POSTO FISSO O FLESSIBILITA'?

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  1. lupog
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    All'interno del governo ci si divide sull'annosa questione: posto fisso- flessibilità. Il ministro dell'economia Giulio Tremonti si schiera a favore del classico e rassicurante posto di lavoro fisso " La variabilità del posto di lavoro, l'incertezza, la mutabilità per alcuni sono un valore in sé, per me onestamente no - ha aggiunto il ministro -. C'è stata una mutazione quantitativa e anche qualitativa del posto di lavoro, da quello fisso a quello mobile. Per me l'obiettivo fondamentale è la stabilità del lavoro, che è base di stabilità sociale". D parere opposto Brunetta : Tremonti vorrebbe una nuova società dei salariati, solo che questa non risponde alle esigenze di flessibilità che pone il sistema. La sua è una soluzione del Novecento che non va più bene in questo secolo, non si può tornare indietro"
    Dello stesso tono il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia " La cultura del posto fisso è un ritorno al passato non possibile. Inoltre in questo Paese ha creato problemi".

    Cosa pensate di questo scambio di vedute? E più in generale voi auspicate una società in cui ci sia più spazio per il posto fisso o per la flessibilità?
     
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  2. _SmokY_
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    Come fa una persona a chiedere un mutuo abbastanza consistente o a pianificare i suoi investimenti futuri se non ha un posto fisso? E se questa flessibilità si muta in precariato?
     
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  3. lupog
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    CITAZIONE (_SmokY_ @ 21/10/2009, 10:51)
    Come fa una persona a chiedere un mutuo abbastanza consistente o a pianificare i suoi investimenti futuri se non ha un posto fisso? E se questa flessibilità si muta in precariato?

    E come fa un azienda a competere se si deve tenere i lavoratori con i relativi costi anche quando non gli servono, o peggio quando non producono?
     
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  4. _SmokY_
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    CITAZIONE (lupog @ 21/10/2009, 11:31)
    CITAZIONE (_SmokY_ @ 21/10/2009, 10:51)
    Come fa una persona a chiedere un mutuo abbastanza consistente o a pianificare i suoi investimenti futuri se non ha un posto fisso? E se questa flessibilità si muta in precariato?

    E come fa un azienda a competere se si deve tenere i lavoratori con i relativi costi anche quando non gli servono, o peggio quando non producono?

    Allora non ho capito una mazza, ma cosa vuole fare Tremonti? Eliminare totalmente la flessibilità? E Brunetta di canto suo eleminare i posti fissi?

     
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  5. lupog
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    non l'ho capito nemmeno io dove vogliono arrivare daviduzzo. :huh: credo che la disputa tra i due sia molto ideologica e molto poco pratica. ( per non dire che sa di fumo negli occhi) :angry:
    Infatti le opinioni di Tremonti e Brunetta sono per me solo uno spunto per ragionare su come evitare il rischio che tu avvertivi ,che la flessibilità diventi perenne precariato ( rischio che spesso si tramuta in realtà) senza per questo ingessare le imprese così da renderle incapaci di affrontare un mercato li cui meccanismi di funzionamento determinano non più in Italia, né in Europa, ma a livello globale :dunno:

    Edited by lupog - 21/10/2009, 15:37
     
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  6. _SmokY_
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    CITAZIONE (lupog @ 21/10/2009, 12:12)
    non l'ho capito nemmeno io dove vogliono arrivare daviduzzo. :huh: credo che la disputa tra i due sia molto ideologica e molto poco pratica. ( per non dire che sa di fumo negli occhi) :angry:
    Infatti le opinioni di Tremonti e Brunetta sono per me solo uno spunto per ragionare su come evitare il rischio che tu avvertivi ,che la flessibilità diventi perenne precariato ( rischio che spesso si tramuta in realtà) senza per questo ingessare le imprese che le rendano incapaci di affrontare un mercato li cui meccanismi di funzionamento determinano non più in Italia, né in Europa, ma a livello globale :dunno:

