LEHMAN E AIG. LA FINANZA USA ALLO SBANDO: LEZIONI E PROSPETTIVE

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  1. keynes
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    Fannie Mae e Freddie mac , le aziende che controllavano negli Usa la maggior parte dei mutui e dei titoli obbligazionar iad essa legati, nazionalizzate dal tesoro americano; Lehman Brothers, una delle più importanti banche d'affari americane, fallita a causa della sua esposizione nei mutui subprime; AIG, il colosso assicurativo statunitense, espost0 nell'emissione dei Credit default swaps, ( derivati creditizi che assicurano i sottoscrittori dal rischio che i titoli ad essi connessi non siano onorati --in questo caso quelli legati ai subprime), subiva un downgrade del suo rating che la costringeva a rispettare requisiti di maggiori solvibilità che l'azienda non riusciva a rispettare: per evitarne il fallimeto la Fed concedeva un maxi prestito di 85 miliardi di dollari.
    Si sono sviluppate discussioni inerenti al criterio seguito dalle autorità Usa per il loro intervento; il motivo per cui è stato deciso di non salvare Lehman è da individauare nel fatto che ill rischio connesso al suo fallimento era circoscrivibile rispetto a quello di Fannie e Fred o dia AIG; il fallimento di Aig riguardava un azienda molto più grande rispetto a Lehman e avrebbe coinvolto i milioni di sottoscrittori di polizze che nulla avevano a che fare con i mutui; Fannie Freddie avrebbero trascinato nel baratro molte banche regionali americane con cui avevano dei legami mentre Lehman non era riuscita a dissfaresi di gran parte dei titoli obbligazionari a basso rating collegati ai subprime. Il vero interrogativo è dunque legato al futuro: nel caso di ulteriori sconquassi finanziari legati ai mutui, FED e governo Usa saranno in grado di perseguire efficacemente la stessa strategia volta di volta in volta a selezionare le società da salvare e quelle da far fallire?
    Resta il fatto che gli Stati Uniti che hanno proposto i derivati al mondo si sono dimostrati incapaci di creare una struttura efficente di regole e controlli in grado di presevare il loro mercato finanziario dai rischi connessi a questi prodotti. Che ci vogliano nuove regole non vi è dubbio: il problema è stabilire chi le debba fare e chi le debba far rispettare nel sistema finanziario globale.
    La seconda osservazione è relativa alla connessione tra economia e cattiva politica che è all'origne della crisi dei mutui: promuovere il principio di dare la casa di proprietà al maggior numero di persone è un idea che fa acquisire evidenti vantaggi in termini elettorali. Non è stato difficile poi trovare i maghi della finanza capaci di inventare gli strumenti per rendere questa idea realizzabile in modo da fare grandi profitti e da scaricare le perdite su terzi; si realizza dunque il corto circuito che porta policy makers, controllori e controllati ad avere interessi convergenti; e così si scoprono i danni solo quando i buoi sono scappati dalla stalla.
    Un'ultima riflessione è più provinciale: sono rimasto abbastanza sorpreso quando ho sentitto autorevoli economisti fare l'elogio del nostro sistema che avrebbe impedito che anche in Italia si svuluppasse una cirsi dello stesso tenore; i nostri risparmiatori hanno bene in mente quanto la vigilanza sia stata efficace nelle vicende Cirio e Parmalat; e come ssa sia stat surrogata dall'intervento della magistratura nelle vicende Antonveneta e Unipol-BNL. In realtà se finora ( e sotttlineo finora) in Italia si sono avuti effetti limitati ciò è da addebitare al rachitismo del nostro mercato finanziario e alla diffidenza ( salutare in questo caso) del risparmiatore italiano verso i prodotti altamente speculativi; oltre al fatto che non si è avuto il tempo materiale di fare la "magia" che trasforma i crediti immobiliari in titoli. Ma se dovesse tornare, anche temporaneamente, la calma non è affatto detto che qualcuno non ci provi. Occcorre dunque tenere gli occhi ben paerti anche in Italia. A parziale consolazione va detto che almeno per quanto riguarda BankItalia, le strutture tecniche avevano fatto il loro dovere: erano state valutazioni politiche ( e ritorno la connessione tra economia e cattiva politica!!!) a nascondere i rischi dell operazioni finanziarie di casa nostra. E il fatto che al vertice di palazzo Koch vi sia Draghi, e non più Fazio, dovrebbe dare maggiori garanzie di non ricadere nelle vecchie relazioni pericolose.




    SEGNALO ANCHE QUESTO ARTICOLO DI ALESINA SUL CONFRONTO CON LA CRISI DEL 29
     
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0 replies since 21/9/2008, 15:50   135 views
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