Myanmar (ex Birmania): dal regime alle elezioni democratiche

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  1. lupog
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    La giunta militare al potere in Myanmar da decenni perseguita ill movimento di dissidenti, con violenze ed arresti arbitrari . Qualsiasi nmifestazione di piazaa che non sia favorevole al regime viene sistemeticamente repressa e isuoi parrtrecipanti arrestati e sottoposti a torture fisiche e psicologiche

    Dopo 30 anni di dittatura militare, nel 1990, il partito al governo (NUP) aveva permesso libere elezioni, ma poiché vinse il partito (LND) rappresentato da Aung San Suu Kyi, nell’ottobre dello stesso anno i reparti dell’esercito fecero un’incursione presso la sede NDL arrestando tutti i componenti.

    L’area più colpita dalle dimostrazioni di violenza dei militari è quella sud-orientale (o Tenasserim); di conseguenza ogni anno migliaia di esuli si muovono verso il confine con la Thailandia, dove sono stati istituiti dei campi profughi.

    comunicato di amnesty sulle condizioni dei prigiomnieri politici in Myanmar

    http://www.amnesty.it/pressroom/comunicati/CS77-2005.html


    CITAZIONE
    Aung San Suu Kyi è stata privata della libertà per almeno due terzi degli ultimi sedici anni” – ha dichiarato Paolo Pobbiati, presidente della Sezione Italiana di Amnesty International – “senza mai essere incriminata o processata. È un prezzo totalmente inaccettabile da pagare per le sue pacifiche azioni politiche. Dev’essere liberata immediatamente, insieme a tutte le altre persone detenute per le stesse ragioni”.

    Tra febbraio e marzo di quest’anno sono stati imprigionati più parlamentari di quanti fossero finiti in carcere nei 21 mesi precedenti. Il governo ha ordinato l’arresto di almeno cinque parlamentari eletti nel 1990. I risultati delle elezioni non sono mai stati riconosciuti dal Consiglio di Stato per la pace e lo sviluppo (Spdc), la giunta al potere. Sempre a febbraio, sono stati arrestati almeno dieci esponenti politici dell’etnia Shan, tra i quali Khun Htun Oo, presidente della Lega per la democrazia delle nazioni Shan.

    Nelle carceri del Myanmar si trovano almeno 1350 prigionieri politici, tra cui prigionieri di coscienza arrestati per aver scritto poesie e articoli, aver rivendicato il diritto di fondare organismi studenteschi o aver svolto manifestazioni pacifiche. Condannati al termine di processi irregolari sulla base di legislazioni repressive, sono sottoposti a maltrattamenti e torture e detenuti in isolamento totale, senza accesso alla difesa legale.

    “I prigionieri politici del Myanmar sono tenuti in ostaggio dalle autorità” – ha accusato Pobbiati. “Il continuo uso del carcere per eliminare importanti figure dalla scena politica è un grande ostacolo alla soluzione della paralisi politica in cui il paese si trova dal 1988. Il sistema giudiziario, che dovrebbe servire a proteggere i diritti umani di tutti i cittadini del Myanmar, è sistematicamente manipolato per negare e restringere il diritto all’esercizio pacifico della libertà di espressione, associazione e riunione”.

    L’Spdc promette da anni di rilasciare “quando sarà il momento” Aung San Suu Kyi, leader del principale partito di opposizione, la Lega nazionale per la democrazia (Lnd), insieme ad altri prigionieri politici.

    Biografia del premio nobel Aung San Suu Kyi SU WIKIPEDIA
     
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  2. lupog
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    dal 18 settembre i monaci buddisti stanno guidando la protesta popolare contro la giunta al potere in Birmania, protesta causata anche dalla crisi economica e dall'aumento dei prezzi. Più di un migliaio di bonzi, organizzano marcie di protesta e si recano davanti al municipio di Rangoon, dove si trovano le autorità birmane. Circa un migliaio di curiosi osservavano la scena, ed un centinaio di donne ha formato una catena umana davanti ai bonzi che recitavano delle preghiere, promettendo che "la pace e la sicurezza prevarrebbero" e che "la popolazione non subirebbe di male." Davanti alla casa del premio Nobel Aung San Suu Kyi i monaci sono sostati per circa quindici minuti, stando a quanto riferito da testimoni, e hanno recitato una preghiera: "Possiamo noi essere completamente liberati da tutti i pericoli; possiamo noi essere completamente liberati da tutte le pene; possiamo noi essere completamente liberati dalla poverta'; possiamo noi avere la pace nel cuore e nella mente". Il premio Nobel per la pace, da quasi 12 anni e' agli arresti domiciliari per la sua opposizione al regime. il coinvolgimento dei monaci a fianco degli oppositori potrebbe costituire una svolta importante in favore dell'apertura di un processo di liberalizzazione in Birmania

    vedi anche il sito irrawaddy per essere continuamente informato sulla situazione birmana

