L'università della Gelmini

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  1. Cornelio Scipione.
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    ROMA - Nelle università e scuole italiane ormai è "mobilitazione permanente". A 'La Sapienza' dopo il corteo per i viali dell'ateneo romano di ieri, oggi nuove proteste. Durissimo il preside di Scienze umanistiche, Roberto Antonelli: "Non è né una riforma né una controriforma è un omicidio che ha per vittima l'università e la ricerca". A Milano occupata la Statale, a Napoli l'assemblea 'Stop Gelmini' ha interrotto il normale svolgimento del senato accademico dell'università Orientale. Mobilitazione anche a Firenze. Domani cortei e iniziative in tutta Italia.

    Roma. Un gruppo di circa duemila ragazzi ha manifestato all'interno della cittadella universitaria contro l'annunciata riforma dell'università da parte del ministro per l'istruzione Maria Stella Gelmini. Gli studenti hanno via via interrotto le lezioni delle diverse facoltà, da Lettere a Scienze politiche per sollecitare i colleghi a unirsi alla protesta.

    Finito il giro delle aule, i ragazzi hanno toccato anche altre facoltà, prima di tornare a Lettere, sedersi davanti agli uffici della presidenza e cominciare un'assemblea spontanea che chiede di "ufficializzare" il blocco della didattica. "Il sapere non è una mercanzia, Tremonti e Gelmini li spazzeremo via" e "non pagheremo la vostra crisi" gli slogan più gettonati. Nel mirino - spiegano i promotori - una legge che "tra i tagli ripetuti, blocco del turnover del personale docente e possibilità per gli ateni di trasformarsi in fondazioni di diritto privato" promette di "sferrare l'attacco definitivo all'Università pubblica e alla ricerca".

    I presidi. Durissimo il giudizio sulla riforma, espresso dal preside di Scienze umanistiche Roberto Antonelli: "Una riforma da bocciare che deve essere ritirata. Non è né una riforma né una controriforma è un omicidio che ha per vittima l'università e la ricerca: stanno facendo cose tremende anche al Cnr". Concetti che il professor Antonelli ha esposto anche durante l'assemblea degli studenti: "All'assemblea ho detto che sono contrario ai provvedimento del governo distruttivi dell'università e per la ricerca italiana, eliminando qualsiasi possibilità di innovazione e sviluppo economico". Il preside ha annunciato che parteciperà all'assemblea indetta dagli studenti per giovedì prossimo "e ho invitato i docenti, con una circolare, a valutare secondo il loro punto di vista l'opportunità di sospendere le lezioni e di discutere con gli studenti la situazione determinata dai tagli operati alle risorse dal governo".

    Il preside della facoltà di Lettere, Guido Pescosolido, non sembra aver intenzione di bloccare la didattica, ("Siamo di fronte - ha detto il preside - ad una mobilitazione che non mi sembra avere un grande riscontro di massa, perché la maggior parte dei ragazzi vuole seguire le lezioni"), ma ricorda che martedì prossimo si riunirà il senato accademico per valutare e discutere il decreto 133/2008 che prevede tagli alle risorse destinate all'università. E' da questa riunione che potrebbe scaturire il blocco della didattica alla Sapienza.

    "Il decreto - ha aggiunto Pescosolido - deve essere oggetto di ridiscussione e di trattativa perché finora è stato un provvedimento imposto". Tra i punti che "mettono in crisi l'università" ha citato il blocco del turn-over del personale docente che va in pensione. "Si tratta di un taglio duro e pesante, che avviene in modo uniforme, prescindendo da misure di interpretazione qualitativa, per cui alcuni settori scientifico-disciplinari potrebbero restare senza personale".

    Alla Sapienza, dopo l'assemblea pacifica della settimana scorsa e l'occupazione del Rettorato, adesso sono in programma un'assemblea a psicologia nel pomeriggio di oggi, una alla facoltà di scienze politiche domani e un'assemblea da ateneo giovedì sempre a lettere. Per venerdì 17 è previsto uno sciopero generale, con obiettivo dichiarato "il blocco immediato dell'anno accademico".

    Napoli. Anche a Napoli sono in corso proteste: l'assemblea 'Stop Gelmini' ha interrotto il normale svolgimento del senato accademico dell'università Orientale portando in quella sede "le ragioni e le rivendicazioni" degli studenti e delle studentesse in mobilitazione da settimane. "Abbiamo consegnato a tutti i senatori una lettera aperta in cui chiediamo di passare finalmente dalle parole ai fatti, pronunciandosi ufficialmente e pubblicamente sulle nostre richieste. Il termine ultimo per tale presa di posizione - dicono - sarà l'assemblea di ateneo che abbiamo richiesto per il 22 ottobre".

