IL TENTATIVO DI ESPANSIONE INDUSTRIALE DI FIAT

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  1. lupog
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    MARCHIONNE E LE AUTO BLU
    di Carlo Scarpa 25.05.2009


    Iprogetto di Fiat su Opel è più delicato di quello su Chrysler. Il momento è già bruttissimo. E nel breve periodo è ragionevole pensare che la fusione aumenterebbe la disoccupazione. Ma nel lungo periodo, se tutto funziona, sarebbe un bene anche per i lavoratori. E' poi curioso che queste imprese vengano vendute da governi che non le possiedono. Mentre lo Stato italiano, che tanti aiuti ha garantito in passato a Fiat, oggi sta a guardare. Ma forse è meglio così.



    Quando si vede un’impresa che si butta in un turbine di acquisizioni, come sta facendo Fiat in questo periodo, viene sempre il dubbio che sia in corso il classico tentativo da parte di un manager un po’ megalomane di costruire un impero. Perseguire la grande dimensione in sé, per aumentare il potere di un amministratore delegato che si è montato la testa. Nel caso Fiat, il dubbio pare piuttosto infondato. Alcuni mesi fa Sergio Marchionne aveva dichiarato che tra pochi anni sarebbero rimasti in piedi solo quattro-cinque grandi produttori di auto, ciascuno con un livello produttivo di circa 6 milioni di vetture. Lo disse quando tutti pensavano che Fiat sarebbe stata acquisita da qualcuno. E invece la lucida convinzione di Marchionne è proprio quanto guida la sua strategia da alcuni anni a questa parte, prima con l’alleanza con Gm (poi naufragata) e ora con le operazioni con Chrysler e, se andrà in porto, con Opel.

    UN BRUTTO MOMENTO PER TUTTI

    La situazione di partenza non è facile per nessuno dei protagonisti. Chrysler era in fallimento, è chiaro che deve essere ridimensionata, e senza Fiat la situazione sarebbe stata anche peggiore. La situazione di Opel è pre-fallimentare, legata alle vicende di Gm, di cui è il principale marchio europeo. Quella di Fiat no, ma questo non significa che tutto va bene. Alcuni marchi vanno male sul mercato, soprattutto Alfa Romeo. Forse, come tutti quelli della fascia media, è particolarmente penalizzata dalla crisi, che sembra dare spazio alle macchine a buon mercato. Ma forse c’è qualche problema ulteriore se si pensa che nel 2008, con un mercato dell’Europa allargata in discesa dell’8 per cento, l’Alfa ha perso quasi il 30 per cento delle vendite.
    Quindi, anche Fiat, e a prescindere da come finirà la vicenda Opel, ha bisogno di interventi. Certo, servono prodotti con maggiore capacità di penetrazione sul mercato. Ma non è una cosa che si inventa in poco tempo, nel frattempo i tagli ci saranno, e forse saranno anche pesanti.

    DUE OPERAZIONI GEMELLE?

    Le due acquisizioni (Chysler e Opel) sono molto diverse per certi versi, simili per altri.
    Simili per la logica che le lega, ovvero la convinzione che nel futuro contino molto le economie di scala: poiché Fiat avrà una scala di produzione molto superiore, i costi si potranno suddividere su un gran numero di auto, e i costi unitari saranno minori. Oltre tutto, la maggiore dimensione giustifica investimenti qualitativamente più ambiziosi di quelli che sarebbero pensati per il solo mercato europeo e questo potrebbe generare benefici anche per i marchi tradizionali, proprio perché al costo fisso legato alla tecnologia corrisponderà un costo minore per ogni auto prodotta. Potenzialmente, maggiore qualità e minori costi medi.
    Ma sono operazioni diverse per ragioni di mercato. Quella di Chrysler era una operazione in pura crescita. Fiat non è mai entrata veramente nel mercato Usa e questa è la sua opportunità. Opel e i marchi Fiat sono invece concorrenti, oggi più che mai. Il mercato tedesco è il mercato europeo dove Fiat cresce maggiormente.
    Quindi, l’operazione con Opel comporta un trade-off. Da un lato, serve ad aumentare la dimensione e, se Marchionne ha ragione, consentirà di essere più competitivi e a produrre di più. Dall’altro, però, se la fusione va in porto, i marchi Fiat e quelli di Gm Europa cesseranno di farsi concorrenza, e quindi verosimilmente diminuiranno i livelli di produzione. Èevidente che i due effetti vanno in direzioni del tutto opposte per quanto riguarda le ricadute sui livelli produttivi e occupazionali.
    Se prevale il primo, tutto bene; se prevale il secondo, la somma tra i dipendenti di Opel e quelli di Fiat sarà minore dei due valori odierni. A questo si aggiunga che nel breve periodo prevarrà quasi sicuramente il secondo di questi effetti.
    Da un lato, Opel e Fiat vanno comunque incontro a un ridimensionamento per problemi che prescindono dalla eventuale fusione. Dall’altro, la fusione avrebbe un duplice effetto. Nell’immediato è legittimo attendersi un aggravamento dei (temo, inevitabili) tagli alla occupazione. Nel lungo periodo, se ha ragione Marchionne, l’effetto sarà opposto. Facile capire perché i sindacati siano nervosi; non è semplice festeggiare la cassa integrazione oggi in cambio di una speranza per il domani. Ma forse (senza entusiasmo, non esageriamo…) i sindacati farebbero meglio a considerare molto seriamente questa scommessa. Le alternative non sono tante.

