.asp?IDcontent=76227
     
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  8. aioiamai
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    «lavorare di più, guadagnare di più» ???

    E perchè no lavorare Meglio, e guadagnare di più?
    Altrimenti "ritornano" all'era Stakanov :mispiace:
     
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  9. _SmokY_
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    CITAZIONE (aioiamai @ 12/6/2008, 17:55)
    «lavorare di più, guadagnare di più» ???

    E perchè no lavorare Meglio, e guadagnare di più?
    Altrimenti "ritornano" all'era Stakanov :mispiace:

    Eheh, forse volevano evitare: chi me lo fa fare che tanto prendo sempre quello :)
     
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  10. Lorindel
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    CITAZIONE (lupog @ 12/6/2008, 15:44)
    Il sistema introdotto nel 1959 da Fidel Castro non è più «conveniente», ha spiegato Mateu. E la sua abolizione rappresenta una piccola rivoluzione, che permetterà l'emergere a Cuba di una classe media in grado di accumulare liberamente delle ricchezze. Numerose imprese hanno già abolito i tetti salariali per i lavoratori più produttivi - facendo proprio uno slogan del tipo «lavorare di più, guadagnare di più» -, e altre imprese dovranno fare lo stesso nel mese di agosto, ha avvertito Mateu.
    http://www.unita.it/view.asp?IDcontent=76227

    Per chi ancora non ne fosse convinto , il comunismo è davvero , davvero morto in ogni angolo del mondo , se verrà portata avanti questa linea decisamente liberal-capitalista .
    Bah , beati coloro che vedono nel mito dell'industria e dell'espansione economica senza limiti la soluzione ad ogni male .

     
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    Terreno minato, e allora sgombriamo subito il campo da equivoci: Cuba è un posto meraviglioso, ma non ci vivrei mai proprio perché non posso immaginare la mia compatibilità con un regime.

    Ma è bene separare un giudizio che è più morale che politico da quello che è avvenuto, ché la Storia ha la testa dura.

    Credo che in soldoni il problema di Cuba debbe essere affrontato con due questioni sudamericane vecchie di quasi due secoli: Simòn Bolivar, a cui ho accostato più di una volta Guevara per la percezione che i cubani over50 hanno di questa figura mitica (del comunismo del Che glie ne importa un piffero), nel 1822 aveva già previsto il maggior problema dell'America Latina dalla sconfitta del dominio spagnolo in poi: "C'è a capo di questo grande continente un paese molto potente, molto ricco e molto bellicoso, capace di qualsiasi cosa". Sperava nella protezione inglese e così non fu, né poteva essere.

    James Monroe, il quinto (o sesto, vattelapesca) presidente americano, contemporaneo di Bolivàr, passò alla storia per la sua Dottrina Monroe, che sosteneva che le Americhe dovevano essere libere da nuove colonizzazioni e da qualsiasi interferenza europea. Dichiarava anche l'intenzione statunitense di rimanere neutrale nelle guerre europee e nelle vicende coloniali delle potenze europee, ma di considerare ogni nuova colonia o interferenza con nazioni indipendenti nelle Americhe come un atto ostile nei confronti degli Stati Uniti. Prevedeva insomma il “panamericanismo” a guida statunitense, e se c’era qualcosa su cui democratici e repubblicani, nordisti o sudisti non avrebbero mai fatto la guerra, era questo.

    Innanzi tutto, con la revolucion Cuba ha sancito un’indipendenza nazionale che di fatto non esisteva: per un certo periodo il Congresso Americano ha potuto deliberare sull’operato del governo cubano. Nessuno dei dittatori sudamericni ha mosso un progresso del genere: anzi, nessuno di questi poteva essere tale senza la Casa Bianca (vedi la dottrina Monroe, sopra). Aggiungiamo ancora la deriva gangsteristica dell’occupazione ed economica e militare americana (ancora negli anni venti il governatore dell’isola era statunitense), il conseguente profilo istituzionale dei vari dittatori cubani (ce n’era uno, forse Zayas o Gomez, non ricordo, che vinse per due volte il primo premio della lotteria nazionale) e la posizione del paese, che mai avrebbe potuto difendere i suoi presupposti nazionali senza trovare l’alleanza che a qualcuno di altrettanto forte (l’URSS) interessava per motivi strategici. Prendiamo il tutto, drammatizziamolo con la Guerra Fredda e avremo le risposte che cerchiamo.

