Obama infiamma Berlino

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  1. Lorindel
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    IN 200 MILA PER IL CANDIDATO DEMOCRATICO BARACK OBAMA

    “Desidero ringraziare i cittadini di Berlino, il popolo della Germania, la cancelliera Angela Merkel e il Ministro degli Esteri Frank Walter Steinmeier per il benvenuto che mi hanno dato”.

    Ha esordito così, davanti ad una folla di circa 200mila persone, il candidato alla presidenza della Casa Bianca Barack Obama che, in visita nella città tedesca, ha tenuto un discorso pubblico presso la Siegessaeule, la colonna della vittoria, che sorge al centro del Tiergarten. Ha parlato per circa 35 minuti in cui ha affrontato temi come: la cooperazione tra Stati Uniti ed Europa, il razzismo, l’Afghanistan, l’Iran e l’Iraq, l’ambiente ed i cambiamenti climatici. “Non vi parlo da candidato alla Casa Bianca, ma da americano, da cittadino del mondo. – ha affermato Barack Obama - Non assomiglio agli americani che hanno parlato qui prima di me, la mia storia personale è diversa, una storia americana. Il padre di mio padre era un servo degli inglesi, era un cuoco”. Nel proseguire il suo discorso il senatore dell’Illinois si è augurato che continui la cooperazione tra gli Usa e l’Europa: “L'America non ha partner migliore di voi, adesso è il momento di costruire un nuovo ponte per affrontare le sfide del XXI secolo che si e' aperto su un mondo più che mai interdipendente nella storia dell'umanità. Dobbiamo abbattere tutti i muri che dividono i popoli e le razze anche altri muri, quelli fra alleati di lunga data, da una parte all'altra dell'Atlantico, i muri fra paesi ricchi e quelli poveri, fra razze e tribù, fra indigeni ed immigrati, fra cristiani, musulmani ed ebrei”. Obama ha parlato anche degli impegni miltari della sua Nazione: “L'America non può farcela da sola. Il popolo afghano ha bisogno delle nostre truppe e delle vostre truppe. So che il mio Paese non è perfetto. Ci sono state occasioni in cui abbiamo dovuto lottare per i nostri diritti. E anche occasioni in cui abbiamo fatto degli errori. Ma questo non diminuisce l'amore che provo per la mia patria”. Il candiadato alla Casa Bianca ha, inoltre, ribadito la sua posizione in difesa dell’ambiente: “È arrivato il momento di salvare questo pianeta. Vogliamo ridurre le emissioni di Co2 che distruggono il nostro pianeta. Dobbiamo dare una speranza alle persone che soffrono per la globalizzazione. E non permetteremo mai più che avvenga quello che è successo al Darfur, in Sudan”. La folla berlinese ha accolto con ovazione le parole di Barack Obama e si è infiammata quando il candidato statunitense ha esclamato: “I love Berlin!”, rievocando, così, il discorso fatto da John Fitzgerald Kennedy che, nel 1963, aveva salutato, durante una sua visita, la popolazione berlinese con “Ich bin ein Berliner” (Io sono berlinese). Obama ha salutato la Germania per dirigersi verso la vicina Francia dove, a Parigi, incontrerà il presidente Nicolas Sarkozy. La permanenza parigina durerà poco poiché pare che Obama sia atteso dal premier britannico Gordon Brown per la cena.

    FONTE : PUPIA.it

    Mi auguro che possa costruire il suo futuro alla Casa Bianca . Ho grandi aspettative per Obama , e gli animi di Berlino hanno dimostrato che non sono il solo , tutt'altro .
    We can do it !
     
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  2. Wanchope89
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    sto personaggio mi sa di tutto fumo e niente arrosto..

    vedremo se diventerà presidente.. peggio di Bush penso sia umanamente impossibile (anche se in teoria non esiste un limite al peggio)
     
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  3. onestobender
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    CITAZIONE (Lorindel @ 25/7/2008, 18:16)
    Mi auguro che possa costruire il suo futuro alla Casa Bianca . Ho grandi aspettative per Obama , e gli animi di Berlino hanno dimostrato che non sono il solo , tutt'altro .
    We can do it !