    LO STATO VENDITORE IN CONTO TERZI

    Una prima cosa che colpisce in questa storia è la grande vitalità di Fiat, che forse nessuno cinque anni fa avrebbe potuto prevedere al centro di queste acquisizioni. La morale è semplice. Se un’impresa sull’orlo del fallimento riesce a rimettere a posto i propri conti e a ritrovare la propria strategia industriale, può tornare in vetta e – avendo fatto sacrifici quando era necessario – poi raccoglie i frutti del proprio lavoro. Se tutte le imprese facessero lo stesso…
    Certo, sarebbe più facile per tutte le imprese se potessero ricevere dallo Stato gli stessi soldi che Fiat ha storicamente ricevuto. Ma in questi anni, quanto meno, i soldi pubblici sono stati messi a frutto.
    Colpisce, infine, il ruolo curioso che i governi hanno in queste vicende. Pochi giorni fa, Barack Obama tra il serio e il faceto si è proposto per il premio di miglior “car executive” dell’anno. Ora la vendita di Opel è in mano ad Angela Merkel. Si noti che né Chrysler né Opel sono imprese pubbliche. Ma nel caso di fallimento i costi per la collettività sarebbero tali, che lo Stato ha di fatto la scelta sul futuro dell’impresa.
    Forse è una strada obbligata, ma non possiamo non sottolinearne alcuni aspetti paradossali.
    In mezzo a una tempesta dovuta alla incapacità (o non volontà) del potere politico di governare il sistema economico, il capitalismo di Stato rialza la testa. Non si è saputo far politica economica in modo “normale”, regolando i mercati come si doveva, e ora si deve accettare un ruolo del tutto distorto dell’intervento pubblico.
    Non va bene. Grandi scelte industriali sono finite nelle mani di ottimi governanti, che però non sono né uomini di impresa, né uomini che rischiano il loro denaro. Il dibattito che echeggia dalla Germania è se sia meglio creare disoccupazione in una regione di destra o in una di sinistra. Èsu questa base che pensiamo di costruire uno dei grandi produttori di auto del mondo?
    Ed è altrettanto curioso che lo Stato italiano, quello Stato che forse più di ogni altro ha regalato denaro pubblico alle imprese (meglio: alla impresa) del settore auto, sia quello maggiormente assente dalla attuale partita, senza una vera “visione”, senza una idea. Visto come si gestisce l’intervento pubblico, forse è meglio così. Ma è un altro paradosso.


    http://www.lavoce.info/articoli/pagina1001131.html
     
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  2. _SmokY_
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    Parrà strano ma non vedo gli amercani in giro per le loro highgway con la cinquecento :lollosso: d'altro canto sarebbe o è bellissimo sia per la nostra industria che per l'ambiente commercializzare le nostre utilitarie in america.
    Fiat sta facendo un bel lavoro, io sono un po scettico però, anche se i precedenti ci sono cioè di aziende italiane che acquisiscono quelle straniere ed oltre oceano.
     
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  3. Armilio
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    Vabbè, in realtà credo si punterà più a esportare le alfa e a risollevare una azienda già presente sul mercato, la crysler. Detto questo, con Opel ormai non c'è più molta speranza...
     
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  4. lupog
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    infatti...

