LE 35 ORE IN FRANCIA: BILANCIO DI UN'ESPERIENZA

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  1. keynes
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    IL 13 giungno 1998 veniva approvata dal governo socialista di Jospin la cosidetta legge Aubry che disciplinava l'adozione di un orario di lavoro settimanale di 35 ore. Ritengo che a dieci anni di distanza si possano avere degli elementi per anlizzarne gli effetti comparandoli con quelli delle politiche del governo Blair nel regno unito che invece impostò la sua politica del lavoro nella direzione opposto di una maggiore deregolarizzazione e decentralizzazione
    l'obbiettivo del governo Jospin era la creazione di 700000 posti di lavoro. i dati sui risultati sono molto diversi a seconda di chi le propne: si và da un aumento di 500000 occupati secondo istituti di ricerca vicini ai sindacati (IRES), a chi invece ritiene che tale effetto sia stato del tutto trascurabile. Secondo l'INSEE (L'istat FRANCESE) . il numero dei posti di lavoro creati fino al 2004 potrebbe aggirarsi sui 350000. Ma per valutarne il peso complessivo è meglio affidarsi alle cifre relative al tasso di disoccupazione in Francia: esso è cresciuto dal 9,1% del 2000 al 9,5 del 2006, nel Regno Unito lo stesso dato è rimasto pressochè stabile sul 5,3%
    la crecita economica francese si è ridotta dal 3,9% del 2002 al 2% del 2006; quella britannica anch'essa è diminuita anch'esa ima in misura minore dal 3,8% del 2000 al 2,8 del 2006 ( dati OCSE)
    A ciò si deve aggiungere un'ulteriore considerazione. per mantenere con le 35 ore lo stesso livello salariale precdente ( quello delle 39 ore) lo stato francese eroga ogni anno sussidi alle imprese per 16 miliardi di euro. FONTE:INSEE



    Occorre tenere conto che anche senza questi provvedimenti di tipo statale si và verso una riduzione dell'orario di lavoro in tutti i paesi sviluppati. In Italia le 35 ore si applicano già in molte aziende. Il problema stà dunque nella decisione di disciplnare una tale materia in maniera centralistica da parte dello stato: ciò ha limitato il margine di contrattazione aziendale, ha ingabbiato delle risorse che potevano essere utilizzate in manier apiù efficente ma sipratutto non sembra aver ottenuto risultati particolari sul piano macroeconomico della crescitae delòla riduzione della disoccupazione. Di ciò si era reso conto in Francia anche il governo Raffarin che infatti nel 2005 aveva provveduto a modificare le 25 ore nel senso della flessibilità sia in termini di straordinari sia per le aziende con meno di 20 dipendenti
     
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  2. onestobender
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    CITAZIONE (keynes @ 19/5/2008, 19:10)
    Occorre tenere conto che anche senza questi provvedimenti di tipo statale si và verso una riduzione dell'orario di lavoro in tutti i paesi sviluppati. In Italia le 35 ore si applicano già in molte aziende. Il problema stà dunque nella decisione di disciplnare una tale materia in maniera centralistica da parte dello stato: ciò ha limitato il margine di contrattazione aziendale, ha ingabbiato delle risorse che potevano essere utilizzate in manier apiù efficente ma sipratutto non sembra aver ottenuto risultati particolari sul piano macroeconomico della crescitae delòla riduzione della disoccupazione. Di ciò si era reso conto in Francia anche il governo Raffarin che infatti nel 2005 aveva provveduto a modificare le 25 ore nel senso della flessibilità sia in termini di straordinari sia per le aziende con meno di 20 dipendenti

    Prima di tutto ciao Keynes!

    Sono d'accordissomo con la tua valutazione. Secondo la mia esperienza personale le canoniche 8 ore al giorno sono fin troppo dispersive; è molto difficile mantenere il personale concentrato in maniera continua e la qualità del lavoro spesso ne risente.
    Insomma, sempre secondo le mia esperienza, più ore si fanno e più la qualità del lavoro ne risente perchè in molti tendono solo a "tirare la carretta" fino all'orario d'uscita.
    Meglio quindi, secondo me, diminuire l'orario e puntare sulla qualità. Tuttavia questa inversione di tendenza richiede non solo importanti capcità nell'organizzare ll personale ma anche un cambio di mentalità da parte dei dirigenti che spesso non esiste.
    Imporre una riduzione dell'orario dall'alto è quindi sbagliato, perchè non tiene conto delle strutture organizzative delle aziende e perchè il modello "meno ore più qualità" non vale per tutti i tipi di attività.

    Per concludere il principio secondo me è giusto ma, non essendo valido per tutti, lo stato non dovrebbe imporlo dall'alto, dovrebbe piuttosto "dare la posssibilità" di applicarlo.
     
