Guerra in Georgia

L'ultima sconfitta dell'amministrazione Bush?

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  1. onestobender
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    Dal Corriere:

    Sarkozy A MOSCA: «normale che la russia difenda i russofoni»

    Medvedev: stop all'offensiva
    «Almeno 100mila sfollati»


    Il presidente russo annuncia la fine delle operazioni militari e dette le regole alle truppe di Tbilisi

    TBILISI - Il presidente russo Dmitri Medvedev ha annunciato la fine delle operazioni militari nelle regioni separatiste georgiane, Abkhazia e Ossezia del sud. e ha posto due condizioni, a cominciare dal ritorno delle truppe di Tbilisi alle posizioni precedenti lo scoppio delle ostilità. Lo riferiscono le agenzie. «Possiamo discutere la questione di una soluzione definitiva se sono rispettate due condizioni», ha spiegato prima di incontrare il presidente francese Nicola Sarkozy. «La prima è che le truppe georgiane devono tornare alle posizioni iniziali ed essere parzialmente demilitarizzate. In secondo luogo, dobbiamo firmare un documento giuridicamente vincolante sul non uso della forza», ha aggiunto. «Sulla base del vostro rapporto ho deciso di concludere l’operazione per costringere le autorità georgiane alla pace», ha dichiarato il leader del Cremlino durante un incontro con il capo dello Stato maggiore e con il ministro della Difesa, affermando che lo scopo dell'operazione bellica è ormai stato raggiunto. Lo riferiscono le agenzie russe. Nello stesso tempo il leader del Cremlino ha ordinato di «eliminare l'aggressore» in caso di ulteriori ostilità da parte delle forze georgiane.

    LA SITUAZIONE SUL CAMPO - Truppe russe ferme sulle loro posizioni, pronte ad intervenire in caso di una violazione della tregua, e militari georgiani in fase di ritiro. È questa, al momento, la situazione sul campo nel conflitto russo-georgiano legato alle regioni separatiste dell'Ossezia del sud e dell' Abkhazia, secondo il vice capo dello stato maggiore russo, gen. Anatoli Nogovitsin, citato dall'agenzia Interfax. «Se la Georgia viola la tregua, la Russia sarà costretta a rispondere adeguatamente», ha spiegato. Quanto alle truppe russe, «ora hanno ricevuto l'ordine di fermarsi dove sono», ha aggiunto. L'esercito georgiano, invece, «è sulla difensiva e in alcune aree sta proseguendo il ritiro delle truppe nei suoi territori», ha concluso.

    SARKOZY - «Una buona notizia»: così il presidente francese Nicolas Sarkozy ha definito la cessazione delle ostilità in Georgia annunciata dal presidente russo poco prima del loro incontro al Cremlino. «È una novità che aspettavamo. È una buona novità», ha osservato Sarkozy, chiedendo però di «dare corpo al cessate-il-fuoco». «Ora bisogna realizzarlo in pratica. Dobbiamo tracciare una scaletta di azioni per tornare alle posizioni di partenza», ha aggiunto Sarkozy, giunto in mattinata nella capitale russa per una mediazione nel conflitto russo-georgiano come rappresentante di turno della Ue. La Russia deve «mettere la sua potenza al servizio della pace» ha aggiunto poi Sarkozy al Cremlino all’inizio dell’incontro con il presidente russo. Il presidente francese ha anche aggiunto che è «assolutamente normale che la Russia voglia difendere gli interessi dei suoi compatrioti nel suo paese e dei russofoni fuori dalla Russia».

    RAID SU GORI, ESPLOSIONE A TBILISI - L'annuncio di Medvedev sullo stop alle operazioni militari è arrivato mentre gli abitanti di Tbilisi udivano una forte esplosione. Il ministero degli interni georgiano ha precisato che si è trattato di una deflagrazione non legata a raid aerei russi ma all'attività degli artificieri che stanno facendo brillare gli ordigni inesplosi, sganciati dall'aviazione di Mosca nei giorni del conflitto, nella base militare di Vasiani, vicino alla capitale. Sempre in mattinata il presidente della Georgia, Michail Saakashvili, in collegamento da Tbilisi con la Cnn a Washington aveva fatto sapere che «la Georgia non si arrenderà mai». Dopo aver ribadito le sue accuse nei confronti della «invasione» da parte della Russia, Saakashvili ha aggiunto: «La Georgia non si arrenderà mai. Perchè noi combattiamo per la nostra libertà e il prezzo da pagare tornando indietro sarebbe troppo alto. Vorrebbe dire la perdita della libertà». Dal canto suo il ministro degli esteri russo Serghei Lavrov ha detto che Mosca «se il presidente georgiano Mikhail Saakashvili se ne andasse sarebbe meglio. Prima dell'annuncio di Medvedev aerei russi hanno bombardato la città di Gori che lunedì era stata occupata dalle truppe russe. Tra le vittime ci sarebbe anche un corrispondente della tv olandese. Lo ha riferito l’ambasciatore olandese a Tbilisi.

    ABKHAZIA - E in mattinata le forze secessionistiche dell'Abkhazia hanno lanciato una nuova offensiva contro le truppe governative georgiane attestate nell'alta gola di Kodori, una vallata che, a differenza della quasi totalità del territorio della piccola Repubblica ribelle, rimane ancora sotto il controllo di Tbilisi. Lo hanno reso noto fonti del ministero della Difesa abkhazo.

    SFOLLATI - L'Alto commissariato Onu per i rifugiati intanto comunica che le persone sfollate a causa del conflitto fra Georgia e Russia in Ossezia del Sud e in altre regioni georgiane sono almeno 100.000. Secondo le cifre fornite dai governi di Russia e Georgia - ha detto oggi l'Unhcr a Ginevra - circa 30.000 persone sono fuggite dall'Ossezia del Sud verso la repubblica russa dell'Ossezia del Nord; inoltre più di altri 12.000 sfollati sono rimasti dentro l'Ossezia del Sud. Inoltre, circa 56.000 persone sono fuggite dalla città di Gori, in Georgia centrale vicino all'Ossezia del Sud, ha detto un portavoce dell'Unhcr ai giornalisti.