    L'assemblea 'Stop Gelmini' ha proclamato la continuazione dello stato di agitazione che avrà come prossimo passaggio la partecipazione all'assemblea pubblica indetta per il 15 ottobre, alle 11, presso la facoltà di lettere e filosofia dell'università Federico II di Napoli.

    Firenze. Ieri sera 35.000 lavoratori della scuola, genitori, studenti, cittadini, esponenti delle istituzioni, a Firenze hanno partecipato alla fiaccolata cittadina in difesa della scuola pubblica. Un'adesione - spiega una nota della Cgil - largamente superiore alle aspettative. Sempre a Firenze, il prossimo 16 ottobre, in 14 piazze si terranno lezioni universitarie per sensibilizzare la cittadinanza contro i tagli nel settore. L'iniziativa è organizzata dagli Studenti di sinistra e coinvolgerà professori e ricercatori di tutte le facoltà.

    Milano. Continua a Milano l'occupazione da parte di un gruppo di studenti del rettorato dell'Università Statale. Fanno parte dei collettivi delle facoltà di Scienze politiche, Mediazione culturale, Accademia di Brera. Sono studenti della Statale, del Politecnico e della Bicocca. Proteste di alcuni collettivi studenteschi durante la riunione del senato accademico.

    Domani. Manifestazioni sono previste domani a Roma, Bologna, Torino, Napoli, Parma, Genova, Perugia, Milano, Viareggio, Brescia e Castrovillari. Nella capitale sono previsti, al momento, nove concentramenti con cortei e fiaccolate che invaderanno strade e marciapiedi della città. Altre iniziative sono previste all'interno delle singole scuole.

    dal sito de La repubblica.



    posso confermarvi, da studente de La Sapienza di Roma, che i disagi davanti principalmente la mia facolta(Lettere e filosofia e scienze Umanistiche), si minaccia di interrompere le lezioni, ogni giorno quando sto nelle varie lezioni si sentono dal basso voci , cori, e megafoni che protestano(giustamente) contro il Governo, contro il Taglio dei fondi per l'innovazione e contro il raddoppio della tassa universitaria, e nel mio caso arriverei a pagare quasi 3000 euro annui...assurdo!!!
    sono d'accordissimo con coloro che protestano, e lo sono anche praticamente tutti i professori, perchè un paese che non investe nello sviluppo e nella ricerca è un paese che sta morendo e che danneggia la vita dei futuri laureati, e danneggia la società e l'economia.
    Sospendere le lezioni però è un gesto che non condivido, perchè anche se appoggio il loro pensiero, io voglio fare lezione, e un conto è manifestare e protestare, un altro è impedire a chi vuole di frequentare le lezioni per poi svolgere gli esami....tutto questo potrebbe ritardare i tempi di laurea;
    ma la necessità di intervenire contro l'ignoranza e la pazzia,così la definirei, della Gelmini, è di estrema importanza per noi studenti e per tutta l'Italia!!

    a voi la parola


    (14 ottobre 2008)
     
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  2. _SmokY_
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    Scusate, ma quali sono i punti della riforma?

    Premetto che non ho mai letto nulla di esauriente in giro ma se li elencaste qui il post sarebbe più completo. :)
     
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  3. Cornelio Scipione.
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    La Legge 133/2008 (conversione del DL 112/2008) infligge un colpo di grazia all’Università pubblica. I provvedimenti voluti dal governo produrranno i seguenti effetti:

    1. 1) tagli al Fondo di Finanziamento Ordinario per circa 700 milioni di euro in 4 anni;
    2. 2) turn over bloccato al 20% fino al 2013 (1 unità reclutata ogni 5 pensionamenti);
    3. 3) cessazione delle stabilizzazioni previste (il personale precario che ha maturato i requisiti per l’assunzione verrà dimesso, nelle Università e negli Enti di Ricerca);
    4. 4) trasformazione delle Università pubbliche in Fondazioni di diritto privato (libere di aumentare a discrezione il tetto delle tasse universitarie)
     
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  4. _SmokY_
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    CITAZIONE (Cornelio Scipione. @ 14/10/2008, 19:46)
    La Legge 133/2008 (conversione del DL 112/2008) infligge un colpo di grazia all’Università pubblica. I provvedimenti voluti dal governo produrranno i seguenti effetti:

