MARTIN LUTERO E LA RIFORMA PROTESTANTE: DALLE 95 TESI ALLA DIETA DI WORMS

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  1. Cornelio Scipione.
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    L'AFFISSIONE DELLE 95 TESI DI LUTERO: STORIA O LEGGENDA?

    Melantone è l'unico a testimoniare l'affissione delle 95 tesi di Lutero sul portone del castello di Wittenberg il 31 ottobre 1517, ma quell'anno il discepolo del Riformista non era a Wittenberg; e prende diverse "papere ", tra cui il fatto che afferma che a Wittenberg si svolgesse la pratica della vendita delle indulgenze, invece sappiamo con certezza che Federico Il Saggio ,Principe della città, non permetteva la vendita delle indulgenze.
    Teorie accreditate dicono che molto probabilmente le 95 tesi non vennero mai affisse a nessun portone!(spiego nel continuo del post il perchè).

    LUTERO SCRIVE UNA LETTERA ALL'ARCIVESCOVO ALBERTO DI BRANDEBURGO

    Lutero scrive una lettera al suo arcivescovo Alberto di Brandeburgo, dicendogli che ci sono fatti gravi su cui non si può tacere; i Predicatori forniscono della falsa sicurezza ai fedeli tramite la vendita delle indulgenze(le indulgenze sono una assicurazione sulla salvezza della vita ).
    Per Lutero la salvezza non può essere assicurata, e non è tramite un pagamento in denaro che si annulla la pena (da scontare in purgatorio ) ma è solo la grazia divina che stabilisce la salvezza di ogni individuo.
    Alla lettera che Lutero scrive all'arcivescovo, allega anche le 95 tesi.
    La lettera viene spedita a Morizburg(vicino Wittenberg) dove si trova la sede dell'arcivescovo, ma Alberto di Brandeburgo era assente, e così la lettera viene girata a Aschaffenburg dove al momento si trovava il destinatario della lettera.
    Il 1 dicembre del 1517 Alberto di Brandeburgo chiede parere ai teologi di Mainz riguardo alle 95 tesi e alla lettera che Lutero gli spedisce.
    Lutero si aspetta una risposta che però non arriva, e mentre aspetta, l'11 novembre manda una lettera ad un amico monaco per chiedergli un parere sulle tesi , e questo gli risponde.


    DIFFUSIONE DELLE 95 TESI

    Tra la metà di dicembre del 1517, le tesi cominciano a circolare e a espandersi con un processo involontario non stabilito da Lutero.
    Alberto di Brandeburgo dice di aver ricevuto una lettera di un insolentissimo monaco(Lutero), e denuncia a Roma il fatto per un processo Inhibitorius; ma a Roma la faccenda resta sul tavolo e non viene presa in considerazione, non importava a nessuno questa questione, perchè la vedevano come una lite tra due ecclesiastici ed erano convinti che non fosse niente di più.
    Lutero nel frattempo comincia a diffondere le tesi ai suoi amici e non ci volle molto che le tesi si diffusero a tutta Wittenberg e arrivarono anche a Federico il Saggio, che chiese a Lutero del perchè non glie ne avesse mai parlato di queste tesi, e il Riformatore rispose:" perchè è una questione religiosa, e volevo parlarne direttamente con i diretti interessati, ovvero con il suo arcivescovo".
    Lutero voleva un confronto con Alberto di Brandeburgo e lo cerca,ma quest'ultimo non si abbassò a parlare con un semplice Monaco!! (infatti all'epoca era impensabile che un personaggio illustre parlasse con persone al di sotto del loro rango sociale, come infatti Lutero non parlò mai direttamente con il suo Principe Federico III, per lo stesso motivo citato prima, ma si svolgeva spesso un dialogo indiretto).
    Le tesi si stavano diffondendo, ma Lutero non affisse le tesi al castello di Wittenberg, anche perchè ad iniziare la diffusione
    delle sue tesi non fu lui , ma un processo involontario, lui voleva parlarne solo con il suo arcivescovo!
    Lo stesso Lutero si meravigliò della diffusione delle sue tesi e infatti disse:"chi divulgò le mie tesi? gli angeli?".
    Le 95 tesi erano tra l'altro scritte in latino, e il fatto che erano scritte proprio in latino, indica che non erano state scritte per essere divulgate, altrimenti le avrebbe scritte in tedesco se voleva diffonderle! ed è per questo che Lutero non affisse le 95 tesi al portone del castello di Wittenberg, perchè l'intento delle tesi non era quello di essere divulgate.