    Dall'idea che mi sono fatto sin dall prime ore di questo limitato ma intenso conflitto (idea confermata da alcune analisi della BBC), credo che la Russia voglia impartire una dura lezione sia alla Georgia che, indirettamente, agli Stati Uniti (a cui vanno aggiunti gli stati che appoggiano la loro "distratta" politica nella regione).
    Il colpo di testa del presidente georgiano Michail Saakashvili ha rappresentato per il governo russo non solo una ghiottissima occasione di rafforzare in maniera significativa (ed a mio avviso irreversibile) il proprio controllo su un'area importantissima, ma anche la possibilità incrementare ulteriormente il consenso interno.
    D'altro canto gli Stati Uniti non sono stati in grado di tenere a bada il loro "focoso" alleato e per questo motivo credo che abbiano perso la partita georgiana in maniera praticamente definitiva: penso che la Russia infatti manterrà un forte contingente (di terra ma anche aero-navale) nell'area con cui un contatto anche accidentale (ipotesi non molto lontana in situazioni estremamente delicate come quella georgiana) sarebbe pericoloso nonchè gravido di conseguenze.

    Nonostante le notizie delle ultime ore credo che il conflitto sia da considerarsi tutt'altro che concluso: penso che nelle prossime ore si ridurrà solo di intensità perchè ora la Russia ha tutta l'interesse a mantenere alta la tensione nell'area.

    Per una ricostruzione del conflitto: BBC
     
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    La stampa occidentale vive la disfatta georgiana come propria: oddio, quando si fermeranno i cingolati russi? Mosca vuole annettersi la Georgia? Torna l’impero sovietico? Dove vuole arrivare Putin? L’angoscia servile, a quanto pare, rende sordi. Cosa vuole Mosca, l’ha detto chiaro Sergei Lavrov a Condy Rice: «Saakasvili must go», se ne deve andare. Anche Kouchner se lo dev’essere sentito ripetere.

    La mediazione francese, se non si limitasse a servire Usrael, potrebbe fare molto. Perchè ha sottomano l’uomo giusto, che vive a Parigi dove ha ottenuto l’asilo politico: Irakli Okruashvili.
    E chi è?

    Okruashvili è stato ministro della Difesa di Saakasvili. Fino al novembre scorso, quando un forte movimento d’opposizione è sceso in piazza a reclamare «Saakashvili must go», e il Gran Kartulo ha risposto imponendo a Tbilisi la legge marziale (tale è la «democrazia» georgiana); Okruashvili, passato all’opposizione, lo ha accusato pubblicamente di corruzione e di assassinii vari, ed ha dovuto scappare all’estero. Saakashvili ne ha chiesto l’estradizione, rifiutata il giugno scorso da un tribunale francese.

    Come si vede, c’è una potenziale convergenza fra la popolazione georgiana e Mosca: Saakashvili se ne vada, l’avevano già chiesto i georgiani l’autunno passato. La gente lo accusa di aver scandalosamente arricchito se stesso e la sua famiglia, a cominciare da suo zio (fratello di suo madre, il capoclan) Timur Alasaniya, accaparrandosi le concessioni commerciali, petrolifere e portuali del Paese, nonchè grasse tangenti sull’acquisto delle armi da USA e Israele.

    Se non fossero russe le bombe che piovono loro sul capo, oggi una maggioranza di georgiani potrebbero sottoscrivere le parole di Vladimir Vasiliyev, presidente della Commissione Sicurezza della Duma di Mosca: «Gli anni della presidenza Saakashvili potevano essere impiegati in tutt’altro modo, rafforzando l’economia, sviluppando infrastrutture, risolvendo i problemi sociali nel Paese e anche in Sud-Ossezia ed Abkhazia. Invece, Saakashvili ha impiegato le risorse del Paese per accrescere la spesa militare da 30 milioni di dollari a un miliardo: tutto per prepararsi all’azione militare». Il lato comico è che il Gran Kartulo, non contento di arricchire lo zio Alasaniya, lo ha piazzato (con il placet di Washington) alla Commissione ONU per... il disarmo.

    Se i media occidentali, anzichè piangere sulla «piccola fragile democrazia minacciata» ascoltassero l’opposizione georgiana, vedrebbero che la soluzione del caso georgiano è più semplice di quanto sembra.

    Irakli Karabadze, per esempio, che è riuscito a riparare a New York, dopo essere stato messo in galera dalle teste di cuoio di Saakashvili per aver guidato una manifestazione di piazza anti-Kartulo la primavera scorsa: «Quando le bombe taceranno, credo che Saakashvili non sopravviverà alla sua avventura in Ossezia» (1). E’ lo stesso parere di Shalva Natelashvili, che dirige il Partito del Lavoro georgiano, e che tace solo per non farsi accusare, in questo momento, si essere anti-patriottica.

    Ovviamente, più a lungo le operazioni russe proseguono, più Saakashvili diventa la vittima e più il suo popolo si compatta per un’ovvia reazione psicologica. Ma oltre a militare in spirito per il «democratico», i giornali europei dovrebbero almeno riportare la posizione russa, che rende difficile un cessate-il-fuoco se prima non avviene in Georgia un cambio di regime (o di fantoccio).

    Mosca ha visto nel massacro di osseti operato dai georgiani una replica della «pulizia etnica» che USA ed UE hanno giudicato crimine contro l’umanità, quando a commetterlo era il loro protetto Slobodan Milosevic. Se hanno trascinato al Tribunale dell’Aja Milosevic, bisogna che processino anche Saakashvili, dicono in Russia.

    Ovviamente, non ci credono. Sanno che Saakashvili è stato messo lì dagli americani per garantire l’oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan, che sottrae il greggio del Caspio alla sfera d’influenza russa per darlo in mano ad Israele (la quale punta, caricando il petrolio ad Eilat su petroliere e inoltrandolo all’estremo oriente asiatico, a neutralizzare completamente l’importanza strategica del Golfo Persico come transito dell’oro nero: che diventa così campo libero per le ulteriori guerre anti-islamiche). A Mosca hanno tutte le prove che Washington punta a balcanizzare il Caucaso, a farne una ex-Jugoslavia piena di basi americane.