    Per me Castro non ha mai rappresentato un modello, e i principi di libertà devono essere uguali a Cuba come a Teheran, ma che sarebbe bene ricordare che alla massa di profughi cubani (serbatoio primario di elettori repubblicani) accolta dagli Usa, non corrispondeva analogo riconoscimento di rifugio politico e civile durante la dittatura di Batista. Per la precisione, avvenne solo sei volte.

    Più in generale: esiste la Storia, ed esiste la morale. La seconda non serve per leggere la prima: se ci si limita al giudizio morale, Bush e Putin andrebbero messi al muro in un nano secondo e ben prima della cricca di Fidel. Se invece non ci si limita al giudizio morale, allora si deve concludere che la revolucion non fu un colpo di stato per insediare l'ennesimo concessionario di Washington, ma una riappropriazione dell'indipendenza. Anch'io avrei preferito tutt'altra strada e tutt'altro assetto dell'isola, ma quello passava il convento ed altre strade non ce n'erano: non in quel luogo, non in quel tempo.
     
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  12. lupog
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    CITAZIONE (WebMichi @ 13/6/2008, 08:20)
    Più in generale: esiste la Storia, ed esiste la morale. La seconda non serve per leggere la prima: se ci si limita al giudizio morale, Bush e Putin andrebbero messi al muro in un nano secondo e ben prima della cricca di Fidel.

    su questo non sono d0'accordo almeno per Bush, il quale a differenza di Castro non ha certo condannato a morte i suoi oppositori. E ancor prima che una questione morale, questa è una questione di democrazia.

    CITAZIONE
    Se invece non ci si limita al giudizio morale, allora si deve concludere che la revolucion non fu un colpo di stato per insediare l'ennesimo concessionario di Washington, ma una riappropriazione dell'indipendenza. Anch'io avrei preferito tutt'altra strada e tutt'altro assetto dell'isola, ma quello passava il convento ed altre strade non ce n'erano: non in quel luogo, non in quel tempo.

    e chi lo sà. Michele.... non si possono valutare gli avvenimenti storici sulla base delle alternative che non si sono realizzate o che si presume non si potessero realizzare. Quella di Castro fu l'unica prospettiva di indipendenza reale per Cuba? Si potrebbe obiettare che Cuba è passato dal colonialismo americano a quello sovietico. Ed è arduo pensare che ci abbia guadagnato. Il dato storico è che Cuba non solo non si è liberata dal giogo della dittatura, ma anzi ha visto un involuzione della propria situazione in termini di diritti umani. Quando senti parlare un esule di Cuba in Italia ti rendi conto che questione fondamentale non è quella ideologica di essere pro o contro il castrismo ma quella ben più prosaica di mandare un po di soldi ai propri familiari per farli stare un po meglio. Capisci che il problema non è il telefonino nuovo da comperare, ma il mangiare. E che l'alternativa è drammatica: tornare anche solo per qualche giorno a Cuba per loro significa rischiare di non poterci più uscire e quindi privare i propri cari del sostegno economico che arriva da chi vive all'estero. Sono queste testimonianze di vita quotidiana quelle che più di tutte ti consentono di farti un idea su cosa sia quel regime.

    Edited by lupog - 13/6/2008, 11:55
     
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    CITAZIONE (lupog @ 13/6/2008, 11:24)
    CITAZIONE (WebMichi @ 13/6/2008, 08:20)
    Più in generale: esiste la Storia, ed esiste la morale. La seconda non serve per leggere la prima: se ci si limita al giudizio morale, Bush e Putin andrebbero messi al muro in un nano secondo e ben prima della cricca di Fidel.

    su questo non sono d0'accordo almeno per Bush, il quale a differenza di Castro non ha certo condannato a morte i suoi oppositori. E ancor prima che una questione morale, questa è una questione di democrazia.