    Il problema è che, come ha giustamente puntualizzato il direttore dell'Ansa nell'edizione odierna di SkyTg24, non saranno gli europei a votare.
    Anzi, io vado addirittura oltre.
    Può darsi che questa visita trionfale, la quale ha messo in luce la grande popolarità di Obama in Europa, si trasformi addirittura in un boomerang: gli elettori repubblicani delusi infatti potrebbero vederla come una sorta di esibizione "radical chic" (un termine che piace molto alle masse conservatrici).
     
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  4. lupog
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    CITAZIONE (Wanchope89 @ 25/7/2008, 18:54)
    sto personaggio mi sa di tutto fumo e niente arrosto..

    vedremo se diventerà presidente.. peggio di Bush penso sia umanamente impossibile (anche se in teoria non esiste un limite al peggio)

    quoto Wanchope. Obama è sicuramente un ottima propagandista di se stesso, punta sulla retorica ed è bravissimo a capire e a dire a ciò che il pubblico vuole ascoltare. In patria non ha mai parlato di Europa, ora nel suo viaggio nel vecchio continente parla della necessità di creare un ponte con l'America. Per non parlare del Medio Oriente: In Israele si pronuncia contro i negoziati con Hamas; a Ramallah cambai registro e caldeggia la soluzione negoziale. Per non parlare delle questioni economiche: che cosa ha intenzione di fare per contrastare la crisi finanziaria susseguita alla bolla dei mutui subprime? :hmm:
     
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  5. Boxrings2A
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    Io spero in una sanità pubblica! Ricevo le newsletter dal Partito Democratico Americano e fanno venire voglia di sperare... forse noi non capiamo fino in fondo tutti i punti della campagna elettorale semplicemente perchè viviamo in un Paese diverso e non siamo abbastanza informati...
    Comunque dietro Obama c'è uno staff di tecnici ed economisti molto esperti.
     
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  6. lupog
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    avere lo staff di esperti è importante..... ancora più importante è però saper prendere decisioni...... e Obama che dice tutto e il contrario di tutto per compiacere il suo uditorio mi induce ad avere più di una perplessità......
    certamente dal punto di vista della politica estera il suo operare rimaneun punto interrogativo
     
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  7. Boxrings2A
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    Penso che ora per lui il punto più difficile sarà vincere... e quindi sta cercando di trovare più consensi possibili.
    Se vincerà non penso si discosterà molto dalle linee guida del partito democratico americano.
     
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  8. gautier sans avoir
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    Usa, Obama alla sfida finale sulla riforma sanitaria

    da 7 ore 44 minuti
    Reuters





    Il presidente Usa Barack Obama affronta oggi il dibattito sulla riforma del sistema sanitario con un fondamentale discorso davanti al Congresso su quello che rappresenta il tema più importante, al momento, della politica interna americana.

    Gli assistenti del presidente hanno promesso che il discorso, che sarà trasmesso in tv a livello nazionale, presenterà nello specifico la visione presidenziale della riforma da circa 2.500 miliardi di dollari.

    "Il presidente descriverà le tappe del suo piano, sia per quanto riguarda l'assistenza sanitaria sia per quanto riguarda le modalità con le quali far passare il progetto al Congresso", ha detto il portavoce Robert Gibbs. "Non credo ci potrà essere confusione al termine del discorso".

    Obama ha dichiarato ad Abc News che sfrutterà questo discorso proprio "per assicurare tanto ai democratici quanto ai repubblicani di essere aperto a nuove idee, di non voler essere rigido e di non voler fare una questione ideologica di questo tema, anche se è chiaro che noi vogliamo che qualcosa sia fatto già entro quest'anno".

    Uno dei membri dell'amministrazione Obama ha fatto sapere che il presidente farà chiarezza sulla sua visione della sanità, che prevede una copertura per coloro che non hanno l'assicurazione e più garanzie per coloro che ce l'hanno.

    "Il piano del presidente cercherà di fermare la crescita insostenibile dei costi dell'assistenza sanitaria, che sono praticamente raddoppiati negli ultimi dieci anni e lo faranno ancora, se non agiamo subito", ha detto il funzionario, che ha preferito rimanere anonimo.