    ALLE ORIGINI DELLA RIFORMA,UN DIALOGO MANCATO

    Lutero rimane meravigliato, come ho detto prima, che Alberto di Brandeburgo non risponde alla lettera con allegate le 95 tesi.
    Nel 1518 il Riformatore scrive :"Sermone sull'indulgenza" e la "Resolutio Disputationum" con all'interno una lettera per Leone X(in cui dice che "tutti possono sbagliare, ma non consideratemi un eretico!"; opere in cui spiega le tesi.
    Lutero vuole un chiarimento sulle indulgenze e cerca un dialogo, ma da Roma nessuna risposta fino a quando un ecclesiastico prende carta e penna e risponde a Lutero dicendogli che :il Papa quando parla è legge divina, il Papa può fare tutto e quindi anche vendere le indulgenze!
    Ma il caso del Riformatore viene preso sul serio solo quando ci fu un preoccupato intervento di Massimiliano I , Imperatore dell'Impero Germanico, affermando che la Chiesa doveva fare qualcosa perchè la Germania era spaccata in due!


    LA FIGURA DI MASSIMILIANO I

    Massimiliano I ristabilisce il potere imperiale, ed è estremamente preoccupato per la spaccatura che si è creata in Germania causata dalle tesi di Lutero, perchè Roma non interveniva per placare la situazione.
    Massimiliano I nel 1513 per provocazione si candidò ,quando era già Imperatore , alle elezioni per diventare Papa.
    La figura dell'Imperatore riesce a smuovere qualcosa nella Chiesa di Roma e viene così 'autorità Pontificia a sua volta esortata ad intervenire.


    LA DIETA DI AUGSBURG (1518)

    Tommaso di Pio, detto il Gaetano(perchè di Gaeta), convoca Lutero alla Dieta di Augsburg e gli contesta con fermezza la tesi numero 58 affermando che è falsa! Lutero risponde sulla " Fides sacramenti", ovvero che se una persona appena ricevuto un sacramento, se dubita della validità del sacramento, il sacramento non vale, si annulla, e in controrisposta Gaetano gli dice che questa non è la legge della Chiesa!
    Tommaso di Pio riguardo la validità delle indulgenze gli cita la Bolla di Clemente VI del XIV secolo, in cui da per buone le vendite delle indulgenze; Lutero che conosceva benissimo quella Bolla, gli risponde che Clemente VI non cita però la scrittura, ovvero non non fa riferimento a nessun punto in cui i testi sacri parlano di questo! e Gaetano allora spiazzato, si prende 24 ore per andare a controllare se quello che Lutero disse fosse vero e scopre che il Riformista ha ragione, ma si difende dicendo che il Papa ha sempre ragione e può fare tutto, e così Lutero controbatte dicendo che anche il Papa può sbagliare, perchè se Paolo l'apostolo ha sbagliato riguardo gli atti e Galati, , anche il Papa può sbagliare!
    Gaetano continua sulla sua linea che il Papa non può sbagliare mai! e così concede a Lutero 24 ore per cambiare idea e smentirsi, altrimenti verrà condannato al rogo; il Riformatore allora si appella al Concilio.


    DISPUTA DI LIPSIA (1519)

    Lutero alla disputa di Lipsia viene accusato di aver messo in discussione l'autorità del papa; e Lutero si difende contestando il Concilio di Costanza(unico concilio tedesco) in cui Jean Hus viene condannato ingiustamente al rogo, dimostrando che se il Papa non può sbagliare mai, perchè con Hus ha sbagliato? vuol dire questo che anche il Papa commette errori!
    Dimostrando tra l'altro che la Bibbia deve essere interpretata da tutti senza la necessità di intermediari.
    Il Vincitore a Lipsia è sempre Il Cardinale Gaetano, ma il vero trionfatore è Lutero che trova l'appoggio di tutta la Germania.


