Uomini, risorse e alimentazione dei Romani

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  1. Cornelio Scipione.
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    Roma nel 357 d.C., nonostante già da tempo non era più la Capitale dell'Impero, era ancora la città per eccellenza più maestosa e grande e popolosa di tutto il Mediterraneo.
    Gli Imperatori, come CostanzoII non risiedevano più a Roma e spesso nella loro vita visitavano l'ex capitale per una sola volta.
    Roma fu da subito una grande città, infatti già nel IV secolo a.C era la città più grande d'Italia, e raggiunto il Culmine con Augusto mantenne quello splendore e la sua grandezza almeno fino a tutto il IV secolo a.C.
    L'Impero durante il suo splendore contava ben 50-60 milioni di persone, e Roma(con la sua popolazione che va da un minimo di 1 milione di abitanti ad un massimo di 4) quindi appariva come un mostro immane di grandezza ai suoi contemporanei.
    La vita media di un uomo era di 25 anni, mentre quella della donna era leggermente meno(23-24anni).
    Si facevano molti figli, anche perchè la mortalità infantile era molto alta e corrispondeva al 30% dei parti.
    Chi superava i 5 anni di vita aveva l'80% di possibilità di arrivare ai 20 anni di vita, e il 30% di arrivare ai 60 anni.
    Il tutto era comunque colmato da una forte immigrazione che copriva la crescita negativa della popolazione di Roma portandola in positivo.
    Ogni Romano mangiava a seconda della classe sociale di appartenenza. Ogni famiglia otteneva 35kg di grano al mese dallo stato gratis(la lex frumentaria), che però non bastavano a soddisfare più di 2 persone, quindi il resto veniva comprato al mercato libero.
    L'Imperatore Aureliano, invece di distribuire il grano gratis, distribuiva pane bianco di ottima fattura, aumentando cosi la qualità del cibo consumato dai Romani.
    Indispensabile per la vita di un Romano era l'olio d'oliva, che oltre in cucina veniva usato anche in medicina, cosmetica e per l'igiene(lo si usava per ungersi la pelle per poi depilarsi) e per l'illuminazione.
    A distribuire l'olio gratis alla popolazione fu Settimio Severo.
    Il Vino era la bevanda per eccellenza per i Romani e ne bevevano molto più di noi, mischiandolo a volte con l'acqua; conoscevano la birra, ma non la bevevano perchè era una bevanda dei barbari.
    C'erano molti tipi di vini, quelli di ottima fattura, che potevano anche essere invecchiati, e quelli invece più economici, che spesso diventava aceto, ed era quest'ultimo il vino che più era consumato e che veniva distribuito ai soldati che si trovavano nei confini o in terre lontane; è il caso di quel soldato che diede da bere a Gesù mentre era crocifisso: la bibbia dice che quel soldato diede aceto a Gesù da bere, noi lo interpretiamo come gesto maligno, ma quell'aceto, era il vino che bevevano i legionari Romani,e quel soldato che diede da bere a Gesù l'aceto, era la sua porzione di vino che aveva, standard per tutti i soldati, e il suo fu un gesto di carità e non un gesto di stizza.
    Nessuno distribuì il vino gratis alla popolazione, insieme al grano, l'olio, , ma Aureliano fisso un prezzo molto basso per il vino che Roma acquistava.
    Sempre Aureliano inserì nelle distribuzioni gratis anche la carne di maiale: ben 20-25 kg a famiglia.
    Così all'inizio del IV secolo d.C. i Romani avevano gratis: olio, grano, carne di maiale e la possibilità di acquistare vino ad un prezzo estremamente basso.
    La dieta poi veniva integrata comprando il cibo al mercato libero, che vendeva: fave, lenticchie , ceci, cipolla,aglio cavoli, barbabietola,, il porri e pesce di fiume.
    Erano pochi coloro che potevano permettersi uova, formaggio, buon pesce, il prestigioso Garum che era una salsa di pesce apprezzatissima, carne di capra, carne pi pecora e maiale.
    I bovini lì usavano come animali da tiro e la loro carne veniva usata nei templi e nei banchetti sacrificali.
    Le case erano dei Tuguri, soprattutto le Insulae che non disponevano dei servizi più necessari, ma il tutto era compensato dalle Terme e dall'abbondanza d'acqua che la città offriva.
    A Roma arrivavano ogni giorno, ben 600mila metri cubi di acqua al giorno.
    Roma consumava ogni anno dai 200mila alle 400mila tonnellate di grano; di olio: 22.500 tonnellate annue e di vino:dai 145mila ai 180mila litri annui.
    Tutto questo benessere dovuto alle frumentazioni gratis, finì con le invasioni barbariche che sparsero crisi economiche e saccheggi per la città più maestosa di tutta l'età antica.
     
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    Complimenti a Scipione , concentrare più di 1000 anni in una pagina non è facile.
    Vorei aggiungere l' importanza del farro nell'alimentazione ai tempi della repubblica , praticamente un grano selvatico usato per focacce e soprattutto polente (pultes), era l'alimento base nei primi tempi repubblicani.
    Il vino aveva consistenza ben diversa rispeto al nostro (era molto più denso)e tranne i vini di lusso come il Falerno o i vini resinati greci di importazione , difficilmente veniva bevuto schietto , molto spesso veniva allungato con acqua e miele , formando il famoso Mulsum , di cui Svetonio tesse le lodi.