    Gli USA hanno armato il secessionista ceceno Dudayev; hanno finanziato il terrorismo ceceno nei suoi crimini più atroci (la strage alla scuola di Beslan, qualche giornale la ricorda?); ed ora, da anni, armano Saakashvili e ne addestrano i corpo speciali colpevoli dei massacri in Ossezia. Per di più, gli americani vogliono coprire il loro fantoccio mettendolo sotto il manto della NATO.

    Se ciò sia bene per l’America, è una domanda sospesa. Ma almeno l’Europa dovrebbe considerare - con un brivido - che se oggi Saakashvili fosse già membro della NATO come caldamente vogliono e premono i neocon, saremmo già in guerra contro la Russia, nei rifugi a Milano e Berlino sotto il rombo dei Sukhoi, per nessun motivo decente.

    Per fortuna - non certo per merito europeo - non siamo a questo punto, e Saakashvili deve sorbirsi i Sukhoi per conto proprio. Ma fino a quando?

    Secondo una fonte insospettabile, l’israeliano Maariv, USA ed Israele continuano anche in queste ore a rifornire di armi il Gran Kartulo (2). Lo fanno, come sanno bene a Mosca, usando una compagnia privata, la UTI WorldWide Inc., che fa decollare i suoi aerei da trasporto (ironicamente, di origine sovietica) dalla base giordana di Akaba, che il Pentagono usa di solito per inoltrare i rifornimenti in Iraq.

    Dunque i russi non possono smettere le operazioni, e la «mediazione» europea non ha possibilità. Berlusconi, dopo una telefonata all’«amico Putin», ha rilasciato una dichiarazione che addossa la responsabilità dei fatti a Saakashvili.

    Benino, ma c’è ancora un passo da fare: riconoscere che la NATO è diventata non solo controproducente agli interessi italiani ed europei, ma un pericolo immediato per l’Europa; che dunque, come minimo, occorre opporre un veto assoluto all’ammissione nell’Alleanza di Paesi-satelliti con capetti che hanno conti da regolare con Mosca, o che eseguono gli ordini americani. Poi, premendo sull’«amico Bush» perchè accetti il cambio di fantoccio in Kartulia, che è la sola e vera soluzione al problema.

    Pensate che lo farà? Che qualcuno in Europa lo farà? Per togliersi l’illusione, basta vedere come i media italiani ed europei in genere siano schierati tutti sulla posizione americana.

    Si arriva a questo: che mentre le stesse fonti israeliane, da Debka File a YNET ad Israel Today, ammettono la «Israeli connection» nel conflitto in Sud-Ossezia, i media europei e i giornali italiani - a cominciare da l’Unità - non ne dicono una parola (3). Eppure, lo so, i nostri colleghi leggono avidamente Debka File, se non altro per sapere cosa ordina il padrone, e quale disinformazione diffondere per far carriera. Come accade a tutti i servi e maggiordomi, siamo più realisti del re David.

    Può darsi che in questo servilismo ci sian una parte di vera paura della Russia, e la convinzione che l’America, la NATO, ci difendono. Anche qui, le notizie - se avessero il coraggio di leggerle - dicono un’altra verità.

    In Georgia, bloccati dal contrattacco russo che non avevano previsto, sono ancora mille soldati americani che hanno partecipato all’esercitazione «Immediate Response» conclusa il 31 luglio. Per la precisione, ci sono gli uomini della Southern European Task Force (Airborne) che normalmente stanno a Vicenza, il 21mo Comando di Teatro partito dalla germanica Kaiserslautern, il 3° Battaglione Marines, e il 25moMarines venuto dall’Ohio (4).

    Come si vede, noi europei siamo già coinvolti, se non altro come passivi ospiti delle basi USA, adoperate oggi per le aggressioni in Caucaso ed Asia centrale. Nel servaggio c’è la viltà: forse la convinzione che gli americani sono comunque «i più forti», dunque ci conviene stare con loro. Ma è proprio così?

    Il Pentagono comincia ad ammettere di essere stato sopreso dalla «velocità e tempestività» della risposta bellica russa (5). Più precisamente, il Pentagono non ha visto il «build-up», l’ammassamento di truppe e mezzi ai confini che segnalasse l’intenzione di contrattaccare in forze. Tra 10 e 25 mila uomini (la cifra superiore è la valutazione georgiana) e 500 carri russi armati sono comparsi di colpo ed hanno preso la via dell’avanzata, appoggiati dal cielo da SU-25, SU-24, SU-27 e da bombardieri TU-22. Con tanti saluti ai satelliti-spia americani che possono identificare un pallone da football in ogni parte del pianeta e, secondo la «revolution in military affairs», sostituiscono con l’alta tecnologia la vecchia «intelligence» affidata a spie sul terreno.

    Un bello smacco per la rinomata intelligence elettronica che gli israeliani si son fatti pagare da Saakashvili. Soprattutto, uno scacco per la convinzione strategica americana, che la guerra si possa vincere dal cielo, guardando giù coi satelliti e bombardando a distanza, senza stivali sul terreno. La convinzione che i computer e le comunicazioni sostituiscano inutile l’intelligenza tattica e la pura e semplice audacia. I russi hanno un’altra scuola, che viene da un’altra storia, da Stalingrado, dalla lezione appresa nel sangue dal nemico tedesco. La loro forza è proprio nella rapidità e nell’audacia tattica sul terreno.

    M’è capitato di apprezzarla personalmente - sia consentito un ricordo personale - in Kossovo. Mentre la NATO occupava la ragione secondo le (sue) regole americaniste ossia prevedibili, un corpo russo - qualche Omon, qualche paracadutista, alcuni mezzi corazzati portatruppe - s’impadronì dell’aeroporto di Pristina. I generali inglesi e americani erano verdi di bile, per atterrare e decollare dovevano chiedere il permesso ai russi.

