L'amaro caso della Baronessa di Carini

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Paul the Templar
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Si può morire a 34 anni,vittima di un assurdo codice d’onore,vittima del pregiudizio e di macchinazioni diaboliche.
    E si può morire in compagnia dell’uomo amato,in fragrante adulterio,consumato per amore e conosciuto da tutti,e da tutti guardato con occhi benevoli,perché se il coniuge è un inetto,un buono a nulla,se ti ha sposato per la dote,la gente ti capisce e ti giustifica.
    Si può morire però per mano di colui che ti ha generato,e allora la storia può assumere contorni da tragedia.

    Laura Lanza nasce a Trabia il 7 ottobre 1529,figlia di Cesare Lanza,uomo intelligente e astuto,allo stesso tempo privo di scrupoli e di morale.
    Ex soldato al soldo di Carlo V,spregiudicato uomo d’affari,deputato ,poi mercante e un mucchio di altre cose,Cesare è un uomo dal codice d’onore in vendita al migliore offerente.
    La sua bella figlia,Laura,è per lui uno dei tanti oggetti di suo possesso,oggetto con cui stringere vantaggiose alleanze,uno strumento per raggiungere mete ambiziose.
    Così decide di dare in moglie la sventurata figlia a don Vincenzo II La Grua,uomo ricco di titoli nobiliari,ma anche uomo dalla mentalità gretta e ristretta,e soprattutto spiantato e perdigiorno.
    Laura ha 14 anni,si piega alla volontà del padre,cosa tristemente ricorrente nelle cronache della nostra storia,che vuole le donne succube del volere di tutti tranne che del proprio.
    E’una ragazza dolce e romantica,che probabilmente sognava,come tutte le coetanee,un ragazzo da amare e una famiglia su cui costruire la propria felicità.
    Viceversa,come abbiamo visto,sposa Don Vincenzo,ma il suo cuore appartiene a Ludovico Vernagallo,che ama riamata con ugual passione.
    Don Vincenzo a sua volta non ama quella ragazza dolce e triste;l’ha sposata per la ricca dote,e cura principalmente i suoi interessi,senza molto utile,secondo quanto raccontano i cronisti dell’epoca.
    E’ un nobile,non un uomo d’affari o un mercante,privilegia gli ozi molli tipici del suo rango,e trascura la giovane moglie.
    Laura intreccia così una relazione adulterina con Ludovico,che ben presto diventa di dominio pubblico;forse anche il barone Vincenzo ne è al corrente,ma lascia perdere,consolandosi con i quattrini della moglie.
    Ma la storia arriva purtroppo ad un epilogo drammatico e imprevisto.
    Una sera un frate,come narra la leggenda,avverte Cesare Lanza dell’infedeltà della figlia.
    L’uomo,per motivi oscuri,forse riconducibili al temperamento collerico che aveva sempre avuto,forse per un malinteso senso dell’onore,decide,con la complicità del barone Vincenzo,di uccidere la donna e il suo amante.
    Così un giorno i sicari entrano in azione,uccidendo in un agguato Ludovico.
    Era la fine del 1563.
    Laura,sempre secondo la leggenda,viene rinchiusa nel castello del marito e uccisa dal padre,con la complicità del marito.
    Forse storicamente le cose andarono diversamente,nel senso che i due furono uccisi mentre giacevano assieme,forse furono di sicari a uccidere sia la ragazza che Ludovico.
    Non c’è dubbio invece sulla sorte dei due giovani,visto che un’inchiesta reale si svolse subito dopo i fatti.

    I funerali infatti si svolsero nel segreto più assoluto il 4 dicembre 1563,come si evince dai documenti trascritti nei registri della chiesa Madre di Carini.
    Nonostante tutto si fosse svolto in gran segreto,la gente ben presto venne a conoscenza della storia,e con essa anche il vicerè,che nominò una commissione d’inchiesta.
    Che ricostruì i fatti,con la conseguenza che Cesare Lanza e il suo complice,il Barone Vincenzo,vennero banditi dal regno e i loro beni confiscati.
    Cesare Lanza si appellò al re Filippo,adducendo al suo comportamento la scusante del delitto d’onore,una formula giudiziaria molto rispettata,all’epoca dei fatti.
    Il risultato fu che Cesare venne assolto per aver agito a difesa dell’onore della sua famiglia,e con lui anche il barone Vincenzo.
    Ai due assassini vennero restituiti gli averi,e tornarono impunemente ognuno alla sua vita.
    Vincenzo si sposò altre due volte,forte del titolo nobiliare che portava in dote;visse perennemente tra i debiti,e vendette tutti i suoi averi,fra i quali i gioielli della sventurata Laura,che finirono impegnati al Monte di pietà.
    Viceversa Cesare continuò ad ammassare ricchezze;si sposò un’altra volta ed ebbe nove figli,che si sposarono tutti con titolati e nobili.
    Morì nel 1580,ricco e riverito.
    Di Laura,invece,restò solo il ricordo.
    Ma ben presto la sua triste storia venne ripresa dai cantastorie,e raccontata nelle piazze dei villaggi,o nelle corti della nobiltà di provincia.
    E con essa,nacque la leggenda che vuole che nel castello di Carini,dove avvenne l’omicidio della sventurata ragazza,una sua mano insanguinata abbia lasciato,su una parete,tracce dell’accaduto.
    Oggi quell’ala del castello è caduta,e con essa anche quell’ultimo ricordo della sfortunata baronessa di Carini.
    Negli anni settanta uno sceneggiato televisivo ripropose la tragica storia di Laura,ambientata però nel 1800.
     
    Top
    .
0 replies since 27/11/2008, 20:04   212 views
  Share  
.