    Eletto a novembre proprio sulla spinta del cambiamento, Obama ha proposto di tagliare sensibilmente i costi dell'assistenza sanitaria ed espandere questa copertura ai 46 milioni di americani che ne sono sprovvisti.

    Ma i democratici, che pure hanno una solida maggioranza in entrambe le camere, hanno faticato per mettere in piedi questa riforma, osteggiata fortemente dai repubblicani.
    :dev:
    Il discorso di Obama, perciò, diventa fondamentale dopo un'estate di parole accese e di dubbi circa i costi di questa riforma, dubbi che hanno anche intaccato il solido consenso che il presidente vantava nei sondaggi di opinione.

    Il successo o il fallimento del piano sulla sanità potranno, quindi, avere un impatto importante sul mandato e sulla presidenza di Obama, dopo che i repubblicani hanno intrapreso una nuova strategia durante l'estate, attaccando i democratici in meeting pubblici organizzati in varie città.

    "Siamo ad un punto in cui il presidente deve mettere sul tavolo alcune proposte e tirarsi indietro su altre", ha detto Darrel West, direttore del centro studi Brookings Institution di Washington.
    [/size][/size]
    :dectective:
     
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  9. onestobender
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    CITAZIONE
    Ma i democratici, che pure hanno una solida maggioranza in entrambe le camere, hanno faticato per mettere in piedi questa riforma, osteggiata fortemente dai repubblicani.
    :dev:

    In questo caso ci sono in ballo interessi (e che interessi!) decisamente trasversali, non so se mi spiego...
     
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  10. gautier sans avoir
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    Infatti, Obama:
    Consapevole delle divisioni fra i democratici e intenzionato a incassare anche sostegni repubblicani, Obama tende la mano all'ex rivale presidenziale John McCain, sostenitore di maggiori garanzie per i malati gravi, ed ai leader conservatori che si battono contro gli errori dei dottori sin dai tempi di Bush.

    Altrochè BIPARTISAN, per far avverare le sue promesse servono, e servono eccome i Voti dei malaugurati repubblicani, alla faccia della forza dei democratici nelle due aule del congresso. :dev:

    e a distanza di 9 mesi si è aperto il mercato!!!! ;)
     
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  11. gautier sans avoir
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    Ma Barack ci ama o non ci ama?

    di LUCIA ANNUNZIATA
    L’elezione di Obama, nonostante i toni di grande riconciliazione, ha inserito una sorta di disagio nelle vene dell’Alleanza atlantica, quale mai sperimentata prima. Con il presidente Bush questi rapporti fra le due sponde erano infatti non idilliaci ma chiari. Con il nuovo inquilino della Casa Bianca, il perfetto contrario: idilliaci ma non chiari. La prevedibilità, la nettezza di posizioni del presidente repubblicano sulla guerra preventiva e la negazione del multilateralismo sono state sostituite dall’amichevolissimo ma illeggibile e per molti versi distaccato rapporto con Obama.

    Proprio in questi giorni, due grandi eventi hanno portato a galla l’incertezza. L’accelerazione della guerra in Afghanistan, di cui i morti italiani sono insieme il prodotto e il simbolo; e la cancellazione dello scudo spaziale antirusso, i cui siti sono stati collocati finora in Polonia e in Repubblica Ceca.

    Entrambe le circostanze hanno messo in fibrillazione gli europei. Il lutto italiano è solo l’ultimo di una serie che fa ormai parlare i Paesi europei della necessità di rivedere la missione in Afghanistan - ma questi dubbi sbattono contro un’accelerazione dell’impegno in quel Paese decisa dal presidente americano.

    Vero è che nel Paese dei Taleban le missioni sono due e separate, quella Nato e quella Usa, per cui tecnicamente gli alleati possono procedere senza necessariamente intersecarsi, ma il raddoppio dei soldati Usa deciso negli ultimi mesi da Obama (nel 2008 erano 32 mila, oggi 62 mila) e il desiderio di ritiro che circola in Europa sono elementi di distanza obiettivi, e creano un ovvio disagio.

