IL GOVERNO PRODI CADE SULLA POLITICA ESTERA. COSA SI DEVE FARE?
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  • si costituisce un governo di transizione che faccia prima del voto la riforma elettorale.
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  • non è stata messa la fiducia alla mozione e quindi occorre ridare l'incarico a Prodi (PRODI BIS).
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  • il governo Prodi non ha la fiducia del Parlamento sulla politica estera: erano intevitabili le sue dimissioni e si deve ritornare al voto.
    17.65%
    3
  • occorre ripresentare la mozione ma stavolta ponendo la fiiducia.
    11.76%
    2
  • si costituisce un altro governo con la stessa maggioranza ma senza Prodi
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IL GOVERNO PRODI CADE SULLA POLITICA ESTERA. COSA SI DEVE FARE?

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  1. lupog
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    La politica estera del governo non supera la prova del Senato. L'assemblea di Palazzo Madama ha respinto la mozione dell'Ulivo che chiedeva di approvare la relazione con cui il vicepremier Massimo D'Alema ha illustrato la strategia internazionale dell'esecutivo. Una strategia che il ministro degli Esteri aveva voluto inquadrare nella «tradizione italiana repubblicana», nel «programma dell'Unione votato dagli elettori», negli «interessi strategici del nostro Paese». Una strategia che vede uno dei propri capisaldi nella missione in Afghanistan, dove è importante continuare a restare «perché solo stando lì si può contribuire a lavorare per la pace». Ma proprio questa strategia non ha superato il giudizio dell'Aula: i voti favorevoli al testo illustrato da D'Alema sono stati 158, quelli contrari 136. A cui si aggiungono i 24 astenuti, che al Senato contano di fatto come dei no. Non è stata dunque raggiunta la maggioranza richiesta di 160 voti.