    Annuncio nella notte del ministro delle Finanze tedesco, Peer Steinbrueck: il gruppo Magna e non Fiat sara' il nuovo proprietario di Opel. Il consorzio austro-canadese, alleato alla russa Sberbank, si trasforma cosi' in un nuovo gruppo con 5 milioni di vetture l'anno e punta, con l'aiuto di Gaz, sui mercati dell'ex Urss. L'accordo si articola in tre punti principali: un memorandum d'intesa con Magna e, per Opel, un'amministrazione fiduciaria e un prestito ponte dallo Stato tedesco per 1,5 mld.
    FONTE:.ANSA
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    La Fiat deve ingrandirsi per sperare di sopravvivere nel mercato dell'auto in cui c' è una forre sovrapproduzione. le prossime mosse di Marchionne saranno l'acquisizione di Saab in Svezia e della GM Sud America. In particolare se riuscisse a realizzare questo seconda operazione sarebbe molto vicino al raggiungimento di quota 6 milioni di vetture prodotti che gli esperti del settore ritengono necessario per affrontare la concorrenza dei più importanti competitori.
     
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  5. Armilio
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    CITAZIONE (lupog @ 30/5/2009, 11:36)
    infatti...

    Annuncio nella notte del ministro delle Finanze tedesco, Peer Steinbrueck: il gruppo Magna e non Fiat sara' il nuovo proprietario di Opel. Il consorzio austro-canadese, alleato alla russa Sberbank, si trasforma cosi' in un nuovo gruppo con 5 milioni di vetture l'anno e punta, con l'aiuto di Gaz, sui mercati dell'ex Urss. L'accordo si articola in tre punti principali: un memorandum d'intesa con Magna e, per Opel, un'amministrazione fiduciaria e un prestito ponte dallo Stato tedesco per 1,5 mld.
    FONTE:.ANSA
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    La Fiat deve ingrandirsi per sperare di sopravvivere nel mercato dell'auto in cui c' è una forre sovrapproduzione. le prossime mosse di Marchionne saranno l'acquisizione di Saab in Svezia e della GM Sud America. In particolare se riuscisse a realizzare questo seconda operazione sarebbe molto vicino al raggiungimento di quota 6 milioni di vetture prodotti che gli esperti del settore ritengono necessario per affrontare la concorrenza dei più importanti competitori.

    Più che altro per ammortizzare i costi fissi, le famose "sinergie"...
     
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  6. lupog
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    L’entrata a gamba tesa dello Stato
    nella partita mondiale per Opel


    Quella sull’Opel è stata un’asta impropria, con un venditore formale tecnicamente fallito, la General Motors, e un venditore reale, il governo tedesco, che con gli aiuti promessi al compratore si propone come il principale azionista de facto del gruppo di Russelsheim. È un segno dei tempi, la novità di una recessione globale nel corso della quale si sta creando un luogo intermedio tra economia di mercato ed economia non profit: un’area grigia, o rosa a seconda delle preferenze ideologiche, dove fioriscono opportunità inedite che richiedono un pensiero nuovo.

    A questa prova la Fiat si è presentata senza un vero appoggio del governo e con affidamenti generici delle banche italiane, due mancanze tanto più decisive ove si guardi al merito di credito di Torino tuttora inferiore a quello degli altri big europei dell’auto come dimostrano i credit default swaps Fiat a 5 anni sui quali si pagano 600 punti base oltre il tasso di riferimento contro i meno di 200 di Peugeot, Daimler e Bmw e i poco più di 300 di Renault. La rivale Magna, invece, aveva il sostegno azionario dell’oligarca russo Oleg Deripaska, peraltro in difficoltà, e della banca statale Sberbank che risponde al premier Vladimir Putin, una linea di credito di 4 miliardi di euro deliberata da Commerzbank e la consulenza dell’ex cancelliere Gerard Schröder, il leader socialdemocratico che ha consentito la Grande Coalizione guidata da Angela Merkel.

    Nella campagna di Germania, la Fiat ha proposto la sua offerta come un’iniziativa tutta imprenditoriale contro un’altra influenzata dalla politica. Ma quanto può piacere al Financial Times non è detto convinca la Deutschland Ag, che ha un’altra cultura e riconosce un ruolo istituzionale ai sindacati. Del resto, senza i governi che a torto o a ragione, negli Usa come in Germania, hanno deciso di evitare il fallimento di storici marchi dell’automobile, Sergio Marchionne non avrebbe mai potuto nemmeno sognare il gruppo da 6 milioni di macchine del quale tanto si è parlato: Chrysler sarebbe andata fallita e così Gm con tutte le sue province europee e sudamericane; le loro attività sarebbero state vendute al meglio. È la politica che ha creato l’occasione di una crescita ad alto rischio ma senza esborsi di capitale di rischio, quanto meno all’inizio: opportunità particolare nel momento in cui la debt economy è considerata la madre di ogni vizio.

