Fonti

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    Le fonti antiche ci sono pervenute grazie agli amanuensi medievali. La domanda è: come sappiamo oggi che gli amanuensi non abbiano aggiunte storie che in realtà non c'erano nell'originale?

    Come sappiamo che le fonti antiche non furono tutte scritte ex novo nel Medioevo? Visto che sono di quest'epoca le fonti più antiche della letteratura classica appunto grazie ai capisti nei monasteri.
    Come facciamo a sapere che gli stessi non si siano inventati di sana pianta, quello che oggi pensiamo sia avvenuto duemila anni fa?
     
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    Suggerirei un approfondimento sullo "studio filologico dei testi" (disciplina che sostanzialmente serve appunto a questo: a ricostruire meticolosamente un testo il più plausibilmente aderente a quello originario e all'inquadramento cronologico-cilturale di esso, anche mediante l'analisi incrociata di possibili varianti di trascrizione evidenziabili dal confronto dei vari manoscritti e loro seriazione in una sorta di dendrogramma che ne propone le relazioni di interdipendenza).

    C'è una voce di Wikipedia che pesonalmente non mi entusiasma, ma che comunque può essere un utile primo approccio: https://it.wikipedia.org/wiki/Filologia (darei una occhiata anche alla medesima in altre lingue).

    Nel mio ormai lontano percorso scolastico, quindi in tempi ormai a loro volta remoti, si cercava solitamente di introdurre l'argomento anche attraverso l'esempio precocissimo e particoilarissimo dell'analisi da parte dell'umanista Valla della cosiddetta Donatio Constantini. Sullo specifico caso c'è un lemma sempre di Wikipedia che personalmente mi piace già di più: https://it.wikipedia.org/wiki/Sulla_Donazi...a_e_falsificata.
     
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    quindi lo si evince con la filologia?
    Poi, penso, anche con i riscontri archeologi e una volta che questi riscontri vengono datati ex professo e con tecnologie scientifiche (fisica, chimica)
     
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    Non vorrei che tu stessi facendo confusione fra la veridicità di un fatto remoto e l'autenticità di un documento scritto pervenutoci da un'epoca remota (che ovviamente non significa automaticamente che quello che c'è scritto sia assolutamente vero, rimane ancora da valutarne storicamente la credibilità, però almeno possiamo sincerarci che qualcuno ai tempi l'ha voluto tramandare proprio così come lo leggiamo noi ora).

    Io ti ho risposto quanto alla seconda delle due questioni: ebbene sì. lo strumento per indagare se (e quanto) una fonte scritta è originale e per fornire allo Storico un testo il più possibile vicino a quell'originale (anche con tutte le annotazioni a riguardo e l'indicazione di possibili dubbi) è appunto la Filologia.
    Per l'età classica il suo prodotto più importante sono le cosiddette "edizioni critiche" (in buona sostanza pubblicazioni del testo antico in lingua originale con tutte le annotazioni del tipo "attenzione, nel tal manoscritto questa parola è scritta diversamente", oppure "attenzione nel tal altro tutto questo capitolo manca", o financo "attenzione perché abbiamo un unico manoscritto e purtroppo quella tal parola è illeggibile o cade dentro una lacuna per cui l'abbiamo dovuta integrare a senso", etc. etc.
    L'Archeologia invece fornisce dati materiali attraverso monumenti, reperti e tracce stratigrafiche di attività umane oggettivamente compiute, cioè un altro approccio possibile (e ottimamente integrabile) rispetto allo studio prevalentemente basato sulle fonti testuali. E' però di suo un'altra cosa e in questi decenni si è notevolmente differenziata quanto al metodo e alle strumentazioni tecnico-scientifiche impiegabili. Continua però ad andare in una direzione che le è propria e che arriva ad illuminare aspetti del passato solitamente molto differenti rispetto allo studi delle fonti testuali delle epoche lontane.
     
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    sì ma infatti io intendo:
    non ci è pervenuto un testa classico originale ma solo da copisti medievali. Ora: l'Archeologia ha valutato nel tempo la veridicità di quelle fonti. In una biblioteca dove ci sono manoscritti medievali ma come si fa a sapere che sono medievali? Spettroscopia di Raman? Un gruppo di filologi non potrebbe aver, ad esempio, riprodotti dei falsi?
     
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    Di nuovo temo che ci sia una confusione.

    L'approccio filologico ci consente di stabilire se il testo che abbiamo sotto mano sia congruo con l'epoca della quale esso pretende di essere (e qui l'esempio magistrale è quello già citato della Donatio).

    Moolto difficile farla franca con un falso, soprattutto da quando una quarantina di anni fa si è iniziato ad utilizzare strumenti informatici per accertare le ricorrenze delle parole (in buona sostanza esistono metodi anche quoantitativi per stabilire se certe espressioni siano o meno congrue con un'epoca). Il sistema è estremamente rodato ed affidabile.

    Tanto all'utente "normale" dovrebbe bastare: i Filologi ti hanno già detto che quel testo nel suo complesso è attendibile e che semmai la tale o tal altra parola potrebbe essere controversa. Inutile rimettere ogni volta in discussione la genuinità del tutto.

    Discorso molto diverso, ma si tratta di un distinguo sopraffino, stiamo praticamente facendo le scarpette alle mosche, salvo essere dei Museologi o dei Collezionisti di altissimo profilo, è lo stabilire se la tal copia pervenuta (il cui contenuto ha già superato il vaglio di una analisi critica in sede filologica) sia davvero di una certa epoca piuttosto che di un'altra.
    Qui ci sovvengono altre discipline straordinariamente specifiche come la codicologia, la papirologia, la diplomatica nonché le varie paleografie (di solito distinte per fasce cronologico-culturali). Ciascuna di esse si avvale anche di analisi di laboratorio fisiche e chimiche.

    Ebbene sì, in casi straordinariamente rari (peraltro puntualmente sgamati) può capitare che un testo genuino (o ragionevolmente genuino) riconosciuto come tale dall'approccio filologico, sia stato ad un certo punto falsamente riprodotto simulando un documento antico, mentre in realtà è stato copiato da un libro a stampa moderno, e questo magari per motivi squallidamente commerciali,
    Su un caso clamoroso (magistralmente smascherato da un accurato esame con metodologie prevalentemente tradizionali, mentre quelle strumentali tecnico-scientifiche continuavano a dare esiti controversi per via della notevole abilità del falsario) c'è stata una celeberrima questione accademica pochi anni fa, che ha prodotto oltre ad una discreta voce di Wikipedia anche dei libri per il pubblico: https://it.wikipedia.org/wiki/Papiro_di_Artemidoro.
    Lì, spero di non banalizzare troppo una questione sopraffina, il testo era genuino e il supporto scrittorio anche, ma il diabolico falsario per trarre un profitto aveva ricopiato il testo traendolo da una pubblicazione a stampa e utilizzando del materiale scrittorio parzialmente bianco assolutamente originale antico. Consiglio la lettura anche della bibliografia citata.
     
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6 replies since 2/9/2023, 05:39   238 views
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