    1. 1) tagli al Fondo di Finanziamento Ordinario per circa 700 milioni di euro in 4 anni;
    2. 2) turn over bloccato al 20% fino al 2013 (1 unità reclutata ogni 5 pensionamenti);
    3. 3) cessazione delle stabilizzazioni previste (il personale precario che ha maturato i requisiti per l’assunzione verrà dimesso, nelle Università e negli Enti di Ricerca);
    4. 4) trasformazione delle Università pubbliche in Fondazioni di diritto privato (libere di aumentare a discrezione il tetto delle tasse universitarie)

    Il governo ha anche motivato in qualche modo questi decreti?
     
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  5. Cornelio Scipione.
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    scusami ma non ho trovato nulla da poterti lincare...effettivamente è difficile spiegare il perchè di questa legge....stiamo nella fase: come farci più male....a partire dall'elezione di Berlusconi, alle innumerevoli conseguenze....

    comunque lo scopo della legge 133 è quello di diminuire la spesa pubblica, in questo caso sottraendo fondi alla ricerca e all'innovazione, alla scuola e all'università!
    che dire...compimenti agli italiani per la scelta fatta!!
     
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  6. _SmokY_
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    CITAZIONE (Cornelio Scipione. @ 14/10/2008, 19:46)
    La Legge 133/2008 (conversione del DL 112/2008) infligge un colpo di grazia all’Università pubblica. I provvedimenti voluti dal governo produrranno i seguenti effetti:

    1. 1) tagli al Fondo di Finanziamento Ordinario per circa 700 milioni di euro in 4 anni;
    2. 2) turn over bloccato al 20% fino al 2013 (1 unità reclutata ogni 5 pensionamenti);
    3. 3) cessazione delle stabilizzazioni previste (il personale precario che ha maturato i requisiti per l’assunzione verrà dimesso, nelle Università e negli Enti di Ricerca);
    4. 4) trasformazione delle Università pubbliche in Fondazioni di diritto privato (libere di aumentare a discrezione il tetto delle tasse universitarie)

    CITAZIONE (Cornelio Scipione. @ 14/10/2008, 20:17)
    scusami ma non ho trovato nulla da poterti lincare...effettivamente è difficile spiegare il perchè di questa legge....stiamo nella fase: come farci più male....a partire dall'elezione di Berlusconi, alle innumerevoli conseguenze....

    comunque lo scopo della legge 133 è quello di diminuire la spesa pubblica, in questo caso sottraendo fondi alla ricerca e all'innovazione, alla scuola e all'università!
    che dire...compimenti agli italiani per la scelta fatta!!

    Diciamo che se così fosse, sopratutto visto l'articolo 4.4 anche io rabbrividisco e comprendo l'ostilità degli studenti. Ma il governo che posizioni ha preso? Tace? Che spiegazioni può fornire in merito?? :hmm:

    Cioè, se prende queste decisioni che sono drastiche, avrà delle contro misure no? :hmm:

    Speriamo non sia così e morta li perchè altrimenti c'è da preoccuparsi :huh:



     
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  7. Wanchope89
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    wow.. che bellezza.. e io ho appena inziato il corso universitario più lungo che esiste :giveup:
     
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  8. lupog
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    ragazzi ma chi ve lo ha raccontato che con la riforma Gelmini aumenteranno le tasse? poiché per legge le entrate derivante da tasse di iscrizione non possono andare al di sopra del 20% del totale del Fondo ordinario semmai ci dovrebbe essere una riduzione delle tasse di iscrizione.....


    comunque a proposito dei difetti della riforma Gelmini ho trovato questo interessante articolo de lavoce.info


    QUANDO SI TAGLIA LA SPESA DELLE UNIVERSITÀ

    La manovra economica del governo ha ridotto il Fondo di finanziamento ordinario delle università del 19,7 per cento in cinque anni. Le strategie che gli atenei potranno adottare per sopperire alla diminuzione delle risorse avranno ripercussioni sull'accesso agli studi universitari e sulla ricerca. Se l'obiettivo era limitare la spesa per il personale, si poteva intervenire solo sulle sedi che ne hanno in eccesso. Nel frattempo, l'annuncio dei tagli ha provocato una vera e propria corsa alla spesa.

