Caso Boffo

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  1. **Nefertiti**
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    Avvenire, Boffo condannato per molestie
    Il Cavaliere: "Mi dissocio dal Giornale" Bagnasco: attacco disgustoso



    Mancava soltanto la sua voce: dopo una giornata passata in silenzio, il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, si è fatto sentire: “L'attacco che è stato fatto al dott. Boffo direttore di Avvenire è un fatto disgustoso e molto grave”. Bagnasco ha deciso di intervenire prima di celebrare la messa per la festa del santuario della Madonna della Guardia: “Rinnovo al direttore di Avvenire tutta la stima e la fiducia mia personale e quella di tutti i vescovi italiani e delle Comunità cristiane”.
    È solo l’ultimo risvolto della feroce polemica scatenata ieri dal Giornale che, in prima pagina, ieri titolava “Il supermoralista condannato per molestie”, riferendosi al direttore di Avvenire Dino Boffo. "Diciamo le cose con il loro nome: è un killeraggio giornalistico allo stato puro", è stata la sua risposta all’editoriale di Vittorio Feltri. “Evidentemente Il Giornale sa anche quello che io non so, e per avallarlo non si fa scrupoli a montare una vicenda inverosimile, capziosa, assurda". Un killeraggio, sostiene il direttore, che nel frattempo ha ricevuto la piena solidarietà da parte del Cdr e dalla Cei, "sul quale è inutile scomodare parole che abbiano a che fare anche solo lontanamente con la deontologia. Siamo, pesa dirlo, alla barbarie. Nel confezionare la sua polpettona avvelenata Feltri, tra l'altro, si è guardato bene dal far chiedere il punto di vista del diretto interessato: la risposta avrebbe probabilmente disturbato l'operazione che andava (malamente) allestendo a tavolino al fine di sporcare l'immagine del direttore di un altro giornale e disarcionarlo. Quasi che non possa darsi una vita personale e professionale coerente con i valori annunciati. Sia chiaro che non mi faccio intimidire, per me parlano la mia vita e il mio lavoro".
    Quindi si è rivolto direttamente a Feltri, lanciandogli una sfida: "Al direttore del Giornale ora l'onere di spiegare perché una vicenda di fastidi telefonici consumata nell'inverno del 2001, e della quale ero stato io la prima vittima, sia stata fatta diventare oggi il ‘monstre’ che lui ha inqualificabilmente messo in campo. Nella tristezza della giornata, la consapevolezza che le gravi offese sferratemi da Vittorio Feltri faranno serena la mia vecchiaia". Ma Feltri ha difeso la sua scelta: “Boffo, nella sua replica, non smentisce nulla e finge di non aver letto quello che abbiamo riportato dai documenti Tribunale di Terni, dove lui è stato processato e dal quale è stata poi emessa la pena pecuniaria che lui ha pagato dopo il patteggiamento. Noi abbiamo i documenti che raccontano quella vicenda. Non vedo proprio come si possa parlare di killeraggio: si dimostra, invece, che Boffo si è esercitato come moralista senza averne i titoli e in fondo accusa altri di cose che ha fatto anche lui”.


    Berlusconi si dissocia – E mentre scoppia la bufera tra il Giornale e i vescovi, il presidente del Consiglio si dissocia da Vittorio Feltri: "Il principio del rispetto della vita privata è sacro e deve valere sempre e comunque per tutti", si legge in una nota del premier, che aggiunge: "Ho reagito con determinazione a quello che in questi mesi è stato fatto contro di me usando fantasiosi gossip che riguardavano la mia vita privata presentata in modo artefatto e non veritiero. Per le stesse ragioni di principio non posso assolutamente condividere ciò che pubblica oggi il Giornale nei confronti del direttore di Avvenire e me ne dissocio". Dal canto suo Feltri tira dritto: “Non mi sento né rafforzato né indebolito da questa critica. Io rispondo semplicemente al mandato che mi è stato dato al momento in cui ho assunto la direzione di questo quotidiano, che è quella di rilanciarlo e lo faccio con i mezzi che ho a disposizione. Nel momento in cui mi hanno chiamato a dirigerlo penso che mi conoscessero e io certo non chiedo il permesso all'editore prima di fare qualcosa”.


    La vicenda – Secondo quanto riferito da Gabriele Villa nel suo articolo, che riporta su Il Giornale la nota informativa che accompagna e spiega il rinvio a giudizio del direttore di Avvenire, disposto dal Gip del Tribunale di Terni il 9 agosto del 2004, “…il Boffo è stato a suo tempo querelato da una signora di Terni destinataria di telefonate sconce e offensive e di pedinamenti volti a intimidirla, onde lasciasse libero il marito con il quale il Boffo, noto omosessuale già attenzionato dalla Polizia di Stato per questo genere di frequentazioni, aveva una relazione. Rinviato a giudizio il Boffo chiedeva il patteggiamento e, in data 7 settembre del 2004, pagava un’ammenda di 516 euro, alternativa ai sei mesi di reclusione. Precedentemente il Boffo aveva tacitato con un notevole risarcimento finanziario la parte offesa che, per questo motivo, aveva ritirato la querela…”.

