LE VIE DEL COMMERCIO DELLE CITTA' COMUNALI NEL NORD D'ITALIA

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  1. Cornelio Scipione.
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    Nell'Alto Medioevo le vie di comunicazione tra una città e un altra e una regione e un altra scomparvero quasi completamente.
    Molte erano le arterie consolari Romane che vennero abbandonate e riprese dalla natura, ma alcuni tratti venivano ancora utilizzati e quindi anche se non in perfette condizioni sopravvissero.
    Prima del X secolo i mercanti preferivano utilizzare le vie fluviali, soprattutto nella pianura padana dove erano molte le città che si ergevano lungo la sponda del Po o lungo i suoi affluenti;
    Le vie di terra erano spesso sconsigliate perchè molto spesso non erano adatte ai carri e poi c'era sempre il rischio di essere attaccati da agguerriti briganti.
    Nel XII secolo con il rifiorire dei mercati , la Pianura padana divenne il punto d'incontro dei mercanti proveniente da tutta l'Europa, e Pavia, che era nel periodo Longobardo la Capitale e che restò tale anche successivamente con il Regnum Italiae, ospitava ben 17 fiere l'anno , inutile dire che quindi in ogni periodo dell'anno la città era la mate di mercanti provenienti dalle città centro-settentrionali italiane, dalle Fiandre, dalle terre degli anglosassoni e da Tedeschi e Francesi.
    Le città più importanti e ricche dell'Italia settentrionale, tra cui Genova , Milano in primis, Venezia e Piacenza si preoccuparono(stiamo nel XII secolo) di costruire dei passi per collegare le terre oltralpe all'Italia e per costruire questi passi decisero ognuno di costruire ogni tot distanza un Monastero che doveva fungere da Stazione di servizio , in cui i mercanti potevano sostare per mangiare e riposarsi la notte e questi monasteri avevano anche il compito di sorvegliare se ci fossero briganti lungo la via, perchè la sicurezza delle strade era una priorità per allargare il raggio d'azione dei commerci; così molte città comunali si presero l'impegno di costruire strade adatte alla percorrenza di carri; i carri erano i più colpiti da atti di brigantaggio .
    Col tempo e con gli accordi comuni tra le città comunali, molte strade vennero istituite e percorse da carri e persone, ma i mercanti se possibile continuavano a preferire le vie fluviali, perchè c'era una legge che se il carro si rovesciava , le merci cadute diventavano proprietà di colui che possedeva la terra, ed è per questo che si svilupparono i carri con le ruote piccole, perchè in questo modo il carro aveva più stabilità , ma aveva lo svantaggio di essere più lento, mentre il carro con le ruote grandi era più instabile ma era più veloce.
    Il prezzo della merce poteva arrivare a costare in certi casi anche il 50% in più dovute alle spese del viaggio, perchè c'erano alcuni tratti dove il carro non poteva passare e quindi si usavano i muli e il mulo più di 120-150 kg non poteva portare.
    Le Città Comunali dell'Italia Settentrionale si ritrovarono così al centro della scena commerciale europea e non esisteva un mercato in cui i mercanti italiani non vi erano, a parte le zone del Danubio perchè Venezia aveva ottenuto il Monopolio di quelle zone, ed era 'unica quindi a poter operare in quelle terre, grazie ai legami commerciali con Bisanzio e alla sia posizione sull'Adriatico che la immetteva in quelle rotte marittime con l'Oriente più ricco.

     
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