    Il decreto legge 112 del 25 giugno, “Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria”, riduce il Fondo di finanziamento ordinario delle università di 1.441,5 milioni di euro nell’arco di cinque anni: 63,5 nel 2009, 190 nel 2010, 316 nel 2011, 417 nel 2012 e 455 dal 2013. Prendendo come riferimento il finanziamento assegnato per il 2008, a regime si tratta di una diminuzione del 19,7 per cento. Il taglio del Fondo è in parte compensato dal sostanziale blocco del turn-over (l’articolo 66 permette di assumere solo il 20 per cento delle cessazioni dal servizio), dalla soppressione di uno scatto di anzianità del personale docente (articolo 69), dal congelamento di una parte del salario accessorio per il personale non docente (articolo 67) e dalla riduzione degli assetti organizzativi di almeno il 10 per cento già entro il 2008 (articolo 74).

    COSA ACCADRÀ

    Per legge, il gettito delle tasse di iscrizione universitarie non può superare il 20 per cento del Fondo ordinario. Pertanto, a una riduzione del finanziamento pubblico dovrà seguire, a legislazione invariata, una diminuzione delle tasse di iscrizione, riducendo ulteriormente le entrate degli atenei. Anche immaginando che le diverse misure (blocco del turn-over, rallentamento della dinamica retributiva per docenti e non docenti) riducano i costi del 10 per cento, resta comunque un taglio del finanziamento complessivo in misura superiore al 10 per cento. (1)
    Come potranno gli atenei far fronte alla riduzione delle risorse, tenuto conto che già oggi circa la metà ha un costo del personale che supera l’80 per cento del Fondo di finanziamento ordinario? Quattro ci sembrano le strade percorribili:

    (1) ridurre l’offerta formativa. La tabella indica che il numero di corsi e sedi universitarie è cresciuto vertiginosamente negli ultimi venti anni, con conseguente aumento dei costi.
    (2) integrare le tasse universitarie con ulteriori attività didattiche a pagamento libere da vincoli (master, corsi di formazione, laboratori, corsi di specializzazione).
    (3) ridurre l’attività di formazione postlaurea, i fondi per la ricerca, gli assegni di ricerca e le borse di dottorato.
    (4) rafforzare la componente di ricerca e consulenza per conto terzi. Questo è possibile con intensità molto diversa a seconda dell’area disciplinare e geografica in cui operano i dipartimenti.

    Ciascuna di queste strategie ha un costo. Le prime due potrebbero comportare un rallentamento della crescita (o anche una diminuzione) del numero degli iscritti: mentre nel 1985 la quota dei diciannovenni iscritti all’università era pari al 25,9 per cento, oggi è quasi del 60 per cento. La diffusione territoriale e la varietà dell’offerta formativa hanno contribuito ad attrarre nuovi studenti, in particolare provenienti da famiglie a basso reddito e a rischio di esclusione dall’istruzione universitaria. Una riduzione dell’offerta formativa potrebbe congelare questo processo. La terza strada indebolisce ulteriormente la capacità di ricerca del sistema universitario, rischiando di creare una frattura generazionale nel processo formativo post-laurea e aumentando verosimilmente la fuga di cervelli verso l’estero. Anche la quarta alternativa potrebbe rallentare l’attività di ricerca dei dipartimenti, dirottando una parte delle energie verso il reperimento di finanziamenti esterni.

    AUTONOMIA LIMITATA

    In regime di piena autonomia, ciascuna università sarebbe libera di percorrere la propria strada, scegliendo una delle quattro alternative (o una combinazione tra loro). Ma l’autonomia è tale solo di nome. Di fatto, il governo interviene ripetutamente nella vita degli atenei con direttive centrali (ultima in ordine di tempo quella che riguarda l’incremento delle borse di studio dottorali, con onere a carico degli atenei stessi) e disegnando regole del gioco indifferenziate tra atenei (ad esempio, i titoli di studio hanno tutti lo stesso valore legale).
    In questa occasione è possibile che il governo abbia valutato che la spesa per il personale è troppo elevata; ne seguirebbe che il provvedimento più significativo è il sostanziale blocco del turn-over. Ma se l’obiettivo è ridurre la spesa per il personale, perché non affrontare apertamente il problema? Se il governo ritenesse che alcuni atenei hanno un eccesso di personale, definibile secondo qualche criterio (rapporto studenti/docenti, laureati per docente, pubblicazioni per docente, valutazioni Civr), occorrerebbe ridurre alla norma quegli atenei. (2) Il precedente ministro aveva adottato una norma semplice ed efficace, stabilendo un numero minimo di docenti per ciascun corso di laurea (almeno dodici per i corsi triennali e almeno otto per quelli magistrali), e indotto molti atenei a ridurre il numero di corsi. Altre norme potrebbero essere basate su indicatori legati ai risultati conseguiti nell’attività di ricerca.
    Senza linee guida sulle priorità da seguire e indicazioni chiare sulle attività che possono o devono essere dismesse, tagliare la spesa in modo indifferenziato non riduce gli squilibri del nostro sistema universitario, ed è controproducente. Come spesso accade nella pubblica amministrazione, nel timore che in futuro non sarà più possibile spendere, l’annuncio dei tagli ha provocato una vera e propria corsa alla spesa: tra aprile e giugno le università hanno bandito 685 posti di professore ordinario e 1093 posti di professore associato. Poiché ciascuno di questi concorsi prevede due idonei, nei prossimi anni saranno assunti più di 3.500 professori, circa il 10 per cento del corpo docente. Dato il contemporaneo blocco del turn over, per i giovani sarà ancora più difficile accedere ai ruoli universitari.