    Fabrizio, democrazia e dittatura sono fatti di valore assoluto per il paese interessato, del tutto relativi per la comunità internazionale. Una dittatura può non alterare equilibri a livello internazionale e una democrazia bombardarti ogni tre per due: resta "democrazia" anche al di fuori dei suoi ambiti territoriali? Se una nazione esporta la guerra in tutto il mondo, le sue strutture sociali hanno significato solo ed esclusivamente per il paese di appartenenza, a meno di non volere fare morti di serie A e di serie B, e nazioni di serie A e di serie B. Nel caso, 3.000 miliardi dollari per una guerra intrapresa su una colossale frottola, con un saldo alla data di 150.000 civili uccisi (fonte Università di Yale e Harvard Medical School), ne fa oggettivamente un criminale, anche se sfugge alla rappresentazione materiale e morale che ce ne facciamo in occidente. Stesso discorso, per essere chiari, dovrebbe essere applicato al cosiddetto moral bombing alleato nella seconda guerra mondiale: il bombardamento di Dresda fu un abominio, e Churchill un criminale.


    CITAZIONE (lupog @ 13/6/2008, 11:24)
    CITAZIONE (WebMichi @ 13/6/2008, 08:20)
    Se invece non ci si limita al giudizio morale, allora si deve concludere che la revolucion non fu un colpo di stato per insediare l'ennesimo concessionario di Washington, ma una riappropriazione dell'indipendenza. Anch'io avrei preferito tutt'altra strada e tutt'altro assetto dell'isola, ma quello passava il convento ed altre strade non ce n'erano: non in quel luogo, non in quel tempo.

    e chi lo sà. Michele.... non si possono valutare gli avvenimenti storici sulla base delle alternative che non si sono realizzate o che si presume non si potessero realizzare. Quella di Castro fu l'unica prospettiva di indipendenza reale per Cuba?

    Io posso valutare solo ciò che la Storia mi ha dato, e non posso parimenti procedere per congetture. Resta il fattore TEMPO , senza il quale non si ragiona di Storia, che non pone il principio "meglio qualsiasi democrazia di qualsiasi dittatura" ma recita invece: "nel 1959, in piena guerra fredda, per un paese posizionato di fronte alla Florida, è meglio la dittatura di un cubano sorretto dalla maggioranza della popolazione o la democrazia degli americani che ci fatto a pezzi, portato via tot di materie prime e mantenuto al potere dittatori per conto terzi con il loro codazzo di gangsters?" e aggiunge, subito dopo, "dove posso accendere il fido per pagarmi un'identità nazionale e la possibilità di vivere meglio?" rispondendo: "alla banca di una potenza che vuol rompere i maroni a Washington, sennò sono fregato, che in tutto il centro e sudamerica, come già era successo a Bolivar, non c'è nessuno che mi aiuti perchè sono tutti a libro paga di Washington, che Dio maledica Monroe."

    Solo dopo avere fatto questo ragionamento, e aver preso a parametro criteri di giudizio uguali per tutti, è possibile una critica completa del regime cubano con il quale, ripeto, non voglio avere nulla a che fare.
     
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  14. lupog
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    CITAZIONE (WebMichi @ 13/6/2008, 13:59)
    CITAZIONE (lupog @ 13/6/2008, 11:24)
    CITAZIONE (WebMichi @ 13/6/2008, 08:20)
    Più in generale: esiste la Storia, ed esiste la morale. La seconda non serve per leggere la prima: se ci si limita al giudizio morale, Bush e Putin andrebbero messi al muro in un nano secondo e ben prima della cricca di Fidel.

    su questo non sono d0'accordo almeno per Bush, il quale a differenza di Castro non ha certo condannato a morte i suoi oppositori. E ancor prima che una questione morale, questa è una questione di democrazia.