    Mosca, specialmente allora, non poteva fare molto per la Serbia; ma con quell’azione avevano dato prova di una fantasia geniale, di una capacità di sfida quasi inaudita, che evidentemente veniva da una perfetta valutazione politico-militare della situazione e da un freddo calcolo del rischio. Tutto ciò che ho visto sempre mancare alla superpotenza USA.

    Me li ricordo ancora, quei soldati russi. Sedevano a cavalcioni sui loro carri armati coi loro copricapi da carristi della seconda guerra mondiale, fumavano papiroske e ci guardavano con sfida. Molto sicuri di sè.



    1) John Helmer, «Russia bids to rid Georgia of its folly», Asia Times, 12 agosto 2008.
    2) «US sends more arms to Georgia - Israeli media», Russia Today, 11 agosto 2008. «The United States is sending fresh supplies of weapons to Georgia from its base in the Jordanian port of Aqabah. That’s according to the Israeli newspaper - Maariv».
    3) John Vandiver, «US troops still in Georgia», Star & Stripes, 12 agosto 2008. Anche 12 mila fra ebrei residenti ed israeliani sono bloccati in Georgia, e gridano perchè vogliono essere salvati; il governo di Olmert sta cercando di portarli via.
    4) «Media disinformation: BBC distorts the news from the Georgia region», GlobalResearch, 10 agosto 2008.
    5) «US military surprised by speed, timing of Russia military action», AFP, 11 agosto 2008. «… the official said there was no obvious buildup of Russian forces along the border that signaled an intention to invade. ‘Once it did happen they were able to get the forces quickly and it was just a matter of taking the roads in. So it’s not as though they were building up forces on the border, waiting’, the official said. ‘What are their future intentions, I don’t know. Obviously they could throw more troops at this if they wanted to’, he said».

     
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  3. onestobender
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    CITAZIONE
    ) «Media disinformation: BBC distorts the news from the Georgia region», GlobalResearch, 10 agosto 2008.

    Più che distorcere le informazioni nei giorni scorsi la BBC ha offerto delle analisi con alcuni elementi giusti ed altri sbagliati.
    Nella prima categoria può rientrare l'ipotesi che è stata fatta riguardo il fine dell'azione russa: anche secondo me l'obiettivo principale russo è di dare una lezione alla Georgia ed ai suoi alleati (Usa in primis).
    Per quanto riguarda invece la seconda categoria nei giorni scorsi ho letto che la reazione russa è stata improvvisata (cosa che mi sembra improbabile se non impossibile) e che l'avanzata russa in territorio georgiano sarebbe stata molto lenta per via del terreno e della resistenza nemica.
     
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  4. Lorindel
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    L'irresponsabilità e l'arroganza russa vanno di pari passo all'inefficienza del sistema UE e statunitense nell'impedire che uno Stato sovrano venga immancabilmente annesso economicamente (e mi auguro non territorialmente) alla Federazione .
    Ritorno all'Unione Sovietica ? Mi auguro con tutto il cuore di no . E non perchè le tesi comuniste siano lontane dalla mia cultura anni luce ; significherebbe il riconoscimento del fallimento del sistema democratico a favore del despotismo che negli ultimi anni sembra aver preso una certa simpatia anche nell'area culturale storicamente piu' moderata .
    Sarkozy ha agito indubbiamente con tempismo . Meno attenta e corretta credo possa dirsi l'affermazione " normale difendere i russofoni " . Va benissimo una difesa culturale , una mediazione con la locale amministrazione georgiana ; meno una difesa armata .
    Non siamo seduti ad un tavolo con la mappa di un qualunque Risiko a giocarci la carta dei rinforzi . E i carri armati sono in carne ed ossa , non plastica ludica .
     
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  5. onestobender
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    L'irresponsabilità e l'arroganza russa vanno di pari passo all'inefficienza del sistema UE e statunitense nell'impedire che uno Stato sovrano venga immancabilmente annesso economicamente (e mi auguro non territorialmente) alla Federazione .

    A me sembra che in questo caso l'irresponsabilità e l'arroganza siano da imputare alla Georgia, nella persona del suo "presidente".
     
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  6. Lorindel
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    Uno Stato Sovrano X viene invaso da un tal Stato Sovrano Y . Il Presidente del primo afferma che non rinuncerà alla propria indipendenza (essendo le condizioni della Russia molto semplici , ovvero una Georgia schiavizzata dal sistema sovietico) ed è lui stesso ad essere irresponsabile ? :hmm:
     
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  7. onestobender
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    Le tue sono considerazioni politche, che hanno la loro validità.

    Però ti invito a non astrarre i problemi alla maniera delle scienze naturali, ma piuttosto a contestualizzare le quesioni.
    Se il "Presidente" (metto le virgolette perchè sulla democraticità delle elezioni che l'hanno portato al potere ci sono diversi dubbi) della Georgia inizia una guerra in modo così scriteriato contro uno stato molto più forte di lui e con chissà quali obiettivi (se fosse stata un'invasione massiccia dell'Ossezia del Sud avrei anche capito, ma questa che cos'è? Tanto è la sua popolazione a patire per i suoi errori e magari resterà pure in sella "in quel modo" grazie all'appoggio americano), beh secondo me è lui l'irresponsabile (per non dire altro).
    I russi poi, che ovviamente non sono dei benefattori (ma quale stato o potenza lo è?), hanno ampiamente approfittato di questa ghiottissima occasione servita loro su un piatto d'argento.
     
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  8. Lorindel
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    CITAZIONE (onestobender @ 13/8/2008, 17:35)
    Se il "Presidente" (metto le virgolette perchè sulla democraticità delle elezioni che l'hanno portato al potere ci sono diversi dubbi) della Georgia inizia una guerra in modo così scriteriato contro uno stato molto più forte di lui e con chissà quali obiettivi (se fosse stata un'invasione massiccia dell'Ossezia del Sud avrei anche capito, ma questa che cos'è? Tanto è la sua popolazione a patire per i suoi errori e magari resterà pure in sella "in quel modo" grazie all'appoggio americano), beh secondo me è lui l'irresponsabile (per non dire altro).