    D'Alema aveva parlato per circa un'ora all'inizio della seduta, illustrando i vari ambiti in cui si sviluppa l'impegno della Farnesina e ricordando come il fondamento della politica estera dell'Italia sia l'articolo 11 della Costituzione che prevede il rifiuto della guerra. Il ministro degli Esteri aveva però rivendicato anche un ruolo attivo del Paese nella prevenzione dei conflitti in varie aree del mondo: «L'Italia c'è in diversi contesti internazionali e c'è con un ruolo da protagonista».
    IRAQ E CASO VICENZA - L'intervento del ministro degli Esteri era stato contestato dalla Cdl, a cui non erano piaciute le prese di distanza dalle scelte compiute nei cinque anni dei governi Berlusconi. D'Alema aveva criticato l'unilaterlaismo americano e la scelta del centrodestra italiano di sostenere la guerra in Iraq. E su questi temi ha insistito nella sua replica agli interventi dei vari gruppi. «Noi non avremmo aderito alla politica neoconservatrice dell'amministrazione americana - ha detto D'Alema - e non avremmo mandato i soldati in Iraq. C'è una profonda diversità tra l'operazione militare in Afghanistan approvata dall'Onu, in base all'accertato fatto che ci fossero delle basi di Al Qaeda, e quella in Iraq, basata sulla menzogna dell'esistenza di armi di distruzione di massa: le due missioni non sono la stessa cosa». D'Alema, sollecitato da più parti, ha parlato anche del caso Vicenza, che non aveva voluto affrontare nella sua relazione: «Io ritengo che se il governo revocasse la decisione sull'ampliamento della base militare di Vicenza - ha spiegato - questo sarebbe un atto ostile nei confronti degli Usa».
    POLITICA EUROPEA - Parlando ai senatori, all'inizio della seduta, il capo della Farnesina aveva precisato che sono tre le direttrici della politica estera italiana: «Rilancio dell'europeismo e dell'integrazione europea; svolta in Medio Oriente; e allargamento delle relazioni internazionali del nostro Paese». Sulla questione mediorientale, in particolare, il vicepremier aveva sottolineato che «l'Italia è tornata ad essere un Paese amico sia di Israele sia degli arabi e in questo contesto può esercitare un ruolo fondamentale sulla strada della pace». Il vicepremier ha ricordato che è stata ripresa la tradizione italiana dei buoni rapporti con tutte le nazioni dell'area del Mediterraneo, in parte abbandonata negli anni del governo della Cdl. E ha evidenziato la necessità di isolare il terrorismo all'interno del mondo arabo. L'assunzione del comando della missione Unifil in Libano, secondo D'Alema, è poi «un ulteriore riconoscimento del nostro nuovo ruolo politico internazionale». Per il vicepremier la missione libanese è importante perché per la prima volta Israele ha accettato un dispiegamento di forze ai propri confini, premessa per una possibile analoga azione di stabilizzazione anche a Gaza e in Cisgiordania. Quanto al governo palestinese, D'Alema ha auspicato il rilascio dei prigionieri israeliani il cui sequestro fu il pretesto per l'inizio delle ostilità con Beirut.
    L'AFGHANISTAN - Sull'Afghanistan, D'Alema aveva spiegato che l'Italia ha rivendicato dinnanzi alle Nazioni Unite il ruolo di leading sulla missione «Unama» per la ricostruzione politica e civile e la stabilizzazione del Paese. Obiettivi che l'attuale intervento internazionale, basato soprattutto sull'opzione militare della missione Isaf, non è riuscito a centrare. D'Alema ha puntualizzato che molte delle personalità che oggi guidano le istituzioni afghane hanno radici nella sinistra e che con queste sia necessario dialogare. Per D'Alema, che ha evidenziato come nessun Paese al mondo ritenga che debbano essere ritirate le forze multinazionali di pace per evitare il ritorno del regime oscurantista dei talebani, va dunque rafforzato l'impegno civile. Inoltre l'Italia, ha detto il ministro degli Esteri, continuerà a lavorare per l'organizzazione di una conferenza internazionale di pace. «E' una scelta difficile rimanere lì - ha detto D'Alema - ma solo essendo lì possiamo contribuire a scelte per la pace. Se non ci fossimo, non potremmo rivendicare il diritto di esercitare il nostro peso nella comunità internazionale». D'Alema ha detto che il governo non si nasconde i rischi della permanenza in Afghanistan, ma quei rischi sono necessari per poter continuare il processo di pace.

    http://www.corriere.it/Primo_Piano/Politic.../21/alema.shtml

    IL VOTO CONTRARIO DEL SENATO ALLA MOZIONE DELL'ULIVO SULLA POLITICA ESTERA è UN FATTO MOLTO GRAVE. OCCORRE RIFLETTERE SUL L'OPPORTUNITà DI MANTENERE IN VITA UN GOVERNO INCAPACE DI AVERE UNA MAGGIORANZA SU UN SETTORE IMPORTANTE COME LA POLITICA ESTERA. VOI COSA NE PENSATE?

    Edited by lupog - 21/2/2007, 19:04
     
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  2. Boxrings2A
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    Finalmente abbiamo un governo serio. deve rimanere!
     
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  3. Boxrings2A
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    Quello che dispiace è che i conti stavano tornando in regola, il pil cresceva e dispiace che sia successo questo. E poi lo sappiamo che con la destra e la sinistra che abbiamo sarebbe impossibile formare un governo di coalizione (troppi disaccordi). Secondo me Prodi deve chiedere la fiducia alle camere: se la ottiene rimane fino alla fine se no elezioni subito.
     
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  4. takkino
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    E' giusto che Prodi rimetta le dimissioni a Napolitano. L'ennesimo fallimento al senato su una questione sì delicata come quella dell'Afganistan mostra come - attualmente - sia impraticabile la strada dell'Unione.
    I due dissidenti responsabili del flop al senato (i nomi sono su internet) appartengono uno al Pdrc l'altro al Pdci. Perfetto. Le responsabilità sono equamente divise tra i due partiti più inguardabili e improbabili dell'Unione.