    Fabrizio, democrazia e dittatura sono fatti di valore assoluto per il paese interessato, del tutto relativi per la comunità internazionale. Una dittatura può non alterare equilibri a livello internazionale e una democrazia bombardarti ogni tre per due: resta "democrazia" anche al di fuori dei suoi ambiti territoriali? Se una nazione esporta la guerra in tutto il mondo, le sue strutture sociali hanno significato solo ed esclusivamente per il paese di appartenenza, a meno di non volere fare morti di serie A e di serie B, e nazioni di serie A e di serie B. Nel caso, 3.000 miliardi dollari per una guerra intrapresa su una colossale frottola, con un saldo alla data di 150.000 civili uccisi (fonte Università di Yale e Harvard Medical School), ne fa oggettivamente un criminale, anche se sfugge alla rappresentazione materiale e morale che ce ne facciamo in occidente. Stesso discorso, per essere chiari, dovrebbe essere applicato al cosiddetto moral bombing alleato nella seconda guerra mondiale: il bombardamento di Dresda fu un abominio, e Churchill un criminale.

    perdonami ma qui sei tu Michele a esprimere giudizi di valore. la scienza politica ci indica criteri ben precisi per dirci cos'è o cosa non è una democrazia. Fare una disamina di questi criteri ci porterebbe ben al di fuori dall'argomento di questo topic. é sufficente elencarne alcuni: elezioni libere, ed eque, pluralismo informativo, libertà di espressione e di associazione, possibilità di competere per il sostegno ( o consenso). Ebbene già basandosi su questi pochi criteri possiamo vedere come il sistema politico degli Stati Uniti rispetta questi criteri in maniera più o meno efficace, ma li rispetta; il regime cubano invece li considera per come è strutturata la ssua costituzione addirittura un ostacolo alla rivoluzione.
    Il fatto che castro abbia messo in prigione e talora persino a morte i suoi oppositori è solo la più evidente negazione dei principi democratici.
    Per il resto le tue valutazioni su Bush contengono ugualmente dei giudizi di valore e come tale soggettivi e non oggettivi come tu affermi, da cui si deduce anzitutto che tu non ami Bush e che non sei un estimatore della politica estera americana. Io potrei risponderti esprimendo un giudizio ugualmente di valore che senza questa tendenza degli Usa a esportare la guerra noi staremo ancora ad ascoltare i comizi di qualche nipote del Duce a Palazzo Venezia e ai iscrivere i nostri figli allì'opera nazionale balilla. Per non dire di peggio ovviamente. E sulla guerra in Iraq possiamo affermare che essa fu basata su una menzogna certamente, che fu crudele e sanguinosa.....Bella scoperta io rispondo: quale guerra non è crudele e per quale non si dichiarano menzogne? E ciò riguarda gran parte delle guerre non solo quelle degli USA. Ma questo non ha nulla a che vedere con la democrazia di un paese che è un fatto eminentemente interno e riguarda la partecipazione alla gestione della cosa pubblica del suo popolo.
    Infine perdonami ma è affermare che quella di Castro era la sola soluzione possibile ad aprire il terreno alle congetture. Resta il dato di fatto di un regime che ha represso ogni opposizione per 50 anni ( filo americana e non): è questo che ha reso in primis il regime castrista senza alternative. é il resto del ragionamento ( cioè che Castro dovesse rivolgersi per forza all'URSS o rimanervi alle dipendenza per i successivi trent'anni e che questo fosse meglio del protettorato americano) ad essere congetturale. Ed è su questo che giocano coloro che a tutt'oggi giustificano il regime castrista dicendo che esso è l'unica alternativa democratica alla longa manus americana ( i castristi che si definiscono democratici curioso no?!?) Il secondo dato di fatto è che Cuba è passata da un regime dittatoriale filo americano a un regime dittatoriale filo sovietico. Essa ha potuto esercitare realmente la propria indipendenza solo dopo il crollo dell'URSS: ed è andata incontro da allora a una permanente crisi economica. Un esercizio di indipendenza che a sentire quei cubani che possono parlare liberamente non ha dato gran sollievo a quel popolo.