    Bertone-Berlusconi, niente incontro - L'incidente diplomatico provocato dal quotidiano della famiglia Berlusconi scatena l'inferno. Salta infatti l'incontro all'Aquila tra il segretario di Stato Tarcisio Bertone e il premier, che avrebbe dovuto partecipare al rito della 'Perdonanza' e poi cenare con il porporato, ospiti entrambi dell'arcivescovo dell'Aquila Giuseppe Molinari. Lo comunica la sala stampa vaticana. «Per evitare strumentalizzazioni, il presidente del Consiglio, on. Silvio Berusconi, ha delegato come rappresentante del Governo Italiano, l'on. Gianni Letta», si legge in una nota di Palazzo Chigi. Il costo della cena annullata, riferisce il numero due della sala stampa vaticana, padre Ciro Benedettini, "sarà devoluto in beneficenza ai terremotati".

    Fulmini dal mondo cattolico – Le reazioni del mondo cattolico sono si sono fatte attendere poi molto. E se Maurizio Lupi, vice Presidente PdL della Camera, parla di “attacco brutale” e di “comportamento inaccettabile”, il sottosegretario di Stato alla Salute e politiche sociali, Eugenia Roccella si augura “che la nostra stampa non si trasformi in un collettore di insinuazioni scandalistiche e di aggressioni personali e che si torni a parlare di notizie e di politica, per il bene di questo Paese”. Rocco Buttiglione, presidente dell'Udc, esprimendo la sua stima per Dino Boffo, parla di “attacco pretestuoso, inaccettabile ed incivile per il suo comportamento professionalmente corretto e cristianamente equilibrato tenuto nelle recenti vicende di Berlusconi”. Sulla stessa linea anche il segretario del partito, Lorenzo Cesa per il quale Avvenire“è” e continuerà ad essere “un autentico riferimento per tutti i cattolici”. E critiche arrivano anche dal centrosinistra. Per il leader del Pd, Dario Franceschini, “è un segno di degrado vedere un giornale che usa la tecnica dell'intimidazione per limitare la libertà di espressione e di opinione di un altro giornale”. “Stanno emergendo anche elementi ricattatori”, ha quindi aggiunto Pierluigi Bersani, “e l'intimidazione. Mi pare che ci sia un clima torbido che mostra anche il dato di confusione e debolezza in cui le forze di governo e di maggioranza si trovano”.


    Voi che ne pensate?
    il Vaticano facesse bene a preoccuparsi piu dei propri fatti piuttosto che immischiarsi sempre nei nostri......della serie: C'è del marcio dapperutto.... :no:
     
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  2. lupog
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    Riporto la posizione di Luca Telese, che condivido in pieno

    CITAZIONE
    La storia di Feltri, di Dino Boffo (e della moglie di Ezio Mauro)


    di LUCA TELESE

    Leggo sulla prima pagina del Giornale che Feltri attacca Dino Boffo direttore di Avvenire, pubblicando una sentenza con l’unico scopo di sputtanarlo: omosessuale e molestatore della moglie del suo amante. Meraviglioso il dispositivo giustificatorio, approntato dell’anziano (per testa, non per età) neo direttore di via Negri. Siccome Avvenire ha attaccato il Cavaliere, noi adesso lo massacriamo, così impara. Sembra di sentire quella canzone in cui Lillo e Greg si fingevano naziskin all’amatriciana e cantavano con il manganello di plastica in mano: “E noi a Gino lo menamo/ lo menamo lo menamo/ pampà…”. A lui – dice Feltri – rovistare nei fatti personali fa schifo. Però è costretto a farlo purtroppo, poverino.

    E’ così fragile questa pallida foglia di fico da moralizzatore-inzaccheratore-castigatore, che pare un brutto scherzo. Invece è tutto vero. Ovviamente, avendo rassegnato da pochi giorni le dimissioni da quel giornale, tiro – se non altro per fatto personale – un sospiro di sollievo. Ma sono, ovviamente, solidale con i miei colleghi rimasti ostaggio della linea mettinculista, e dispiaciuti per il fatto che siano costretti a fronteggiare il cattivismo mannaro del nuovo corso “feltrusconiano” (come lo definisce Dagospia), con licenza di uccidere tutti i nemici del capo, a partire da quei pretacci bolscevichi (i prelati di Ratzinger!) e dei loro giornali che si permettono di difendere gli extracomunitari. C’è qualcosa di surreale, negli articoli del giornale in questi giorni: le telescriventi di De Benedetti del 1991, la sentenza di Boffo per un fatto del 2002… Non è l’Almanacco del giorno dopo, insomma, ma un fenomeno nuovo, il primo quotidiano del secolo prima (Aspettiamo trepidanti nuove rivelazioni sul caso Montesi).