    Edited by Romeottvio - 5/1/2010, 12:28
     
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  3. Cornelio Scipione.
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    grazie Romeottvio :)
    e grazie per la tua interessante integrazione ; che il farro era utilizzato ne ero a conoscenza, ma che rappresentava l'ingrediente per il pasto base al tempo della Repubblica non lo sapevo :)
     
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    Mi è venuto in mente anche lo strano caso del Silfio , una specie (sembra dall' immagine su certe monete della Cirenaica di cui era il simbolo) di enorme finocchio edule per se stesso e da cui si ricavava una spezia che pare valesse il peso in oro , pare avesse anche proprietà contraccettive e curative oltre che culinarie (Plinio il vecchio) , se ne fceva largo uso in età imperiale ma sparì verso il 5°/6° secolo e resta un mistero , come la composizione del garum.
     
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  5. Cornelio Scipione.
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    si, purtroppo ci sono degli alimenti e delle ricette che sono andate perdute lungo il Medioevo....poi bisogna dire che l'arrivo dei barbari cambiò notevolmente le abitudini (anche in cucina) dei latini Europei..
    Il cambio del clima e il processo di forestazione dell'Europa accentuarono tale mutamento!
     
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  6. onestobender
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    Aggiungo un altro alimento molto importante per i Romani, l'aglio.
    Veniva utilizzato soprattutto dalle truppe in marcia come battericida, se ricordo bene anche per purificare l'acqua.
     
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  7. Cornelio Scipione.
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    infatti l'aglio è un antibiotico naturale!
     
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  8. skajd
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    CITAZIONE
    Indispensabile per la vita di un Romano era l'olio d'oliva, che oltre in cucina veniva usato anche in medicina, cosmetica e per l'igiene(lo si usava per ungersi la pelle per poi depilarsi) e per l'illuminazione

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    Per i massaggi usavano altri tipi di olio, giusto?

    CITAZIONE
    Il Vino era la bevanda per eccellenza per i Romani e ne bevevano molto più di noi, mischiandolo a volte con l'acqua

    Il nettare degli dei era proibito alle donne e agli adolescenti...

    CITAZIONE
    La dieta poi veniva integrata comprando il cibo al mercato libero, che vendeva: fave, lenticchie , ceci, cipolla,aglio cavoli, barbabietola,, il porri e pesce di fiume.

    Il pesce era un cibo molto diffuso, sia di fiume che di mare, sia quello allevato in grandi vivai (vivaria). I pesci utilizzati nella cucina romana erano di circa 150 specie, si andava da quelli delle tavole dei ricchi (orate, triglie, sogliole, dentici, trote ecc.) a quelli delle tavole dei poveri, più piccoli, di basso prezzo, di solito conservati in salamoia (menae, gerres ecc.). Molto richiesti erano anche aragoste, polpi, datteri, gamberi e ostriche. Le ostriche (ostrea) che Plinio definiva il "vanto delle mense opulente" erano molto ricercate infatti molti ricchi avevano allevamenti personali, in modo che questo prezioso alimento non mancasse mai alla loro mensa; per questo frutti di mare era stato fabbricato uno speciale cucchiaio a punta (cochler) con cui si aprivano e si vuotavano.

    archeoempoli.it

    CITAZIONE (Romeottvio @ 5/1/2010, 11:59)
    Complimenti a Scipione , concentrare più di 1000 anni in una pagina non è facile.
    Vorei aggiungere l' importanza del farro nell'alimentazione ai tempi della repubblica , praticamente un grano selvatico usato per focacce e soprattutto polente (pultes), era l'alimento base nei primi tempi repubblicani.

    Si...era davvero importante il farro per i Romani.
    Veniva cotto o in grani interi o macinato e ridotto in polvere prendendo l'aspetto di quello che noi chiamiamo ogg farina (da far-farro).
     
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    Suppongo si usasse il lampare , l'olio di minor odore e sapore che può essere aromatizzato con aromi o alri olii ricavati da semi ,da agrumi o da fiori.

    Svetonio parla di Agusto che chese al più anziano del senato come facesse ad ssere così in forma alla sua età , questi rispose : Mulsum dentro e olio fuori. :cheers:
    (Vite dei 12 Cesari)
     
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    Hò trovato la ricetta di quella che penso sia l' utima forma di Garos che ancora si produca anche se solo localmente , c'è anche una ditta che ora lo commercializza.

    Il più antico prodotto della tradizione culinaria cetarese, la Colatura di Alici, sana, digeribile e ricca di vitamina A può essere gustata abbinata a ingredienti diversi.

    Il procedimento adottato oggi per la produzione della colatura di alici è molto laborioso. Tutto inizia nel nel mese di maggio quando le alici diventano grandi e saporite. Una volta pescate le alici vengono accuratamente pulite e decapitate e tenute per circa dodici ore in un recipiente colmo di una miscela di acqua e sale, detta increscatura, le alici vengono disposte a strati in barili, chiamati terzigni, e salate con sale grosso asciutto. Prima di lasciare "maturare" le alici sino al mese di dicembre, sui barili sono posti delle pietre pesanti, in modo tale da consentire la fuoriuscita del saporito liquido. In fine si forano i barili e si procede alla raccolta della colatura, che viene prima filtrata in appositi cappucci di tela, imbottigliata e lasciata riposare sui davanzali delle finestre al sole. Per coprire il vaso al posto del coperchio si utilizza un mazzetto di origano che contribuisce alla sua aromatizzazione. Nel periodo natalizio gli abitanti di Cetara usano scambiarsi la colatura come simbolo di amicizia. Per quanto concerne gli aspetti nutrizionali la colatura è un condimento altamente proteico, composto da aminoacidi liberi, e pertanto immediatamente assimilabili dall'organismo.


    Vorrei ricordare che le tonnare in epoca romana erano definite cetaria , chiara origine etimolgica di Cetara , cittadina amalfitana.
     
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9 replies since 23/9/2008, 09:51   3641 views
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