    Per quel che riguarda l’annullamento dello scudo spaziale antirusso, l’Europa continentale non può che esserne contenta, dopo tanto aver invocato la fine di ogni tentazione di guerra fredda. Ma la cancellazione di ogni difesa antirussa sembra essere andata molto più in là di ogni attesa, e non solo lascia sorpresi gli europei ex occidentali, ma lascia impauriti gli europei ex orientali. La laconica risposta con cui proprio ieri Obama ha cercato di rassicurare tutti noi, più che risolvere i dubbi, è suonata ancora più distaccata: «Bush aveva proprio ragione, questo scudo non è mai stato una minaccia per la Russia. Noi abbiamo preso le decisioni più efficaci per proteggere noi e i nostri alleati. Se poi uno dei risultati di questa decisione è di rendere un po’ meno paranoide la Russia spingendola a fronteggiare con noi la minaccia dei missili dell’Iran, è un risultato in più».

    In Italia, va aggiunto, la nuova vicinanza distante con l’America di Obama è stata ulteriormente sottolineata dal molto pubblicizzato cambio dell’ambasciatore Usa nella capitale, Thorne, che, in maniera certo inusuale, ha prima dato un’intervista al Corriere della Sera e poi si è presentato a Palazzo Chigi.

    Nasce così, in tutti questi solchi e buche della strada, il dubbio che si sente circolare: e se Obama oggi si sentisse meno vicino all’Europa di quanto (paradosso!) non lo fosse Bush? E se Obama rispettasse di più ma amasse meno questa nuova Europa? La domanda in sé è già un segno dei tempi: l’esistenza stessa del dubbio è una forma di cambiamento. Ma se di diversità si tratta rispetto al passato, forse andrebbe capita non tanto scrutando Obama, quanto noi stessi, europei. Effettivamente, per certi versi il nuovo leader americano è più lontano dall’Europa. Ma il modo e le ragioni non sono parte di una differenza, quanto del significato stesso dell’attuale presidenza. Forse, dunque, siamo noi a non capirlo bene. Obama legge il mondo, inteso come il globo terrestre, con un movimento diverso, strettamente legato ai suoi obiettivi. Davanti a sé ha due compiti storici: salvare l’economia mondiale, per salvare quella del suo Paese, e riaffermare l’egemonia americana.

    Entrambe queste sfide le vince o le perde in Asia. Il suo braccio di ferro economico è con la Cina, e le sue guerre di stabilizzazione sono tutte intorno e dentro i Paesi musulmani. Di conseguenza, Obama guarda al mondo ogni mattina, affacciandosi al balcone della Casa Bianca, non più da Ovest a Est, mirando cioè all’altra sponda dell’Atlantico, bensì da Ovest a Ovest, voltato verso il Pacifico, e oltre, la Cina appunto, l’Estremo Oriente, il Medio Oriente. Alle sponde europee arriva solo dopo questo lungo volo di uccello. E prima di arrivare a noi europei dell’Ovest, passa ben prima dalla Turchia e dalla Russia. In questo senso è vero, siamo più lontani di prima dalla Casa Bianca. L’Europa che per anni ha detenuto il centro di quasi tutti gli sviluppi mondiali, insieme con gli Usa, oggi è geograficamente ai margini del centro. Il modo rispettoso ma parallelo a noi con cui l’Amministrazione Usa gestisce tutti i suoi dossier esteri - dall’Afghanistan al petrolio, alle alleanze, alle rogne, come l’Iran - è la prova di questa nuova realtà. (E IO DIREI, ERA ORA ,ANNI ANNI e ANNI SUCCUBI DEGLI STATES, ORA FINALMENTE C'E' SOLO L'EUUUURROOPAAAAA)

    Ma è freddezza? È distacco politico? È un indebolimento dell’Alleanza atlantica? È una sua marginalizzazione? Insomma, Obama ci ama o non ci ama? A tutte queste domande che poi nei vari Paesi rischiano, come in Italia, di ingigantirsi fino a diventare tensioni con gli Usa, la risposta migliore è forse la più semplice: sì, Obama ci ama, ma la geografia purtroppo non è più la stessa.
     