    Edited by lupog - 24/9/2007, 11:08
     
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  3. lupog
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    Sono almeno cinque monaci buddisti, le vittime della repressione, da parte delle forze dell'ordine che hanno sparato sulla folla che protestava a yangon. Secondo responsabili birmani e alcuni testimoni, altre 150 persone, tra cui 50 religiosi, sono rimasti feriti. Una fonte ospedaliera riferisce di un civile ucciso e tre feriti da colpi d'arma da fuoco. Secondo due alti responsabili birmani almeno tre bonzi sono stati uccisi in due incidenti separati.
     
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  4. lupog
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    decine di morti tra i i manifestanti, caccia ai reporter occidentali per impedirli di raccontare ciò che stà accadendo ( un cronosta giapponese è stato ucciso), retate notturne della polizia nei monesteri buddisti per punire i monaci che guidano da giorni la protesta. In Myanmar il governo più brutale e corrotto del pianeta resta in piedi grazie alla protezione della Cina (tienanmen insegna..) e l'Onu ovviamente in virtù del veto di Pechino non può che limitarsi ad improduttive dichiarazioni di condanna. Solo la protesta dell'opinione pubblica sembra poter scuotere la'patia delle cancellerie mondiali.

    Edited by lupog - 28/9/2007, 11:39
     
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  5. lupog
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    In Birmania il regime ha interrotto il principale collegamento Internet con l'estero. La scusa usata per giustificare la censura è che si sarebbe rotto un cavo sottomarino. il sito di esuli brmani MIZZIMA NEWS CONTINUA A ESSERE IN RETE
     
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  6. biglo
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    E' incredibile il non-interventismo dei capi di stato occidentali... si può capire e non condividere le scelte di Cina e India che non mettono i bastoni fra le ruote di questo regime in quanto è il miglior partner d'affari che ci possa essere (un regime militare fascista in un paese ricco di risorse come quello è il sogno di ogni broker)... si può continuare a capire e non condividere la scelta della Russia che preferisce andare appresso alla Cina pur di dargli contro gli Stati Uniti... Ma l'Unione Europea, gli Stati Uniti e il Giappone che si limitano a sanzionare (come se gliene fottesse qualcosa delle sanzioni) e restano a guardare... non sarebbe necessario tanto per iniziare un intervento (degli altrimenti inutilissimi) caschi blu per difendere i monaci e i reporter?

    L'ultima volta che ci fu una crisi di questo tipo morirono un centinaio di monaci (e andò bene ai reporter perchè non c'erano) stavolta?
     
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  7. lupog
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    58000 FIRME RACCOLTE A FAVORE DEI PRIGIONIERI POLITICI NELLA BIRMANIA (MYANMAR)

    La Sezione Italiana di Amnesty International ha inviato oggi all’Ambasciata di Myanmar in Italia e al ministro degli Affari esteri Massimo D’Alema 58.000 firme a sostegno dell’appello, lanciato tre settimane fa dall’organizzazione per i diritti umani, per chiedere il rilascio dei manifestanti arrestati alla fine di settembre.

    Nonostante abbiano promesso di collaborare con le Nazioni Unite, le autorità di Myanmar proseguono nel giro di vite nei confronti degli organizzatori delle pacifiche manifestazioni dello scorso mese.

    Da oggi è possibile firmare on line un nuovo appello per la scarcerazione di un difensore dei diritti umani e di quattro tra promotori e appartenenti al movimento degli studenti della “Generazione 88”, che da vent’anni, nonostante arresti e condanne a lunghe pene detentive, chiedono il rispetto dei diritti umani e riforme democratiche in Myanmar.

    I cinque detenuti sono:

    - U Myint Aye, vicesegretario della Lega nazionale per la democrazia, il partito della premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi. È il fondatore di “Promotori e difensori dei diritti umani”, un gruppo che dal 2002 organizza incontri per promuovere la conoscenza della Dichiarazione universale dei diritti umani. È stato arrestato, per la sesta volta dal 1988, il 24 agosto a Yangon, ed è detenuto nella stazione di polizia n. 7 di Yangon. Le sue condizioni di salute sono gravi e ha urgente bisogno di cure mediche.