    Edited by lupog - 13/6/2008, 15:29
     
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    CITAZIONE (lupog @ 13/6/2008, 15:01)
    1. perdonami ma qui sei tu Michele a esprimere giudizi di valore. la scienza politica ci indica criteri ben precisi per dirci cos'è o cosa non è una democrazia. Fare una disamina di questi criteri ci porterebbe ben al di fuori dall'argomento di questo topic. é sufficente elencarne alcuni: elezioni libere, ed eque, pluralismo informativo, libertà di espressione e di associazione, possibilità di competere per il sostegno ( o consenso). Ebbene già basandosi su questi pochi criteri possiamo vedere come il sistema politico degli Stati Uniti rispetta questi criteri in maniera più o meno efficace, ma li rispetta; il regime cubano invece li considera per come è strutturata la ssua costituzione addirittura un ostacolo alla rivoluzione.
    Il fatto che castro abbia messo in prigione e talora persino a morte i suoi oppositori è solo la più evidente negazione dei principi democratici.


    2. Per il resto le tue valutazioni su Bush contengono ugualmente dei giudizi di valore e come tale soggettivi e non oggettivi come tu affermi, da cui si deduce anzitutto che tu non ami Bush e che non sei un estimatore della politica estera americana. Io potrei risponderti esprimendo un giudizio ugualmente di valore che senza questa tendenza degli Usa a esportare la guerra noi staremo ancora ad ascoltare i comizi di qualche nipote del Duce a Palazzo Venezia e ai iscrivere i nostri figli allì'opera nazionale balilla. Per non dire di peggio ovviamente. E sulla guerra in Iraq possiamo affermare che essa fu basata su una menzogna certamente, che fu crudele e sanguinosa.....Bella scoperta io rispondo: quale guerra non è crudele e per quale non si dichiarano menzogne? E ciò riguarda gran parte delle guerre non solo quelle degli USA.

    3. Ma questo non ha nulla a che vedere con la democrazia di un paese che è un fatto eminentemente interno e riguarda la partecipazione alla gestione della cosa pubblica del suo popolo.

    4.Infine perdonami ma è affermare che quella di Castro era la sola soluzione possibile ad aprire il terreno alle congetture. Resta il dato di fatto di un regime che ha represso ogni opposizione per 50 anni ( filo americana e non): è questo che ha reso in primis il regime castrista senza alternative. é il resto del ragionamento ( cioè che Castro dovesse rivolgersi per forza all'URSS o rimanervi alle dipendenza per i successivi trent'anni e che questo fosse meglio del protettorato americano) ad essere congetturale.

    5. Ed è su questo che giocano coloro che a tutt'oggi giustificano il regime castrista dicendo che esso è l'unica alternativa democratica alla longa manus americana ( i castristi che si definiscono democratici curioso no?!?) Il secondo dato di fatto è che Cuba è passata da un regime dittatoriale filo americano a un regime dittatoriale filo sovietico. Essa ha potuto esercitare realmente la propria indipendenza solo dopo il crollo dell'URSS: ed è andata incontro da allora a una permanente crisi economica. Un esercizio di indipendenza che a sentire quei cubani che possono parlare liberamente non ha dato gran sollievo a quel popolo.

    Fabrizio, premetto in tutta serenità che non sono d’accordo neppure sulle virgole: buon segno, probabilmente, chè diversamente vorrebbe dire che si parlerebbe di luoghi comuni. Provo a spiegarmi:

    1. Non riesco a capire: ho forse parlato di democrazia a Cuba o forse ho detto che fosse per me ci vivrei da domattina? Le premesse al mio intervento erano ben diverse, mi sembra.