    Perdonami , Onesto . Ma non è stata la Russia ad invadere l'Ossezia del Sud con il pretesto di difendere i russofoni in Georgia ? :huh:

    McCain: rivedere le relazioni con la Russia. La Rice in volo per Parigi e Tbilisi

    Georgia: «I russi non lasciano Gori»

    La procura federale di Mosca apre un'inchiesta per genocidio da parte dei georgiani contro gli osseti


    TBILISI - Le truppe russe avrebbero «cambiato idea» e si rifiuterebbero di lasciare Gori. Lo ha denunciato il ministero dell'Interno georgiano, che un paio di ore prima aveva invece reso noto il passaggio delle consegne tra le forze di Mosca e quelle georgiane alle porte della città nei pressi del confine con l'Ossezia del Sud. «Per tutta la notte i russi ci hanno ripetuto che se ne sarebbero andati, ma adesso hanno cambiato idea», ha dichiarato il portavoce Shota Utiashvili. «Le nostre forze hanno così interrotto l'ingresso a Gori per evitare scontri». Una colonna di poliziotti georgiani era stata vista entrare a Gori. Mosca si era impegnata ad abbandonare totalmente la città entro le 10 (ora italiana), ma molti mezzi corazzati danneggiati ostruiscono le strade e no sarà facile rimuoverli.

    POTI - In precedenza Utiashvili aveva annunciato che i militari russi avevano lasciato anche il controllo di Poti, sul mar Nero.

    McCAIN
    - Il candidato repubblicano alla Casa Bianca, John McCain, ha dichiarato che l’invasione della Georgia obbliga gli Stati Uniti a rivedere completamente le loro relazioni con la Russia. McCain approva la decisione del presidente Bush di annullare le manovre militari congiunte con la Russia e ha invitato la Nato a «interrogarsi sul futuro delle sue relazioni con la Russia», pur riconoscendo che il margine di manovra è molto limitato. Intanto il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, è partita giovedì mattina per il suo tour con tappe a Parigi e Tbilisi.

    RUSSIA APRE INCHIESTA PER GENOCIDIO
    - Come annunciato martedì, la Commissione investigativa presso la procura federale russa ha aperto un'inchiesta penale per genocidio nei confronti di cittadini russi nell'Ossezia del sud. Secondo un portavoce della Commissione le indagini si baseranno sulle «informazioni relative all'operato delle forze armate georgiane per sterminare i cittadini russi di etnia osseta in Ossezia del sud, attraverso l'uccisione dei medesimi o l'infliggere loro gravi lesioni corporali».

    FONTE : Corriere della Sera.it

    Dell'articolo sottolinerei la posizione di McCain , che , nonostante possa aver le sue ragioni, mostra la prima conseguenza decisamente inquietante di questa tesissima crisi , oggi piu' che mai dalla piega internazionale e non piu' regionale .
     
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  9. onestobender
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    CITAZIONE
    Perdonami , Onesto . Ma non è stata la Russia ad invadere l'Ossezia del Sud con il pretesto di difendere i russofoni in Georgia ?

    BBC

    THURSDAY 7 AUGUST
    Georgian forces and separatists in South Ossetia agree to observe a ceasefire and hold Russian-mediated talks to end their long-simmering conflict.
    Hours later, Georgian forces launch a surprise attack, sending a large force against the breakaway province and reaching the capital Tskhinvali.
    South Ossetian rebel leader Eduard Kokoity accuses Georgia of a "perfidious and base step".
    The head of Georgian forces in South Ossetia says the operation is intended to "restore constitutional order" to the region, while the government says the troops are "neutralising separatist fighters attacking civilians".
    Russia's special envoy in South Ossetia, Yuri Popov, says Georgia's military operation shows that it cannot be trusted and he calls on Nato to reconsider plans to offer it membership.



    La BBC si dimentica di menzionare un attacco di artiglieria georgiano.
    Ufficialmente il conflitto è iniziato fra il 7 e l'8 agosto. Ovviamente è l'escalation di una serie di scontri che sono in corso da anni.



    CITAZIONE
    Dell'articolo sottolinerei la posizione di McCain , che , nonostante possa aver le sue ragioni, mostra la prima conseguenza decisamente inquietante di questa tesissima crisi , oggi piu' che mai dalla piega internazionale e non piu' regionale .

    In effetti è, secondo me, l'avvenimento più inquietante degli ultimi anni.
    Pensa che nei media italiani lo scambio di minacce che riporto sotto (LA STAMPA) è stato messo in secondo piano (in diversi tg era la terza/quarta notizia e senza servizio), come una notiziola qualunque.


    Scudo spaziale
    Condi a Praga firma l'accordo


    L’ira di Mosca: “Reagiremo militarmente” Washington ora spera nel sì della Polonia.


    CORRISPONDENTE DA NEW YORK

    Condoleezza Rice sbarca a Praga, sigla il primo accordo sullo scudo antimissile in Europa e ammonisce Mosca a non destabilizzare la Georgia. Il Cremlino non gradisce il blitz diplomatico e l’aspra risposta arriva dal presidente Dmitry Medvedev: «Non facciamo progressi con gli Stati Uniti».

    La missione del Segretario di Stato in Europa si incrocia con i lavori del G8 in Giappone disegnando uno scenario di tensioni bilaterali che stride con i sorrisi di George W. Bush e Medvedev in occasione della prima stretta di mano a Toyako.

    A Praga la Rice è arrivata ieri per firmare con il collega della Repubblica Ceca, Karel Schwarzenberg, l’intesa per l’installazione del radar di ultima generazione destinato a illuminare missili intercontinentali in arrivo dal Medio Oriente. E’ un progetto da 3,5 milioni di dollari e, una volta terminato, consentirà agli intercettori di abbattere il missile in arrivo senza adoperare esplosivi, solo con la forza dell’impatto. Si tratta del primo passo concreto verso la realizzazione dello scudo antimissile sull’Europa e Schwarzenberg ha spiegato la scelta con il fatto che «la Repubblica Ceca si può sentire sicura solo se ancorata all’Europa e alla Nato». Per la Rice è un successo che premia la strategia di indicare nei missili di Teheran la minaccia da cui difendersi. «Entro il 2015 potrebbero avere vettori capaci di colpirci, ci troviamo di fronte ad un pericolo crescente tanto più che l’appetito di Teheran per il nucleare cresce», ha sottolineato il Segretario di Stato dopo la firma. Washington spera che ora sia Varsavia a firmare, accettando di ospitare dieci missili intercettori. Ma i negoziati sono tesi perché il premier polacco, Donald Tusk, chiede in cambio miliardi di dollari per modernizzare l’esercito che gli Stati Uniti sono restii a concedere.