    I governi sono interlocutori da capire e da prendere anche più sul serio dei fondi speculativi che fanno oscillare le quotazioni dei titoli. La politica serve interessi più articolati, delicati e importanti. Non è uno scandalo ma un fatto logico e prevedibile che il governo tedesco si attenda dal suo investimento un ritorno sociale. E forse avrebbe giovato un’attenzione più forte alle posizioni del sindacato Ig Metall, in partenza scettico sulla Fiat per il timore delle evidenti sovrapposizioni produttive: un centro di potere da convincere con pazienza, visto che in Germania vige il regime della codecisione tra capitale e lavoro. Così come è logico che, impiegando i denari dei contribuenti, Berlino coltivi anche disegni di politica estera nell’interesse generale del Paese. In questo quadro la Russia, principale fornitore di gas e grande partner commerciale dell’economia tedesca, è un soggetto concorrente che non si emargina lamentando l’«intromissione della politica», ma proponendo convenienze alternative. E non deve nemmeno stupire se la Casa Bianca abbia prima sostenuto Marchionne in Chrysler, consolidandone la straordinaria reputazione, e poi abbia lasciato Gm concludere con Magna per evitare che una Fiat troppo forte dia noia alle fabbriche americane di Gm dove sono occupati altri blue collar da proteggere.

    Il governo italiano, privo di risorse da mettere in gioco e anch’esso dipendente da Mosca per il gas, si è preoccupato soprattutto della sorte degli stabilimenti Fiat di Termini Imerese e Pomigliano d’Arco. Ora, se è vero che giudicava corretto il progetto espansionistico di Marchionne quale precondizione per dare un futuro alla Fiat Auto, il governo deve sperare che l’amministratore delegato della Fiat non lasci l’Auto sola con il 20% della Chrysler. E fare tesoro dell’esperienza, magari per portare a casa la Gm sudamericana o, chissà, tornare in gioco sulla Opel ai tempi supplementari. Ma in generale gli altri possibili partner ai quali la Fiat aveva guardato in passato o dai quali era stata guardata — parliamo di Psa-Citroën e di Bmw— hanno una stazza tale che difficilmente potrà essere dato a Torino un ruolo aggregante.

    Massimo Mucchetti
    30 maggio 2009


    http://www.corriere.it/economia/09_maggio_...44f02aabc.shtml
     
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  7. Armilio
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    Ma forse è meglio così: primo perchè non sarebbe stata più una azienda italiana, secondo perchè ci si era spinti ad un punto in cui non sò quanto convenisse ancora l'affare...tanto voglio vedere come farà la Opel a rialzarsi senza nuove sinergie e tecnologie che gli potevano arrivare dalla fiat.
     
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  8. _SmokY_
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    CITAZIONE (Armilio @ 30/5/2009, 16:44)
    Ma forse è meglio così: primo perchè non sarebbe stata più una azienda italiana, secondo perchè ci si era spinti ad un punto in cui non sò quanto convenisse ancora l'affare...tanto voglio vedere come farà la Opel a rialzarsi senza nuove sinergie e tecnologie che gli potevano arrivare dalla fiat.

    Quoto sopratutto la 2° parte :)
     
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  9. lupog
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    a giudicare dalla malcelata stizza di Marchionne l'affare era parecchio appetibile per Fiat e i motivi sono facilmente comprensibili: Opel produce auto della stessa gamma del Lingotto , il che avrebbe consentito di ingrandire la quota di mercato, inglobare un diretto concorrente, e realizzare economie di scala. :(

    cmq ormai è andata e bisogna guardare avanti.
     
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  10. alexandrom
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    Piu' che un tentativo di espansione è un tentativo di sopravvivenza. Nn so' in quanti se ne siano resi conto. Fortunatamente Marchionne è lungimirante.

    La potente lobby russa presente in Germania ha vinto oggi sull'immediato , mà nn credo che avrà vita facile nel prossimo futuro.

    Da registrare la totale assenza del governo italiano impegnato in altri campi.

    IMHO
     
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  11. lupog
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    CITAZIONE (alexandrom @ 1/6/2009, 15:45)
    Piu' che un tentativo di espansione è un tentativo di sopravvivenza. Nn so' in quanti se ne siano resi conto. Fortunatamente Marchionne è lungimirante.