    2. No, assolutamente: gli Usa non svolgono neppure lontanamente nel mondo il ruolo che svolgevano sessant’anni fa. Bush non è Roosvelt. Allora il problema era evitare l’unificazione dell’Europa sotto il nazismo, oggi è quello di difendere gli interessi del paese a discapito di qualsiasi diritto internazionale. Gli USA non sono gli stessi liberatori: non c’è popolo o entità politica inalterati nel tempo, non è possibile. Nessuno decide per sè, il pianeta è un sistema chiuso e quello che sei oggi puoi negarlo nel senso opposto domani.

    3. Scusami, ma non è esattamente la stessa cosa che ho detto nell’intervento precedente affermando che “democrazia e dittatura sono fatti di valore assoluto per il paese interessato, del tutto relativi per la comunità internazionale”?

    4. Guarda che il mio disquisire sull’argomento Cuba prescinde proprio dalle congetture per commentare esclusivamente ciò che è avvenuto, non le sue varianti possibili. Castro non era neppure comunista, la sua “conversione” è stata semplicemente funzionale all’imprescindibile veste ideologica terzomondista che il suo movimento doveva assumere per svolgere il ruolo di “concessionario” di Mosca nella regione, che era la sola alternativa possibile, evidentemente: e non vedo come fosse possibile data la collocazione del paese. Dopo di che, quello è successo, e alternative liberali o di altro genere non ce n’erano o non si sono manifestate nel luogo e nel momento necessario. Di quello posso discutere, e solo di quello. Che sia giusto o normale o meno, è del tutto irrilevante: in Italia la Resistenza poteva essere solo comunista e cattolica, gli azionisti erano minoritari e i liberali non esistevano o quasi allora e non sarebbero esistiti se non marginalmente dopo (con il massimo di 5 o 6 punti percentuali alle elezioni con Malagodi). Quella è la nostra Liberazione, che piaccia o no, non ce ne sono state altre.

    5. Mah, mi pare che tutta la considerazione che fai confermi quanto scrivevo sopra: Cuba poteva diventare Cuba solo in quel momento storico (la guerra fredda) e solo con quel partner (la Russia). Venuto meno quest’ultimo, la crisi economica è conseguente all’esposizione all’embargo (altro atto di diritto internazionale quanto meno discutibile) e alla mancanza di un ecosistema di relazioni alternativo a quello della Russia.

    6. Tornando al “futuro” cui era ispirato originariamente questo thread, apparentemente le sole incognite sono il tempo e le modalità in cui l’anomalia cubana verrà riassorbita. Però non né tutto così scontato. Se paragono il regime cubano ad una altra dittatura, ma di segno opposto e garantita da Washington (Haitit) i dati mi dicono che il confronto è questo:

    Popolazione
    Cuba: oltre 11 milioni;
    Haiti: oltre 8 milioni.

    Tasso di crescità della popolazione
    Cuba: 0,27
    Haiti: 2,45

    Tasso di mortalità infantile
    Cuba: 6.04 per mille
    Haiti: 64.83 per mille

    Aspettativa di vita
    Cuba: 77.08
    Haiti: 57.3

    HIV/AIDS
    Cuba: <0,1 %
    Haiti: 5.6%

    Alfabetizzazione di base (percentuale della popolazione oltre i 15 anni in grado di leggere e scrivere)
    Cuba: 99.8%
    Haiti: 52.9%

    Crescita annua del PIL
    Cuba: 7%
    Haiti: 3.5%

    Reddito pro capite
    Cuba: 4500 $
    Haiti: 1900 $

    Disoccupazione
    Cuba: 1,9%
    Haiti: 66% della forza lavoro non ha un'occupazione stabile.

    Quesi risultati non sono possibili senza un appoggio almeno parziale della popolazione: per quello che mi è sembrato quando l’ho visitata, consenso e dissenso a Cuba sono un fatto tendenzialmente generazionale. Com’è naturale che sia, la generazione della revolucion è stata soppiantata dalle successive, che hanno esigenze ed aspettative completamente diverse rispetto a quella. La soluzione che mi auguro è quella federativa con altri paesi del centro e sud america, a limitare l’inevitabile controllo americano: la debolezza contingente degli USA potrebbe essere un fattore abilitante.
     
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