    La Rice ha fatto coincidere la sosta a Praga con un monito a Mosca sulla Georgia. «Avevamo chiesto di evitare provocazioni, ma alcune cose fatte dai russi negli ultimi mesi hanno creato tensione nel Caucaso», ha detto il Segretario di Stato riferendosi alla decisione del Cremlino di offrire relazioni ad Abkhazia e Ossezia del Sud, le regioni che puntano a dividersi da Tbilisi. «La Georgia è uno Stato indipendente e deve essere trattata come tale - ha aggiunto la Rice, che a giorni sarà a Tbilisi - l’impegno degli Usa per la sua integrità territoriale è forte».

    La firma di Praga e le frasi della Rice sulla Georgia sono state lette da Mosca come la conferma della strategia Usa di procedere verso due obiettivi - lo scudo in Europa e l’allargamento della Nato al Caucaso - che il Cremlino considera minacce strategiche. Da qui la brusca reazione di Medvedev che, commentando l’incontro avuto 24 ore prima con Bush a Toyako, ha lamentato l’«assenza di particolari progressi sulle differenze che ci dividono». Il nuovo presidente russo si è spinto fino a guardare oltre Bush, al prossimo inquilino della Casa Bianca: «Indipendentemente da chi vincerà, siamo interessati in relazioni normali e costruttive». Come dire, torneremo a parlarci davvero dopo il voto.

    Dietro le parole di Medvedev c’è soprattutto il risentimento per la firma di Praga, che il ministero degli Esteri russo Serghei Lavrov ha affidato all’agenzia Interfax, ricordando di «non escludere una reazione militare» se lo scudo venisse dispiegato lungo i propri confini: «La firma è avvenuta in assenza di progressi nelle nostre consultazioni, perfino le mezze promesse americane sulle reciproche misure di fiducia e di controllo adesso si azzerano».

    Se il Cremlino alza la voce è anche per spingere gli altri Paesi Nato a non dare luce verde in tempi stretti ai negoziati per l’adesione di Ucraina e Georgia. Alti funzionari americani, chiedendo l’anonimato, assicurano che durante il recente summit di Bucarest l’ex presidente Vladimir Putin arrivò a minacciare di fomentare il distacco della Crimea dall’Ucraina in caso di adesione di Kiev all’Alleanza Atlantica.
     
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  10. lupog
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    difficile stabilire in questa vicenda chi abbia in torto ragione o torto


    ricordo che le principali organizzazioni ( ONU, uNIONE EUROPEA, OCESE) riconoscono la sovranità della georgia sull'Ossezia del Sud.
    ricordo altresì però che sull'Ossezia del Sud ( che ha al 90% una popolazione russofona) esisteva un accordo di cessate il fuoco tra Russia e Georgia garantito da forze di peace keeping formate da russi, osseti e georgiani. Il problema è che allo stato attuale non è chiaro chi abbia violato la tregua per primo. ossia se l'attacco aereo gorgiano che ricordava onesto sia avenuto prima o dopo l'invasione russa nell'Ossezia.

    ci sono poi le notizie diffuse dal New York Times su un possibile dispiegamento da parte di Mosca di missili balistici nel sud dell'Ossezia e il ritiro russo che si starebbe svolgendo molto a rilento ( sencondo i georgiani non si starebbe avvenendo affatto)
     
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  11. lupog
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    interessante l'opinione di Sergio Romano sopratutto in relazione al ruolo che in questa vicenda potrebbe giocare l'Europa


    CITAZIONE
    Le paure di uno zar

    di Sergio Romano

    Nel Corriere di ieri Alberto Ronchey si è chiesto quali siano le motivazioni della politica di Putin. Un disegno geopolitico o «geoenergetico » per la riconquista dello spazio imperiale perduto dopo la disintegrazione dell'Unione Sovietica? Il timore dei due colossi — gli Usa e la Cina — che incombono sulle sue frontiere? La mia interpretazione è personale e potrà sembrare a qualche lettore troppo «filo-russa». Ma non intendo assolvere Putin dai suoi peccati e giustificare le sue intemperanze. Voglio soltanto ricordare che non è possibile trattare con un grande Stato senza cercare di comprenderne le percezioni, le ambizioni e le paure. Putin è uno zar restauratore e modernizzatore. Vuole restituire ai suoi connazionali l'orgoglio perduto. Vuole preparare il suo Paese ad affrontare le sfide del futuro. Vuole instaurare un sistema economico che assicuri la prosperità e la crescita civile della società russa. Per raggiungere questo scopo non poteva permettere che le maggiori risorse naturali della nazione (soprattutto petrolio e gas) restassero nelle mani di oligarchi o di società straniere che hanno conquistato pezzi di ricchezza russa nel momento della sua maggiore prostrazione. Per sbarazzarsi di questi corsari dell'economia ha agito senza scrupoli.

