IL VIAGGIO ATTRAVERSO IL SAHARA DEL GENOVESE ANTONIO MALFANTE

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  1. Cornelio Scipione.
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    L'attraversamento del deserto del Sahara per giungere a Timbuctu, soprannominata la città dell'oro, era un viaggio pieno di pericoli che metteva in dubbio la stessa vita del viaggiatore, ma allo stesso tempo se la spedizione fosse andata di esito positivo , si avrebbero ottenuto grandi ricchezze grazie al commercio dell'oro.
    Lo storico musulmano Ibn Khaldun precisava che le merci provenienti dall'Africa, una volta giunte sulla costa magrebina aumentavano immediatamente di valore; ed è per questo che l'oro che veniva acquistato nelle città sulla costa Mediterranea dell'Africa assumeva un costo molto più alto in proporzione a quanto a quello che aveva nella zona di estrazione, ed era questo spingeva mercanti Europei ad intraprendere viaggi fino alle zone aurifere per pagare il metallo giallo ad un prezzo inferiore.
    Pochi anni prima dell'Impresa del grande mercante veneziano Alvise da Ca' da Mosto(LE NAVIGAZIONI IN AFRICA DI ALVISE DA CA' DA MOSTO, MERCANTE VENEZIANO AL SERVIZIO DEL PORTOGALLO ----LINK---), un mercante genovese di nome Antonio Malfante , tentò di raggiungere le terre Africane dove si estraeva l'oro passando via terra per il Sahara.
    Le informazioni che l'Occidente aveva sulla situazione economica della Sahariana e sub-Sahariana erano date da gruppi di ebrei che per secoli si erano mostrati attivi in quelle regioni ,e che fin dal Trecento avevano dato vita a Maiorca, ad un importante scuola cartografica.
    Nel viaggio di Malfante , egli esprime le tensioni, ma anche la straordinaria volontà di raggiungere quei luoghi per arricchirsi; LA missione del mercante genovese, fu vista da Genova come una ricognizione della zona per assicurarsi veramente quale fosse la situazione nella zona del regno del Mali.
    La prima tappa che Antonio Malfante fece ,una volta intrapresa la missione iniziata a Tlemcen per poi giungere a Sijilmassa(considerata la porta del deserto), fu nella regione di Tuat(molto frequentata e abitata ,oltre che moltissimi mercanti, da molti ebrei), un insieme di oasi che costituiva una tappa fondamentale per l carovane che vi volgevano verso Timbuctu.
    Il genovese esprimeva il suo orgoglio di essere il primo cristiano ad aver raggiunto quelle località(Tuat) e commentava con soddisfazione di non aver trovato nessuna difficoltà di inserimento a causa del suo aspetto e della sua religione.
    Malfante restò nella città delle oasi per diversi giorni( non si sa quanti con esattezza) e la visitò.
    In Città gli venne affiancato un uomo che dove va proteggerlo e che gli avrebbe dato informazioni sulla continuazione del viaggio e sulle zone aurifere che erano situate presso il corso del fiume Niger.
    Grazie alle numerose transazioni di mercanti e di merci preziose, in primis l'oro, Malfante giudicò la situazione economica della zona Sahariana estremamente florida.
    Informazioni queste che saranno utili ad altri mercanti che vorranno intraprendere viaggi del genere.
    Particolareggiata è la descrizione che il genovese fa sui costumi e le abitudini dei Tuareg che vivevano in ampio territorio(compreso fra l'Egitto e la costa Atlantica).
    Un Particolare interessante che Malfante fa è sulla quantità di mercanti provenienti da moltissime terre anche molto lontane per fare degli ottimi affari, e disse che le lingue parlate non erano meno di 40, quindi era indispensabile una serie di interpreti per stipulare accordi commerciali.
    Per quanto Il viaggiatore cristiano parlasse bene della città di Tuat, il soggiorno in questa città fu caratterizzato da una perdita economica, perchè scambiando merci nel mercato dell'insediamento nelle oasi, aveva praticamente perso 2000 doppie d'oro, perchè i mercanti della zona, molto esigenti , non vendevano e non compravano(parole queste del genovese) se il loro guadagno non era del 100%.
    Ma nonostante questo episodio infelice dal punto di vista economico, Malfante decise di continuare il viaggio fiducioso di poter comunque trovare grandi ricchezze nelle zone aurifere e nella città di Timbuctu.
    Il suo viaggio arrivò a destinazione, ma quando chiese, sia al protettore che gli era stato affidato a Tuat e sia alla gente locale di Timbuctu dove si trovassero con precisione le zone aurifere , tutti gli risposero che non lo sapevano e che l'oro proveniva da una terra lontana...
    Si cercava di tenere nascosto a tutti dove queste zone di estrazione del metallo giallo si trovassero,,a tal punto che neanche a Timbuctu sapevano dove esattamente erano situate.
    Malfante nei suoi resoconti del viaggio affermava che Timbuctu era veramente la città dell'oro, sia per la grande quantità di metallo giallo che vi era, sia per i prosperissimi traffici commerciali che la interessavano, e affermò che se si scendeva più a sud della città d'oro la floridezza dei mercati era ancora maggiore.

    L'avventura del Genovese non ebbe il seguito commerciale che egli aveva sperato; ma ci furono viaggiatori che intrapresero lo stesso viaggio di Antonio Malfante , tra cui il fiorentino Benedetto Dei, soprattutto molti italiani, ed infatti le città della nostra penisola divennero la principale controparte commerciale per via terra e realizzando quindi quel primato economico basato sull'importazione di oro che i Portoghesi ottenevano, in quei decenni, per via marittima.

    Edited by Cornelio Scipione. - 26/1/2009, 12:02
     
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