    La potente lobby russa presente in Germania ha vinto oggi sull'immediato , mà nn credo che avrà vita facile nel prossimo futuro.

    Da registrare la totale assenza del governo italiano impegnato in altri campi.

    IMHO

    quoto in toto

    come già detto sopra, è una espansione necessaria alla sopravvivenza dell'azienda :)
     
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    Ad essere sincero tutta la faccenda mi puzza di bruciato, per diversi motivi.
    Innanzitutto ho seri dubbi che se FIAT aumenta la sua capacità produttiva totale possa sopravvivere meglio di quanto non facci ora; è evidente l' importanza ndelle economie di scala ma temo che per la FIAT il vero problema sarà vendere le sue vetture e se, come temo, non ci riuscirà e soffrirà di sovrapproduzione, ho idea che dovremo salvarla di nuovo e quetsa volta con un maggiore esborso dei contribuenti.
    Il secondo, grosso dubbio, è una semplice domanda: ma dove li trova FIAT i soldi per comprare Chrysler, Opel, etc?
    E ha senso che una dlelle peggiori imprese d' auto del mondo in quanto a fatturato negli ultimi vent' anni si espanda fino a diventare forse il secondo gruppo mondiale per produzione complessiva di auto?
     
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  13. Cornelio Scipione.
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    CITAZIONE
    E ha senso che una dlelle peggiori imprese d' auto del mondo in quanto a fatturato negli ultimi vent' anni si espanda fino a diventare forse il secondo gruppo mondiale per produzione complessiva di auto?

    qui Oskar sbagli, perchè ultimamente i risultati FIAT sono estremamente positivi, addirittura lo sono anche in questo periodo di crisi, tutte soffrono e perdono utili, e la fiat è l'unica che ha un utile di 468 milioni di euro; tutti falliscono e la casa Torinese invece è in controtendenza ... questo grazie alle tecnologie Fiat che sono tra le migliori al mondo tra cui il Multijet e il futuro Multiair che uscirà tra pochissimo... ottime prestazioni con piccoli motori efficientissimi e che consumano pochissimo.

    Tu Oskar parli di una non riuscita di vendita delle auto, e quindi parli di sovrapproduzione .... ma gli ultimi risultati degli ultimi 2 anni parlano chiaro..la tendenza è invertita, le macchine Fiat sono tra le migliori sul mercato.

    C'è da sempre il detto che le fiat non valgono niente, alcuni sono rimasti con questa concezione arcaica...i tempi sono cambiati... abbiamo tra i migliori modelli al mondo del segmento che produce Fiat, per non contare anche delle macchine da lavoro agricole e edili , degli Pullman e Camion , dei suoi motori ..che come ti dicevo prima li vende alle altre case automobilistiche per montarli sui loro modelli... Questo occhio di traverso verso Fiat alcuni Italiani , non molto informati, ce l'hanno e sono convinti che comprare una macchina tedesca sia meglio.. questo danneggia la casa Torinese... ma vabè...
    La Fiat ha fatto le celte giuste, e l'andamento del mercato lo sta dimostrando.. credo che l'espansionismo Fiat sia una grande cosa per tutta L'Italia.. peccato per la Opel... pazienza.....intanto ha acquisito la Clayser che non è cosa da poco!

    sono dell'Idea che Noi Italiani siamo molto meno patriottici degli altri stati come Germania e Francia..in cui la maggior parte dei cittadini si compra un auto dell'industria locale.... solo noi siamo diversi...andiamo contro la nostra Industria Automobilistica, che per anni le Fiat effettivamente non erano un gran che ... ma ora è diverso come dicevo prima;
    basta guardare il Nostro presidente del Consiglio che si presenta sempre con una Audi , o una Mercedes, una volta l ho visto con una BMW..ma mai con una Italiana, a differenza degli altri Capi di stato che usano macchine di industrie locali che in questo modo gli fanno anche pubblicità...

    Berlusconi , se non vuole usare un alfa romeo , potrebbe sempre usare una Maserati...farebbe sicuramente più bella figura.
     