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  12. gautier sans avoir
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    Obama rinvia incontro col Dalai Lama

    Il leader spirituale è a Washington
    ma il presidente Usa non lo riceve per
    salvaguardare relazioni con Pechino
    WASHINGTON
    Il Dalai Lama arriva a Washington e per la prima volta dal 1991 non sarà ricevuto dal presidente americano. Il leader spirituale tibetano è nella capitale Usa a conclusione di un lungo tour nel Nord America, ma la Casa Bianca ha preferito rinviare ad altra occasione l’incontro con Barack Obama per non danneggiare i rapporti con Pechino in vista della visita presidenziale in Cina, a novembre.
    perchècito: In questo caso ci sono in ballo interessi (e che interessi!) decisamente trasversali, non so se mi spiego... sono d'accordissimo

    Il primo faccia a faccia tra Obama e il Dalai Lama potrebbe avvenire in un’altra occasione, forse già entro la fine dell’anno, ma non mancano le critiche per questo rinvio. «Cosa deve pensare un monaco o una suora buddhista rinchiusi nella prigione di Drapchi nell’apprendere che Obama non riceve il leader spirituale tibetano?», si è chiesto Frank Wolf, un membro repubblicano del Congresso impegnato nella battaglia per i diritti umani. Anche il primo ministro del governo tibetano in esilio, Samdhong Rinpoche, ha accusato la Casa Bianca di «acquiescenza».non sò proprio bene cosa vuol dire ma mi scappa un...... :dev:

    Del resto l’attuale Amministrazione Usa aveva già fatto capire quanto tenesse ai rapporti con Pechino quando a febbraio, prima di una visita in Cina, il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, aveva affermato che la difesa dei diritti umani umani non deve «interferire con la crisi economica globale, con la crisi dei cambiamenti climatici e con quella della sicurezza». :dev: :clapping: :clapping: Fonti dell’Amministrazione Obama hanno spiegato al Washington Post che in questo momento per gli Usa è troppo importante non irritare la Cina per coinvolgerla nel dialogo sulla minaccia nucleare posta dalla Corea del nord e dall’Iran.

    È una politica ribattezzata «rassicurazione strategica» :doh: di Pechino. Inoltre, viene fatto notare, lo staff di Obama non crede molto in questi incontri rituali che si traducono spesso in una bella foto ricordo senza reali progressi per la causa tibetana. :oops: Resta il fatto che nell’ultima visita del Dalai Lama a Washington, nel 2007, George W. Bush era stato il primo presidente americano a incontrarlo in pubblico e davanti a fotografi e telecamere in una cerimonia a Capitol Hill. In quell’occasione al leader spirituale tibetano fu consegnata la medaglia d’oro del congresso, la più alta onorificenza civile degli stati uniti. anche stavolta a ricevere il Dalai Lama ci sarà, tra gli altri, proprio la speaker democratica del Congresso, Nancy Pelosi, grande sostenitrice della lotta per i diritti umani in Tibet. Dal 1991 è l’undicesima volta che Tenzin Gyatso, questo il nome del XIV Dalai Lama, si reca in visit a negli Stati Uniti. :cheers:
     
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  13. gautier sans avoir
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    Hillary Clinton più popolare di Obama
    Il segretario di Stato Usa Hillary Clinton

    Nei sondaggi di gradimento segretario
    di Stato molto più avanti del presidente
    WASHINGTON
    Hillary Clinton può finalmente cantare vittoria sul suo storico avversario delle primarie democratiche: Barack Obama. Il segretario di Stato è infatti dato nei sondaggi di gradimento molto più in alto del presidente degli Stati Uniti. Secondo l’ultima indagine Gallup l’ex first lady gode del 62% dei consensi, contro il 56% di Obama. È la prima volta che Clinton supera il collega democratico nei consensi popolari. Numeri da capogiro che smentirebbero quanto i giornali ripetono da mesi, e cioè che Hillary sia oramai fuori dalla scena politica e conti sempre meno sulle scelte di Washington.

    Il sondaggio è stato comunque condotto prima del :hmm: conferimento a Obama del premio Nobel per la Pace, che secondo i ricercatori potrebbe aver fatto risalire le quotazioni del presidente. Nonostante la «sconfitta» Obama ha visto lentamente risalire la propria base popolare alla fine dell’estate, grazie in particolare alla massiccia campagna politica in favore della riforma della sanità. :doh:
     
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12 replies since 25/7/2008, 17:16   201 views
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