L'offensiva delle Ardenne, l'ultima carta di Hitler

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    LA SITUAZIONE ALLA FINE DEL 1944
    Al termine del '44 la Germania nazista era ormai allo stremo delle forze. Gli oltre cinque anni di guerra avevano comportato enormi sacrifici umani e materiali che, però, non erano stati sufficienti a realizzare i folli piani di Hitler.
    La produzione industriale del Reich era al collasso, devastata dai bombardamenti; perfino le enormi deportazioni forzate di manodopera dai paesi occupati risultavano ampiamente insufficienti per compensare le sempre maggiori falle nella produzione di armamenti e di beni di prima necessità. I carri armati tedeschi erano senza benzina, la marina militare del Reich annientata, l' aviazione in disfacimento, la contraerea ridotta all' ombra di quella che era stata nei primi anni di guerra; anche l' esercito tedesco era allo sfascio, demoralizzato e carente di rifornimenti, armi e ricambi. Nel Reich solo i campi di concentramento continuavano tragicamente a funzionare.
    I nazisti avevano cominciato a reclutare tutti gli uomini dai sedici ai sessant' anni nel Volkssturm, una milizia popolare inquadrata nella Wehrmacht e gettata nel massacro della guerra.
    Anche le 'armi segrete' di Hitler, i missili a lunga gittata V1 e V2, erano risultate un costosissimo fiasco, visti i limitati risultati ottenuti a prezzo di giganteschi investimenti monetari e di tempo.
    La Germania era ormai circondata. Da sud e da ovest era attaccata dagli anglo-americani che, dopo il D Day, lo sbarco in Normandia del 6 giugno 1944, erano riusciti a sfondare il Vallo atlantico e non erano più arrestabili, neppure dalla barriera naturale del Reno o dalla linea Sigfrido, la serie di fortificazioni fatta erigere da Hitler al tempo della guerra contro la Francia, tra il 1939 e il 1940, come risposta alla linea Maginot del nemico. Ad est avanzava inarrestabile la terribile Armata Rossa, l' esercito sovietico; inoltre in tutti i territori ancora occupati dalla Wehrmacht le truppe naziste erano falcidiate da sempre crescenti attacchi di gruppi partigiani.
    La disfatta per i tedeschi era ormai inevitabile e anche la martoriata e terrorizzata popolazione civile se ne rendeva amaramente conto, nonostante l’ incessante propaganda nazista. L' unico che non si rassegnava alla sconfitta era Adolf Hitler; il Führer, dopo essere scampato all' attentato diretto dal colonnello von Stauffenberg del 20 luglio di quello stesso anno, era convinto di essere assistito dalla Provvidenza e di avere la missione di condurre la Germania alla vittoria finale, ad ogni costo. Gli anni di guerra avevano profondamente eroso la sua salute fisica e mentale; il suo corpo, martoriato da varie malattie, su tutte il morbo di Parkinson, era al collasso, così come il Reich che aveva edificato e che pensava sarebbe durato mille anni.

