CHAVEZ, IL CAMPIONE DELL'ANTIAMERICANISMO IN AMERICA LATINA

vince le elezioni in Venezuela

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  1. lupog
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    All'indomani della sua rielezione trionfale, il presidente venezuelano Hugo Chavez ha rinforzato la sua immagine di campione della sinistra latino-americana promettendo di estendere la sua "rivoluzione socialista", al grande diavolo di Washington. Rieletto largamente con più del 61% deI voti, il capo dello stato, bestia nera degli Stati Uniti nella regione, ha affermato nel suo primo discorso domenica sera dopo lo scrutino di avere "dato una lezione di dignità all'imperialismo americano."
    Chavez ha lanciato un avvertimento al "diavolo che pretende di dominare il mondo", allusione al soprannome che dà al presidente George W. Bush, inviando pure un vibrante saluto al suo "compagno" cubano Fidel Castro.
    Da buon stratega militare, il vecchio ufficiale paracadutista, ricondotto al potere per altri sei anni, non ha perso l'opportunità di sfruttare questo voto massiccio per consolidare il suo statua internazionale attraverso "l'espansione della rivoluzione". Difendendosi dall'accusa d' installare una "dittatura", ha intenzione di proporre per referendum una modifica della Costituzione che gli permetta di ripresentarsi alle elezioni quante volta desideri .
    Washington si è congratulata con i venezuelani per il buon svolgimento dello scrutino ed ha offerto una cooperazione a Caracas. "Il presidente Chavez è stato rieletto e speriamo di avere delle relazioni positive e costruttive col governo venezuelano", ha dichiarato il portavoce del dipartimento di stato, Sean McCormack.
    "L'America latina si libera", titolava lunedì un editoriale del giornale venezuelano Ultimas Noticias, considerato come piuttosto vicino al governo, predicendo un "vento di fronda" nella regione dopo una serie di elezioni che hanno portato al potere dei rappresentanti della sinistra radicale in Bolivia, in Nicaragua ed in Ecuador.
    Senza dubbio, questa vittoria importante lo rinforza nella sua posizione internazionale", ha indicato all'AFP Carlos Romero, professore alla facoltà di scienze politiche dell'università centrale del Venezuela (UCV).
    Tuttavia, secondo questo esperito in geopolitica, il dirigente venezuelano potrebbe approfittare anche di questo slancio per modificare l'aggressività della sua diplomazia e per consolidare ulteriormente la sua leadership.
    “È anche un uomo prammatico in fondo. Non gli è sfuggito che numerosi paesi, ivi compreso gli amici, gli chiedono di avere migliori relazioni con gli Stati Uniti e di non fare delle ingerenze", osserva.
    Anche se è ancora presto per misurarne la portata, il discorso consensuale del dirigente venezuelano sul suo "rispetto" verso gli Stati Uniti, pronunziato durante la giornata elettorale, ha potuto dare l'impressione di un certo ripiegamento, lontano dalla diatriba infiammata che ha seguito la sua rielezione.
    L'insuccesso del Venezuela per ottenere un seggio al Consiglio di sicurezza dell'ONU ha illustrato la diffidenza di una parte della comunità internazionale verso la strategia recente di Hugo Chavez, in particolare il suo avvicinamento con Teheran ed i paesi islamici.

    http://news.bbc.co.uk/go/rss/-/2/hi/americas/6205128.stm

    http://www.courrierinternational.com/AFP/d...52.drlvl64n.xml

    Edited by lupog - 30/12/2006, 18:04
     
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  2. lupog
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    CHAVEZ E I RISCHI DI DERIVE AUTORITARIE DELLA SUA RIFORMA COSTITUZIONALE

