FILOLOGIA ROMANZA: IL PARADIGMA CLASSICO E L'AVVENTO DELLE LINGUE VOLGARI

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  1. Cornelio Scipione.
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    Il pensiero Greco , che è all'origine della tradizione culturale occidentale , ha il suo culmine con Aristotele(IV secolo a.C.), i cui interessi filosofici si ampliano a tutto il campo del sapere.
    Anche nel campo grammaticale e nella linguistica , Aristotele lascia la sua impronta: esamina in maniera logica il linguaggio come riflesso del pensiero.
    Aristotele esamina le categorie, come il nome, il verbo, le congiunzioni ed esamina anche l'aspetto la struttura bipartita della proposizione costituita da soggetto e predicato; in questo senso il suo lavoro mira al raggiungimento della verità filosofica attraverso lo studio della lingua.
    Nasce così la filologia, dall'unione tra la logica e la linguistica, e questi studi saranno portati avanti dagli Alessandrini e dalle altre scuole filosofiche del mondo greco.
    E' ad Alessandria che nasce e si sviluppa la grammatica.

    Quando i Romani adattarono la grammatica greca al latino , finirono per minimizzare le differenze tra le due lingue.
    Si cercò di universalizzare tutte quelle categorie grammaticali che però non prendevano mai in considerazione le altre lingue parlate come quelle barbare che comunque entravano in contatto sia con il greco sia con il latino.
    Gli Alessandrini avevano studiato a lungo le opere classiche degli antichi, come Omero per cercare di preservare e far restare immutata la lingua greca nella sua perfezione, visto che per loro la lingua scritta era nettamente superiore a quella parlata, e consideravano trasformazione una deviazione alla lingua originale greca; Ma il cambiamento linguistico ci fu, perchè le lingue si evolvono ed è impossibile conservarle intatte e pure per sempre.

    Nel medioevo non potendo attingere alla grammatica greca , si affidarono a quella Romana.
    La lingua della Chiesa , della cultura, della scienza continuava ad essere il latino, ma era una lingua che veniva parlata da una ristretta cerchia di persone.
    Nell'Europa medievale , bisogna aspettare il XIII secolo per emergesse l'idea di scrivere delle grammatiche delle lingue romanze, ovvero le lingue parlate dal popolo(le lingue Volgari).
    Questo ritardo è dovuto al fatto che il latino veniva considerata una lingua prestigiosa , era considerata la lingua della letteratura, e sostituirla con una lingua parlata dal popolo era impensabile. Bisogna aspettare gli inizi del Duecento quando la tradizione lirica occitanica ,opera dei Trovatori provenzali, raggiunse il suo apice.Così la Lingua Provenzale si diffuse anche oltre i confini francesi, fino ad arrivare in Italia e nella Catalogna, dove venne imitata dai rimatori locali; infatti le prime grammatiche provenzali erano destinate proprio agli Italiani e ai Catalani che volevano comporre liriche in lingua d'oc. Solo con lo sviluppo comunale in Italia compariranno scritti in lingua "italiana", in cui è il popolo a capo delle città-stato. Anche il Francese come il provenzale aveva varcato i confini Francesi e anche questi sbarcò n Italia settentrionale con la conseguenza che molte erano le opere che circolavano in lingua D'oil.

    Le opere dedicate alle lingue romanze nascono in situazioni che posiamo chiamare di bilinguismo(catalano-provenzale , italiano-provenzale , inglese-francese). Ma in Italia con Dante , al passaggio tra il duecento e il trecento si crea una situazione nuova: Dante da inizio alla trattatistica dedicata all'Italiano e lo fa in una prospettiva nuova , contrapponendo questa volta il volgare al latino; era qualcosa che nessuno aveva mai pensato e fatto. Nel trattato incompiuto De Vulgari Eloquentia, Dante per primo afferma l'eccellenza di un volgare romanzo, quello Italiano che lo immagina come l'espressione letteraria per tutti i poeti d'Italia.
    Petrarca e Boccaccio faranno della lingua Fiorentina la lingua Italiana e letteraria per eccellenza, ma il processo è comunque più graduale di quanto si possa immaginare.

    A vedere per primi che l'Italiano e le altre lingue romanze derivano dal latino sono stati gli Umanisti Italiani del Quattrocento; Dante non fa menzione di questo ragionamento.
    Questo nesso tra le lingue romanze e il latino è un idea nuova che viene vista come una corruzione del latino causata dall'arrivo dei Barbari, in realtà non è proprio così.

    nel Cinquecento si crea il problema del recupero dei testi classici , per questo ritorno al classico era necessario studiare e analizzare i testi latini originali e non come si faceva nel medioevo dove venivano estratti solo delle piccole parti di opere e che presentavano a volte anche degli errori.Nasce così la Filologia degli Umanisti che erano prevalentemente Italiani, ma anche Francesi e Olandesi.
    Questo lavoro filologico del recupero dei testi antichi, in Italia venne applicato anche ai testi in lingua volgare e ci si poneva il problema di quella dovesse essere la lingua italiana per eccellenza,e qui prevalse la proposta di Pietro Bembo per il Fiorentino del Trecento come l'Italiano per gli Italiani.

    Edited by Cornelio Scipione. - 2/12/2009, 17:59
     
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