    L' ATTACCO NELLE ARDENNE: LA MOSSA FINALE DI HITLER
    Il Terzo Reich in alcune rappresentazioni iconografiche dell' epoca veniva raffigurato come una pantera, così come il suo potente alleato, il Giappone imperiale (con l' Italia fascista rappresentata da una scimmia col volto di Mussolini sulla spalla del forte felino tedesco). Alla fine del 1944 la Germania nazista era ormai una pantera mortalmente ferita ma, al pari dei leoni morenti nella savana, ancora capace di infliggere tremendi morsi. Il Terzo Reich, prima di cadere definitivamente, lanciò il suo ultimo, disperato, devastante attacco.
    Hitler per mesi radunò forze ovunque gli fosse possibile. Sottrasse carri armati, pezzi di artiglieria e aerei, oltre a svariate divisioni, dal fronte orientale per provare un' ultima offensiva che potesse condurre le sue truppe ad una grande vittoria nell' Europa occidentale, per ribaltare le sorti della guerra in suo favore. Il Führer nazista scelse di attaccare là dove nel 1940 le sue truppe avevano ottenuto forse il loro più grande successo, in Belgio, dove in quell’ anno iniziò la conquista nazista della Francia. Il piano di Hitler era semplice: sfruttando l' effetto sorpresa, confidando cioè nel fatto che gli alti comandi alleati non contemplavano minimamente la possibilità di un contrattacco tedesco, la Wehrmacht avrebbe attaccato con una violenta manovra a tenaglia, utilizzando massicce quantità di mezzi corazzati e pezzi di artiglieria pesante. Partendo dalle Ardenne le truppe naziste avrebbero dovuto accerchiare e tagliare fuori gli eserciti alleati, arrivando fino a riconquistare la strategica città di Anversa, principale porto di rifornimento delle truppe americane dislocate sul continente e comandate dal generale Eisenhower. L' offensiva nelle Ardenne, tra Belgio e Lussenburgo, avrebbe dovuto, secondo i piani di Hitler, sfondare le deboli linee americane della zona e tagliare a metà le truppe alleate.
    Il piano di Hitler era audace, così come quello di quattro anni e mezzo prima; il Führer lo aveva pensato fin dalla metà di settembre, perché si era reso conto che la pur indomita difesa delle sue truppe del sacro suolo della Germania non avrebbe potuto che ritardare la sconfitta finale tedesca. Dopo la vittoria sul fronte occidentale, Hitler pensava di volgere il suo esercito contro la Russia. I piani del Führer, però, si fondavano su una grande illusione: la Germania non aveva più la stessa soverchiante quantità di truppe del 1940; in quell' anno il generale von Rundstedt aveva comandato un grande esercito fresco, motivato, attrezzato e preparato; alla fine del 1944 Hitler era riuscito a raccogliere per lo sfondamento ventotto divisioni, delle quali nove corazzate, che potevano contare su una massiccia artiglieria e su circa duemilacinquecento carri armati, nuovi o ricostruiti; a queste andavano aggiunte altre sei divisioni che Hitler voleva destinare ad un' offensiva in Alsazia che avrebbe dovuto seguire l' attacco principale. Goering assicurò il supporto di tremila caccia. Queste forze, per quanto rilevanti, non erano paragonabili a quelle di quattro anni e mezzo prima; inoltre il nemico che i tedeschi si preparavano ad affrontare era molto più forte, esperto e bene armato dell' esercito francese del '40.
    Di tutte queste cose i generali tedeschi, informati dal Führer del piano solo tra la fine di novembre e l' inizio di dicembre, si rendevano perfettamente conto ma nessuno, ovviamente, riuscì a far cambiare idea a Hitler. Il Führer, seppur ridotto ad un fantasma, conservava il suo fanatico ottimismo sulla vittoria finale, confidando anche nel fatto che un trionfo delle sue truppe ad occidente avrebbe finito per dividere l' eterogenea coalizione dei suoi nemici.
    La mattina del 16 dicembre 1944 i tedeschi sferrarono il loro attacco nelle Ardenne su un fronte di oltre cento chilometri, dando il via a quella che sarebbe stata la loro ultima offensiva. Il tempo, come previsto dai tedeschi, per ben cinque giorni dall' attacco fu nebbioso, cosa che azzerò l' enorme superiorità degli Alleati nei cieli e amplificò l' effetto sorpresa, che fu totale. Tutto ciò permise ai nazisti di ottenere inizialmente dei buoni successi, per quanto rallentati dalla carenza di benzina che affliggeva le truppe naziste, costrette in molti casi a fermare i carri e i mezzi motorizzati perché a secco.
    La mente per certi versi geniale di Hitler partorì un' ulteriore mossa (o almeno tutto lascia credere che sia stata una sua idea) che aumentò esponenzialmente il caos nelle fila americane. Il piano del Führer prevedeva che un corpo scelto di circa duemila uomini che parlavano perfettamente l' inglese si infiltrasse, vestito con uniformi e a bordo di jeep e carri armati catturati agli americani, alle spalle delle linee nemiche, con lo scopo di interrompere le comunicazioni, uccidere le staffette militari e preservare intatti i ponti sulla Mosa, in vista dell' arrivo del grosso dell' esercito. Il gruppo scelto era conosciuto come 'brigata corazzata 150' ed era comandato da un intrepido ufficiale delle SS, ben noto a noi italiani: Otto Skorzeny, colui che aveva materialmente liberato Mussolini nel 1943 e che si era reso protagonista di altre grandi imprese, come il rapimento del reggente di Ungheria, l' ammiraglio Horthy, che si apprestava a tradire il Reich. Questo piano ebbe il nome in codice di 'operazione Greif'. Il 16 dicembre uno dei duemila tedeschi infiltrati fu arrestato e confessò tutto, ma ciò non bastò ad evitare il caos; per giorni i soldati americani si interrogarono costantemente l' un l' altro con domande sulla capitale del loro Stato o sui campionati sportivi, al fine di accertare la provenienza dei loro commilitoni. Molti, però, a causa della poca istruzione ricevuta non sapevano rispondere e ciò accrebbe l' incertezza tra le truppe comandate da Eisenhower. Pian piano, tuttavia, gli uomini di Skorzeny furono scovati e fucilati.
    Negli stessi giorni le SS, ampiamente impiegate nell' offensiva delle Ardenne, freddarono molti prigionieri. A questo proposito va riferito un fatto curioso: diversi ufficiali delle SS colpevoli di quei delitti, dopo la guerra furono condannati a morte; in loro difesa accorse il Senato americano, che sostenne che essi erano stati costretti a confessare. Le pene capitali furono tramutate in sanzioni detentive e tutti gli imputati per il 1959 erano stati liberati. Skorzeny non ebbe neppure bisogno di questo: era già stato assolto nel 1947; si trasferì in Spagna e poi in Sud America, dove diventò un commerciante di cemento e scrisse le sue memorie.