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    * dati riferiti al 2007-8
    Fonte: elaborazioni da La localizzazione geografica degli atenei statali e non statali in Italia dal 1980 al 2000 (Cnsvu, 2001) e Settimo rapporto sullo stato del sistema universitario (Cnsvu, 2006)


    (1) Immaginiamo un’università con il bilancio in pareggio, che riceva 100 dal governo e 20 dalle tasse di iscrizione. Se il contributo pubblico si riduce a 80, il gettito delle tasse deve ridursi a 16 (il 20 per cento di 80), con una riduzione complessiva delle entrate pari a 24. Se i risparmi nel costo del personale sono pari a 10, il taglio effettivo è di 14.
    (2) In sette atenei la spesa per il personale supera il 90 per cento del Fondo ordinario; altri 25 si collocano tra l’80 e il 90 per cento (Il Sole 24Ore, 27/7/2008).
     
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  9. onestobender
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    Questo paese un giorno avrà ciò che si merita, e non aggiungo altro...
     
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  10. Cornelio Scipione.
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    CITAZIONE (onestobender @ 14/10/2008, 23:50)
    Questo paese un giorno avrà ciò che si merita, e non aggiungo altro...

    credo che quel giorno non sia così lontano....


    @Lupog: riducendo gli investimenti per le università e dando loro il potere di decidere e impostare la cifra da pagare come tassa agli studenti, per compensare ai mancati fondi che lo stato stanzia per gli atenei, questi ultimi si rifanno su di noi studenti per far quadrare i bilanci...
    e anche se per legge la tassa di iscrizione non aumenta più di tanto, non sarà lo stesso per tutte le altre rate semestrali.
    la tassa di iscrizione è quasi ridicola...non sono quei 300 e qualcosa di euro che risultano scomodi anche se forse arriverà intorno ai 400 euro, ma le altre rate....è vero che la tassa di iscrizione non è altissima...ma le altre rate??? uno mica paga l'iscrizione e tanti saluti...ogni anno deve pagare la tassa universitario dell'anno che probabilmente nel mio caso raddoppierà rispetto all'ano scorso che era comunque già molto alta.
     
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  11. alexandrom
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    Mi pare che il governo tagli perchè c'è da tagliare , mà senza un piano preciso.

    Dall'altra parte (opposizione) si fà opposizione a prescindere senza un piano preciso.

    Da entrambe le parti non c'è un piano preciso.

    una riforma universitaria và pensata e discussa e non si puo' fare in tempi brevi. La posta in gioco è enorme , non so' sè tutti i politici se ne rendano conto.

    Credo che inanzitutto si debba porre un freno al regno di baroni e baronetti che spesso utilizzano l'università come collocamento per i loro familiari.

    Credo che non sia giusto tirare su' delle facoltà che non possono permettersi neppure un laborario e che spesso non hanno aule.

    Non trovo giusto che tutte le università rilascino lauree aventi lo stesso valore legale , vista la differenza di preparazione che uno stesso tipo di facoltà puo' certificare da una parte all'altra dello stivale.

    IMHO
     
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  12. lupog
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    CITAZIONE (alexandrom @ 15/10/2008, 14:44)
    Mi pare che il governo tagli perchè c'è da tagliare , mà senza un piano preciso.

    Dall'altra parte (opposizione) si fà opposizione a prescindere senza un piano preciso.