    Volendo vedere il positivo dove non c'è, se la situazione mantiene la china pericolosa che promette, se il governo cade, è la volta buona che a sinistra si mettono le cose in chiaro. Io, personalmente, per come la vedo adesso, non sono disposto a dare il mio voto ad un ulteriore raffazzonata unione.
     
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    CITAZIONE (Boxrings2A @ 21/2/2007, 19:17)
    Quello che dispiace è che i conti stavano tornando in regola, il pil cresceva e dispiace che sia successo questo. E poi lo sappiamo che con la destra e la sinistra che abbiamo sarebbe impossibile formare un governo di coalizione (troppi disaccordi). Secondo me Prodi deve chiedere la fiducia alle camere: se la ottiene rimane fino alla fine se no elezioni subito.

    Concordo in toto con quello che hai detto. Rammarica il fatto che la via del risanamento dei conti pubblici stava rocedendo lentamente in senso positivo. Adesso (nel caso in cui cambiasse l'Esecutivo) bisognerà rifare tutto daccapo, incominciando dalla fiducia dell'UE prima ancora che degli Italiani.
     
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  6. lupog
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    riporto alcuni interessanti valutazioni sulla crisi di governo uscite sui giornali di oggi

    sul Corriere Galli della Loggia sottolinea la serietà di D'Alema e dice che occorre ripartire da questo

    "Nel confuso dibattito sulla politica estera delle ultime settimane, Massimo D'Alema ha mostrato la stoffa politica che anche gli avversari gli riconoscono. Non ha mai mancato di rivendicare il significato e la coerenza della sua azione alla Farnesina, ha sottolineato la svolta che a suo giudizio quell'azione manifestava rispetto al governo precedente, ha sempre cercato di difenderla dalle pressioni che miravano a spostarla su un terreno più radicale, di rottura più o meno palese con il quadro tradizionale delle nostre alleanze.
    In questo sforzo quotidiano il nostro ministro degli Esteri ha fatto qualcosa che in Italia non è certo usuale: ha parlato con nettezza, e lo ha fatto ripetutamente. Ha detto fuori dai denti, rivolto ai turbolenti soci della sua coalizione militanti nella sinistra radicale, che un governo che si rispetti deve potersi reggere su una propria maggioranza in politica estera; che su un tema così decisivo non sono ammissibili apporti dell'opposizione; che se non si sta su questa strada allora l'unica alternativa è quella di abbandonare la partita. [......]
    Una cosa sola pensiamo che l'opinione pubblica possa chiedere in questo momento a Massimo D'Alema: una parola, un gesto, veda lui quale, che comunque non dissipi la lezione di serietà, di impegno e di coerenza, che le sue parole hanno offerto al Paese nelle settimane passate."


    Ezio Mauro su la Repubblica pone l'accento sul massmalismo suicida della sinistra radicale e sulle ambiguità di chi vuole governare facendo l'occhiolino agli umori cangianti della piazza.

    "Tirata per mesi in parlamento e nelle piazze, la corda ideologica dell'estremismo si è infine spezzata, facendo precipitare il governo Prodi e riaprendo a Silvio Berlusconi - sconfitto soltanto un anno fa nelle urne - la prospettiva ravvicinata di ritornare alla guida del Paese.

    La crisi si apre sulla politica estera, dopo che D'Alema ha spiegato in Senato l'impegno per la pace dell'Italia, il rifiuto della guerra, il valore "politico e civile" della missione Onu in Afghanistan, l'impossibilità di un ritiro che ci allontanerebbe dalla Ue, isolandoci. Un discorso che sta pienamente nel programma dell'Unione, e che avrebbe potuto pronunciare tra gli applausi qualsiasi ministro degli Esteri di qualunque governo di sinistra di ogni Paese occidentale.