    Ma c’è di più. In questa estate, ben due direttori di area di centrodestra hanno lasciato i loro posti, sia pure in modo diverso, perché non hanno sposato questa linea disperata, il Muoia-Sansone-ma-tutti-i filistei, il vendetta-tremenda-vendetta il big stick, il grande bastone da abbattere sulle teste del "nemico". Come molti sanno, nelle redazioni di questi giornali e delle testate vicine al centrodestra, circola da mesi un mandato particolare che nessuno, per fortuna, ha ancora voluto (o potuto) portare a termine: quello di colpire Ezio Mauro e la sua attuale compagna. Sarebbe la vendetta finale di Papi, quella che fa il paio con la denuncia presentata dal Cavaliere contro le domande (avete letto bene, "le domande", del quotidiano di piazza Indipendenza). Adesso: per quanto molti antiberlusconiani siano convinti che tutti i giornalisti di destra siano dei prezzolati e dei pennivendoli, non è e non non sarà mai così. Di più: considero una fatto di grande civiltà che molti colleghi – anche molti che sono solidamente su posizioni di centrodestra – non condividano una virgola della campagna occhio-per-occhio di Feltri, perché la considerano aliena ai principi del giornalismo (anche di quello schierato) e sostanzialmente truce. Però attenzione, gli obiettivi originari erano almeno quattro: la Chiesa, l’Opposizione, l’editore progressista e il direttore di piazza Indipendenza. Se nei prossimi giorni non troverete questo articolo sulla moglie di Ezio Mauro sulle pagine del Giornale, dovrete fare un po’ di conto, e capire che se non c’è è per un solo motivo: perché qualcuno si è rifiutato di scriverlo. Sarebbe molto bello, dopotutto, se l’anziano (di testa, non di anagrafe) cavallerizzo di via Negri, questa, e altre polpette al cianuro, fosse costretto a cucinarsele da solo.

    http://www.lucatelese.it/?p=1066


    aggiungo due cose: Dino Boffo a differenza del Papi non è un rappresentante del popolo e non ha candidato alle elezioni signorine disponibili in cambio di favori sessuali.
    Inoltre Berlusconi dice che dell'iniziativa di Feltri non ne sapeva nulla. E' lecito avere dei dubbi visto che si tratta della stessa persona che, dando ennesimo esempio dio liberalità, ha querelato il giornale Repubblica per aver osato porgli delle domande non gradite.

    P.S: c'è da aspettarsi che Berlusconi per farsi perdonare possa fareq ualche concessione alla Chiesa , magari in tema di finanziamenti alle scuole cattoliche o di testamento biologico....

    Edited by lupog - 29/8/2009, 22:59
     
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  3. **Nefertiti**
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    Oggi altre news riguardanti questo caso.
    Bagnasco dichiara immorali gli attacchi di Feltri nei confronti di Bosso,io piuttosto fossi nei panni del cardinale,mi farei un esamino di coscienza dichiarando immorale e (aggiungerei) tipico,il fatto che la Chiesa,pur essendo a conoscenza della denuncia a carico del direttore dell Avvenire,lo difenda a spada tratta,accusando e giudicando cio che accade in casa nostra....insomma "fa quel che il prete dice ma non quel che fa!"

    Da notare che i documenti riguardanti il sig.Bosso erano stati trasmessi in modo anonimo a tutta l'alta sfera del Vaticano......MAH!!!
     
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  4. alexandrom
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    CITAZIONE (lupog @ 29/8/2009, 17:37)
    Riporto la posizione di Luca Telese, che condivido in pieno

    ...

    Quoto in toto il post di fabrizio. Grazie per l'articolo di Telese.

    Aggiungo un commento di Antonio Politi , IMHO interessante.


    CITAZIONE (IlRiformista @ 02/9/2009, 17:37)
    Feltrusconi e il giornalismo all'olio di ricino
    di Antonio Polito


    Il confine che passa tra il giornalismo irriverente e il giornalismo di regime, è molto sottile. Vittorio Feltri lo sa benissimo, ma finge di non saperlo (tra i suoi molti talenti, quello di fare il finto tonto è sicuramente il migliore). Così può varcarlo ogni volta che gli fa comodo.

    Il direttore del Giornale se l'è presa con me in un suo articolo, accusandomi di aver ceduto al vizio della doppia morale: finché si colpisce Berlusconi sopra la cintura, come secondo Feltri hanno fatto Repubblica e il Riformista, tutto va bene; se si colpisce invece Boffo sotto la cintura, apriti cielo. A parte il fatto che non è affatto chiaro a che altezza fosse la cintura di Berlusconi nelle recenti vicende che l'hanno interessato, il discorso di Feltri sembrerebbe non fare una grinza. Un giornalismo che non guarda in faccia a nessuno, un giornalismo con le tre “i” (indipendente, irriverente, impertinente), ha il dovere di pubblicare tutto ciò di cui viene a conoscenza, senza riguardo per il nome della vittima. Ho passato qualche anno a fare il mestiere in Gran Bretagna, e so bene che lì così si fa, e la carta stampata vende il doppio che qui da noi.

    Per me i giornali fanno quello che vogliono, e io non discuto le loro scelte: non ci sono notizie degne e notizie indegne, e se agiscono nei limiti delle norme deontologiche e penali, la loro libertà è assoluta. Ognuno avrà il suo stile, ma de gustibus non disputandum. Non mi azzarderei mai a sostenere, per esempio, che le dieci domande a Berlusconi di Repubblica siano più degne delle dieci domande agli Agnelli di Libero. E penso che la vita privata di ogni personaggio pubblico, si tratti pure di Veronica Lario o di Ezio Mauro, possa essere sottoposta a scrutinio giornalistico come quella del primo ministro. Ha ragione Giampaolo Pansa, che l'ha scritto domenica: se i giornali si tolgono i guantoni e rinunciano alle autocensure, renderanno un buon servizio alla libertà di stampa e a se stessi.

    Uno degli effetti benefici di tutto questo casino è per esempio che i quotidiani, dopo anni di crisi e piagnistei, sono tornati a dettare l'agenda delle notizie e dunque a vendere, perché vi si trovano ogni mattina tante cose che dai tg non saprete mai.
    Ma c'è un però. Ci sono tre condizioni da rispettare perché un giornalismo irriverente non si trasformi in giornalismo di regime. E Feltri le ha violate tutte e tre.