    Chavez il nuovo Robin Hood del Venezuela, che distribuisce ai poveri le rendite del petrolio è oggetto delle attenzioni della stampa internazionale per il suo contestato progetto di riforma costituzionale che secondo molti rischierebbe di ttrascinare il paese verso una deriva populista con tendenze autoritarie.
    Chavez intende elimnare il limite dell'articolo 230 della costituzione venezuelana che prevede per il presidente in carica la possibilità di essere rieletto per un solo ulteriore mandato di 6 anni. Se la riforma costituzionale andrà in porto, Chavez, che è laq suo sencondo mandato avrà la possibilità di presentarsi alle elezioni presidenziali e essere rieletto tutte le volte che vuole. altro aspetto delle proposte di Chavez riguarda l'aumento delle firme necessario per presentare un referendum revocatorio popolare nei confronti del Presidente della Repubblica. Attatualmente l'art. 72 della Costituzione richiede come condizione per presentare il referendum il 20 percento delle firme della popolazione avente diritto al voto. Con la proposta di Chavez il limite si innalza di 10 punti e passa dal 20 al 30 per cento
    ma ci sarebbero delle cose da dire anche sull'efficacia di questo strumento referendario: poichè nel Venezuela esiste una precaria separazione dei poteri ( altro provvedimento molto contestato di Chavez è di avere fatto della Corte Suprema una sua longa manus, essendo ormai composta in gran parte dim embri a lui favorevoli) chi firma per il referendum lo fà a proprio rischio e pericolo perchè viene schedato e secondo molti osservatori esisterebbero delle liste di proscritti che hanno avuto problemi a trovare occupazione o a partecipare nel caso di imprese ad appalti pubblici.
    Va ricordato che perchè la riforma sia approvata occorre seguire un iter complesso: l'articolo 342 della costituzione stabilisce che in primo luogo l'analisi da parte del parlamento del progetto nella sua totalità. Dopodichè il parlamento di occuperà di controllare la proposta di riforma nello specifico e la terza fase della discussione parlamentare discuterà la riforma articolo per articolo. il tutto dovrà avvenire con la maggioranza di due terzi dei voti del parlamento. E fin qui non dovrebbero sussitere difficoltà dato che il parlamento è controllato al 100 percento dalla coalizione che sostiene Chavez. Infine, una volta approvata dal parlamento la riforma dovrà essere sottoposta a referendum popolare entro e non oltre i 30 giorni successivi dalla sua approvazione.

    vi è poi il caso RcTv, la televisione di opposizione a cui Chavez ha probito di trasmettere nel terrestre, che continua a diffondere il suo segnale via cavo e satellite ma secondo il suo direttore ha dovuto far fronte a un brusco calo degli introiti pubblicitari. Chavez propone di ridurre l'orario di lavoro a 6 ore al giorno, la creazione di un quarto potere, potere del popolo, una sorta di controllo non meglio specificato che partirebbe dai comuni e dagli stai regionali, e il poter disporre per il governo delle riserve della banca centrale del Venezuela. il tutto in un clima infuocato in Venezuela: con Chavez e l'opposizione che utilizzano i propri media per diffonder proclami in cui si invita perfino alla eliminazione fisica dell'avversario.

    ASCOLTA LA PUNTATA DEDICATA A CHAVEZ DI RADIO 3 MONDO ( 24 AGOSTO 2007)
     
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  3. lupog
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    VENEZUELA: CHAVEZ VINCE REFERENDUM, POTRA' PUNTARE A PRESIDENZA A VITA


    (ASCA-AFP) - Caracas, 16 feb - Hugo Chavez potra' concorrere a vita alla carica di presidente.

    L'esito del referendum svolto in Venezuela permettera' al presidente di candidarsi nuovamente alle elezioni presidenziali ed essere rieletto una volta terminato il suo secondo mandato.

    ''Le porte del futuro sono aperte'', ha dichiarato Chavez parlando alla folla dal balcone del palazzo Miraflores.

    ''Vittoria, vittoria, vittoria popolare'', ha esclamato.

    Durante i festeggiamenti per la vittoria ottenuta, 54.36% voti in favore, Chavez ha ribadito l'intenzione di candidarsi per la terza volta alla carica di presidente.

    ''Nel 2012 ci saranno le elezioni presidenziali valide per il periodo 2013-2019 e se Dio non ha altri piani per me, se la gente non ha altri piani, questo soldato e' ora un pre-candidato per la presidenza della Repubblica'', ha affermato il presidente venezuelano.
     
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  4. Wanchope89
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    non vedo il problema.. anche in Italia si può essere rieletti un numero illimitato di volte :D (aspetta forse è questo il problema)
     
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  5. tonnio93
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    Vi ricordo che Chavez se non sbaglio nel 2002 fu protagonista di un colpo di stato attuato dai militari a danno dello stesso Chavez. La giunta militare restò al potere per circa 24 ore, ma a causa della sollevazione dei ceti popolari scesi in piazza a favore di Chavez, la Giunta Militare stretta d'assedio fu costretta a fuggire. La Giunta Militare era ovviamente filo-USA.