    IL FALLIMENTO DELLA CONTROFFENSIVA
    Torniamo all' attacco tedesco: dal 21 dicembre gli americani iniziarono una ferrea difesa della città di Bastogne, nodo cruciale per il progetto di veloce penetrazione militare di Hitler nelle Ardenne. Le truppe di rinforzo americane erano giunte appena in tempo nella strategica città e la loro impenetrabile difesa rappresentò la fine di ogni ragionevole speranza tedesca.
    Il 22 dicembre le truppe naziste che assediavano Bastogne chiesero agli americani che difendevano la città di arrendersi, ma il loro capo, generale McAuliffe, rispose con un' espressione passata alla storia: "Nuts!" ("Che sciocchezza!").
    Il giorno della vigilia di Natale del 1944 rappresentò la definitiva svolta della battaglia delle Ardenne: le truppe tedesche penetrate in Belgio e Olanda per molti chilometri lungo uno stretto corridoio e bloccate davanti allo snodo di Bastogne furono accerchiate e, con il tempo schiaritosi, iniziarono ad essere duramente martellate dagli attacchi aerei alleati.
    Hitler il 28 dicembre non autorizzò la ritirata, anzi, gettò altre armi e uomini nel calderone del gelido inverno belga, convinto che la vittoria fosse ad un passo, anche se raggiungere gli obiettivi da lui prefissati era ormai impossibile.
    Il primo gennaio 1945 il Führer lanciò anche l' offensiva in Alsazia, puntando su Strasburgo, mandando di fatto le sue truppe al massacro.
    Nei successivi quindici giorni le divisioni tedesche nelle Ardenne e in Alsazia furono pesantemente colpite e costrette a ritirarsi progressivamente.
    Il 16 gennaio, esattamente un mese dopo l' inizio della controffensiva, le truppe naziste erano state ricacciate sulle posizioni da cui erano partite. Le perdite tedesche ammontavano a 120.000 uomini tra morti, feriti e dispersi, 600 tra carri armati e pezzi di artiglieria pesante, 1.600 aerei e circa 6.000 automezzi; anche gli americani furono duramente colpiti dall' ultimo assalto nazista, dovendo contare 8.000 morti, 21.000 tra prigionieri e dispersi e 48.000 feriti; a questi andavano aggiunti 733 tra carri armati e pezzi di artiglieria distrutti. Ma gli americani potevano colmare le perdite, i tedeschi no.
    L' attacco di Hitler nelle Ardenne, celebrato dai giornali tedeschi come una riscossa del Reich, si concluse in una disfatta e, per di più, fece mancare i rinforzi al fronte orientale, che dal gennaio 1945 crollò con molta più velocità di quanto non avesse fatto fino alla fine del 1944.
    L' epilogo per il Terzo Reich era ormai questione di pochi mesi.

    FONTI:
    -William L. Shirer, "Storia del Terzo Reich", Fabbri Editori, Milano, 1978;
    -David Irving, "I diari segreti del medico di Hitler", Edizioni Clandestine, Marina di Massa, 2007.
    -Documentari nei quali la controffensiva delle Ardenne è spesso ricordata come 'La battaglia del Belgio" anche se, in riferimento ai citati avvenimenti del 1940, sarebbe più corretto chiamarla 'La seconda battaglia del Belgio'.