    Prima regola: le notizie non hanno padrone, e dunque non possono essere usate allo scopo di proteggere il proprio editore. Invece Feltri lo fa esplicitamente. Esplicitamente ha scritto che rovista nella vita privata di Boffo per vendicarsi di quelli che «sparano sterco» contro Berlusconi. Esplicitamente Fedele Confalonieri ha ieri così descritto la logica di Feltri: «Chi di spada ferisce di spada perisce, chi la fa l'aspetti», e via andare con i proverbi. Ora, si dà il caso che il giornale su cui scrive Feltri non è solo pro-Berlusconi, ma è di Berlusconi. L'accusa che si sia trattato di un'operazione di killeraggio (o di un «avvertimento mafioso», come ha detto ieri con parole forti il vescovo Mogavero) è dunque più che fondata. Feltri nega di aver informato il Cavaliere di quanto stava per pubblicare, ma dice che Letta lo sapeva e gli ha telefonato. Vuole farci credere che Gianni Letta, l'amico più leale che Berlusconi abbia sulla faccia della terra, possa aver taciuto qualcosa al suo presidente del Consiglio?

    Il problema che gli pone la proprietà del Giornale è del resto ben noto a Feltri. Che infatti, nel 1997, dichiarò che ne avrebbe lasciato la direzione se Berlusconi non gli vendeva il controllo sulla testata: «Il Giornale non deve essere più confuso con il quotidiano della famiglia Berlusconi», dichiarò. E poi davvero se ne andò, per fondare un giornale che non a caso si chiamava Libero.

    Seconda regola: la notizia deve essere notizia, corrispondere cioè a un criterio di novità e rilevanza. Il topless di Veronica Lario non lo è. L'inchiesta sul manager Olivetti indagato per spionaggio a Mosca neppure, perché era stata pubblicata identica quattro anni fa, sullo stesso Giornale, e a firma dello stesso autore. In sé neanche la condanna per molestie di Dino Boffo lo è, perché pure questa era stata già pubblicata su Panorama l'anno scorso.

    L'unica vera novità della campagna del Giornale è la nota informativa, ed esplicativa, che accusa Boffo di omosessualità.

    E qui veniamo alla terza regola: la notizia deve essere vera, o almeno verosimile, o comunque verificabile. In ogni caso bisogna per lo meno sapere da dove proviene, per non scambiare qualsiasi cestino della spazzatura dove si gettano le lettere anonime in fonti qualificate e autorevoli. Per quanto riguarda l'unica vera notizia del caso Boffo, invece - per l'appunto quella “nota informativa” - non sappiamo ancora neanche chi l'ha redatta, se viene dall'interno della Chiesa, da qualche agente segreto, o da spioni privati a pagamento. Quello che è certo è che ne è stato fatto un uso politico di cui Feltri potrebbe persino essere parzialmente ignaro. Ma questa non sarebbe una circostanza a discolpa, anzi. Se notizie presunte, non verificabili, ad usum delphini, anzi ad usum proprietari, sono usate in questo modo, assumono piuttosto il carattere dell'olio di ricino, esattamente la medicina che è stata somministrata al direttore dell'Avvenire. E questo configura un giornalismo di regime, cioè a difesa di chi ha il potere, perché il giornalismo dei tabloid inglesi cui si ispira Feltri è al contrario un giornalismo di opposizione, perché fa le bucce al potere in nome dei lettori, e non guarda in faccia a laburisti e a conservatori, ma nemmeno alla Casa Reale.

    Resta da vedere se un giornalismo di regime, in una moderna società democratica come la nostra, danneggia più chi lo usa o chi lo subisce. Per ora, è il presidente del Consiglio, volente o nolente, ignaro o informato, mandante o mediatore della spedizione punitiva, a pagarne il prezzo politico più alto, perché ha aperto un conflitto senza precedenti dentro e con la Chiesa italiana, che gli era più che amica. In questo senso, Berlusconi stavolta è stato davvero vittima del suo conflitto di interessi.

    Tratto da "www.ilriformista.it"
    Link: http://www.ilriformista.it/stories/Prima%20pagina/80657/
     
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  5. onestobender
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    Ringraziamo Feltri per averci offerto questo squallido spettacolino sia di Papi che lancia chiaramente il sasso e poi nasconde la mano (alla faccia di chi ancora lo difende per le storielle di migggnotte e minorenni dicendo che fanno parte della sua vita privata), e di una Chiesa che dimostra di avere al suo interno un numero di correnti politche e di interesse almeno pari quelle del PD.
    Viviamo proprio in un bel paese...
     
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    Ho solo una parola: vergogna.
    Vergogna Feltri per il tuo modo scorretto, incivile e anche infantile di fare giornalismo.
    Vergogna Silvio per come cerchi di scaricare su altri i tuoi vizi per poi fingere di non conoscere ciò che il giornale della tua famiglia vuole pubblicare.
    E vergogna Chiesa, che devi vederti attaccata in prima persona per reagire timidamente contro una parte politica guidata da un uomo che predica bene ma razzola malissimo.
    Che paese del cavolo.
     
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  7. **Nefertiti**
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    CITAZIONE (Oskar @ 2/9/2009, 18:41)
    E vergogna Chiesa, che devi vederti attaccata in prima persona per reagire timidamente contro una parte politica guidata da un uomo che predica bene ma razzola malissimo.
    Che paese del cavolo.

