La tattica del terrore

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  1. Guida_Storia
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    Torture, “sparizioni”, arresti arbitrari, detenzioni senza processo, legislazioni inique… è il campionario di violazioni dei diritti umani con cui, dal 2001, viene condotta la cosiddetta “guerra al terrore”. Il suo dichiarato obiettivo, la sicurezza globale, è lungi dall’essere raggiunto.

    Al contrario, il profondo disprezzo per i fondamentali diritti umani che emerge dalle immagini delle torture nel carcere iracheno di Abu Ghraib o dallo scandalo europeo delle rendition (i trasferimenti aerei illegali di persone sospettate di terrorismo, destinate a centri di tortura), stanno trasformando il mondo in un luogo sempre meno sicuro, in una “fabbrica del rancore” in cui disperazione, frustrazione, rabbia e intolleranza rischiano di produrre effetti micidiali.

    Negli ultimi anni, Amnesty International ha accompagnato la sempre più crescente mobilitazione della società civile contro le strategie della “guerra al terrore” e ha sollecitato, in alcuni casi ottenendo importanti risultati, istituzioni che, in vari paesi, hanno cancellato leggi che favorivano il ricorso alla tortura o espulsioni senza garanzie per il rispetto dei diritti umani.

    Con questa campagna, Amnesty International vuole spingere i governi e l’opinione pubblica a ripensare alle strategie fallimentari della “guerra al terrore” e convincerli che il rispetto dei diritti umani è la condizione essenziale, e non un ostacolo, verso il raggiungimento di un’autentica sicurezza globale

    Scarica il volantino informativo "La tattica del terrore"

    Amnesty International Campagna "Più diritti più sicurezza"



     
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  2. onestobender
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    Sono completamente d'accordo: più che alla guerra al terrore si è arrivati a creare un sitema di terrore parallelo.

    Dal punto di vista politico non siamo stati in grado di contrapporre un'alternativa valida al fanatismo religioso e alla soppressione della libertà, due punti chiave del bagalio ideologico terroristico.
    Al contrario la nostra risposta è stata prettamente emotiva e basata sulla soppressione di alcune libertà individuali o sull'adozione di metodi terroristici (rapimenti, stragi, torture fatte direttamente o delegate ad altri, ecc.).
    L'11 settembre, gli attentati di Londra e Madrid hanno duque ha sortito il loro effetto sia dal punto di vista tattico (nonostante le misure di sicurezza le azioni sono riuscite), sia da quello strategico (hanno dato luogo a risposte scomposte e irrazionali, al terrore insomma).

    Il nostro comportamento (nostro perchè in parte partecipiamo o abbiamo partecipato anche noi) nell'ambito militare è la diretta conseguenza della situazione che ho illustrato sopra.
    La risposta militare ad una minaccia non convenzionale infatti è stata prettamente convenzionale.
    Non c'è da stupirsi che sia fallita (perchè di fatto la strategia anglo-americana è stata e, senza un drastico cambio di rotta, sarà un fallimento sia in Iraq che in Afghanistan).
    Per far fronte alla guerriglia sono stati messi in piedi degli immensi e rigidi "carrozzoni logistici", estremamente vulnerabili ad attacchi asimmetrici.
    Insomma, alla totale fluidità, tipica di un approccio militare privo di un comando centralizzato e, al contrario di quanto si pensa, di una vera strategia comune, si è risposto con una rigidità da ragionieri (con tutto rispetto per la categoria, ma la guerra oggi è di fatto affidata ad una cerchia di persone che è un misto fra il ragioniere e l'ingegnere, un fenomeno molto simile a quello degli chateaux generals, tipico della Prima Guerra Mondiale).
    Se siete interessati alla categoria del "ciò che secondo me si sarebbe dovuto fare" (dal punto di vista militare), vi rimando a questo mio intervento su Politica-Mente.

    Per concludere il risultato della guerra al terrore dunque è, a mio avviso, un generale fallimento.
     
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1 replies since 31/3/2007, 07:31   315 views
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