    Edited by Oskar - 29/1/2009, 19:52
     
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  2. tonnio93
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    Offensiva totalmente inutile per me. Ecco alcune motivazioni:
    1)Scarsi rifornimenti di petrolio, e in certi casi bisognava fare delle offensive apposta per catturare i depositi di carburante, tra cui quella avviata dal Kampgruppe di Josep Dietrich tra l'altro fallita.
    2)Le Ardenne si apprestavano alla difesa del territorio e non ad attacchi corazzati tra l'altro in condizioni meteo sfavorevoli
    3)Spostamento di riserve strategiche dal fronte orientale dove servivono molto di più
    4)Possibile difesa elastica invece che un'offensiva che aveva fatto guadagnare poco territorio.
     
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  3. wolverine95
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    CITAZIONE (tonnio93 @ 28/8/2010, 12:39)
    Offensiva totalmente inutile per me. Ecco alcune motivazioni:
    1)Scarsi rifornimenti di petrolio, e in certi casi bisognava fare delle offensive apposta per catturare i depositi di carburante, tra cui quella avviata dal Kampgruppe di Josep Dietrich tra l'altro fallita.
    2)Le Ardenne si apprestavano alla difesa del territorio e non ad attacchi corazzati tra l'altro in condizioni meteo sfavorevoli
    3)Spostamento di riserve strategiche dal fronte orientale dove servivono molto di più
    4)Possibile difesa elastica invece che un'offensiva che aveva fatto guadagnare poco territorio.

    Quoto
     
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  4. Armilio
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    Inutile ma d'altra parte, scartando l'ipotesi resa, qualcosa bisognava fare...e più di qualche gatta da pelare i tedeschi l'hanno creata agli alleati.

    L'attacco attraverso l'Ardenne era un azzardo calcolato: avrebbe preso di sorpresa gli alleati, e in effetti i tedeschi riuscirono a spaccare in 2 il fronte alleato. Più che per il fatto di una controffensiva in sè, gli alleati furono sorpresi per il luogo della puntata offensiva: Le Ardenne sono una foresta "selvaggia", che sembra poco adatta per essere il luogo da dove far partire una offensiva. Il problema maggiore infatti fu che di infrastrutture attraverso le Ardenne zero, e quindi i tedeschi si trovarono ingolfati e con mancanza di rifornimenti nel momento in cui dovevano affondare il colpo nel fronte alleato, e furono circondati e schiacciati dalle truppe arrivate in rinforzo.
     
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  5. MorganFreeman
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    riprendo l'argomento:

    la battaglia delle Ardenne ha come motivazione fondamentale la megalomania di un Fuhrer ormai fortemente debilitato e appannato dalla malattia. Gli unici che potevano essere d'accordo con lui erano solo zelanti membri del partito come Bormann o Goebbels, abili politici ma assai poco competenti nella strategia militare, oppure personaggi come Keitel, che avevano fatto della cieca obbedienza al Fuhrer la loro ragione di vita.

    tutti gli altri ritenevano assolutamente scriteriata l'azione così come era stata concepita, con obiettivi assolutamente velleitari in rapporto alle forze disponibili, e soprattutto in relazione alle forze del nemico. Se ebbe un qualche successo iniziale fu appunto perchè era talmente scriteriata che nessuno nell'alto comando alleato la aveva presa in considerazione.
     
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  6. Italo-romano
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    CITAZIONE (MorganFreeman @ 18/8/2012, 10:32) 
    riprendo l'argomento:

    la battaglia delle Ardenne ha come motivazione fondamentale la megalomania di un Fuhrer ormai fortemente debilitato e appannato dalla malattia. Gli unici che potevano essere d'accordo con lui erano solo zelanti membri del partito come Bormann o Goebbels, abili politici ma assai poco competenti nella strategia militare, oppure personaggi come Keitel, che avevano fatto della cieca obbedienza al Fuhrer la loro ragione di vita.

    tutti gli altri ritenevano assolutamente scriteriata l'azione così come era stata concepita, con obiettivi assolutamente velleitari in rapporto alle forze disponibili, e soprattutto in relazione alle forze del nemico. Se ebbe un qualche successo iniziale fu appunto perchè era talmente scriteriata che nessuno nell'alto comando alleato la aveva presa in considerazione.

    Concordo in pieno.