    Da entrambe le parti non c'è un piano preciso.

    una riforma universitaria và pensata e discussa e non si puo' fare in tempi brevi. La posta in gioco è enorme , non so' sè tutti i politici se ne rendano conto.

    Credo che inanzitutto si debba porre un freno al regno di baroni e baronetti che spesso utilizzano l'università come collocamento per i loro familiari.

    Credo che non sia giusto tirare su' delle facoltà che non possono permettersi neppure un laborario e che spesso non hanno aule.

    Non trovo giusto che tutte le università rilascino lauree aventi lo stesso valore legale , vista la differenza di preparazione che uno stesso tipo di facoltà puo' certificare da una parte all'altra dello stivale.

    IMHO

    concordo con quello che dici Alessandro. la mancanza di programmazione è il grande male della politica di oggi che si ripercuote in particolar modo sui quei settori come la scuola che di programmazione a breve a lungo termine ne richiederebbero parecchia. il grande difetto della riforma Gelmini applicata all'università non sono i tagli in se, perchè in molti atenei si è assistito alla proliferazione di corsi del tutto inutili che andrebbero eliminati e basta <_< , ma il fatto che si taglia a casaccio senza avere la minima idea di dove avvengono gli sprechi e di dove invece le risorse sono impiegate in maniera produttiva.


    CITAZIONE (Cornelio Scipione. @ 15/10/2008, 14:34)
    @Lupog: riducendo gli investimenti per le università e dando loro il potere di decidere e impostare la cifra da pagare come tassa agli studenti, per compensare ai mancati fondi che lo stato stanzia per gli atenei, questi ultimi si rifanno su di noi studenti per far quadrare i bilanci...
    e anche se per legge la tassa di iscrizione non aumenta più di tanto, non sarà lo stesso per tutte le altre rate semestrali.
    la tassa di iscrizione è quasi ridicola...non sono quei 300 e qualcosa di euro che risultano scomodi anche se forse arriverà intorno ai 400 euro, ma le altre rate....è vero che la tassa di iscrizione non è altissima...ma le altre rate??? uno mica paga l'iscrizione e tanti saluti...ogni anno deve pagare la tassa universitario dell'anno che probabilmente nel mio caso raddoppierà rispetto all'ano scorso che era comunque già molto alta.

    non sono sicuro ma credo che con tasse d'iscrizione si intendano tutte quelle tasse che di fatto lo studente deve pagare per avere accesso ai corsi. prima c'era un unica tassa universitaria di iscrizione..... adesso si sono create miriadi di tasse ( tasse regionali, contributi facoltà e laboratori) che in realtà sono tutte tasse di iscrizione. gli studenti se sbaglio mi correggano pure.... )
     
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    Dunque nella mai facoltà, come conseguenza prima di quanto detto giustamente da lupog sono stati di fatto cancellati i corsi di seconda lingua, scaricando insegnanti che aspettavano contratti da anni e impoverendo l' offerta formativa.
    Io credo che il vero danno della riforma Gelmini sia soprattutto per gli studenti delle scuole elementari, tuttavia sono dell' opinione che i tagli indiscriminati all' università siano la ricetta peggiore per la crescita del nostro paese. Per questo, pur non amando chi impone le proprie ragioni agli altri (concordo con Cornelio: guai ad impedire di far lezione a chi lo desidera), penso che mi impegenrò in qualunque mobilitazione che la mia facoltà attuerà.
     
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  14. alexandrom
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    Ieri leggevo su repubblica che le facoltà di fisica nucleare sono tra le migliori del mondo secondo una ricerca indipendente tedesca.
    In particolare la facoltà di fisica nucleare della Spienza Roma e quella di Padova.

    Il livello delle facoltà di fisica IMHO è alto in Italia perchè la facoltà è dura , sè non sei dotato o appassionato non ti iscrivi. Il numero degli studenti è basso , i professori sono motivati , i laboratori sono sufficienti.

    Il "familiarismo accademico" non esiste. E i risultati arrivano , nonostante il numero di ricercatori precari e i contributi per la ricerca sempre piu' esigui.
     
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  15. Wanchope89
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    guardate un po' come parlava Studio Aperto delle proteste studentesche

    http://it.youtube.com/watch?v=edsK6UydorU

    alla faccia dell'informazione libera e democratica. Vergognoso (e non ho detto "tg4")

    meno male che Vauro ci tira su di morale
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82 replies since 14/10/2008, 14:51   1130 views
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