    Hai detto proprio bene!
    Finche non viene intaccata la loro sfera se ne infischiano dei problemi reali del nostro paese...e non venissero poi a farci la morale!
     
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  8. lupog
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    alcune precisazioni vanno fatte perché altrimenti si capisce poco o nulla: l'Avvenire ha fortemente criticato il governo per la politica dei respingimenti paragonando la vicenda degli eritrei annegati alla Shoah. Quindi può piacere o meno ma tutto si può dire sulla CEI fuorchè non abbia preso una posizione netta su alcune tematiche di grande peso sociale . E lo ha fatto prima dell'attacco a Boffo
    Il fatto che Feltri abbia poi recuperato una vicenda del 2004 proprio in seguito all'assunzione di posizioni così dure è semplice casualità? Il direttore del Giornale afferma che ha ricevuto i documenti solo adesso. Sarà.... ma la velina anonima su Boffo era stata spedita ai vescovi già alcuni mesi fa.
    Infine si parla della Chiesa come se fosse una struttura monolitica. Nulla di più fuorviante. E le differenze di accenti tra osservatore romano e Avvenire lo dimostrano. Riflettono probabilmente le divergenze esistenti tra il segretario di Stato vaticano Bertone, e il presidente della CEI Bagnasco u come gestire i rapporti con lo Stato italiano.
    Infine sempre a riguardo del pluralismo esistente nel mondo cattolico come non ricordare Famiglia Cristiana, il settimanale dei paolini che sferza in maniera durissima contro il governo dall'inizio della legislatura?
    ------

    andando avanti con le notizie:


    Feltri: "Su Boffo velina dalla gendarmeria"
    Vaticano furioso: "Fomenta il caos"


    ROMA - Lo scontro tra le alte gerarchie ecclesiastiche e il Giornale arriva ai massimi vertici. L'ultima scintilla viene accesa da una dichiarazione del direttore Vittorio Feltri, questa mattina a Radio anch'io, che riferendosi al documento inviato da un anonimo nei mesi scorsi allla Cei contenente le accuse a sfondo sessuale al direttore di Avvenire Dino Boffo, ha dichiarato: "E' vero che è girata anche un velina, e non dai servizi segreti, ma della Gendarmeria del Vaticano". La risposta della sala stampa vaticana, con il direttore padre Federico Lombardi, è netta: "'Viene il sospetto che vi sia una intenzione di fomentare confusione diffondendo false accuse. Secondo quanto riportato da agenzie di stampa, il dottor Feltri avrebbe dichiarato che la velina diffusa sul caso Boffo proverrebbe dalla Gendarmeria vaticana - ha affermato il direttore della sala stampa vaticana - Smentisco nel modo più categorico questa infondata affermazione''.

    E dall'Avvenire arrivano oggi altre smentite sulla vicenda che coinvolge il direttore, con ricostruzioni che contraddicono totalmente quelle architettate dal Giornale: ''Non può esserci stato patteggiamento da parte di Dino Boffo perché non c'è stato alcun processo a suo carico''. L'articolo è firmato da Danilo Paolini, mentre non interviene il diretto interessato che, dopo avere ricevuto la solidarietà di tutto il mondo cattolico e potendo contare sulla telefonata del Pontefice al cardinal Bagnasco, sceglie oggi il silenzio e rimane in sella al quotidiano dei vescovi.

    ''Carta canta'', afferma Avvenire, che pubblica due pagine di lettere di solidarietà al suo direttore. "Nelle carte del tribunale di Terni, come spiegato ieri dal Gip Panariello, ''non c'è riferimento a relazioni di tipo sessuale, se non (incidentalmente) a quelle della querelante con il suo compagno. Non ci sono intercettazioni telefoniche. Non c'è una sentenza di condanna, ma soltanto un decreto penale che dispone il pagamento di un'ammenda. Per farla breve, si è trattato di una diatriba giudiziaria minima, come ce ne sono a milioni nei tribunali di tutta Italia".

    Per Avvenire, ''Boffo ha soltanto rinunciato a presentare opposizione al provvedimento entro il termine di 15 giorni stabilito dalla legge. Un modo per chiudere rapidamente una vicenda certamente spiacevole, ma in nessun modo un'ammissione di colpevolezza''. Il Gip, infatti, ''ha confermato che il diretto interessato ha sempre contestato qualsiasi addebito nei suoi confronti, dichiarando da subito che le telefonate giudicate moleste dalla querelante non erano state fatte da lui, ma da un'altra persona''.

    Il Gip però ha affermato ieri che Boffo ''conosceva'' la donna molestata, come ''confermato'' da testimoni, e che la sua tesi di non essere l'autore delle telefonate ''non è stata approfondita non essendo stata evidentemente ritenuta attendibile da chi indagava''. Quest'ultimo aspetto diviene il cuore degli articoli del "Giornale".

    Il quotidiano continua nel suo attacco e il direttore, Vittorio Feltri dice:"Non ho niente per cui scusarmi". E, quindi, il titolo di apertura oggi recita "Il direttore di Avvenire ha mentito". La tesi del quotidiano di proprietà dei Berlusconi è che il giornalista cattolico si sia invaghito del fidanzato di una ventenne (e non più, come scritto nei primi articoli, del marito) e che per questo l'abbia ripetutamente molestata con telefonate. Boffo, in proposito, aveva spiegato di non essere lui l'autore di quelle chiamate, ma un suo collaboratore tossicodipendente, nel frattempo deceduto.