    Vi posto l'articolo di Wiki

    Lo sciopero alla PDVSA

    La televisione di Stato rese pubblica la registrazione di una telefonata tra Ortega e l'ex presidente Carlos Andrés Perez, profugo dalla giustizia rifugiatosi negli USA, nella quale Perez diceva ad Ortega di organizzare uno sciopero generale e di portarlo alle estreme conseguenze, di prendere contatto con Carmona Estanga, attuale presidente di Fedecamara e di concordare le azioni con lui. Un altro fatto che ebbe notevole peso sugli avvenimenti dell'11 aprile 2002 fu una riunione presso la sede della Conferenza Episcopale Venezuelana in cui erano presenti, oltre ai componenti dell'alta gerarchia ecclesiastica, anche i vertici della CTV con Carlos Ortega in testa, Fedecamara con Carmona Estanga e vari personaggi dell'opposizione. La seduta si chiuse con un inno alla democrazia, che delineò la composizione delle forze promotrici del golpe contro Chávez.

    Il 7 aprile, il presidente Chávez annunciò il licenziamento degli alti dirigenti e le proteste degli oppositori si intensificarono. Il 9 aprile la CTV e la Confindustria, con l'appoggio della Chiesa cattolica, delle televisioni e dei partiti politici di opposizione, annunciarono uno sciopero generale di ventiquattro ore in sostegno dei dirigenti della PDVSA.

    L'11 aprile fu organizzato un corteo di centomila persone che avrebbe dovuto dirigersi verso la sede della PDVSA, ma che un'arringa di Ortega deviò verso il palazzo di Miraflores, sede della Presidenza per cacciare «quel traditore di Chávez», dando alla marcia, fino a quel momento pacifica, ben altro scopo. La marcia, alle 12,30 dell'11 aprile 2002, riprese con in testa i sindaci scortati dalle loro polizie armate e motorizzate, ma senza che da quel momento si avesse più traccia di Ortega e dei suoi colleghi, scomparsi nel nulla.

    Già dalla notte attorno a Miraflores erano radunati migliaia di sostenitori di Chávez, in sentore di ciò che poteva accadere. Il corteo non arrivò a contatto con i simpatizzanti di Chávez perché dei cecchini appostati nei palazzi circostanti cominciarono a sparare dapprima sui sostenitori di Chávez, poi sulle prime file del corteo.

    La gente segnalò alcuni cecchini sul terrazzo di un palazzo nei pressi di Miraflores, la Guardia Nazionale entrò nel palazzo ed arrestò cinque persone armate di fucili di precisione, con documenti falsi, qualcuno di origine colombiana. Imprigionati, furono successivamente liberati dagli insorti e di essi si persero le tracce. La polizia metropolitana cominciò a sparare sulla gente che si trovava sul famoso ponte Laguno e che prese a scappare tentando di mettersi al riparo nei palazzi circostanti.

    Le televisioni private solidali ai golpisti sostennero l'idea di scontro provocati dai sostenitori di Chávez (e questa versione, in un primo tempo, fu ripresa anche dai media internazionali), ma le innumerevoli riprese effettuate nella zona dimostrarono che gli scontri a fuoco non erano tra i componenti delle due marce, ma era la polizia metropolitana a sparare contro i sostenitori di Chávez. I primi caduti si ebbero verso le 15,00. Dalla testimonianza di un giornalista della CNN, Otto Neustald, si seppe che un gruppo di alti militari, verso le ore 11,30 eseguirono una registrazione di prova del loro pronunciamento in cui disconoscevano l'autorità del presidente parlando dei primi morti e addossandone la responsabilità a Chávez. Questo pronunciamento, registrato prima delle 12,00, fu mandato in onda dopo le prime reali uccisioni.

    I militari felloni si erano riuniti in Fuerte Tiuna, presidio militare di Caracas, assieme a Carmona Estanga, ad una schiera di sostenitori e ad una nutrita rappresentanza di militari USA. I militari insorti minacciavano Chávez, ancora a Miraflores, intimandogli di arrendersi, pena il bombardamento del palazzo (come avvenne con Juan Domingo Peron e Salvador Allende, anch'essi minacciati da forze filo-statunitensi). Il Generale Rosendo faceva parte del complotto, ma fino all'ultimo ingannò Chávez, che lo credette un fedele alleato.