    Ma non è stato più spiccio e spregiudicato di quanto siano state le sue vittime negli anni in cui creavano i loro imperi economici. Putin sperava di realizzare questi obiettivi in un clima di cooperazione internazionale con gli Stati Uniti, l'Europa, la Cina e le altre maggiori potenze. Ha manifestato solidarietà a Bush dopo gli attentati dell'11 settembre. Lo ha aiutato a vincere la guerra afghana autorizzando le forze armate americane a utilizzare lo spazio aereo russo e a creare basi in Asia Centrale. Ha stretto buoni rapporti con alcuni leader occidentali: Berlusconi, Chirac, Schröder. E ha colto un primo risultato positivo nel luglio del 2002, a Pratica di Mare, quando i Paesi del Patto Atlantico hanno accettato di creare una nuova organizzazione: il Consiglio Nato- Russia. Molti sperarono (io fra questi) che la vecchia Nato, costituita per contrastare un nemico ormai defunto, si sarebbe trasformata sino a diventare l'organizzazione per la sicurezza collettiva dell'intero continente europeo, dall'Atlantico agli Urali. Negli anni seguenti la tendenza alla cooperazione si è bruscamente invertita. Gli Stati Uniti hanno attaccato l'Iraq. La vecchia Nato, improvvisamente ringiovanita e ringalluzzita, si è allargata verso Est sino a comprendere territori (le tre repubbliche del Baltico) che appartenevano all'Impero zarista e all'Urss. Quando i russi hanno lanciato i primi ammonimenti, gli Stati Uniti hanno rincarato la dose con due iniziative obiettivamente anti-russe.

    In primo luogo gli Stati Uniti hanno messo all'ordine del giorno l'ingresso nella Nato della Ucraina e della Georgia. In secondo luogo hanno cominciato a trattare con la Polonia e la Repubblica Ceca l'installazione di basi antimissilistiche che sono teoricamente anti-iraniane e concretamente anti-russe. Quando Mosca ha fatto comprendere che l'indipendenza del Kosovo avrebbe aperto il vaso di Pandora in cui erano finiti tutti i conflitti etnici irrisolti dell'era post-sovietica, gli Stati Uniti e l'Europa hanno ignorato le sue obiezioni. Quando qualcuno a Mosca, dopo lo scoppio della crisi georgiana, ha proposto la convocazione del Consiglio Nato-Russia, la Nato ha risposto con la convocazione di un Consiglio Atlantico che ha accusato Mosca di avere fatto un uso sproporzionato della forza; quasi che non vi fossero state altre circostanze recenti — i 78 giorni durante i quali la Nato ha bombardato la Serbia, i 35 giorni durante i quali Israele ha bombardato il Libano — in cui l'uso della forza poteva essere considerato, da altri punti di vista, «sproporzionato». E più recentemente, infine, gli Stati Uniti, per strappare alla Polonia una base missilistica, le hanno promesso una fornitura di missili Patriot: un'arma che, per la sua gittata, può essere usata soltanto contro missili russi. I polacchi li avevano chiesti perché sapevano che l'esistenza di una base anti-missilistica americana nel loro territorio starebbe stata considerata a Mosca un gesto ostile.

    E volevano disporre di armi che avrebbero meglio garantito la sicurezza del loro Paese. Dando i Patriot alla Polonia gli Stati Uniti hanno implicitamente ammesso che il loro «scudo» è anti-russo. Ciò che dovrebbe maggiormente sconcertare gli europei è il fatto che tutto questo avvenga in una situazione in cui Russia e Ue hanno eccellenti ragioni per andare d'accordo. I russi hanno petrolio e gas; noi abbiamo i capitali, le tecnologie e la cultura economica di cui la Russia ha bisogno per recuperare il tempo perduto. Esistono le condizioni per una intesa simile a quella che la Francia propose alla Germania e ad altri Paesi europei dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Il problema, allora, era la ricostruzione di un continente distrutto. Per evitare che i sopravvissuti cominciassero a contendersi i due beni di cui avevano maggiormente bisogno, Jean Monnet e Robert Schuman proposero la creazione della «Comunità europea per il carbone e l'acciaio»: una organizzazione che avrebbe reso possibile l'uso congiunto e solidale di due fondamentali risorse. Oggi, dopo la fine della guerra fredda, occorre una «Comunità euro-russa per gli idrocarburi e lo sviluppo». Se imboccheremo questa strada persino gli Stati Uniti (se non questa presidenza, la prossima) scopriranno che vi sono altri modi per vivere con la Russia e, alla fine, ce ne saranno grati.

    20 agosto 2008

     
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  12. lupog
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    La Russia riconosce l'indipendenza di Ossezia e Abkhazia

    "L'Ossezia è come il Kosovo". In questa frase del presidente russo Medvedev si può riassumere una chiave interpretativa del conflitto georgiano. Stavolta però i ruoli si sono invertiti. Allora fu la Russia ad opporsi alla dichiarazione unilaterale di indipendenza della provincia serba a maggioranza albanese, sostenuta dalle diplomazie occidentali. Ora Mosca contrattacca allo stesso modo riconoscendo unilateralmente le istanze indipendentiste di Ossezia del Sud e Abkhazia, le province filorusse che intendono separarsi dalla Georgia. La condanna della presa di posizione di Medvedev giunge in coro da USA, Gran Bretagna e Unione Europea ( quest'ultima si era ritagliata nella vicenda un ambiguo ruolo di mediazione). Siamo in una fase di transizione: bisognerà attendere l'esito delle elezioni americane per capire meglio gli esiti di questa crisi. A rimetterci sono per ora soprattutto le popolazioni di questa regione del Caucaso, travolta dalla guerra iniziata il 7 agosto. Il presidente ucraino Yuschenko non ha nascosto il timore che la politica aggressiva della Russia possa coinvolgere il suo paese. E mentre anche la Moldova non dorme sogni tranquilli il ministro degli esteri inglese Miliband è stato chiaro: quella della Russia è "un aggressione" contro cui serve un deciso impegno "in difesa del diritto internazionale"
     
