Apuleio e le "Metamorfosi" (o "L'asino d'oro")

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    A Madaura, nell'odierna Algeria, nel 125 d.C. circa nacque uno dei più importanti scrittori di tutta la gloriosa storia della letteratura latina: Apuleio.
    Apuleio discendeva da una famiglia ricca; a Cartagine ricevette una formazione filosofica e sviluppò l'interesse per i riti misterici. Amava i viaggi e tra Roma, Egitto e Oriente approfondì le sue conoscenze in materia di religioni.
    Apuleio era figlio di un'epoca di fermentazioni mistiche e religiose e di crisi del senso di romanità nell'Impero: nel II secolo d.C. si vedevano già i germi del grande fermento religioso che avrebbe caratterizzato il secolo successivo. I riti tradizionali pagani, seppur consolidati, perdevano progressivamente il loro contenuto; altri culti, come quelli di Iside e Osiride, prendevano piede. Parallelamente i confini culturali dell'Impero si ampliavano. In queste due tendenze si inserì la figura di Apuleio, grande autore nato nel Nord Africa e profondo conoscitore dei culti egizi e delle pratiche mistiche.
    Durante un viaggio nel 155 d.C. a Tripoli Apuleio sposò Pudentilla, la madre del suo vecchio compagno Ponziano; quando quest'ultimo morì il grande autore fu accusato dal suocero di aver sedotto la non più giovane donna con la magia per impossessarsi della sua dote. Per questo reato la pena prevista era quella capitale, ma Apuleio riuscì a salvarsi grazie alla sua eccellente orazione difensiva chiamata "Apologia". L'ars oratoria era uno dei molteplici interessi del versatile ed eclettico autore, interessi che andavano dalla filosofia neoplatonica alla magia bianca (che Apuleio distingueva fortemente da quella nera), passando per la poesia, la scienza, l'erudizione e la prosa.
    Il testo più antico di Apuleio è il "De mundo", trattatello pseudo-aristotelico; poi l'autore di Madaura scrisse molte altre opere, delle quali diverse sono andate perdute, che si distinguevano soprattutto per la bellezza della forma; tra tutte spicca ancora oggi il "De deo Socratis" ("Sul demone di Socrate"), trattato in cui Apuleio elaborò una complessa teoria demonologica.
    Prima di morire intorno al 175 d.C. probabilmente a Cartagine, Apuleio completò il suo capolavoro: le "Metamorfosi" o "L'asino d'oro.

    LE "METAMORFOSI": LA TRAMA
    Le "Metamorfosi" sono l'unico romanzo della latinità pervenutoci per intero.
    L'opera è composta da undici libri e racconta le avventure del protagonista e voce narrante del romanzo, Lucio, trasformatosi in asino per errore.
    Nella prima macrosequenza del romanzo, che comprende i primi tre libri, Lucio si trova in Tessaglia, terra di magia, e ha una storia con Fotide, la serva della donna che lo ospita, Panfile. Fotide e Lucio scoprono che Panfile è una maga e sperimentano uno dei suoi filtri sul giovane per farlo diventare un gufo; Lucio, però, si trasforma in un asino, simbolo della lussuria nella filosofia platonica. Per tornare umano dovrà mangiare delle rose e da qui iniziano le sue infinite peripezie.
    Nella seconda macrosequenza (libri dal quarto al settimo) dei briganti rapiscono Lucio l'asino e una giovane, Carite, alla quale una vecchia narra la favola di Amore e Psiche, una delle fabellae (novelle) che arricchiscono l'opera toccando con ironia temi quali magia, situazioni grottesche e amori adulteri. Quella di Amore e Psiche, oltre ad essere molto lunga (si estende dalla fine del IV libro a buona parte del VI), è la fabella più importante, perché riassume il senso di fondo di tutta l'opera, ovvero il destino dell'anima che, avendo peccato di tracotanza, deve subire molte traversie prima di ricongiungersi alla divinità. Dopo la fabella riprende il racconto delle disavventure di Lucio, che va più volte vicino alle tanto sospirate rose, senza mai raggiungerle.
    Nella terza macrosequenza (libri dall'ottavo al decimo) Lucio subisce svariati cambi di padrone, andando di male in peggio. Alla fine viene preso da una matrona, diventa celebre e viene destinato ad una donna condannata a giacere con una bestia. In questo frangente il romanzo assume dei tratti crudamente erotici che si aggiungono a quelli picareschi (di vagabondaggio) presenti fin dall'inizio. Dopo alcuni momenti di imbarazzo Lucio riesce finalmente a fuggire.
    Nella quarta e conclusiva macrosequenza, che coincide con l'undicesimo e ultimo libro, il capolavoro di Apuleio assume un carattere mistico e autobiografico: Lucio sogna Iside, che gli suggerisce il modo di ritornare uomo, e viene iniziato ai misteri della grande dea. Il romanzo si conclude con il protagonista che, grato per aver recuperato le sue fattezze umane, esaudisce i desideri di Iside e diventa sacerdote di Osiride a Roma.