    LA DIETA DI WORMS (1521)

    A Lutero, nella dieta di Worms, gli viene formulata una domanda: "rinneghi i tuoi testi che sono stati portati qui in cui metti in discussione l'autorità del Papa, e di aver sbagliato sulle tesi e su tutto il resto? se non rinneghi i tuoi scritti verrai condannato a morte sul rogo."
    Lutero si prende 24 ore per pensare, e il giorno seguente,dopo che gli sia stata rifatta la stessa domanda da Gaetano,l'Autore delle 95 tesi risponde che :"Se non sarò convinto mediante la Scrittura, io resto legato ai testi da me citati! la mia coscienza è prigioniera della parola di Dio!".Lutero offre un nuovo modo di essere Cristiani.
    Nessuno ebbe il coraggio e nessuno se la sentì di dimostragli mediante la scrittura dove avesse sbagliato, e l'accusato scomodissimo alla Chiesa di Roma, venne scomunicato!


    CONSEGUENZE DELLA DIETA D WORMS;E CARLO V

    Il processo su Lutero per la sua condanna viene momentaneamente sospeso perchè morto Massimiliano I, i 7 elettori del Sacro Romano Impero si riuniscono per votare un nuovo Imperatore, e la Chiesa, visto che c'era il rischio che veniva eletto Carlo V che era un Asburgo e avrebbe governato praticamente tutta l'Europa avrebbe circondato territorialmente i confini dello stato della Chiesa sia a nord che a Sud, e quindi il Papa sperava che venisse eletto Federico il Saggio di Wittenberg, il Principe di Lutero; ma a vincere fu proprio Carlo V(che aveva 20 anni), e subito reintrodusse una legge romana in cui nessun uomo potrà mai essere condannato senza un processo, e senza essersi difeso in tribunale.
    Lutero venne così condannato , ma nessuno osò contraddirlo;
    La protesta del Riformatore è tale da fare il giro di tutta l'Europa!
    finita la Dieta di Worms tornando a Wittenberg , lo Scomunicato sparì senza lasciare traccia: era stato rapito dal suo Principe che lo chiuse nel suo Castello e in quegli anni (1521-1522) Lutero tradusse per la prima volta nella storia la Bibbia in tedesco per poter essere così letta da tutti!


    CONSEGUENZE DELLA RIFORMA DI LUTERO

    La protesta e la voce di Lutero e le sue tesi avevano fatto il giro di tutta l'Europa provocando 2 grandi conseguenze:
    1-la vendita delle indulgenze si bloccò
    2-la banca che aveva finanziato e anticipato i fondi per la costruzione per la nuova Basilica di san Pietro fallisce perchè il Papato non percependo le entrate dalle vendite delle indulgenze, non poteva restituire i soldi, e la costruzione della Basilica di Roma venne fermata.




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    LE 95 TESI DI LUTERO:

    1. Il Signore e maestro nostro Gesù Cristo dicendo: "Fate penitenza ecc." volle che tutta la vita dei fedeli fosse una penitenza

    2. Questa parola non può intendersi nel senso di penitenza sacramentale (cioè confessione e soddisfazione, che si celebra per il ministero dei sacerdoti).

    3. Non intende però solo la penitenza interiore, anzi quella interiore è nulla se non produce esteriormente varie mortificazioni della carne.

    4. Rimane cioè l'espiazione sin che rimane l'odio di sé (che è la vera penitenza interiore), cioè sino all'ingresso nel regno dei cieli.

    5. Il papa non vuole né può rimettere alcuna pena fuorché quelle che ha imposte per volonta propria o dei canoni.

    6. Il papa non può rimettere alcuna colpa se non dichiarando e approvando che è stata rimessa da Dio o rimettendo nei casi a lui riservati, fuori dei quali la colpa rimarrebbe certamente.

    7. Sicuramente Dio non rimette la colpa a nessuno, senza sottometterlo contemporaneamente al sacerdote suo vicario, completamente umiliato.

    8. I canoni penitenziali sono imposti solo ai vivi, e nulla si deve imporre in base ad essi ai moribondi.

    9. Lo Spirito Santo dunque, nel papa, ci benefica eccettuando sempre nei suoi decreti i casi di morte e di necessità.

    1O. Agiscono male e con ignoranza quei sacerdoti, i quali riservano penitenze canoniche per il purgatorio ai moribondi.

    11. Tali zizzanie del mutare una pena canonica in una pena del Purgatorio certo appaiono seminate mentre i vescovi dormivano.

    12. Una volta le pene canoniche erano imposte non dopo, ma prima dell'assoluzione, come prova della vera contrizione.

    13. I morituri soddisfano ogni cosa con la morte, e sono già morti alla legge dei canoni, essendone sollevati per diritto.

