-
lupog.
User deleted
al solito in estate emerge la piaga degli incendi boschivi. Eccovi i dati forniti dalla protezione civile per il periodo 1990-2003
http://www.protezionecivile.it/cms/attach/...amodificato.pdf
SUPERFCIE TOCCATA DAL FUOCO
anni
N°incendi
Boscata(ha)
Non boscata(HA)
(ha) totale
1990
14777
98.410
96.909
195.319
1991
11.965
30.172
69.688
99.860
1992
14.641
44.522
61.170
105.692
1993
14.412
116.378
87.371
203.749
1994
11.588
47.099
89.235
136.334
1995
7.378
20.995
27.889
48.884
1996
9.093
20.329
37.659
57.988
1997
11.612
62.775
48.455
111.230
1998
9.540
73.017
82.536
155.553
1999
6.932
39.362
31.755
71.117
Media 90/99
11.164
55.306
63.267
118.573
2000
8.595
58.234
56.414
114.648
2001
7.134
38.186
38.241
76.427
2002
4.594
20.199
20.569
40.768
2003
9.697
44.064
47.741
91.804
il geologo e ambientalista mario Tozzi sottolinea che non bastano i canadair a risolvere il problema. occorre un'opera di prevenzione e favorire la delazione contro i piromani che vengono conosciuti dalle popolazioni locali. il testo dell'articolo di Tozzi
E’ particolarmente doloroso che - proprio quando la devastazione del fuoco raggiunge il suo apice - si continui a parlare di piromani e ci si affidi solo ai Canadair. Non sono i mezzi aerei antincendio a spegnere i fuochi: la loro battaglia (e il loro sacrificio) è per forza di cose impari e non ha ancora portato a vincere la guerra. L’unica possibilità sta nella prevenzione, attraverso un uso esteso della tecnologia e - finalmente - attraverso la delazione incoraggiata: i criminali del fuoco sono spesso noti e ci si dovrebbe accorgere di vivere sotto lo stesso tetto di un delinquente. Denunciamoli, perché uccidono e distruggono un patrimonio di tutti che non si ricostituirà in tempi brevi.
A causa delle temperature roventi associamo l’incendio a un fenomeno inevitabile, connesso in maniera sistematica all’estate e non, come si dovrebbe, a una strategia il cui minimo comune denominatore è la distruzione delle aree verdi per soddisfare profitti e interessi corporativi.
Ci sono (e ci sono stati in passato) diversi motivi per cui gli uomini appiccano il fuoco al bosco, ma prima dell’uomo, comunque, nessun essere vivente incendiava coscientemente il territorio e c’erano solo i fulmini a creare roghi che ardevano per mesi. Era il tempo dei grandi incendi salutari: la foresta subiva sì il colpo del fuoco, ma si rinnovava e ricresceva più sana di prima.
Ma oggi, in ecosistemi ormai compromessi, l’incendio provoca sempre un doppio colpo da cui il territorio difficilmente si riprende. Prima passa il fuoco che distrugge a diversi livelli le piante, dalle chiome fino a qualche centimetro sottoterra (una specie di incendio sotterraneo che aggredisce anche le radici), poi arrivano le piogge autunnali che impoveriscono definitivamente il terreno lasciandolo preda dell’erosione selvaggia e delle frane. Questo è quanto avviene oggi in tutto il Mediterraneo e particolarmente in Italia, ex giardino d’Europa bruciato al ritmo forsennato di 100 mila ettari all’anno e per il 47 per cento a rischio idrogeologico.
Non sono più tanto i contadini o i pastori, e nemmeno i cacciatori, ad appiccare il fuoco con questa impressionante regolarità, e per fortuna nessuno parla più di autocombustione, fenomeno pure possibile, ma responsabile di meno del 5 per cento degli incendi. Né sarebbe ormai più il caso di parlare di piromani, come se l’incendio fosse dovuto all’atto sconsiderato di un pazzo. Al contrario l’incendio è parte di una strategia sistematica di distruzione del territorio che ha come responsabili gli speculatori, coloro che si oppongono alla protezione della natura e quelli che sugli incendi ci campano, fino ad arrivare al paradosso di quei lavoratori stagionali che appiccano il fuoco per continuare a trovare lavoro nel rimboschimento successivo.
Anche se le leggi vietano di costruire spesso nelle zone incendiate, non è facile ricostruire il perimetro dei boschi una volta che sono stati inceneriti ed è così comunque possibile costruire o richiedere di farlo in aree che non presentano più il pregio che la foresta gli conferiva. I parchi naturali, visti come un vincolo alle ansie di sfruttamento, sono poi il secondo motivo, con l’aggravante che si tratta, in quei casi, di foreste primigenie, che si ricostituiscono solo in secoli.