    ALCUNI ALTRI ELEMENTI SULL'OPERA
    L'opera è nota con un doppio titolo: "Metamorphoseon libri XI" e "Asinus aureus" ("L'asino d'oro"); quest'ultimo titolo appare per la prima volta in una citazione di Sant'Agostino ed è quello che per secoli è stato il più conosciuto. E'interessante notare che quell'"aureus" ("d'oro") del titolo si riferisce sicuramente più al valore dell'opera che al colore del protagonista. Il nome "L'asino d'oro" ha il merito di distinguere l'opera di Apuleio, che ha una struttura unitaria nonostante qualche excursus, dalle "Metamorfosi" di Ovidio, opera greca altrettanto meravigliosa ma fatta di svariati episodi non collegati tra loro, se non dal tema di fondo delle mutazioni del corpo.
    Le "Metamorfosi" sono molto simili a un altro romanzo chiamato "Lucio o l'asino" attribuito a Luciano di Samosata, parziale rifacimento di un testo greco andato perduto di Lucio di Patre. Questo ci fa pensare che il nucleo della narrazione di Apuleio non sia originale ma che l'autore di Madaura l'abbia ripreso e arricchito con le novelle cui abbiamo accennato e, soprattutto, con il nebuloso finale.
    L'opera si compone di vari generi, dalla Fabula Milesia, che caratterizza le fabellae licenziose che inframmezzano la narrazione lineare (il nome Milesia viene da Aristide di Mileto che fece una raccolta di novelle di questo tipo), al romanzo erotico greco, per finire con il genere rituale-misterico.
    Le "Metamorfosi" si prestano a diverse chiavi di lettura: fino alla fine del decimo libro sembrano un romanzo realistico con elementi magici, avventurosi ed erotici. L'undicesimo e ultimo libro, però, è per toni e temi estremamente diverso da tutti gli altri: se nei primi dieci il romanzo è di una velocità travolgente, vivo come poche opere classiche, nell'ultimo, invece, è denso, criptico e oscuro, ma ugualmente affascinante; l'undicesimo libro sconvolge la prospettiva realistica e l'opera diventa la storia dell'iniziazione religiosa e della redenzione spirituale del protagonista. Le peripezie del curioso Lucio possono essere viste come il percorso ascensionale dell'anima umana; l'opera come un moderno bildungsroman (romanzo di formazione). Le due chiavi di lettura, in definitiva, si integrano e al romanzo d'intrattenimento si aggiunge un messaggio di salvezza spirituale che Apuleio voleva lasciare a contemporanei e posteri.
    La lingua e lo stile dell'opera sono originali e piuttosto chiari; sono presenti delle tendenze virtuosistiche tipiche dell'epoca, che si traducono in un grande uso di figure retoriche; diversi sono anche gli influssi stilistici dall'oratoria. In ogni caso lo svolgimento della trama resta comprensibile.

    Per concludere desidero invitare tutti alla lettura di questo splendido classico, dal volto duplice ma con l'enorme pregio di mantenere intatta la sua pur mutevole bellezza dall'inizio alla fine. E' facilmente reperibile in ogni libreria che si rispetti e quindi aspetta solo voi.

    BIBLIOGRAFIA
    -Apuleio, Metamorfosi (L'asino d'oro), a cura di Marina Cavalli, Milano, Oscar Mondadori, 1998.
    -Roncoroni, A., Gazich, R., Marinoni, E., Sada, E., Studia humanitatis, Borgaro Torinese (TO), Carlo Signorelli Editore, 2005.

    Edited by Oskar - 21/3/2011, 12:06
     
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