    In un ultimo tentativo di evitare il peggio, Chávez cercò di attuare il "Plan Avila", un piano di emergenza (attuato anche per la visita di papa Giovanni Paolo II) che, grazie alla presenza di mezzi blindati attorno al palazzo, avrebbe permesso la difesa delle istituzioni. Invece, proprio Rosendo fece arrivare con ritardo l'ordine di applicare il Plan Avila. I blindati, poi, usciti da Fuerte Tiuna, furono fatti subito rientrare da un contrordine lanciato dai cospiratori. Nel frattempo da Maracay, Raúl Isaías Baduel era pronto ad inviare mezzi e uomini a Caracas e così mezzi blindati da Maracaibo.

    Chávez si consegna ai golpisti

    A questo punto Chávez, per evitare la guerra civile, decise di consegnarsi ai golpisti chiamando proprio Rosendo affinché lo accompagnasse a Fuerte Tiuna, dove verso le 23,00 dell'11 aprile, fu arrestato e posto in isolamento, in attesa di decidere sulla sua sorte.

    Chávez riuscì a mettersi in contatto con la moglie ed un amico con un cellulare passatogli di nascosto da un ufficiale. Cominciò l'afflusso di gente dai ranchos di Caracas che chiedeva la liberazione di Chávez verso Fuerte Tiuna che fu circondato da oltre 600.000 persone. La stessa notte Chávez venne trasferito da Fuerte Tiuna a Turiamo, una base navale nel Nord-Est della Costa dello Stato di Aragua e da lì fu poi trasferito all'isola La Orcila, sede di una base logistica della Marina Militare.

    Il 12 aprile fu data la notizia del ritiro di Chávez e subito dopo Carmona Estanga si autoproclamò presidente del Venezuela. Il Parlamento in carica fu sciolto, furono destituiti tutti gli altri poteri, fu dichiarato l'abbandono dell'OPEP da parte del Venezuela, fu ripristinata la vecchia costituzione e dal nome ufficiale della nazione venne cancellata la parola "Bolívariana".

    Immediatamente gli USA si affrettarono a riconoscere il nuovo governo, seguiti a breve intervallo dalla Spagna, dove il quotidiano El País, legato tramite il gruppo "Prisa" ad alcuni media venezuelani, giustificò il colpo di Stato. I media venezuelani ebbero un ruolo determinante sia nell'organizzazione che nell'esecuzione del golpe e dato che tutti erano convinti della sua definitiva riuscita, si sbilanciarono in interviste, trasmesse su tutte le reti, dove parlavano del lavoro organizzativo dei militari e civili artefici dell'evento.

    Il ritorno di Chávez al potere

    Il 12 aprile a Caracas cominciarono seri disordini con saccheggi di negozi. Nei giorni 12 e 13 la polizia uccise più di 200 persone, gli ospedali accolsero centinaia di feriti.

    La gente, come già accaduto a Caracas, circondò anche la base dei paracadutisti del generale Baduel a Maracay chiedendo a gran voce il ritorno di Chávez. Lo stesso avvenne in molte altre località; si calcola che in tre giorni più di sei milioni di persone siano scese per le strade a difendere Chávez ed il suo governo.

    Nella notte del 13 aprile l'allora vescovo di Caracas, Antonio Ignacio Velasco García, fu inviato all'isola La Orchila con un jet privato probabilmente di proprietà dei Cisneros, dove avrebbe dovuto convincere Chávez a firmare la rinuncia e partire con lo stesso jet verso un'ignota destinazione, forse Cuba. Durante l'incontro arrivarono tre elicotteri per riportare Chávez a Miraflores.

    Con il rientro di Chávez, e il suo ritorno al potere il 14 aprile, gli scontri ed i saccheggi cessarono. Il golpe fallì, dunque, grazie al vastissimo appoggio popolare ed all'esiguità del gruppo dei militari golpisti, formato soprattutto da alti ufficiali, mentre il grosso delle forze armate venezuelane, guidate dal generale dell'esercito Raúl Isaías Baduel era rimasto fedele a Chávez ed alla nuova costituzione.

    Ecco anche il video con sottotitoli in italiano del fallito Colpo di Stato.Spero sia utile alla libera informazione
    http://video.google.com/videoplay?docid=-2...01820770706509#
     
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4 replies since 22/12/2006, 19:17   546 views
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