    Secondo Avvenire, l'innocenza di Boffo è invece dimostrata anche dal fatto che ''non nominò nemmeno un difensore di fiducia'', ma si lasciò rappresentare da "un avvocato del foro di Terni, nominato d'ufficio dal gip Augusto Fornaci''. Questo fatto testimonierebbe che il direttore ''non aveva percepito la peculiarità del provvedimento accomunandolo alla serie di cause di routine che ogni giornale si trova ad affrontare''.

    Avvenire torna anche sul "pezzo forte della campagna messa in atto contro Boffo": quella velina anonima che il "Giornale" definì un'informativa sulle sue presunte frequentazioni ed abitudini sessuali. "Come aveva già precisato lunedì il gip di Terni (e prima di lui, per quanto riguarda gli archivi di sua competenza, il ministro dell'Interno, Roberto Maroni), non ve ne è traccia'', come ribadito anche ieri dal giudice Panariello: "Il caso, quindi, è stato montato su una velina fabbricata ad arte di cui (per il momento) non si conosce l'autore''.

    http://www.repubblica.it/2009/09/sezioni/p...fo-feltri2.html

    la vicenda si fa sempre più intricata e interessante....... :hmm:
     
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  9. Armilio
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    CITAZIONE (Oskar @ 2/9/2009, 18:41)
    E vergogna Chiesa, che devi vederti attaccata in prima persona per reagire timidamente contro una parte politica guidata da un uomo che predica bene ma razzola malissimo.
    Che paese del cavolo.

    Il realtà l'Avvenire, sotto la pressione delle lettere dei lettori, criticava Berlu da un pò. Il vaticano stava zitto, certo, ma si sà che se questo parla lo fa solo su temi generali, come del resto lo fa l'Osservatore Romano (e da qui vengono le critiche di questo giornale all'avvenire che "si è immischiato"). E la CEI attaccava tramite l'Avennire. Non parliamo poi degli editoriali di famiglia cristiana, che ormai tartassano il governo da più di un anno. Quindi qui credo che la Chiesa nei suoi organi principali (come se in realtà non ci fossero forti correnti interne che la pensano in modo differente) non può essere accusata di essere stata ipocrita. Al massimo i cristiani di esserlo, ma questo ormai è un classico.

    Sulla questione Boffo posso solo dire che Feltri è solo un un finto giornalista d'assalto, in realtà cinico giornalista di regime. Un giornalista in continua ricerca di visibilità. Poi non sò se quelle veline dicano il vero, sò soltanto che non valgono niente legalmente, e ben poco giornalisticamente. Ottime per il gossip, che le diano a novella 2000.

    Edited by Armilio - 3/9/2009, 11:56
     
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  10. lupog
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    CITAZIONE (Armilio @ 3/9/2009, 00:50)
    Sulla questione Boffo posso solo dire che Feltri è solo un un finto giornalista d'assalto, in realtà cinico giornalista di regime. Un pagliaccio (o meglio, una prostituta) in continua ricerca di visibilità.

    Armilio come hai potuto notare leggendomi, sono in larga parte d'accordo con te. Però ti devo chiedere di argomentare il tuo disappunto stando ben attento a non usare termini ingiuriosi o offensivi. Siamo in un luogo pubblico e oltre all'educazione un simile linguaggio può essere perseguito legalmente. E' vero che c'è una possibilità su un milione che ciò accada perché dubito che Feltri stia a guardare il nostro forum, ma è sempre meglio non dare alcun appiglio. Se non hai nulla in contrario cancellerei le parole evidenziate in grassetto oppure, se vuoi, sostituiscile tu con parole termini appropriati.
    Grazie mille per la collaborazione :cheers:
     
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  11. alexandrom
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    La notizia su Boffo era stata data a suo tempo da panorama. Feltri ha solamente eseguito un "assassinio mediatico" dietro pagamento.

    Interessante oggi su repubblica il pezzo del mattatore Berlusconiano D'Avanzo , nel quale sottolineo le righe piu' interessanti(la 2 sottolineatura è un po' OT sarebbe cmq interessante da approfondire):

    CITAZIONE (GiuseppeD'Avanzo @ 6/8/2009, 15:42)
    Mandante e utilizzatore
    di GIUSEPPE D'AVANZO

    Mai come oggi, i caratteri del "male italiano" sono il conformismo, l'obbedienza, l'inazione. Anche ora che un assassinio è stato commesso sotto i nostri occhi. Assassinio.

    Con quale altra formula si può definire - in un mondo governato dalla comunicazione - la deliberata e brutale demolizione morale e professionale di Dino Boffo, direttore dell'Avvenire, "reo" di prudentissimi rilievi allo stile di vita di Quello-Che-Comanda-Tutto? Un funzionario addetto al rito distruttivo - ha la "livrea" di Brighella, dirige il Giornale del Padrone - "carica il fucile". Così dice. Il proiettile è un foglietto calunnioso, anonimo, privo di alcun valore. Si legge che Boffo è un "noto omossessuale". La diceria medial-poliziesca ripetuta tre o quattro volte assume presto la qualità di un prova storica. Non lo è. Non lo è mai stata. Brighella è un imbroglione e lo sa, ma è lì per sbrigare un lavoro sporco. Gli piace farlo. Se lo cucina, goloso. Colto con le mani nel sacco delle menzogne, parla ora d'altro: qualcuno gli crede perché sciocco o pavido. Non è Brighella a intimorire. È Quello-Che-Comanda-Tutto. È lui il mandante di quel delitto. È lui il responsabile politico. Contro Silvio Berlusconi ci sono quattro indizi. Già in numero di tre, si dice, valgono una prova.