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    CITAZIONE (onestobender @ 19/5/2008, 19:24)
    CITAZIONE (keynes @ 19/5/2008, 19:10)
    Occorre tenere conto che anche senza questi provvedimenti di tipo statale si và verso una riduzione dell'orario di lavoro in tutti i paesi sviluppati. In Italia le 35 ore si applicano già in molte aziende. Il problema stà dunque nella decisione di disciplnare una tale materia in maniera centralistica da parte dello stato: ciò ha limitato il margine di contrattazione aziendale, ha ingabbiato delle risorse che potevano essere utilizzate in manier apiù efficente ma sipratutto non sembra aver ottenuto risultati particolari sul piano macroeconomico della crescitae delòla riduzione della disoccupazione. Di ciò si era reso conto in Francia anche il governo Raffarin che infatti nel 2005 aveva provveduto a modificare le 25 ore nel senso della flessibilità sia in termini di straordinari sia per le aziende con meno di 20 dipendenti

    Prima di tutto ciao Keynes!

    Sono d'accordissomo con la tua valutazione. Secondo la mia esperienza personale le canoniche 8 ore al giorno sono fin troppo dispersive; è molto difficile mantenere il personale concentrato in maniera continua e la qualità del lavoro spesso ne risente.
    Insomma, sempre secondo le mia esperienza, più ore si fanno e più la qualità del lavoro ne risente perchè in molti tendono solo a "tirare la carretta" fino all'orario d'uscita.
    Meglio quindi, secondo me, diminuire l'orario e puntare sulla qualità. Tuttavia questa inversione di tendenza richiede non solo importanti capcità nell'organizzare ll personale ma anche un cambio di mentalità da parte dei dirigenti che spesso non esiste.
    Imporre una riduzione dell'orario dall'alto è quindi sbagliato, perchè non tiene conto delle strutture organizzative delle aziende e perchè il modello "meno ore più qualità" non vale per tutti i tipi di attività.

    Per concludere il principio secondo me è giusto ma, non essendo valido per tutti, lo stato non dovrebbe imporlo dall'alto, dovrebbe piuttosto "dare la posssibilità" di applicarlo.

    Quoto tutto, compreso il saluto a keynes!
     
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  4. karma207
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    Ma per valutarne il peso complessivo è meglio affidarsi alle cifre relative al tasso di disoccupazione in Francia: esso è cresciuto dal 9,1% del 2000 al 9,5 del 2006, nel Regno Unito lo stesso dato è rimasto pressochè stabile sul 5,3%
    la crecita economica francese si è ridotta dal 3,9% del 2002 al 2% del 2006; quella britannica anch'essa è diminuita anch'esa ima in misura minore dal 3,8% del 2000 al 2,8 del 2006

    Direi che si tratta di un piccolo fallimento, la proposta delle 35 ore: guardate i dati macroenomici...
    16 miliardi spesi in incentivi sono poi un'enormità, aggiungendo che in effetti in Francia si trovano molti impieghi sopra le 35 ore (fino a 40).

    CITAZIONE
    Meglio quindi, secondo me, diminuire l'orario e puntare sulla qualità. Tuttavia questa inversione di tendenza richiede non solo importanti capcità nell'organizzare ll personale ma anche un cambio di mentalità da parte dei dirigenti che spesso non esiste.
    Imporre una riduzione dell'orario dall'alto è quindi sbagliato, perchè non tiene conto delle strutture organizzative delle aziende e perchè il modello "meno ore più qualità" non vale per tutti i tipi di attività.

    Concordo sul cercare di diminuire l'orario: in effetti chi lavora 8 ore ne spende almeno 2 su messenger e 2 divise tra siti di scommesse, di gioco e (se riesce) hard. Scherzi a parte, le esperienze sono sempre devastanti: 8 ore sono troppe. Dal mio punto di vista la diminuzione dell'orario di lavoro è una questione di importanza sociale e culturale: meno tempo nel lavoro significa più tempo per se stessi, per la vita, per la crescita.
    Ma in Italia è per ora ben difficile provarci: primo perché, come dice onestobender, si può applicare solo in alcuni lavori; secondo perché il sistema di valutazione del lavoro deve diventare quasi totalmente meritocratico, con contratti che consentano di valutare gli obiettivi veramente raggiunti e non il tempo passato seduto su una scrivania.
    Va detto che il management per obiettivi non si applica a tutti i settori, che richiede uno sforzo di conoscenza e di capacità previsionale che i nostri manager non hanno, e che certamente potrebbe creare delle disparità non facili da gestire all'interno dell'azienda: immaginiamo un dipendente geniale che ci mette 3 ore a fare quello che gli altri fanno in 8, sarebbe un disastro!
    In conclusione, un altro problema si pone a mio avviso nel nostro paese: la bassa qualità di molti lavori e la difficoltà a convertirci verso forme di lavoro più knowledge-based, conversione che richiederebbe una formazione di più alta qualità...
    ma da qualcosa dovremo pur partire?!
     
