La strage di Nanchino

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  1. Sayuri*
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    [su consiglio di lupog e sperando di aver postato nella sezione apposita(:P), vi vorrei sottoporre un episodio che segnò terribilmente la guerra tra Cina e Giappone e che tutt'ora rimane un caso politico tra i due paesi]

    Nel 1937, nella città cinese l´esercito di Tokio massacrò 260 mila civili.
    Iris Chang diventò celebre con un libro che squarciò sessant´anni di silenzi
    La studiosa si è tolta la vita negli Stati Uniti La sua ricerca aveva avuto grande successo
    Secondo il marito, la sua depressione era cresciuta a contatto con le vittime delle violenze

    PECHINO
    FEDERICO RAMPINI
    La sua Oldsmobile bianca è stata ritrovata su una stradina isolata nei pressi di Los Gatos, vicino alla Highway 17 che costeggia la Silicon Valley californiana. Sul cadavere c´era una sola ferita di arma da fuoco e lo sceriffo Terrance Helm ha parlato di «evidenti indizi di suicidio». A 36 anni si è tolta la vita nella patria adottiva scelta dai suoi genitori la storica sino-americana Iris Chang, enfant prodige divenuta celebre nel 1997 con il suo best-seller mondiale Lo stupro di Nanchino (tradotto in Italia nel 2000, edizioni Corbaccio). Un´opera che ha squarciato sessant´anni di silenzi, bugie e omertà, rivelando uno dei più atroci crimini contro l´umanità: il massacro di 260.000 civili cinesi in una sola città, da parte dell´esercito nipponico nel 1937. Un libro al centro di controversie furiose e tuttora rifiutato dai giapponesi. La fine di Iris Chang diventa il simbolo della maledizione che perseguita le più grandi nazioni asiatiche, dove la memoria storica è rimossa e le vittime non possono neppure ottenere il risarcimento morale della verità.


    I ricordi familiari le avevano ispirato una sfida, che era diventata la missione della sua vita: fare luce sui crimini di guerra giapponesi. I suoi nonni erano scampati per miracolo da Nanchino e nei loro racconti sulla furia degli invasori lei aveva trovato i primi indizi di una vicenda quasi invisibile nei libri di storia. «Il più rivoltante singolo episodio di barbarie in un secolo già pieno di orrori - lo ha definito George Will - un evento quasi completamente dimenticato prima che Iris Chang lo mettesse al centro del suo libro». Per l´Asia quella tragedia segna il vero inizio della seconda guerra mondiale, due anni prima che Hitler invadesse la Polonia.


    In una Cina in piena disgregazione, contesa dalle potenze coloniali, al Nord le forze imperiali giapponesi si erano già annesse la Manciuria dal 1931. Il 7 luglio del 1937, usando come pretesto un incidente con le truppe locali sul ponte di Marco Polo vicino a Pechino, i giapponesi si lanciano verso il Sud per invadere l´intera Cina. Dopo avere espugnato Shanghai l´armata dell´imperatore Hirohito risale il corso del fiume Yang-tze e il 13 dicembre del 1937 entra nell´antica città di Nanchino, che il Kuomintang di Chiang Kai-shek ha ripristinato come capitale nazionale. Lì la brutalità delle forze di occupazione si scatena. È una strage senza precedenti. In sole otto settimane i giapponesi incendiano e distruggono gran parte della città, uccidono 260.000 civili e stuprano oltre 20.000 donne, su una popolazione di un milione di abitanti. In proporzione è un massacro che supera il bilancio di Dresda o di Hiroshima nella seconda guerra mondiale.

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    Il saggio di Iris Chang è costruito in tre parti, con tre angolature rigorosamente diverse: il punto di vista dei militari giapponesi; i resoconti dei cinesi sopravvissuti; infine le testimonianze degli occidentali che vivevano nella zona internazionale della città (i quartieri assegnati alle potenze coloniali, sul modello di Shanghai). La prima parte aggiunge materiale agli studi di psicologia del genocidio e della pulizia etnica. Come nel caso dell´Olocausto nazista, ciò che colpisce è la «normalità» dei carnefici, insieme con la cultura della superiorità razziale che riduce le vittime a non-umani. Emergono però anche contrasti al vertice dell´esercito nipponico. Almeno un generale tenta di opporsi alla distruzione di Nanchino, propone una politica di alleanze e di consenso con la popolazione locale in vista di un´occupazione di lungo termine. Alla fine il Giappone opta per la soluzione più «economica». La rapidità della sua avanzata pone grossi problemi di gestione del territorio conquistato, la città è nel caos, l´occupante non è pronto a sfamare tutta la popolazione, lo sterminio ha una sua terribile ed efficiente razionalità. La Chang ha indagato anche sul ricorso massiccio allo stupro, il rito sistematico della violenza sessuale sulle donne come parte integrante della cultura di guerra. Gli eccessi a Nanchino sono tali che perfino le autorità militari nipponiche hanno qualche ripensamento. Per «regolare» dall´alto in qualche modo gli stupri, nel corso della seconda guerra mondiale i vertici giapponesi adotteranno la soluzione delle comfort women, le prigioniere relegate nei bordelli per soldati.