    Ma in Italia, no. In Italia, dove il presidente del Consiglio è stato presidente della Commissione europea, questo discorso divide la sinistra ed è inaccettabile per la sua frangia più estrema, pronta a votare contro il governo pur di salvarsi l'anima o almeno il pregiudizio. Il risultato è la crisi dopo appena 281 giorni di Prodi a Palazzo Chigi, nemmeno un anno. Una crisi inevitabile perché senza una maggioranza in politica estera non si governa il Paese.
    Romano Prodi ha fatto bene ad annunciare subito dopo il voto, già al telefono, le sue dimissioni al Capo dello Stato, e a non chiedere un rinvio automatico alle Camere per verificare meccanicamente se la maggioranza di centrosinistra c'è ancora oppure no. In questo modo si esce dai giochi interni alla coalizione, dove è possibile fare per mesi i governativi al ministero e gli estremisti in piazza, e tutto ritorna nelle mani del Capo dello Stato.
    Da oggi, dirà Napolitano al centrosinistra, la "fiducia vuota" non basta più, perché non garantisce la tenuta di un governo, anzi lo espone a quell'"umiliazione" di cui parlava ieri la Cnn nel servizio sull'Italia: occorre un impegno preciso sui passaggi qualificanti, qualcosa che dimostri la capacità per la sinistra italiana di fare governo, di fare maggioranza. Solo così Prodi potrà ripresentarsi alle Camere. Altrimenti, non ci sono le condizioni per andare avanti e la sinistra dovrà passare la mano, gettando al vento in pochi mesi la vittoria elettorale: e per sua esclusiva responsabilità.
    Le due defezioni "comuniste" sono il segno concreto dell'ideologismo irriducibile, anche davanti alla crisi di governo, e al rischio di riconsegnare il Paese a Berlusconi. Ma sarebbe ingiusto fermarsi qui, e non vedere dietro i due senatori del no un mondo, un'organizzazione e una cultura molto più ampia, in cui hanno camminato in questi mesi e soprattutto in queste ultime settimane gli stessi leader dei partiti dei verdi, di Rifondazione e dei Comunisti italiani che poi nelle ultime ore hanno parlato a sostegno del governo: come se un voto parlamentare fosse separabile da una cultura, da un comportamento diffuso e insistito, da un giudizio capitale sul riformismo di sinistra, dall'anatema sulle alleanze occidentali. E soprattutto dall'antiamericanismo che dopo la fine della guerra fredda in Italia è l'ultima ideologia superstite, quasi un'identità eterna per un comunismo minore e irriducibile, che continua a chiamarsi tale nonostante la democrazia l'abbia sconfitto nella contesa europea del Novecento, rivelando non solo i suoi errori ma la sua tragedia.
    La crisi di governo certifica dunque con esattezza cos'è la sinistra italiana oggi. Un gruppo maggioritario che si fa carico della responsabilità del governare, scegliendo la cultura riformista nei suoi valori e nelle sue obbligazioni. Un gruppo minoritario estremista, che ha demonizzato Berlusconi come fascista ma è pronto a riconsegnargli l'Italia, considera il governo del Paese un vincolo più che un'opportunità, ritiene che la piazza debba prevalere sulle istituzioni.
    Il dramma della sinistra sta alla fine in un paradosso: nelle condizioni attuali senza l'ala radicale non si vince, ma con l'ala radicale non si governa. E tuttavia si dovrà ad un certo punto parlar chiaro davanti ai cittadini, spiegando qual è l'Italia del futuro, che Paese ha in mente la sinistra, come lo vuole veder crescere."



    Giulio Anselmi su La Stampa auspica larghe intese sulle riforme ma non nasconde le difficoltà sulla strada per realizzarle