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  14. lupog
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    CITAZIONE (Oskar @ 2/6/2009, 02:30)
    Ad essere sincero tutta la faccenda mi puzza di bruciato, per diversi motivi.
    Innanzitutto ho seri dubbi che se FIAT aumenta la sua capacità produttiva totale possa sopravvivere meglio di quanto non facci ora; è evidente l' importanza ndelle economie di scala ma temo che per la FIAT il vero problema sarà vendere le sue vetture e se, come temo, non ci riuscirà e soffrirà di sovrapproduzione, ho idea che dovremo salvarla di nuovo e quetsa volta con un maggiore esborso dei contribuenti.

    il mercato dell'auto soffre già di una crisi di sovrapproduzione a livello globale. In tutto il mondo si stima vengano prodotte 30 milioni di auto in più e molta di quesa sovrapproduzione si concentra in Europa.

    http://it.biz.yahoo.com/07052009/26/auto-c...va-analisi.html

    il problema delle case automobilistiche non è dunque produrre di più ma produrre auto meno costose e che consumino meno. E Fiat possiede la tecnologia per vincere questa sfida.





    CITAZIONE
    Il secondo, grosso dubbio, è una semplice domanda: ma dove li trova FIAT i soldi per comprare Chrysler, Opel, etc?

    Per Chrysler Fiat non offre soldi ma tecnologia. le auto Chrysler hanno costi di produzione troppo alti e consumano come spugne. ed è per questo motivo che un azienda che poteva produrre 4 milioni di vetture l'anno ne vendeva solo un terzo. Fiat darà il suo know-how che consentirà di produrre auto più ecologiche e in cambio avrà una partecipazione azionaria di chrysler che potrà anche diventare in futuro maggioritaria e la possibilità di sbarcare con i suoi modelli nel mercato americano. I finanziamenti li fornisce il Tesoro americano.



    http://it.biz.yahoo.com/05052009/245/fiat-...-1-mld-usd.html

    Per Opel invece è stata preferita la capacità immediata dei capitali russi di far fronte alle perdite rispetto al migliore piano industriale di Fiat nel medio lungo periodo. Alla scelta non sono estranee evidentemente anche ragioni elettorali tedesche e iol timore di GM di ingrandire troppo quello che diventerà un concorrente negli States .


    CITAZIONE
    E ha senso che una dlelle peggiori imprese d' auto del mondo in quanto a fatturato negli ultimi vent' anni si espanda fino a diventare forse il secondo gruppo mondiale per produzione complessiva di auto?

    Fiat non è affatto una delle peggiori imprese d'auto del mondo. In tal caso sarebbe davvero uno sciocco Obama ad affidarsi al Lingotto nel tentativo di rilanciare una delle big three dell'auto USA :D
    Fiat è tra i primi dieci gruppi mondiali del settore
    http://en.wikipedia.org/wiki/Top_20_motor_...mpanies_in_2007

    Ma questo non basterà: il mercato dell'auto tenderà a diventare ancora più oligopolista e solo in quattro-cinque case avranno ragionevoli possibilità di sopravvivere. ( salvo case che hanno loro specifiche nicchie di mercato come BMW, Volvo o Ferrari): e qui si spiega tentativi di acquisizione di altre aziende automobilistiche.

    I dati economici di Fiat dal 2004 ) da quando è cominciata l'era Marchionne, sono lusinghieri. La crescita si è interrotta solo nel 2008 a seguito della comparsa della recessione su scala mondiale.

    http://www.fiatgroup.com/it-it/shai/banns/...e/highifrs.aspx
    http://www.fiatgroup.com/it-it/mediacentre...izio%202008.pdf

    http://www.fiatgroup.com/it-it/shai/banns/...icavi_ifrs.aspx

    Fiat ha raggiunto una quota di mercato in Europa attorno al 10%. Valori che non toccava da anni , quando però il mercato aveva ben diverse caratteristiche.

    http://www.primapress.it/news/119/ARTICLE/...2009-05-14.html
     
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    Beh, le imprese vanno giudicate in un arco di tempo lungo Cornelio; FIAT dovrebbe essere fallita da decenni e non va cambiata la valutazione solo perché negli ultimissimi anni ha cambiato trend.
    E comunque sono parecchio stufo che se le cose vanno male ci pensa lo Stato pantalone e se invece vanno bene gli Agnelli e gli altri azionisti si spartiscono i dividendi, mandando per altro in cassa integrazione migliaia di lavoratori, alla faccia dell' inversione di tendenza. FIAT è e sarà anche in futuro un gruppo malato, che non ha senso di esistere in Italia, che produrrà sempre meno da noi e che comunque sarà finanziato da denaro pubblico; sono felice che i tedeschi non abbiano venduto Opel a noi: sarebbe stata un' offesa al libero mercato, visto che FIAT ha da sempre infranto le normaqtive europee in materia.
     
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