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  5. alexandrom
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    Concordo con Karma.
    Aggiungo:
    Le 8 ore in sè , nn sono eccessive anche si potrebbero ridurre ... è eccessivo l'insieme delle 8 ore lavorative con le ore che si usano per andare al lavoro .... la mensa .... gli asili nido che spesso sono dall'altra parte del mondo ... Esci di casa alle 7-45 e torni alle 20 (bollito) ....In questo senso la politica è completamente assente .... una buona programmazione politica dovrebbe accorpare le aziende di un certo tipo e dimensione ... creare nei dintorni un asilo nido ... una palestra ad esempio .. delle scuole per i figli ... che potrebbero ad esempio mangiare con i genitori ... e uscire di casa e rientrare insieme.


     
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  6. karma207
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    Caro alexandrom, hai dato ottimi esempi del perché lo Stato (o in generale la politica) non sarebbe solo un male necessario: se a livello locale ci fosse più organizzazione per favorire i genitori lavoratori, forse si farebbero più figli...
    A volte la cooperazione e una buona organizzazione sono più efficaci del mercato... vedi Wikipedia che quanto a contatti ha sicuramente steso le varie enciclopedie private.
     
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  7. the-best-lloyd-banks
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    Il problema è semplice: Se lavoriamo meno guadagniamo meno....Oggi in Francia con 2000€ è anche difficile di vivere...
     
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  8. Lorindel
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    I migliori architetti ed urbanisti ancora oggi dibattono su come creare strutture di svago nei dintorni delle zone di produzione . Purtroppo non è cosi semplice .
    La cultura europea in merito alla pianificazione urbanistica ha delle forti basi nella " Carta di Atene " presentata da Le Corbusier e il CIAM nel 1933 . Essa , in breve , tende a lottizzare con piani regolatori standardizzati l'edilizia civile di ogni comune . Cosa che rende molto difficile la costruzione di apparati , anche privati , che rendano aree di interesse scolastico o lavorativo circondabili da luoghi di svago (anche se vengono concesse delle deleghe speciali , ma solo in particolari casi) . La politica stavolta c'entra poco .
    In merito all'argomento , penso che si , quotando le parole di Karma , ci sia piu' che bisogno di avere realizzati i propri hobbies , crescere nel mondo in cui vivi senza dover pensare per tutto il giorno effettivo (uscire alle sette e mezzo significa precludere contatti diversi da cena , famiglia e computer o passeggiata con gli amici post-dinner) , anche se ridurre alle sole 5 ore di lavoro mi sembra un attimino azzardato .
    Ed analizzare i dati della macro-economia considerando esclusivamente questa proposta mi sembra altrettanto poco esatto . Ma in tal caso lascio la parola agli economisti del forum . ;)
     
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  9. karma207
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    CITAZIONE
    Il problema è semplice: Se lavoriamo meno guadagniamo meno....Oggi in Francia con 2000€ è anche difficile di vivere...

    Ci sono più ragioni per cui non si può lavorare il più possibile: perché ci si stanca, perché esiste una vita al di fuori del lavoro che potrebbe valere la pena di dedicarle tempo (una famiglia, dei figli, lo sport, la musica, l'arte...).
    Lavorare più di un limite fisiologico è, oltre che controproducente, molto pericoloso: non è una semplice insinuazione la relazione tra morti sul lavoro e sfruttamento.
    Se c'è un problema è capire dove stia questo limite fisiologico: considerando che ci sono differenze interindividuali e tra le professioni. E non mi sembra un problema semplice.
    Il problema dei bassi salari si risolve in altri modi: abbassando le tasse (rendendo la spesa pubblica più efficiente), migliorando la produttività, puntando su lavori ad alto valore aggiunto (più innovazione, meno imitazione).

     
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  10. Lorindel
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    E' giustissimo quel che dici , Karma , anche dal punto di vista puramente economico .
    Il problema però , a parer mio , rimane . 8 ore con le nuove tipologie di stimoli che ogni singolo individuo riceve forse diventano troppe , considerando che molti dei lavori svolti nel passato possono essere compiuti in meno tempo sicuramente . Anche se proporrei una soluzione intermedia , ovvero almeno 6 ore , 6 ore e mezzo , cosi anche da testare il fenomeno gradualmente .
    Comunque , attendo il parere di sociologhi ed economisti .
     
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9 replies since 19/5/2008, 18:10   1186 views
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