    14. La integrità o carità perfetta del morente, porta necessariamente con sé un gran timore, tanto maggiore quanto essa è minore.

    15. Questo timore e orrore basta da solo, per tacere d'altro, a costituire la pena del purgatorio, poiché è prossimo all'orrore della disperazione.

    16. L'inferno, il purgatorio ed il cielo sembrano distinguersi tra loro come la disperazione, la quasi disperazione e la sicurezza.

    17. Sembra necessario che nelle anime del purgatorio di tanto diminuisca l'orrore di quanto aumenti la carità.

    18. Né appare approvato sulla base della ragione e delle scritture, che queste anime siano fuori della capacità di meritare o dell'accrescimento della carità.

    19. Né appare provato che esse siano certe e sicure della loro beatitudine, almeno tutte, sebbene noi ne siamo certissimi.

    20. Dunque il papa con la remissione plenaria di tutte le pene non intende semplicemente di tutte, ma solo di quelle imposte da lui.

    21. Sbagliano pertanto quei predicatori d'indulgenze, i quali dicono che per le indulgenze papali l'uomo è sciolto e salvato da ogni pena.

    22. Il papa, anzi, non rimette alle anime in purgatorio nessuna pena che avrebbero dovuto subire in questa vita secondo i canoni.

    23. Se mai può essere concessa ad alcuno la completa remissione di tutte le pene, è certo che essa può esser data solo ai perfettissimi, cioè a pochissimi.

    24. È perciò inevitabile che la maggior parte del popolo sia ingannata da tale indiscriminata e pomposa promessa di liberazione dalla pena.

    25. La stessa potestà che il papa ha in genere sul purgatorio, l'ha ogni vescovo e curato in particolare nella propria diocesi o parrocchia.

    26. Il papa fa benissimo quando concede alle anime la remissione non per il potere delle chiavi (che non ha) ma a modo di suffragio

    27. Predicano da uomini, coloro che dicono che subito, come il soldino ha tintinnato nella cassa, l'anima se ne vola via.

    28. Certo è che al tintinnio della moneta nella cesta possono aumentare la petulanza e l'avarizia: invece il suffragio della chiesa è in potere di Dio solo.

    29. Chi sa se tutte le anime del purgatorio desiderano essere liberate, come si narra di S. Severino e di S. Pasquale?.

    30. Nessuno è certo della sincerità della propria contrizione, tanto meno del conseguimento della remissione plenaria.

    31. Tanto è raro il vero penitente, altrettanto è raro chi acquista veramente le indulgenze, cioè rarissimo.

    32. Saranno dannati in eterno con i loro maestri coloro che credono di essere sicuri della loro salute sulla base delle lettere di indulgenza.

    33. Specialmente sono da evitare coloro che dicono che tali perdoni del papa sono quel dono inestimabile di Dio mediante il quale l'uomo è riconciliato con Dio.

    34. Infatti tali grazie ottenute mediante le indulgenze riguardano solo le pene della soddisfazione sacramentale stabilite dall'uomo.

    35. Non predicano cristianamente quelli che insegnano che non è necessaria la contrizione per chi riscatta le anime o acquista lettere confessionali.

    36. Qualsiasi cristiano veramente compiuto ottiene la remissione plenaria della pena e della colpa che gli è dovuta anche senza lettere di indulgenza.

    37. Qualunque vero cristano, sia vivo che morto, ha la parte datagli da Dio a tutti i beni di Cristo e della Chiesa, anche senza lettere di indulgenza.

    38. Tuttavia la remissione e la partecipazione del papa non deve essere disprezzata in nessun modo perché, come ho detto [v. tesi n°6], è la dichiarazione della remissione divina.

    39. È straordinariamente difficile anche per i teologi più saggi esaltare davanti al popolo ad un tempo a prodigalità delle indulgenze e la verità della contrizione.

    40. La vera contrizione cerca ed ama le pene, la larghezza delle indulgenze produce rilassamento e fa odiare le pene o almeno ne dà occasione.

    41. I perdoni apostolici devono essere predicati con prudenza, perché il popolo non intenda erroneamente che essi sono preferibili a tutte le altre buone opere di carità.

    42. Bisogna insegnare ai cristiani che non è intenzione del papa equiparare in alcun modo l'acquisto delle indulgenze con le opere di misericordia.