    Il primo indizio ha un carattere professionale. Qualsiasi editore che si fosse trovato tra i piedi un direttore che, con un indiscutibile falso, solleva uno scandalo che mette in imbarazzo Santa Sede, Conferenza episcopale, comunità cattoliche gli avrebbe chiesto una convincente spiegazione per l'infortunio professionale. In caso contrario, a casa. A maggior ragione se quell'editore è anche (come può accadere soltanto in Italia) un capo di governo che tiene in gran conto i rapporti con il Papa, i vescovi, l'opinione pubblica cattolica. Non è accaduto nulla di tutto questo. Gianni Letta ha dovuto minacciare le dimissioni per convincere Berlusconi a mettere giù due righe di "dissociazione". Può dissociarsi soltanto chi è associato e tuttavia nei giorni successivi, mentre il lento assassinio di Boffo continua, non si ode una parola di disagio dell'editore-premier a dimostrazione che il vincolo dell'associazione è ben più stretto di quella rituale presa di distanza: Berlusconi vuole far sapere Oltretevere che non ammette né critici né interlocutori né regole.

    Il secondo indizio è documentale. Il 21 agosto, Mario Giordano, direttore del Giornale, è costretto a lasciare la poltrona a Brighella. Ne spiega così le ragioni ai suoi lettori: "Nelle battaglie politiche non ci siamo certi tirati indietro (...) Ma quello che fanno le persone dentro le loro camere da letto (siano essi premier, direttori di giornali, editori, ingegneri, first lady, body guard o avvocati) riteniamo siano solo fatti loro. E siamo convinti che i lettori del Giornale non apprezzerebbero una battaglia politica che non riuscisse a fermare la barbarie e si trasformasse nel gioco dello sputtanamento sulle rispettive alcove". Giordano non poteva essere più chiaro: mi è stato chiesto (e da chi, se non dall'editore-premier?) di fare del mio quotidiano una bottega di miasmi, per decenza non me la sono sentita e lascio l'incarico a chi quel lavoro sporco è disposto a farlo. Che il Giornale sia diventato un'officina di veleni lo conferma un redattore in fuga. Luca Telese, sul suo blog, racconta di dossier e schifezze già pronte al Giornale contro "giornalisti o parenti di giornalisti di Repubblica". L'indiscrezione è confermata in Parlamento da "uomini vicini al premier" (la Stampa, 29 agosto)

    Il terzo indizio è, diciamo così, politico e cronachistico. Berlusconi, incapace di governare nonostante i numeri in eccesso e un'opposizione fragile, ha "rinunciato al suo profilo riformatore" (Il Foglio, 31 agosto). Non ha più alcun "fine". Difende soltanto "i mezzi", il suo potere personale. Lo vuole assoluto. Conosce un unico metodo per tenerselo ben stretto nelle mani: un giornalismo pubblicitario e servile che consenta di annullare ciò che accade nel Paese a vantaggio di una narrazione fatta di emozioni e immagini composte e ricomposte secondo convenienza; un racconto che elimina ogni criterio di verità; un caleidoscopio mediatico che produce un'ignoranza delle cose utile a credere in un'Italia meravigliosa senza alcun grave problema, in pace con se stessa, governata da un "Superman". Per questa ragione Berlusconi ingaggia l'obbediente Augusto Minzolini al telegiornale del servizio pubblico Rai. Per la stessa ragione, ma di segno opposto, liquida in un paio di mesi tre direttori di giornale. 2 dicembre 2008. Il Corriere della sera (direttore Paolo Mieli) e la Stampa (direttore Giulio Anselmi) rilevano il conflitto d'interessi dietro la decisione di inasprire l'Iva per Sky, diretto concorrente di Mediaset. Da Tirana, Berlusconi lancia il suo "editto": "I direttori di giornali, come la Stampa e il Corriere dovrebbero cambiare mestiere". 10 febbraio. Enrico Mentana, fondatore del Tg5 e anchorman di Matrix, non riesce a ottenere uno spazio informativo da Canale5 per raccontare la morte di Eluana Englaro. Protesta. L'Egoarca lo licenzia su due piedi. In aprile l'editto di Tirana trova il suo esito. Il 6, Mieli lascia il Corriere. Il 20, tocca ad Anselmi. Mentana non è più tornato in video. Anselmi e Mieli non fanno più i giornalisti. Hanno davvero cambiato mestiere.

    Il quarto indizio contro Berlusconi è concreto, diretto e recente. Quando non può licenziare o far licenziare i giornalisti che hanno rispetto di se stessi, Quello-Che-Comanda-Tutto organizza contro di loro intimidazioni: trascina in tribunale Repubblica colpevole di avergli proposto dieci domande e l'Unità per gli editoriali - quindi, per le opinioni - che pubblica. O dispone selvagge aggressioni. È il responsabile politico dell'assassino morale di Boffo preparato da Brighella. La maschera salmodiante combina campagne di denigrazione contro l'editore e il direttore di questo giornale. Poi l'editore-premier - come utilizzatore finale - si incarica di far esplodere quelle calunnie con pubbliche dichiarazioni rilanciate al tiggì della sera dall'obbediente Minzolini, che tace su tutto il resto.