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  13. karma207
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    Difficile non condividere l'analisi di Sergio Romano: per quanto i media occidentali cerchino di far passare la Russia come responsabile principale occorre fare alcuni passi indietro. L'orrore ceceno ha mostrato il volto duro di Mosca e su di esso si può costruire tutta la mitologia che serve, quando serve.
    Dietro ogni rivoluzione colorata (arancione o lilla che fosse) c'erano soldi e conoscenze americane. Molti paesi dell'ex blocco sovietico sono stati democratizzati e resi alleati NATO (o prossimi tali), altri addirittura sono nella UE. La NATO ha usato la forza contro la Serbia in due occasioni, ha riempito di basi paesi asiatici sotto la Russia. L'idea di scudo spaziale è fortemente anti russa ed è incredibilmente contraria a tutti i trattati tra USA e URSS: nella folle strategia della guerra nucleare è una scelta di peso (verso il first strike).
    La Russia è passata per un'umiliante crisi economica (nel 1998) e per una lunga caduta di prestigio. Nel frattempo gli USA hanno dato di continuo prova di unilateralismo iniziando conflitti in Iraq e Afganistan senza che la Russia potesse fare nulla. La reazione russa potrebbe essere segno di nervosismo e preoccupazione per la spavalderia americana: i radar in Europa sono già molto gravi, la Georgia nella NATO un affronto che può preludere ulteriori nuove iniziative (peggiori).
    Va poi detto che gran parte della ragione Russa sta nell'elettorato russo: sono tanti i nostalgici dello splendore (almeno geopolitico) passato e tra di essi alberga l'estremismo dovuto alle continue recenti umiliazioni inflitte all'alleato di sempre serbo. Un po' di panslavismo è poi intrinseco nella tradizione russa...

    In generale, a mio avviso, questa crisi peserà più alla Russia che agli USA (nonostante qualcuno abbia lamentato una reazione troppo morbida di Bush). E, forse, pesa soprattutto alle relazioni UE-Russia: la UE è di fronte alla propria debolezza internazionale e rischia di perdere un partner commerciale molto importante. La UE è spremuta dalla tensione USA-Russia. Non è questione solo di gas, è questione di import-export. In fondo in Europa gli USA giocano un po' sulla pelle della UE, non si sa se volutamente o meno...
    Ma la Russia non può giocare una partita militare o mostrare così tanto i muscoli, ed il motivo è presto detto: non ha un'economia che glielo consenta. Per ora si tratta di piccoli articoli (vedi)
    e pochi dati sul crollo della borsa di Mosca. Certamente gli USA possono agire sul debito russo mediante le proprie banche d'affari (per quanto malate) e possono aumentare questa fuga di capitali che bloccherebbe l'economia russa. E questa sarebbe la fine politica di Putin. Inutile dire che il rischio c'è.
    I missili intercontinentali non sono utili se non si impiegano, ma l'impiego mi sembra (mi auguro) ben difficile. E quindi? Polonio per gli oppositori e alta attività di intelligence sono forse le uniche carte. Anche se è ben noto che è più pericoloso un gigante ferito di uno potente e lucido: a mio avviso la Russia deve trovare una buona exit-strategy entro breve, prima di esservi costretta.
     
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  14. lupog
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    La Russia ha sperimentato il 28 agosto un missile 'Topol' in grado di perforare una difesa antimissile.

    Il missile balistico intercontinentale "Topol-M" (secondo la classificazione NATO - SS-25), progettato per il superamento di difese antimissilistiche (e non va dimenticato il fatto che attualmente non ne esiste nessuna al mondo imperforabile per il missile in questione), ha una lunghezza di 22,7 metri con un diametro di 1,95 metri. Il peso al lancio e' pari a 47,2 tonnellate con un carico utile pari a 1,2 tonnellate per una gitta massima pari a 10.500 chilometri. Ogni missile "Topol-M" e' inoltre dotato di una testata nucleare monoblocco dalla potenza pari a 550 kiloton.
    La caratterisitca tecnica che rende il missile "Topol-M" unico al mondo nel suo genere e' rappresentata dall'altissima velocita' di espulsione, di gran lunga superiore a quella dei modelli precedenti, raggiunta grazie all'impiego di tre motori, unita ad una traiettoria imprevedibile, controllata da una speciale strumentazione di volo che la modifica a piu' riprese, rendendone praticamente impossibile l'intercettazione da parte del potenziale avversario.

    Attualmente le Forze missilistiche russe sono dotate di circa 300 basi mobili per il lancio dei missili balistici intercontinentali "Topol-M".
     
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  15. lupog
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    Quasi ottamila unità dell'esercito russo saranno dislocate nelle repubbliche separatiste di Abkhazia e Ossezia del sud. Lo ha annunciato il ministro della Difesa russo Anatoly Serdyukov, precisando che gli uomini verranno distribuiti a Dzhava, Tskhinvali e intorno a Sukhumi. «È già concordato su come il contingente - alla fine 3800 persone in ciascuna Repubblica - verrà dislocato e avrà una determinata struttura e posizione», ha detto il ministro al presidente russo Dmitri Medvedev in un incontro. «Le truppe russe rimarranno in Abkhazia e Ossezia del Sud a lungo», ha detto il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov.

    «BASTA ATTI IDIOTI» - «Mi auguro che, come minimo, questo fermi il regime militare georgiano dal commettere atti idioti» ha aggiunto il presidente russo. Era stato lo stesso leader del Cremlino a chiedere al ministro della Difesa di definire, «in seguito alla richiesta dei dirigenti dell'Ossezia del sud e dell'Abkhazia, come organizzare la presenza delle truppe russe e le basi militari» di Mosca nelle due regioni separatiste. Medvedev ha anche annunciato che saranno stabiliti rapporti diplomatici tra la Russia e le due repubbliche separatiste. Contemporaneamente saranno intraprese azioni per firmare accordi per l'amicizia, la cooperazione e l'assistenza reciproci.

    IL BILANCIO DELLE VITTIME - Nel frattempo, dall'Ossezia del sud arriva un primo bilancio delel vittime del conflitto russo-georgiano: la procura dell'autoproclamata repubblica ha annunciato di aver stabilito le circostanze e i luoghi di sepoltura di oltre 500 persone morte nel conflitto russo-georgiano. Lo riferisce l'agenzia Interfax.

    INCONTRO CON SARKOZY - Lunedì al vertice Medvedev-Sarkozy sulla crisi nel Caucaso, i tempi del ritiro russo dal territorio georgiano - tranne in Ossezia del sud e Abkhazia - sono stati messi per iscritto, ma raccontati in maniera differente da Mosca e Parigi. Per Sarkozy il ritiro avverrà in «un mese». Per Medvedev «dopo 10 giorni dall’invio della missione internazionale».

    FONTE : CORRIERE.IT
     
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15 replies since 12/8/2008, 12:49   294 views
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