    43. Si deve insegnare ai cristiani che è meglio dare a un povero o fare un prestito a un bisognoso che non acquistare indulgenze.

    44. Poiché la carità cresce con le opere di carità e fa l'uomo migliore, mentre con le indulgenze non diventa migliore ma solo più libero dalla pena.

    45. Occorre insegnare ai cristiani che chi vede un bisognoso e trascurandolo dà per le indulgenze si merita non l'indulgenza del papa ma l'indignazione di Dio.

    46. Si deve insegnare ai cristiani che se non abbondano i beni superflui, debbono tenere il necessario per la loro casa e non spenderlo per le indulgenze.

    47. Si deve insegnare ai cristiani che l'acquisto delle indulgenze è libero e non di precetto.

    48. Si deve insegnare ai cristiani che il papa come ha maggior bisogno così desidera maggiormente per sé, nel concedere le indulgenze, devote orazioni piuttosto che monete sonanti.

    49. Si deve insegnare ai cristiani che i perdoni del papa sono utili se essi non vi confidano, ma diventano molto nocivi, se per causa loro si perde il timor di Dio.

    50. Si deve insegnare ai cristiani che se il papa conoscesse le esazioni dei predicatori di indulgenze, preferirebbe che la basilica di S. Pietro andasse in cenere piuttosto che essere edificata sulla pelle, la carne e le ossa delle sue pecorelle.

    51. Si deve insegnare ai cristiani che il papa, come deve, vorrebbe, anche a costo di vendere - se fosse necessario - la basilica di 5. Pietro, dare dei propri soldi a molti di quelli ai quali alcuni predicatori di indulgenze estorcono denaro.

    52. È vana la fiducia nella salvezza mediante le lettere di indulgenza. anche se un commissario e perfino lo stesso papa impegnasse per esse la propria anima.

    53. Nemici di Cristo e del papa sono coloro i quali perché si predichino le indulgenze fanno tacere completamente la parola di Dio in tutte le altre chiese.

    54. Si fa ingiuria alla parola di Dio quando in una stessa predica si dedica un tempo eguale o maggiore all'indulgenza che ad essa.

    55. È sicuramente desiderio del papa che se si celebra l'indulgenza, che è cosa minima, con una sola campana, una sola processione, una sola cerimonia, il vangelo, che è la cosa più grande, sia predicato con cento campane, cento processioni, cento cerimonie.

    56. I tesori della Chiesa, dai quali il papa attinge le indulgenze, non sono sufficientemente ricordati nè conosciuti presso il popolo cristiano.

    57. Certo è evidente che non sono beni temporali, che molti predicatori non li profonderebbero tanto facilmente ma piuttosto li raccoglierebbero.

    58. Nè sono i meriti di Cristo e dei santi, perché quesi operano sempre, indipendentemente dal papa, la grazia dell'uomo interiore, la croce, la morte e l'inferno dell'uomo esteriore.

    59. S. Lorenzo chiamò tesoro delta Chiesa i poveri, ma egli usava il linguaggio del suo tempo.

    60. Senza temerarietà diciamo che questo tesoro è costituito dalle chiavi della Chiesa donate per merito di Cristo.

    61. È chiaro infatti che per la remissione delle pene e dei casi basta la sola potestà del papa.

    62. Vero tesoro della Chiesa di Cristo è il sacrosanto Vangelo, gloria e grazia di Dio.

    63. Ma questo tesoro è a ragione odiosissimo perché dei primi fa gli ultimi.

    64. Ma il tesoro delle indulgenze è a ragione gratissimo perché degli ultimi fa i primi.

    65. Dunque i tesori evangelici sono reti con le qualiun tempo si pescavano uomini ricchi.

    66. Ora i tesori delle indulgenze sono reti con le quali si pescano le ricchezze degli uomini.

    67. Le indulgenze che i predicatori proclamano grazie grandissime, si capisce che sono veramente tali quanto al guadagno che promuovono.

    68. Sono in realtà le minime paragonate alla grazia di Dio e alla pietà della croce.

    69. I vescovi e i parroci sono tenuti a ricevere con ogni riverenza i commissari dei perdoni apostolici.

    70. Ma più sono tenuti a vigilare con gli occhi e le orecchie che essi non predichino, invece del mandato avuto dal papa, le loro fantasie.