    "Per poter votare senza esporre l’Italia ai costi e ai traumi di una campagna come quella che ci siamo da poco lasciati alle spalle senza raggiungere l’obiettivo della governabilità, occorrerebbe dotarsi di una buona legge elettorale: non costruita, come quella lasciata dal centro-destra, allo scopo di rendere instabile il Paese. Ma quale maggioranza l’approverebbe? La logica e l’interesse del sistema farebbero auspicare un’intesa tra i maggiori partiti per approvare norme in grado di consentire alla Seconda Repubblica di riprendere il percorso fondato sulla triade alternanza-maggioritario-bipolarismo che tutti (o quasi) propugnano. Sembra però molto difficile disporre dei numeri necessari in Parlamento. Almeno fino a che Berlusconi comanda il centro-destra, appare improbabile un’intesa contro cui insorgerebbero buona parte dei Ds (e un po’ di Margherita). Ci sono perciò fondati motivi per temere che, un po’ per questi problemi e un po’ per il timore di regalare il Paese al Cavaliere (oggi il centro-destra è in significativo vantaggio nei sondaggi), il centro-sinistra cerchi di galleggiare il più a lungo possibile, in bilico tra le tentazioni dei suoi leader ansiosi di gestire il dopo-Prodi. Determinante sarà l’atteggiamento del presidente Napolitano.

    Nel giorno della caduta è fin troppo ovvio dire che il governo è scivolato sulle contraddizioni politiche che hanno accompagnato tutta la sua breve esistenza e sull’esiguità della maggioranza che, soprattutto al Senato, lo sosteneva. Tanta precarietà non ha impedito a Prodi di realizzare o abbozzare riforme importanti, che il governo precedente non era stato in grado di varare con ben altri numeri a disposizione. Valgano per tutte le liberalizzazioni iniziate da Bersani, in un susseguirsi di equilibrismi che inducevano, talvolta, a pronosticargli una durata d’intera legislatura. Lui garantiva che avrebbe trasformato in forza la debolezza della contraddizione, puntando sullo spirito di sopravvivenza, la più forte pulsione di ogni specie. Ma, nel litigioso centro-sinistra italiano, neppur questo è bastato."


    Gian Carlo Mazucca sul Quotidiano Nazionale pone charamente l'alternativa: "Larghe intese o subito al voto".

    "Proprio in mattinata Napolitano aveva preso le distanze dalle manifestazioni di piazza - senza fare esplicito riferimento al corteo di Vicenza di sabato scorso - che non sono «il sale della democrazia». Un richiamo forte, dunque, che sembrava fatto apposta per suggellare quanto il ministro degli Esteri D’Alema aveva detto la sera prima.

    Una specie di ultimatum a Prodi: o l’Unione mantiene la maggioranza in Senato sulla politica estera, oppure si va tutti a casa. Cosa farà ora il capo dello Stato? Al momento, qualsiasi ipotesi è possibile, ma l’eventualità di un governo di larghe intese rilanciato in serata da Casini appare come la strada più praticabile per uscire dall’impasse.
    Con una maggioranza così ballerina, qualsiasi soluzione tipo un Prodi-bis o un governo D’Alema appare infatti molto debole e destinata ad avere vita brevissima. In caso di fumata nera, il ritorno alle urne in tempi molto brevi, eventualità scartata da molti fino all’altra sera ma non dal sottoscritto, diventerà una necessità per tutti.


    diamo ora uno sguardo ad alcuni giornali esteri

    il New York Times evidenzia cheMolti esperti politici credeono che a. Prodi verrebbes data un'opportunità di rimescolare il suo gabinetto in un modo da soddisfare i partiti già nel governo. Poi andrebbe a chiedere un voto di fiducia in Parlamento. Ma molti esperti notarno che un tale governo rimarrebbe debole, con divisioni profonde sull' Afghanistan e la base americana irrisolte.
    http://www.nytimes.com/2007/02/22/world/eu...r=1&oref=slogin

    anche la BBc sottolinea come probabile un secondo, più debole, governo di Prodi piuttosto che un ritorno ad un governo di centro-destra , o ad elezioni rapide. Nel lungotermine, alcuni esperti politici stanno suggerendo che Prodi,anche lui un cattolico impegnato, può essere tentato di arruolare elementi cattolici moderati dalla coalizione di centro-destra conduotta dall'ex primo primo ministro, Silvio Berlusconi.
    Mr Prodi può sopravvivere , se gli venisse datto un mandato nuovo dopo una riorganizzazione della sua squadra . Ma la sua autorità già discutibile sarà indubbiamente indebolita ulteriormente.
    http://news.bbc.co.uk/2/hi/europe/6385133.stm
    The Times dà risalto all'opinione di Paolo Mieli,secondo cui è difficile vedere come una nuovacoalizione di Prodi potrebbe chiarire le tensioni all'interno del Centro-Sinistra che ha ossessionato Prodi da quando lui ha vonto le elezioni l'aprile scorso. È probabile che un nuovo governo sia più debole, .
    http://www.timesonline.co.uk/tol/news/worl...icle1421385.ece