    - Hla Myo Naung , ex leader studentesco ed esponente della Federazione delle Unioni studentesche di tutta la Birmania, arrestato a Yangon il 10 ottobre mentre si stava sottoponendo a una visita oculistica a seguito della rottura di una cornea. Se non sarà immediatamente sottoposto a un intervento chirurgico, rischia di perdere l’uso di un occhio. Non è noto dove sia detenuto.

    - Htay Kywe, Thin Thin Aye e Aung Thu , arrestati nella notte tra il 12 e il 13 ottobre. Erano gli ultimi leader del movimento “Generazione 88” ancora in libertà. Amnesty International ritiene che Htay Kywe sia in cattive condizioni di salute. Non è noto dove siano detenuti.

    Amnesty International teme che queste cinque persone, dato il loro ruolo di primo piano nelle manifestazioni di settembre, rischino di subire maltrattamenti e torture e chiede il loro rilascio immediato e incondizionato.

    APPELLO DEL 16 OTTOBRE DI AMNESTY
     
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  8. lupog
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    Amnistia in Birmania per 9000 detenuti. Liberato oppositore storico del regime


    Dopo diciannove anni di carcere, uno degli oppositori storici del regime birmano, Win Tin, è stato liberato. La notizia, che circolava da tempo, è stata diffusa dal giornalista della Reuters che lo ha incontrato dopo la liberazione.

    Il regime militare, come annunciato dalla stampa ufficiale, ha concesso una maxi-amnistia per oltre novemila detenuti. Tra questi, secondo il portavoce del partito del Premio nobel per la Pace, Aung San Suu Kyi, potrebbero esserci anche altri prigionieri politici di spicco.

    Tin, 79 anni e oppositore storico del governo, fu arrestato nel 1989 e condannato a venti anni di carcere per aver dato riparo a una ragazza che aveva abortito illegalmente.

    FONTE: RAI NEWS 24

    Speriamo sia l'inizio di un processo di liberalizzazione all'interno di questo paese soggiogato da una delle più retrive autocrazie del pianeta :giveup:
     
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  9. lupog
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    YANGON (Reuters) - Un tribunale del Myanmar ha condannato oggi la leader dell'opposizione Aung San Suu Kyi per aver violato la legge sulla sicurezza interna, in una sentenza che scatenerà sicuramente la reazione dell'Occidente, isolando ancora di più il regime.

    La corte ha condannato Suu Kyi a tre anni di carcere, ma la pena è stata immediatamente ridotta a 18 mesi su ordine della giunta militare, che ha anche stabilito che la donna potrà scontarla nella sua casa di Yangon.

    Il verdetto di colpevolezza era largamente atteso e i detrattori della giunta militare sostengono sia stato voluto dal regime per tenere Suu Kyi fuori dalla circolazione prima delle elezioni generali previste per l'anno prossimo.

    Le accuse sono scaturite da un misterioso incidente in cui un americano, John Yettaw, aveva raggiunto a nuoto la casa al lago della donna a maggio senza essere stato invitato, e vi si era fermato per due giorni, violando i termini degli arresti domiciliari di Suu Kyi.
     