    71. Chi parla contro la verità dei perdoni apostolici sia anatema e maledetto.

    72. Chi invece si oppone alla cupidigia e alla licenza del parlare del predicatore di indulgenze, sia benedetto.

    73. Come il papa giustamente fulmina coloro che operano qualsiasi macchinazione a danno della vendita delle indulgenze.

    74. Cosi molto più gravemente intende fulminare quelli che col pretesto delle indulgenze operano a danno della santa carità e verità.

    75. Ritenere che le indulgenze papali siano tanto potenti da poter assolvere un uomo, anche se questi, per un caso impossibile, avesse violato la madre di Dio, è essere pazzii.

    76. Al contrario diciamo che i perdoni papali non possono cancellare neppure il minimo peccato veniale, quanto alla colpa.

    77. Dire che neanche S. Pietro se pure fosse papa, potrebbe dare grazie maggiori, è bestemmia contro S. Pietro e il papa.

    78. Diciamo invece che questo e qualsiasi papa ne ha di maggiori, cioè l'evangelo, le virtù, i doni di guarigione, ecc. secondo I Corinti 12 [1COR, 12].

    79. Dire che la croce eretta solennemente con le armi papali equivale la croce di Cristo, è blasfemo.

    80. I vescovi i parroci e i teologi che consentono che tali discorsi siano tenuti al popolo ne renderanno conto.

    81. Questa scandalosa predicazione delle indulgenze la si che non sia facile neppure ad uomini dotti difendere la riverenza dovuta al papa dalle calunnie e dalle sottili obiezioni dei laici.

    82. Cioè: perché il papa non vuota il purgatorio a motivo della santissima carità e della somma necessità delle anime, che è la ragione più giusta di tutte, quando libera un numero infinite di anime in forza del funestissimo denaro dato per la costruzione della basilica, che è una ragione debolissima?

    83. Parimenti: perché continuano le esequie e gli anniversari dei defunti e invece il papa non restituisce ma anzi permette di ricevere lasciti istituiti per loro, mentre è già un'ingiustizia pregare per dei redenti?

    84. Parimenti: che è questa nuova di Dio e del papa, per cui si concede ad un uomo empio e peccatore di redimere in forza del danaro un'anima pia e amica di Dio e tuttavia non la si redime per gratuita carità in base alla necessità di tale anima pia e diletta?

    85. Ancora: perché canoni penitenziali per se stessi e per il disuso già da tempo morti e abrogati, tuttavia a motivo della concessione delle indulgenze sono riscattati ancora col denaro come se avessero ancora vigore?

    86. Ancora: perché il papa le cui ricchezze oggi sono più opulente di quelle degli opulentissimi Crassi, non costruisce una sola basilica di S. Pietro con i propri soldi invece che con quelli dei poveri fedeli?

    87. Ancora: cosa rimette o partecipa il papa a coloro che con la contrizione perfetta hanno diritto alla piena remissione e partecipazione?

    88. Ancora: quale maggior bene si recherebbe alla Chiesa, se il papa, come fa ogni tanto, così cento volte ogni giorno attribuisse queste remissioni e partecipazioni a ciascun fedele?

    89. Dato che il papa con le indulgenze cerca la salvezza delle anime piuttosto che il danam perché sospende le lettere e le indulgenze già concesse, quando sono ancora efficaci?

    90. Soffocare queste sottili argomentazioni dei laici con la sola autorità e non scioglierle con opportune ragioni significa esporre la chiesa e il papa alle beffe dei nemici e rendere infelici i cristiani.

    91. Se dunque le indulgenze fossero predicate secondo lo spirito e l'intenzione del papa, tutte quelle difficoltà sarebbero facilmente dissipate, anzi non esisterebbero.

    92. Addio dunque a tutti quei profeti, i quali dicono al popolo cristiano «Pace. pace», mentre non v'è pace.

    93. Valenti tutti quei profeti, i quali dicono al popolo cristiano «Croce, croce», mentre non v'è croce.

    94. Bisogna esortare i cristiani perché si sforzino di seguire il loro capo Cristo attraverso le pene, le mortificazioni e gli inferni.

    95. E così confidino di entrare in cielo piuttosto attraverso molte tribolazioni che per la sicurezza della pace.

    Edited by Cornelio Scipione. - 2/12/2008, 14:02
     
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