    Le Monde ritiene più probabile che Prodi formi un nuovo governo che rimarrebbe ugualmente debole. altra possibilità dunque sarebbe affidare l'incarico ad un'altra personalità oppure, ipotesi sostenuta da Casini la formazione di un governo tecnico , mentre berlusconi e Fini chiederebbero nuove elezioni

    http://www.lemonde.fr/web/article/0,[email protected],0.html


    molto modestamente dico la mia: ancora una volta la sinistra radicale dimostra di non possedere una virtù fondamentale in politica: l'arte del compromesso. Per loro o è bianco o è nero , o si fà come vogliono loro oppure tanto meglio buttare il bambino con l'acqua sporca. Ma questo atteggiamento, tanto più grave in quanto ripetuto dopo che nel 1998 sempre dall'estrema si giunse alla caduta di Prodi per motivi che solo loro hanno capito, non può portare alla realizzazione di un programma di lungo periodo.
     
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  7. Dati e Fatti
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    "ancora una volta la sinistra radicale dimostra di non possedere una virtù fondamentale in politica: l'arte del compromesso. Per loro o è bianco o è nero , o si fà come vogliono loro oppure tanto meglio buttare il bambino con l'acqua sporca. Ma questo atteggiamento, tanto più grave in quanto ripetuto dopo che nel 1998 sempre dall'estrema si giunse alla caduta di Prodi per motivi che solo loro hanno capito, non può portare alla realizzazione di un programma di lungo periodo."

    Purtroppo, è impossibile darti torto...
     
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  8. leoz92
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    senza una forte politica estera non si va da nessuna parte, si deve assolutamente tornare al voto, se non sanno governare, non devono governare!
     
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  9. bice89
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    A mio avviso manca un' altra opzione: può accadere che il presidente della repubblica sciolga soltanto il senato e richiedere le votazioni solo per questo organo.... (tratto dal Corriere della sera...)
    cmq io credo che d'alema debba prendere il posto di prodi per i prossimi 6 mesi prima di procedere con le nuove elezioni, visto che subito non si può andare perchè vanno prese al più presto decisioni riguardo diversi decreti....
     
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  10. takkino
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    La sottolineatura di Bice è importante. Elezioni adesso? Impossibile (credo). Troppi nodi cruciali all'orizzonte. Ne cito alcuni a caso: la riforma delle pensioni (va adeguata ai nuovi parametri emersi in questi anni, va ripensato lo scalone); l'aggancio alla ripresa economica (un'occasione che è impossibile perdere); le probabile nuova offensiva in Afganistan (si parla di seconda guerra in Afganistan); la riforma elettorale (la vogliono tutti).

    Pensando la politica in termini di pura opposizione di partiti, idee e concezioni, è ovvio che non c'è altra scelta che nuove elezioni. Sarebbe anche, in un certo senso, un sollievo, rispetto alle disgustose manfrine che ci toccherà sorbirci per le prossime, lunghissime settimane (già oggi è iniziato il toto dichiarazioni e il toto stronzate: una specie di campagna elettorale senza elezioni in vista).

    Però fare politica significa anche governare: e una pausa di 4-5 mesi (tra campagna, elezioni e e insediamento del nuovo governo), magari anche più lunga perché un governo non fa mai grandi riforme appena insediato, non ce la possiamo permettere.

    Io vedo... Cosa vedo nel nostro futuro? "Una corsa in taxi!" (Pulp Fiction). No, scherzo: vedo un governo tecnico che sta su due annetti. Poca passione politica, ma le minime correzioni per governare decentemente e mantenere una rotta - quella già presa - attraverso i convulsi avvenimenti di politica estera e interna.