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  10. lupog
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    Aung San Suu Kyi e' "completamente libera, senza condizioni": lo afferma un esponente della giunta militare birmana. La leader dell'opposizione e premio Nobel per la Pace 1991 ha trascorso 15 degli ultimi 21 anni agli arresti domiciliari.
    In apparenza fragile e delicata, in realta', la donna che e' stata premiata con il Nobel per la Pace nel 1991 ha una tenacia di ferro e ha svolto un ruolo cruciale nel mantenere l'attenzione del mondo sulla giunta militare e i diritti negati in Birmania.
    Conosciuta semplicemente come 'la Signora' da milioni di suoi connazionali, Aung si e' sempre rifiutata di abbandonare il suo Paese. "Per me, la vera liberta' e' la liberta' dalla paura e se non si puo' vivere senza la paura non si puo' vivere una vita dignitosa", disse una volta. La sua Lega Nazionale per la Democrazia stravinse le elezioni del 1990 (le penultime prima di quelle definite 'farsa' dall'Occidente, di domenica scorsa), ma non le e' mai stato permesso di governare; e alle ultime consultazioni, dopo aver deciso di non scendere in campo, il suo partito e' stato disciolto dalla giunta.
    La 'pasionaria' birmana avrebbe dovuto essere rilasciata il 27 maggio dello scorso anno, ma poche settimane prima dell'attesa scadenza uno sconosciuto americano si immerse nel lago di fronte alla sua residenza e raggiunse a nuoto l'abitazione. Astrusa la giustificazione: John Yettaw sostenne di esser stato mandato da Dio per avvertirla che sarebbe stato il bersaglio di un imminente assassinio. Nell'agosto seguente, Aung San Suu Kyi fu condannata agli arresti domiciliari per aver consentito allo strambo americano, John Yettaw, di aver pernottato per due notti a casa sua, violando le norme di sicurezza.
    San Suu Kyi ha trascorso gran parte della sua vita all'estero prima di tornare, nell'aprile del 1988, nella sua casa di famiglia, sulle rive del lago Inya, a Rangoon, per assistere la madre malata; e ha parlato per la prima volta dinanzi a una folla di manifestanti, il 26 agosto dello stesso anno, sui gradini della storica Shwedagon Pagoda, nella capitale. Chi la vide in quell'occasione fu colpito dalla somiglianza con il padre, il generale Aung San, eroe nazionale che aveva portato la Birmania sull'orlo dell'indipendenza dal dominio britannico, prima del suo assassinio nel 1947. "Non potevo, in quanto figlia di mio padre, rimanere indifferente a tutto cio' che stava accadendo", disse alla folla la 'signora', che aveva appena due anni quando il padre mori'.
    Il mese seguente i militari soffocarono nel sangue il tentativo di rivolta democratica: migliaia di persone vennero uccise o imprigionate, ma i militari promisero le elezioni.Nel 1989, San Suu Kyi infranse il tabu' di attaccare pubblicamente il dittatore, Ne Win, bollato come la fonte dei mali del Paese; e l'attacco sigillo' il suo fascino popolare, ma anche il suo destino, perche' nel luglio del 1989 Aun San Suu Kyi fu messa agli arresti domiciliari e vi resto' per sei anni, fino al 1995. Poi, nel 2000, di nuovo in carcere e nel 2002, a maggio, la liberta': quella e' stata l'ultima volta che ha riassaporato la liberta', quando inizio' un periplo nel Paese per incontrare i suoi sostenitori, in un clima di crescente ostilita' da parte del governo; ma il 30 maggio del 2003, San Suu Kyi e il suo convoglio finirono in un agguato con decine di vittime, secondo le organizzazioni a tutela dei diritti umani.
    Gli anni trascorsi agli arresti domiciliari, li ha dedicati -pare- allo studio, alla meditazione buddista, ad esercitare il pianoforte e a migliorare il suo francese e il giapponese. Ma il suo messaggio alla giunta e' sempre stato forte e chiaro: la ricerca di un dialogo aperto con la giunta e le minoranze etniche birmane nel tentativo di superare lo stallo politico, in cui versa il Paese. I generali hanno sempre rifiutato di riconoscerla come interlocutore politico, mettendo in dubbio il suo patriottismo (la chiamano con il cognome da sposata, 'la signora Michael Aris') e accusandola di essere uno strumento in mano a Gran Bretagna e Stati Uniti e al servizio delle loro mire neo-coloniali. Ma lei con il tempo e un enorme costo personale, e' divenuta la piu' famosa detenuta al mondo, paragonata a Nelson Mandela e al Mahatma Gandhi, combattenti per la liberta' da cui ha tratto ispirazione nel corso degli anni.
    'La Signora' ha sempre rifiutato di lasciare la Birmania, per timore di non poter rientrare: e' stata tenuta in un ferreo isolamento pero' e la giunta ha persino negato il visto al marito, morente di cancro alla prostata,che voleva visitarla. Aris, docente ad Oxford, e' morto nel marzo 1999 e lei in quell'occasione rifiuto' l'offerta della giunta di avere un visto per poter partecipare al suo funerale. Anche i due figli, Alexander (1873) e Kim (1977) non li vede da dieci anni: non solo la sua liberta', dunque, ma anche la famiglia, Aung San Suu Kyi ha sacrificato famiglia sull'altare della democrazia. Perche', come disse una volta lei stessa, "quello che abbiamo e' la perseveranza: non e' la pazienza, e' la perseveranza. Siamo pronti a perserverare qualunque siano gli ostacoli".

    FONTE: AGI
     
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    Birmania, iniziate prime elezioni libere. San Suu Kyi favorita
    Osservatori Ue: 'Finora voto 'regolare'


    Si sono aperti nella notte fra sabato e domenica (ora italiana) i seggi delle elezioni in Birmania, il primo 'vero' voto nazionale dal 1990, che vede il partito della leader dell'opposizione Aung San Suu Kyi grande favorita. Tra possibili brogli nel conteggio delle preferenze e temute interferenze future della vecchia guardia in caso di una vittoria di Suu Kyi, le elezioni sono viste come l'inizio di una transizione politica ricca di incertezze.