    Questa è la scena del delitto perfetto della realtà e del giornalismo. Sono in piena luce gli assassinii, gli assassinati, gli uccisori, il mandante. Vi si scorge anche un coro soi-disant neutrale. Vi fanno parte politici di prima e seconda fila che dicono: basta, torniamo alla realtà dei problemi del Paese. È proprio vero che "la pratica del potere ispessisce le cotenne". Queste teste gloriose, soffocate nella propria autoreferenzialità, non comprendono che è appunto questa la posta in gioco: la possibilità stessa di portare alla luce la realtà, di evitarne la distruzione, di raccontarla; di non fare incerta la distinzione tra reale e fittizio come Berlusconi pretende dai giornalisti anche a costo di annientare chi non accetta di farsi complice o disciplinato. Il dominio di Quello-Che-Comanda-Tutto passa, oggi e prima di ogni altra cosa, da questa porta. La volontà di tanti giornalisti "normali" che chiedono soltanto di fare il proprio lavoro con onestà e dignità ne esce umiliata. La loro inazione oggi non ha più una ragion d'essere di fronte alla brutalità dei "delitti" che abbiamo sotto gli occhi. La prudenza che induce tanti, troppi a decidere che qualsiasi azione o reazione sia impossibile, non li salverà. Il conformismo non li proteggerà. Il mandante dei delitti è un proprietario che conosce soltanto dipendenti docili e fedeli. Se non lo sei, ti bracca, ti sbrana, ti digerisce.

    Tratto da "www.repubblica.it"

    Link: http://www.repubblica.it/2009/09/sezioni/p...-settembre.html

     
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  12. Armilio
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    CITAZIONE (lupog @ 3/9/2009, 10:12)
    CITAZIONE (Armilio @ 3/9/2009, 00:50)
    Sulla questione Boffo posso solo dire che Feltri è solo un un finto giornalista d'assalto, in realtà cinico giornalista di regime. Un pagliaccio (o meglio, una prostituta) in continua ricerca di visibilità.

    Armilio come hai potuto notare leggendomi, sono in larga parte d'accordo con te. Però ti devo chiedere di argomentare il tuo disappunto stando ben attento a non usare termini ingiuriosi o offensivi. Siamo in un luogo pubblico e oltre all'educazione un simile linguaggio può essere perseguito legalmente. E' vero che c'è una possibilità su un milione che ciò accada perché dubito che Feltri stia a guardare il nostro forum, ma è sempre meglio non dare alcun appiglio. Se non hai nulla in contrario cancellerei le parole evidenziate in grassetto oppure, se vuoi, sostituiscile tu con parole termini appropriati.
    Grazie mille per la collaborazione :cheers:

    Bhè senti, di solito sono sempre moderato, ma davanti a Feltri c'è poco da essere moderati...con prostituta intendevo che passa da un padrone all'altro, non intendo la sua lettura letterale. Poi fai come vuoi. Anzi va, modifico io.

    P.s: anche se lo leggesse non poterebbe dire niente, comunque, non siamo un blog, che è attaccabile...
     
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  13. lupog
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    CITAZIONE (Armilio @ 3/9/2009, 11:53)
    CITAZIONE (lupog @ 3/9/2009, 10:12)
    Armilio come hai potuto notare leggendomi, sono in larga parte d'accordo con te. Però ti devo chiedere di argomentare il tuo disappunto stando ben attento a non usare termini ingiuriosi o offensivi. Siamo in un luogo pubblico e oltre all'educazione un simile linguaggio può essere perseguito legalmente. E' vero che c'è una possibilità su un milione che ciò accada perché dubito che Feltri stia a guardare il nostro forum, ma è sempre meglio non dare alcun appiglio. Se non hai nulla in contrario cancellerei le parole evidenziate in grassetto oppure, se vuoi, sostituiscile tu con parole termini appropriati.
    Grazie mille per la collaborazione :cheers:

    Bhè senti, di solito sono sempre moderato, ma davanti a Feltri c'è poco da essere moderati...con prostituta intendevo che passa da un padrone all'altro, non intendo la sua lettura letterale. Poi fai come vuoi. Anzi va, modifico io.

    P.s: anche se lo leggesse non poterebbe dire niente, comunque, non siamo un blog, che è attaccabile...

    Perfetto Armilio. :) Grazie della collaborazione . Cmq ti posso assicurare, perché mi sono informato presso legali , che nel web l'autore è responsabile di ciò che scrive sia che si tratti di in un forum, di blog, o di altro e si applicano tutte le disposizioni civili e penali previste dalla legge. Non cambia nulla. Tenetelo sempre a mente perché anche se la materia è ovviamente nuova, di giurisprudenza a riguardo ce n'è già abbastanza :)
     
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  14. Armilio
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    Sì, l'autore, cioè io! :D
     
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  15. lupog
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    CITAZIONE (Armilio @ 3/9/2009, 13:03)
    Sì, l'autore, cioè io! :D

    Ovviamente ^_^ . Ma oltre a voler tutelare te dalla suscettibilità feltriana :P preferiamo in generale anche mantenere alta la guardia sulla netiquette di questo forum. :ok:
     
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30 replies since 29/8/2009, 13:55   464 views
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