La cartografia accurata dei boschi, il divieto assoluto di ricostruire nelle zone bruciate e la sorveglianza satellitare nelle aree protette riducono il rischio, specie se si svincolano i rimboschimenti dal legame locale troppo stretto. Certo, meno si può fare per chi distrattamente butta un mozzicone di sigaretta ancora acceso, ma sono casi circoscritti di disattenzione che può essere combattuta con una maggiore informazione: il valore del bosco non è dato dalla somma dei singoli alberi (cui pure si può attribuire un prezzo: viaggia oltre il miliardo di euro la spesa annuale per riparare i danni degli incendi in Italia), tanto quanto il valore di un computer non sta nel prezzo dei suoi singoli chip in silicio. Una distinzione troppo sottile per chi non si preoccupa di fare vittime nel perseguimento dei propri interessi.
fonte: la stampa. -
guicar0.
User deleted
Roghi in Sicilia, Campania e Calabria dove operano elicotteri, Canadair e 200 uomini a terra. Evacuato un comune della Sila
MILANO - Sono stati 264 i roghi divampati nella giornata di sabato in tutta la Penisola – regioni a statuto autonomo escluse – a impegnare i mezzi e il personale del Corpo forestale dello Stato. Continua ad essere critica la situazione degli incendi in Sicilia. La Centrale operativa nazionale del Corpo forestale dello Stato, che coordina le 15 sale operative regionali, ha ricevuto, dalla mezzanotte alle 17.30, più di 5000 chiamate al numero di emergenza ambientale 1515.
RECORD IN CAMPANIA - Il numero più alto di incendi è stato registrato in Campania, che è stata la regione più colpita dalle fiamme con (135) roghi, seguita dalla Calabria con (80), dalla Puglia con (16), dal Lazio con (12), dalla Basilicata con (10), dal Molise con (4), dall’Abruzzo con (3), dalla Liguria e dal Piemonte con (2). Le province più colpite dalle fiamme sono state Salerno con (73) incendi, Cosenza con (40), Avellino con (35), Catanzaro con (21) e Benevento con (18).
LE EMERGENZE - Resta grave la situazione soprattutto in Campania e in Calabria. Qui le fiamme hanno interessato il Parco Nazionale della Sila, bruciando centinaia di ettari di bosco nel Comune di Albi, in provincia di Catanzaro. Inoltre, nel primo pomeriggio, mentre il termometro segnava temperature da record, un vasto incendio boschivo è divampato alle porte di Montorio Romano (RM) tra le colline dei Monti Lucretili. Sono intervenuti gli uomini della stazione di Castelnuovo di Porto, coadiuvati da dieci squadre di volontari antincendio. Il rogo ha avuto origine dalla fusione di due focolai distinti e ha distrutto circa cinquanta ettari di vegetazione eterogenea comprendente ginestreti, forteti e zone ad alto fusto, uliveti e seminativi. Sono intervenuti diversi mezzi aerei tra cui un elicottero AB412 del Corpo forestale dello Stato. Nel corso dell’operazione sono rimasti feriti cinque volontari, di cui uno gravemente. L’uomo, che si trovava a bordo di un autobotte ribaltatasi in seguito a un’avaria del motore, è stata trasportato su un elicottero presso l’ospedale più vicino. Le fiamme hanno lambito pericolosamente il centro abitato pur non causando danni rilevanti, ma al momento sono sotto controllo. Si tratta con molta probabilità di un incendio di natura dolosa.
INTERVENTI AEREI - Diversi gli interventi aerei della Forestale. In particolare un elicottero NH500, partito da Lamezia Terme, è intervenuto per spegnere un incendio nel comune di Lago (Cosenza). Le fiamme, con due diversi fronti del fuoco di circa 100 metri, hanno bruciato 150 ettari di vegetazione boscata, mettendone a rischio 1000. Altri interventi in elicottero sono stati effettuati per spegnere un incendio scoppiato nel comune di Castiglione del Genovesi (Salerno). Le fiamme, con un fronte del fuoco unico di 2000 metri, hanno messo a rischio 100 ettari di macchia mediterranea; per domare un rogo nel comune di Montorio Romano; in Puglia, nel Comune di San Marco in Lamis (Foggia), dove si è sviluppato un incendio che ha bruciato 360 ettari di alta macchia, mettendone a rischio 7000, con un fronte del fuoco è di 2000 metri. Ancora un elicottero AB412 del Corpo forestale dello Stato è intervenuto in Campania ad Acerno, in provincia di Salerno, dove le fiamme, con un fronte del fuoco unico di 500 metri, hanno messo a rischio 400 ettari di vegetazione boscata. Un NH500 partito da Lamezia Terme è iinvece ntervenuto in provincia di Cosenza, nel comune di Rogliano per domare un incendio, con un unico fronte del fuoco di 400 metri, che ha bruciato 160 ettari di bosco, mettendone a rischio 200. Un Erickson S64F “Nuvola Rossa” del Corpo forestale dello Stato è intervenuto in Calabria nel comune di Albi (Catanzaro) per domare un incendio con ben quattro fronti del fuoco da 1000 metri ciascuno. Le fiamme hanno bruciato 250 ettari di vegetazione boscata e ne hanno messo a rischio circa 500.
E stiamo anche mandando aiuti alla Grecia :|.