    A Rangoon, già all'apertura dei seggi, molti di essi vedevano file di votanti lunghe decine di metri. La leader dell'opposizione Aung San Suu Kyi, la cui "Lega nazionale per la democrazia" (Nld) è la grande favorita per la vittoria, voterà in mattinata presso un seggio dell'ex capitale. Le urne chiuderanno alle 16 locali (le 10:30 in Italia). Per i risultati completi saranno necessarie due settimane, ma è probabile che negli ambienti dell'Nld inizino a circolare risultati ufficiosi fin da stasera. Le operazioni di voto sono monitorate da centinaia di osservatori stranieri e da migliaia di birmani.

    Osservatori Ue, voto finora 'regolare' - Nell'ex capitale Rangoon, lo svolgimento delle storiche elezioni di oggi sembra finora "regolare". Lo ha dichiarato in mattinata il parlamentare europeo Alexander Lambsdorff, a capo della missione di osservazione elettorale della Ue. In diversi seggi cittadini, già dall'apertura si sono registrate code di decine di metri, per operazioni di voto che sono però andate avanti con pochi intoppi. Come ha constatato l'ANSA, a metà mattina molti seggi riportavano già un'affluenza del 50 per cento, e all'ora di pranzo le lunghe code della mattina erano sparite. Si segnalano comunque errori nelle liste elettorali, con alcuni votanti - specie in dei quartieri periferici - che non hanno potuto esprimere la loro preferenza e sono andati via delusi. Agli osservatori Ue, inoltre, non è stato concesso l'accesso ai seggi istituiti nelle basi militari, dove secondo alcuni media locali le operazioni di voto sono state concluse già in mattinata.

    Fonte: http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2015...a98650d642.html


    Sono felice di poter riportare la notizia delle storiche elezioni tenutesi oggi in questo topic in cui da anni segnaliamo tutto ciò che per lungo tempo non è andato in Myanmar. Ora non resta che aspettare il risultato augurandosi sia l'inizio di una completa svolta democratica per il Paese birmano.
     
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    Elezioni presidenziali in Myanmar, storica vittoria per il partito di Aung San Suu Kyi
    Il National League for Democracy party avrebbe conquistato più del 70% dei suffragi alle consultazioni in Birmania. Il partito al governo ammette la sconfitta


    Il National League for Democracy party, il movimento di Aung San Suu Kyi, ha vinto le elezioni presidenziali in Myanmar sconfiggendo il partito dei militari al potere e conquistando "oltre il 70% dei voti". Lo rivela il portavoce dell'opposizione. Secondo la tv locale, il partito al governo, Usdp, ha ammesso la sconfitta. Festeggiamenti nelle piazze del Paese mentre San Suu Kyi ha chiesto di "non provocare i rivali sconfitti".

    "Chiedo a tutti di non provocare i rivali sconfitti", ha detto il premio Nobel per la Pace del 1991. I sostenitori dell'opposizione sono in piazza da ore per festeggiare lo storico momento. I primi risultati ufficiali sono attesi per le 10.30 ora italiana.

    Per la Birmania-Myanmar si tratta delle prime elezioni libere dopo 25 anni. Nel 1990 proprio Aung San Suu Kyi ottenne una schiacciante vittoria. I militari, tuttavia, annullarono il voto e rimasero al potere. Iniziò così, per San Suu Kyi, una lunga odissea.

    A Rangoon 12-0 per Aung San Suu Kyi - Nell'ex capitale Rangoon, la "Lega nazionale per la democrazia" di Aung San Suu Kyi ha conquistato 12 seggi della Camera bassa del Parlamento, mentre il partito di governo Usdp non ne ha vinto nessuno. Lo ha annunciato la Commissione elettorale, iniziando a diffondere i primi dati ufficiali. In città si assegnano 45 seggi.

    Fonte: http://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/elezi...5-201502a.shtml



    I dati non sono ancora definitivi, ma quello che emerge finora è incoraggiante.
     
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    Assolutamente positivo il risultato elettorale, anche se per la legge elettorale il 25% dei seggi è assegnato ai militari e San Suu Kyi per un'altra legge "ad personam" non può diventare presidente in quanto sposata (vedova) ad uno straniero, un inglese.
    Vedremo come evolverà la situazione, fino ad ora il regime militare ha contato sulla protezione di Pekino, penso sia probabile che possa esercitare un forte controllo (leggi minaccia) sulle attività del futuro governo.
     
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    Una transizione graduale verso una piena democrazia porta con sé retaggi di ingiustizie del passato, come il cavillo contro Aung San Suu Kyi o i seggi riservati di diritto ai militari, ma forse (ed è la mia speranza) è la strada più sicura per costruire un avvenire democratico stabile.
     
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