    Ahhh ho capito Fabri, grazie :)
     
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    Credo che il dibattito sia largamente assurdo.
    E' evidente che le imprese abbiano bisogno di una certa quantità di lavoro flessibile, così come è ovvio che i lavoratori, soprattutto quelli che hanno superato i trenta-trentacinque anni in molti casi sognino un posto fisso, stabile e su cui poter costruire una vita di coppia, una famiglia, un mutuo.
    E' assurdo però dichiararsi a favore di una posizione o dell'altra: c'è bisogno di flessibilità e anche di sicurezza sociale. Una discussione seria dovrebbe focalizzarsi sul come far convivere correttamente queste due innegabili esigenze.

    A mio avviso in questo momento c'è un eccesso di precarietà, distorsione della flessibilità, nel mondo del lavoro, soprattutto in alcuni settori, su tutti quelli che hanno a che fare con la cultura. Per questo mi auguro siano prese misure che la combattano.
    L'unica strada in questo senso che intravedo è quella di ridurre o eliminare il gap di aliquote che un'impresa deve sobbarcarsi se assume un lavoratore a tempo indeterminato o uno a tempo determinato.
    Con questo credo possano convivere le esigenze di chi ha bisogno di lavoratori per breve tempo e di chi giustamente non vuole accollarsi delle persone non idonee ai loro compiti dopo un periodo di prova e anche quelle di chi svolge da anni e anni un lavoro e che non viene mai reso stabile per gli attuali distorti meccanismi tributari.

    In ogni caso ribadisco l'assurdità del dibattito e credo anzi che questo abbia solo il fine di generare un polverone mediatico che copra gli scottanti dibattiti in tema di giustizia, senza approdare ad alcun reale cambiamento delle cose.
     
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  8. Armilio
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    Quoto Oskar. In tantissimi altri paesi ci sono leggi che danno flessibilità, eppure non c'è nessun problema. Perchè? perchè i lavori a tempo determinato sono dati di solito ai giovani che fanno un pò di esperienza, ma poi sui 30 anni tutti trovano un lavoro fisso. In Italia invece no, penso a causa di problemi economici (non siamo da tempo in un momento floridissimo) e sociale, nel senso che abbiamo meno disinvoltura a far lavorare in nero le persone piuttosto che assumerle di ruolo.
     
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    Condivido assolutamente le posizioni di Oskar e Armilio, d' altra parte ci sono anche molte leggende sui vincoli ai licenziamenti.
    Io sono stato funzionario sindacale di un associazioni di piccole e medie industrie a fine anni '70 a bologna, cioè nel periodo do maggior potere sindacale nella zona più sindalizzata d' italia e vi assicuro che si riusciva a fare licenziamenti sia individuali che collettivi ( certo bisognova essere assistiti da un associazione con funzionari molto capaci :P ) e questo in imprese anche di medie dimensioni . Certo nei grandi complessi era differente , ma quella non era questione di legislazione , ma di allarme sociale .
    Comunque una delle soluzioni più interessenti è quella del cd contratto unico , che abolisca le differenze fra contratto a tempo determinato e indeterminato: chi è assunto man mano che acquisisce anzianità ottiene maggiori garanzie .
    Buona anche l' impostazione suggerita da Oskar dei percentuali massime di precarito sul totale dei lavoratori.
    Sarebbe poi da riprendere e aggiornare un istituto della legge "sull' occupazione giovanile", dei miei tempi ( la 285 del 1978 se non sbaglio) , prevedeva la possibilità di assumere giovani con contratto a causa mista (formazione e lavoro) a tempo determinato , ma la possibilità di continuare a utilizzare l' istituto era data dalla percentuale di contratti trasformati a tempo indeterminato.
     
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8 replies since 21/10/2009, 09:43   158 views
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