    Ps. Impossibile D'Alema: è proprio lui - insieme al governo - ad essere stato sfiduciato ieri in aula! Si fa il nome di Marini, magari dopo una parentesi (secondo me destinata al fallimento) di un Prodi bis.
     
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  11. bice89
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    E' stato si D'alema ad essere sfiduciato, ma è stato anche D'alema l'unica persona seria e coerente della coalizione. Certo la soluzione migliore sarebbe un governo di larga intesa, ma ce li vedi i parlamentari italiani, che già non vanno d'accordo tra compagni di coalizione, figuriamoci così....
    Certo però dici bene, non si può stare così a lungo senza governo ma...che fare?
    Francamente non credo che l'Unione riuscirà a trovare nuovi aici (Follini e Casini) perchè non credo che sarebbero contenti di essere trattati come dei rimpiazzi........però pare essere la soluzione migliore.... non credi?
     
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  12. Dati e Fatti
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    La soluzione migliore non la conosco.
    La soluzione peggiore, sì.
    Il ritorno di Berlusconi.
    Un mafioso a Palazzo chigi per altri 5 o 10 anni.
    Dopo di che siamo a posto.
     
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  13. jonny_k
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    Atenzione Dati, si tratta di un mafioso che rappresenta un quarto dell'elettorato italiano. Con atteggiamenti di questo tipo, con campagne di delegittimazione dell'avversario continue e ripetitive (vedi Diliberto ultimamente) non si sortisce altro effetto se non quello di rafforzare quei partiti radicali che hanno reso la coalizione di centro-sinistra semplicemente ingovernabile a scapito anche di progetti politici seri (vedi Pd). Il centro sinistra non è riuscito a trovare uno straccio di idea condivisa se non in opposizione al Berlusca, quindi si eviti di parlare di mali maggiori o minori di fronte alla débacle di un governo e di una maggioranza che hanno governato con il solo intendimento condiviso di "non consegnare il paese alle destre" (il mio cabrettista preferito il Dili...).
     
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  14. lupog
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    CITAZIONE (jonny_k @ 23/2/2007, 11:18)
    Attenzione, si tratta di un mafioso che rappresenta un quarto dell'elettorato italiano.

    condivido il richiamo di jonny alla moderazione e a non delegittimare un esponente politico, Berlusconi che può piacere o non piacere, ma rappresenta una grossa fetta di elettori. E da amministratore del forum pur comprendendo la rabbia di chi è di sinistra ed è sconcertato da una crisi che sul piano politico appare masochistica, devo fare un appello a mantenere la calma. La discussione è piacevole proprio perchè sinora ci siamo rispettati nelle nostre differenti posizioni politiche, confrontandoci con argomentazioni stimolanti . Continuiamo a farlo. Ritorno ad un'altra osservazione di jonny molto interessante: l'antiberlusconismo come principale collante del centrosinistra. Ritenete che ciò corrisponda alla realtà? e in caso di risposta affermativa può una coalizione unita principalemte dall'esseere contro qualcuno, portare avanti un programma coerente di governo? Napolitano in sede di consultazioni non dovrebbe tenere conto anche di questo, non fermandosi seplicemente alla designazione di un nome , ma verificando che dietro ci sia la possibilità di realizzare un programma? e secondo voi come si comporterà concretamente Napolitano?
     
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  15. bice89
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    Si, ritengo che la sinistra, almeno nella sua parte più radicale, abbia voluto unirsi in nome dell'antiberlusconismo e dell'antiamericanismo e questo, come si è dimostrato, non basta per governare un paese. Napolitano deve certamente considerare questo fatto, ma, purtroppo, deve anche confrontarsi con una sinistra che ha ancora la maggioranza. Credo quindi che salirà lo stesso governo, con forse l'aggiunta di Follini (ma la vedo davvero dura) e durerà pochissimo, lo stretto necessario per andare alle votazioni.
     
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29 replies since 21/2/2007, 16:02   807 views
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