    Nella fattispecie, Hitler ed i suoi pavidi strateghi da salotto tenevano in ben scarso conto la combattività delle truppe americane, e confidavano quindi che il cuneo corazzato dell'offensiva avrebbe facilmente rotto e scompaginato lo schieramento della 9° armata statunitense, permettendo alle avanguardie di raggiungere i depositi di carburante di Stavelot - senza i quali era impossibile sostenere l'avanzata di forze meccanizzate consistenti sino alla costa belga -; inoltre credettero altrettanto erroneamente che dopo aver sfondato il settore della 9° avrebbero con relativa facilità circondato ed annientato il 21° gruppo d'armate di Montgomery, ottenendo quindi l'uscita degli inglesi e dei loro alleati dalla guerra.
    Una lettura palesemente viziata da un evidente pregiudizio ideologico di fondo, proprio appunto di gerarchi fanatici, non certo di seri professionisti della guerra.

    Scelta tantopiù discutibile se consideriamo che le forze corazzate e meccanizzate impiegate nell'operazione sarebbero risultate ben più utili ad est.
     
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    Mi affido alla vostra conoscenza di storia militare : l'episodio che fa un pò da perno de "la battagla dei giganti" della colonna corrazzata tedesca che prova ad impadronirsi di un indispensabile deposito di carburanti e non ci riesce per un soffio ha una corrispondenza storica ?
     
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  8. Italo-romano
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    CITAZIONE (lucrezio52 @ 18/8/2012, 22:52) 
    Mi affido alla vostra conoscenza di storia militare : l'episodio che fa un pò da perno de "la battagla dei giganti" della colonna corrazzata tedesca che prova ad impadronirsi di un indispensabile deposito di carburanti e non ci riesce per un soffio ha una corrispondenza storica ?

    In primis complimenti per il tuo buon gusto, anche a me piace molto quel film, che ritengo un efficace e tutto sommato veritiero spaccato di storia della SGM (nella parte del capo dell'intelligence militare americana c'è un Henry Fonda già anzianotto, mi pare).


    Sì, corrisponde sostanzialmente al vero, poichè era già previsto nei piani nazisti che le residue forze corazzate della Wehrmacht e delle SS mobilitate per l'occasione - e sottratte in buona parte dal fronte orientale - avrebbero dovuto sostenersi nel corso della stessa offensiva impadronendosi dei grandi depositi di carburante alleati sulla sponda sinistra della Mosa (il più grande dei quali era appunto quello americano di Stavelot) e quindi ripartire di slancio fino ad Anversa ed all'estuario della Schelda.
    Non vi riuscirono...
     
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    Sono d'accordo con italo; la presa del deposito dei carburanti, sfiorata dai nazisti, non avrebbe di certo cambiato le sorti della guerra nel lungo periodo, ma avrebbe certamente potuto bloccare l'avanzata alleata per mesi.
     
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  10. pignagio
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    Buongiorno, il dissennato contrattacco di Hitler nelle Ardenne, lasciando scoperto il fronte orientale dal quale avanzavano i Russi, aveva anche una logica tattico politica:
    Hitler sperava che gli Alleati, ormai consci che la vittoria sulla germania fosse una questione di tempo, temessero ormai più l'espansionismo dell'ideologia Comunista, che la Germania. Secondo Hitler gli alleati avrebbero potuto offrire una soluzione accomodante ai tedeschi in cambio di una non ostinata belligeranza, nell'ottica di far rompere i rapporti fra Russia ed Alleati.
    Come sappiamo le cose non andarono così, ed in effetti per primi a Berlino ci arrivarono i Russi, mettendo una bandierina pesante.

    saluti
     
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    D'accordo ma non del tutto pignagio: sicuramente Hitler aveva la (folle) speranza che gli Alleati prima o poi avrebbero cambiato bandiera e avrebbero iniziato a combattere contro i sovietici invece che contro di lui, ma non credo che alla fine del 1944 il capo nazista avesse la lucidità di ammettere, prima di tutto con se stesso, che la sconfitta tedesca era solo questione di tempo nella mente degli anglo-americani.
     
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  12. Herr rommel1
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    Io sul punto di vista della condotta di guerra di Hitler dal novembre 1942 al maggio del '45 sostengo la teoria del generale Mini, spiegata molto bene nella lunga introduzione al primo volume de "i verbali di Hitler". Se trovo un pò di tempo ve la esplico.
     
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11 replies since 12/12/2008, 18:46   3706 views
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