LA SCRITTURA CAPITALE ROMANA IN AMBITO LIBRARIO(RUSTICA)

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  1. Cornelio Scipione.
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    La Capitale Romana in ambito librario(impropriamente detta anche Capitale rustica), si sviluppa a partire dal III secolo a.C fino al I secolo a.C; lo sviluppo è direttamente influenzato dalla cultura greca anche questa volta.
    E' ormai accertato che già in quei secoli citati prima era diffuso l'uso del libro, scritto su papiro o su pelli di capra ovviamente il tutto in forma di rotolo e non in codice(il codice è la forma del libro come noi la intendiamo).
    C'è quindi la diffusione del libro in tutta Roma, con conseguenza , la creazione di numerose biblioteche e un forte accrescimento dell'alfabetizzazione.
    Questa scrittura non è inclinata, ma le lettere sono grandi tutte uguali, e tutte sono quindi sulle 2 righe(per spiegare meglio: le righe sono 4, e la nostra t per esempio ne usa 3 perchè due di norma e una in più andando sopra le altre, e la nostra p ne userà 3 , 2 di norma come tutte ma in più la sua stanghetta va verso il basso occupando un 3° rigo).
    La difficoltà di questa scrittura sta nel fatto che è scritta senza interruzione o spazi tra una parola e l'altra ma è tutta attaccata e sta al lettore capire quando inizia e finisce una parola.
    Come dicevo prima LA Capitale Romana è detta rustica, ma impropriamente, perchè effettivamente non ha nulla di rustico, ma ansi è una scrittura cittadina.
    I ritrovamenti hanno riscontrato solo frammenti papiracei.
    Prima Fase I-III secolo d.C.
    LA Capitale libraria col tempo perse le caratteristiche di morbidezza e perde la caratteristica di accompagnamento dello srotolamento del rotolo, perchè compare in una secondo periodo IV-VI secolo d.C(SECONDA FASE) il codice, ovvero la forma del nostro libro;
    La scrittura diciamo che prende una forma che si è adattata al Codice.
    La Capitale Romana diventa statica per imitare i tratti del passato dell'età Augustea.
    In questo periodo, ovvero in questa seconda fase, la scrittura era presente in ambienti aristocratici che voleva possedere dei libri come un simbolo di ricchezza e di potenza perchè , il libro era simbolo di cultura e possederlo voleva dire essere importanti, colti e voleva dire essere invidiati dagli altri che non ne avevano.
    La maggior parte dei codici erano le opere di Virgilio, questo perchè in un periodo di declino, si cerca di restaurare quella romanità che tanto aveva fatto grande Roma, e le opere di Virgilio esaltavano appunto la romanità.
    La Capitale libraria perde col tempo la spontaneità e diventa statica.
    I codici virgiliani erano 7 e i più importanti erano il Virgilio Mecelio, il Virgilio Vaticano; molto simili nelle caratteristiche poi sono il Virgilio palatino(pieno di scorrettezze grammaticali effettuate dai copisti) e il Virgilio Romano.

    Edited by Romeottavio - 17/10/2014, 11:37
     
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  2. MastaBlasta84
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    Non si sviluppa dal I secolo d. C.
    Il terminus post quem è la conquista romana dell'Egitto dopo la battaglia di Azio (31 a. C. battaglia; 30 a. C. Egitto è provincia romana). I primi testimoni di capitale libraria sono infatti risalenti circa al 25 a. C. come il papiro delle elegie di cornelio Gallo (che fu praefectus Aegypti intorno al 25 a. C.) od anche il P. Herc. 817, il Carmen de bello actiaco, sul quale però è controversa la datazione.

    Questa data è importante perchè avendo l' Egitto i romani hanno a disposizione il papiro: ecco spiegata la comparsa di primi volumina papiracei latini.
     
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1 replies since 31/10/2008, 11:50   4272 views
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