    Coronato da un successo mondiale, Lo stupro di Nanchino ha suscitato controversie mai sopite. Le prove raccolte dalla Chang sono state confutate dai politici e dagli storici giapponesi, con qualche appoggio nell´ambiente accademico americano. L´autrice è stata accusata di avere esagerato le dimensioni della strage senza portare prove sufficienti. In effetti non mancano lacune e contraddizioni nelle testimonianze cinesi, anche perché il passaporto americano della Chang all´inizio non le ha semplificato il lavoro nel paese d´origine della sua famiglia. Inoltre per accelerare l´eliminazione dei cadaveri i soldati ne buttarono migliaia nel fiume Yangtze, il che ha reso impossibile ogni conteggio esatto basato sui resti umani.

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    Di fronte alle critiche è decisiva la terza parte del saggio, quella fondata sulle fonti occidentali. John Rabe, uomo d´affari tedesco nonché nazista militante, salvò dalla morte centinaia di migliaia di cinesi nella zona internazionale (curiosamente, nella seconda guerra mondiale i giapponesi daranno a loro volta prova di clemenza verso gli ebrei tedeschi rifugiati nel celebre «ghetto di Shanghai»: a ciascuno le sue vittime). La Chang ha ritrovato una documentazione importante negli archivi della Yale Divinity School, collegio di missionari americani a Nanchino. Infine negli archivi del Dipartimento di Stato Usa un telegramma intercettato nel 1938 da Tokyo e firmato dal ministro degli Esteri Hirota Koki afferma testualmente: «Resoconti verbali di testimoni oculari attendibili e lettere di individui la cui credibilità non è sospetta, offrono le prove che il nostro esercito si è comportato in modi che ricordano Attila e gli Unni». Non sempre le autorità americane avevano aiutato a fare luce. Negli anni Cinquanta, sotto l´influenza dell´anticomunismo maccartista, quando la priorità era ricostruire il Giappone e farne un solido alleato nella guerra fredda contro l´Urss e la Cina maoista, la storiografia americana fece la sua parte nel minimizzare i crimini di guerra dell´esercito di Hirohito.


    Le polemiche su Lo stupro di Nanchino, l´ostinato rifiuto del Giappone di riconoscere i fatti e di mostrare un sincero pentimento, dimostrano quanto pesi in Asia la resistenza a fare i conti con il passato. Il primo imputato è il revisionismo giapponese, che di recente ha un revival inquietante con la riscrittura dei manuali scolastici che giustifica l´imperialismo degli anni Trenta (in nome della difesa di un´identità asiatica minacciata dalle potenze coloniali d´Occidente). Ma anche il memoriale che le autorità cinesi hanno costruito a Nanchino riserva molte delusioni al visitatore, per la povertà del materiale esibito. La Cina stessa ha oscillato tra periodi di appeasement, quando la priorità era attrarre investimenti giapponesi, e fasi in cui il rancore anti-nipponico della popolazione viene incoraggiato in chiave nazionalista. La vittima è sempre la verità storica. Del resto i governanti cinesi che rimproverano al Giappone di non avere mai chiesto veramente perdono, sono gli stessi che tacciono sui 40 milioni di vittime del Grande Balzo in avanti voluto da Mao. Gli stessi cinesi alimentano i sospetti dei loro vicini quando esaltano la storia del loro imperialismo antico in Corea; o con le censure sulla tragica guerra con il Vietnam nel 1979.

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    Il problema della memoria ha perseguitato Iris Chang. Nell´introduzione al suo libro c´è la citazione di George Santayana: «Chi non ricorda il proprio passato è condannato a ripeterlo». Di recente si era immersa in un nuovo progetto di ricerca, sui lager giapponesi nella seconda guerra mondiale. Aveva realizzato numerose interviste con i reduci americani dai campi di prigionia in Asia. Secondo il marito e il giurista Ignatius Ding che collaborava al suo progetto, la sua depressione è stata aggravata dalla frequentazione quotidiana con le vittime della tortura.



    Mio parere:
    E' incredibile che, ancora oggi, il governo giapponese non abbia chiesto scusa, almeno come segno di rispetto verso le vittime e i loro parenti.. anzi Abe (premier giapponese) ha pensato bene di infuocare il clima già rovente con i cinesi facendo quell'uscita sulle "donne di piacere" non molto tempo fa <_<

    Comunque è notizia di oggi, che riporta l'Ansa, che il premier cinese Weng è andato in Giappone per una visita ufficiale.

    Spero di non avervi annoiato ^^
     
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  2. Monkey D. Dragon
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    non ci hai annoiati.. non sapevo di questa storia l'ho sentita poco fà al telegiornale..
     
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  3. onestobender
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    Ma quale noia, è molto interessante invece.

    CITAZIONE
    Secondo il marito e il giurista Ignatius Ding che collaborava al suo progetto, la sua depressione è stata aggravata dalla frequentazione quotidiana con le vittime della tortura.

    Questo è il rovescio della medaglia di un fondamento della ricerca storica, l'empatia.
    In un certo senso, se si vuole aggiungere qualcosa in più al proprio lavoro, è necessario "vivere" gli eventi trattati, cosa che lascia un segno indelebile quando si tratta di fatti come questi.
     
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    Qualche giorno fa ho visto un servizio sulla strage su rai due; in occasione delle Olimpiadi i giornalisti rai hanno pensato di ricordare una strage troppo spesso dimenticata; beh, sono orgoglioso che qui su SP abbiamo un contributo valido sul tema da un anno e mezzo.
     
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  5. _SmokY_
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    Si è un contributo di cui andare fieri

    http://www.google.it/search?hl=it&q=nanchino+strage&meta=
     
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  6. Sayuri*
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    Mi fa piacere che sia stata apprezzata.
    Purtroppo non ho visto il servizio alla tv. :(
     
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5 replies since 11/4/2007, 18:09   2590 views
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